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Maria, maestra di ecumenismo

Ultimo Aggiornamento: 15/04/2009 10:36
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15/04/2009 10:36

Secondo la teologa Jutta Burggraf
di Miriam Díez i Bosch



PAMPLONA, giovedì, 22 maggio 2008 (ZENIT.org).- Prendere sul serio l’ecumenismo significa prendere Maria come “maestra e compagna nel cammino”. Lo afferma la studiosa tedesca Jutta Burggraf, esperta in teologia della creazione, teologia ecumenica e teologia femminista.

Burggraf è laureata in Psicopedagogia, Teologia sacra ed è professoressa aggregata di Teologia dogmatica presso l’Università di Navarra. Recentemente è stata a Roma per presentare il “Dizionario di teologia” edito da EUNSA.

Può Maria essere d’impulso all’ecumenismo?

Burggraf: Certamente. Non possiamo dimenticare che il vero protagonista del movimento ecumenico è lo Spirito Santo. Per questo, è opportuno che una persona che vuole lavorare seriamente per l’unità dei cristiani, prenda Maria come maestra e compagna nel cammino: la sua docilità allo Spirito può essere considerata come il nucleo centrale di un autentico atteggiamento ecumenico.

La venerazione della nostra Madre si fonda sulle Sacre Scritture. Maria canta nel Magnificat: “D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Queste parole sono una profezia e allo stesso tempo una missione per la Chiesa di ogni tempo.

I cristiani non hanno inventato nulla di nuovo quando hanno iniziato a lodare Maria. D’altra parte, se non lo facessero, trascurerebbero un compito che gli è stato assegnato. Si allontanerebbero dalla parola biblica e non glorificherebbero Dio così come Lui vuole essere glorificato.

Maria è la protagonista delle feste liturgiche e non solo nella tradizione cattolica...

Burggraf: Già prima dei grandi scismi di Oriente (XI secolo) e di Occidente (XVI secolo), le prime generazioni cristiane avevano iniziato a celebrare alcune feste mariane. Così per esempio la festa della Dormizione è nota a Gerusalemme già nel VI secolo e a Costantinopoli sin dall’anno 600. Una festa che si fonda sull’idea che Maria sia morta dolcemente, con una grande pace e con la gioia di unirsi al suo Figlio. Per questo non si parla di “morte”, ma di “Dormizione”. Sia gli ortodossi, che i musulmani, la celebrano il 22 di agosto e la preparano con 15 giorni di digiuno. Alla fine del VII secolo è arrivata anche a Roma, dove è stata definita come “l’Assunzione” di Maria in cielo.

Nel secolo VIII si celebrava in Oriente la festa dell’Immacolata Concezione, senza dare molte spiegazioni teologiche in merito: il pensiero orientale preferisce il mistero, mentre quello occidentale la chiarezza analitica. Anche Lutero condivideva questa festa. Il riformatore era solito anche cantare ogni giorno il Magnificat, secondo quanto afferma la tradizione.

Parliamo ancora degli ortodossi e della loro venerazione a Maria

Burggraf: Per gli ortodossi il primo titolo di Maria è quello di Theotokos, “Madre di Dio”, usato spesso negli inni e nelle ricche opere iconografiche. L’inno Akathistos (che significa letteralmente “stando in piedi”, perché si canta in questa posizione) è l’inno mariano più famoso in Oriente. È stato composto alla fine del V secolo da un autore anonimo. Come dice un autore moderno, è bene che l’inno rimanga anonimo, “così è di tutti, perché è della Chiesa”.

Quasi tutte le icone orientali della Vergine hanno poi una caratteristica comune: Maria è rappresentata come la Madre di Dio che porta il Bambino Gesù nelle sue braccia. Queste immagini confessano la fede nella maternità divina di Maria.

La venerazione di Maria non si mostra solo nelle abbondanti e solenni feste dell’anno liturgico. Oltre alle 32 feste dei copti, la liturgia etiope celebra per esempio il 10 febbraio la Consacrazione di tutte le chiese del mondo a Maria. Gli ortodossi hanno anche innumerevoli invocazioni, con le quali si rivolgono alla Madre di Dio: “Maria, Madre della Stella che mai si posa”, “Aurora del giorno mistico”, “Oriente del sole di gloria”.

Fin dal XIV secolo, il monte Athos è il principale centro di spiritualità monastica in Oriente. Secondo un’antica leggenda, la Vergine Maria si sarebbe rifugiata lì, insieme all’evangelista Giovanni, dopo essere stati sorpresi da un temporale durante un viaggio in mare verso Cipro. E Maria aveva sentito una voce che diceva: “Questo luogo è tua proprietà, è il tuo giardino, il tuo paradiso; ed è un porto di salvezza per coloro che vogliono essere salvati”.

E qual è l’atteggiamento dei protestanti verso Maria?

Burggraf: Qualcuno ha detto che con la venerazione di Maria i cristiani sarebbero “caduti” dalle alture della venerazione dell’unico Dio all’adorazione dell’essere umano. In realtà non è così. Quando lodiamo Maria, veneriamo Dio. Chi loda un’opera d’arte, loda l’artista che l’ha fatta. Se rimango incantata da “L’acquaiolo di Siviglia” o da “Las Meninas”, la lode ricade su Diego Velázquez che le ha realizzate.

La Chiesa venera in Maria il compimento più perfetto dell’obbedienza nella fede. Questo è qualcosa che può essere accettato anche dai cristiani evangelici e di fatto molti lo affermano sempre più chiaramente. Non vuol dire che la Madre di Gesù - come la chiamano i protestanti - sia stata un mero strumento passivo nelle mani di Dio.

Al contrario, il suo umile e obbediente dono di sé è stato possibile grazie ad una grande vita interiore che esprime a sua volta grande libertà e maturità. Solo una persona che è “padrona” di se stessa può darsi con gioia agli altri. Solo a chi si sente autenticamente libero non da fastidio essere “servo”.

Maria non è stata passiva, ma ricettiva; è stata disposta a ricevere i doni divini. Questo atteggiamento costituisce una condizione necessaria per vivere una vita cristiana: chi non lascia entrare Dio nella propria vita non può ricevere la fede né le altre grazie, e neanche può sviluppare pienamente le proprie capacità. La “Serva del Signore” è allo stesso tempo la “Regina dei cieli”.

Obbedienza e semplicità non hanno nulla a che vedere con un senso di inferiorità o di timidezza. Il Papa Paolo VI disse qualche decennio fa che Maria era “una donna forte che conobbe povertà e sofferenza, fuga ed esilio”. Non esitò a cantare con coraggio che Dio viene in soccorso agli umili e agli oppressi, e rovescia i potenti dai troni.

Maria in effetti ha “rivoluzionato” l’ordine esistente e ha collaborato potentemente alla nostra liberazione. Ma la “rivoluzione” iniziata attraverso di lei, non è assimilabile a un concetto politico. È molto più radicale di qualunque avvenimento esteriore, perché inizia nel nucleo della nostra intimità: ci porta alla liberazione dai peccati, alla conversione del cuore e alla trasformazione della nostra mentalità.

Allo stesso tempo, Maria ci rivela “il volto materno di Dio”. Ci facilita la comprensione della tenerezza e della bontà divina, così come avviene anche con altre persone che vivono in unione con Dio.

Il teologo protestante Helmut Thielicke racconta nella sua autobiografia che durante una visita ad un convento cattolico in Austria, le religiose gli fecero una grande impressione. Lo descrive così: “Il mio spirito si elevò, mentre passavo il mio sguardo sui diversi volti lì riuniti. Tutte loro sembravano avere tratti unici, una sorta di ‘lavoro artigianale, accurato, di Dio...’. Non era opera di un qualche stilista di fisionomie di moda, imitazione o uniformità... Mi ha colpito soprattutto la bellezza di questi volti così anziani che erano stati plasmati dallo Spirito”.
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