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Utopie e profilattici

Ultimo Aggiornamento: 04/04/2009 07:30
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04/04/2009 07:30

Utopie e profilattici
 di Rino Cammilleri

[Da "Il Timone" n. 7, maggio/giugno 2000]

L’ossessione di fondo del pensiero utopico, di tutte le utopie, è l’esemplificazione. Si escogita uno schema a tavolino e poi lo si applica. E se i fatti contraddicono le teorie (come diceva un illustrissimo filosofo marxista, Ernst Bloch), tanto peggio per i fatti.

I giacobini, dopo aver ridotto sul lastrico l’erario della Francia (lo stato allora più potente), ne diedero la colpa ai "nemici della Nazione" e se la presero con gli aristocratici, i preti, i vandeani. Quella di "smascherare i complotti" fu praticamente l’unica attività di Robespierre prima di cadere vittima della sua stessa fissazione. Il molto più efficiente nazismo imputò tutti i mali della patria tedesca ai capri espiatori che sappiamo. Lo stesso fece il regime bolscevico in Russia, come ben videro i poveri kulaki e quanti rimasero intrappolati nelle maglie delle grandi "purghe" staliniane.

Il pensiero "di sinistra", legittimo erede di quello giacobino prima e marxista poi, non riesce a svincolarsi (sempre che davvero lo voglia) da questo vizio d’origine. E il peccato originale di tale pensiero consiste proprio nel non credere al peccato originale (quello proposto dall’antropologia cristiana). C’è un problema? La soluzione è sempre semplice: è colpa di qualcuno. La complessità della natura umana, le complicazioni che essa genera, i viluppi di tradizioni religiose diverse che si sono accavallate nei secoli ed hanno reso inestricabili certi grovigli etnici, vengono affrontati sempre nello stesso semplicistico modo: c’è sempre un "nemico del popolo", causa di tutti i guai. Veltroni, nel suo viaggio in Africa, ha visto la realtà tremenda dell’Aids, e che ha fatto? Qual è la prima cosa che gli è venuta in mente? Ha subito trovato causa, soluzione e nemico da battere. La colpa dell’epidemia immunodeficiente nel Continente Nero è del Vaticano, il quale si ostina a vietare l’uso del preservativo. Gli studi finanziati dalle organizzazioni internazionali, le statistiche, le risultanze dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i rapporti provenienti da migliaia di operatori ed esperti di settore? E chi ha il tempo di leggerli? Essì, quando si fa politica attiva, specialmente in Italia, è già tanto se si riesce a scorrere i titoli dei quotidiani o la rassegna-stampa in cui l’apposito addetto ha evidenziato l’unica cosa che ti interessa: chi ha parlato di te e cosa ha detto. Così, si orecchia uno slogan popolare (anche perchè il governo ne finanzia anche di televisivi) e si va sul sicuro, anche perchè a prendersela con il cattolicesimo non si rischia mai niente, al massimo qualche smentita.

Insomma, Veltroni ha peccato di esemplificazione, ma forse non è neanche colpa sua (non crediamo che se li scriva da solo i discorsi: sarebbe l’unico). Molto probabilmente si tratta di una dichiarazione rilasciata "a caldo" a un intervistatore particolarmente insistente. A volte, certuni quasi ti mettono le parole in bocca, e certe domande sono poste in modo talmente capzioso che qualunque cosa dici sbagli. Poi, il tam-tam delle agenzie fa il resto e ritrovi la tua avventata dichiarazione rilanciata in patria dai giornali, ciascuno a modo suo, ovviamente. Sia come sia, di fronte a un’affermazione del genere, ha giustamente sobbalzato sulla sedia il padre Pietro Gheddo, una vita da missionario proprio da quelle parti, autore di molti libri e già direttore della rivista "Mondo e missione" del Pontificio istituto missioni estere. Intervistato da Michele Brambilla sul Corsera , ha fatto presente a Veltroni (e "con affetto") che il Vaticano sull’Africa ha scarsa influenza, e che i paesi africani in cui le epidemie e la sovrappopolazione insistono di più sono proprio quelli in cui è meno forte o del tutto assente la presenza del missionari cattolici. Dove questi ultimi sono arrivati, ci sono ospedali e soprattutto scuole. Ciò significa che le donne si sposano molto più tardi perchè fino a diciott’anni circa studiano, e dopo aver studiato magari lavorano, tutte cose impensabili per le culture non cristiane. Nei luoghi più colpiti dal morbo, invece, avviene che una sconvolgente percentuale del bilancio statale è impiegata in spese militari, e all’istruzione va quasi niente.

Padre Gheddo cita l’esempio dell’India, in cui le zone con la crescita demografica più bassa sono giusto quelle più cristianizzate. A Veltroni, poi, manda a dire: "Venga nei paesi poveri a vedere come vivono i cristiani e come vivono gli altri. Poi faccia un confronto. Anche sul piano dei diritti civili, che alla sinistra stanno tanto a cuore". Insomma, anche se Veltroni riuscisse a convincere il papa a mollare sul tema dei profilattici, non si intaccherebbe minimamente il problema dell’Aids. Gli africani su cui il papa ha qualche autorità seguono già l’insegnamento sulla paternità responsabile, la castità prematrimoniale e la fedeltà al coniuge. Persino quello sui metodi naturali di concepimento, che quasi tutte le suore da quelle parti impartiscono alla popolazione. Veltroni dovrebbe capillarmente rivolgersi agli stregoni animisti o ai rappresentanti di altre religioni. I quali sicuramente gli direbbero di farsi gli affari suoi. Finchè in Africa ci sarà chi crede alla stregoneria, agli spiriti cattivi, e quando nascono due gemelli ne uccide uno perchè "porta sfortuna", sarà inutile prospettare qualunque cosa. Il problema dell’Africa è, semmai, la perdita di influenza del cristianesimo. Non si può inculcare una civiltà se prima non si cambia il modo di pensare. E questo può farlo solo la religione.

Il Timone - n. 7 Maggio/Giugno 2000
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