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PENULTIMA DOMENICA DOPO L'EPIFANIA

Ultimo Aggiornamento: 14/02/2009 19:11
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14/02/2009 19:11

Commento al Vangelo del 15 febbraio
Il profumo dell’amore
perdona e rinnova
Penultima dopo l’Epifania
Lc 24,13-35; Os 6,1-6; Gal 2,19-3,7; Lc 7,36-50
13.02.2009

di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano

Questa pagina, pervasa dal profumo, è riferita, con piccole varianti,da tutti gli evangelisti (Gv 12,1-11; Mt 26,6-13; Mc 14,3-9): segno della sua importanza nella predicazione primitiva. Nella redazione di Luca (7,36-50) che la liturgia ci propone in questa domenica, Gesù incontra una vita disastrata e l’incontro trasforma una prostituta facendone il modello di vero discepolo.
Siamo nella casa di un Fariseo, uomo rigoroso nel rispetto della Legge. E qui accade qualche cosa di sorprendente: «ed ecco...». L’evangelista attira subito la nostra attenzione su una donna, senza nome, ma ben conosciuta come prostituta. Durante i banchetti le porte restavano aperte e i commensali mangiavano su divani o sdraiati su cuscini messi per terra, era quindi facile arrivare ai loro piedi. La donna scioglie i suoi capelli e questo gesto era considerato sconveniente davanti ad un uomo e poi compie un gesto simbolico su Gesù. Il profumo è nella Bibbia, ma anche nell’esperienza umana più comune, simbolo dell’amore. Dice la sposa del Cantico: «Il mio diletto è per me come un sacchetto di mirra, come nardo prezioso» (1,12).
Il contatto con un peccatore rendeva impuri e per questo la gente per bene evitava tale contatto. Gesù invece si lascia toccare. Se Gesù fosse un profeta, pensano i presenti, dovrebbe riconoscere i peccatori e star alla larga. Invece di rivolgersi direttamente al Fariseo per rimproverarne la durezza e la presunzione, Gesù ricorre ad una parabola per suscitare nel Fariseo la coscienza della sua durezza di cuore. Con la parabola dei due debitori Gesù vuol portare il Fariseo a comprendere l’inaudita novità che è entrata nel mondo. Una sola cosa sorprende: il comportamento magnanimo del creditore. Gesù ricorre spesso all’immagine del debito in denaro per ricordare che l’uomo è sempre di fronte a Dio un debitore, che non può vantare diritti né crediti.

Il perdono di Dio

Dalla parabola scaturisce la certezza che nessuno è escluso dal perdono di Dio, nonostante la sua condizione la donna è stata capace di amore grande e per questo molto le è stato perdonato. Eppure la reazione dei farisei è il segno della durezza di cuore di chi non sa accogliere la gioia del vangelo e la sua forza liberante. Come nelle guarigioni così anche qui, nel perdono, Gesù proclama: «la tua fede ti ha salvata». Nella conversione e nel perdono risplende la misericordia di Dio.
Tutti gli Evangelisti raccontano il gesto di una donna che compie un gesto di dolcissima devozione profumando i piedi di Gesù. I presenti non apprezzano il gesto, mentre Gesù ha una parola di grande elogio per la donna. Luca, coerente con la sua singolare attenzione per la misericordia di Gesù, riferisce una situazione un poco diversa, con una sottolineatura del perdono della peccatrice. Ma costante in tutti gli evangelisti è la dedizione per la persona di Gesù espressa con il simbolo del profumo.

Il tesoro prezioso

La donna rappresenta qui il vero discepolo, il credente per il quale Gesù è il tesoro prezioso, il bene più grande, per il quale esser capaci di gesti di delicato amore nel segno del profumo. Il gesto del versare il profumo è quel “di più” che potrebbe non esserci, non è strettamente necessario, indica il dono di sè gratuito, senza calcolo, senza tornaconto, per amore della persona, perchè la persona vale più di tutto. E’ quindi il segno del valore della persona e del primato dell’incontro personale. E infine: l’atteggiamento accogliente di Gesù nei confronti della donna. Gesù vuole l’incontro, con tutti, con singolare premura per le persone più disastrate. Non sono mancate nella comunità cristiana tentazioni fanatiche che in nome di una purezza impossibile hanno tentato di estromettere dalla comunità cristiana i peccatori. Ripetutamente la chiesa ha combattuto le tendenze “catare” (dal greco: katharos = puro) e che volevano una chiesa solo di puri e duri. Abbiamo detto che questa donna è l’immagine del vero discepolo: proprio questa persona disprezzata e evitata da coloro che si ritenevano giusti. Da questa donna mal amata scaturisce un gesto di tenerezza e di amore per Gesù, appunto un gesto di fede che cancella i suoi molti peccati. Vuol dire, allora, che nessuno è escluso dal cammino della conversione, che nessuno è irrecuperabile.
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