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Le celebrazioni della Pasqua ortodossa

Ultimo Aggiornamento: 03/05/2009 07:02
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21/04/2009 10:26

La vocazione cristiana nel messaggio del Patriarca di Mosca Cirillo

Le celebrazioni
della Pasqua ortodossa


Mosca, 20. La Pasqua come liberazione dalla morte e trionfo della vita, da celebrare ogni giorno, ogni minuto della propria esistenza; la vocazione cristiana come sostegno reciproco affinché nessuno si senta umiliato, abbandonato, povero, denigrato. Nel messaggio pasquale indirizzato agli arcipreti, ai sacerdoti, ai monaci e a tutti i fedeli della Chiesa ortodossa russa, il Patriarca di Mosca, Cirillo, ha sottolineato come, soprattutto "in questi tempi difficili", sia necessario da parte del vero cristiano "manifestare la sua vocazione con i fatti" e "aspirare al cielo attraverso azioni" concrete. Cirillo si rivolge soprattutto ai giovani, "che devono affrontare un'ampia serie di fatiche, speranze e risultati":  a essi il compito "di creare con l'impegno il futuro della nostra nazione e della nostra Chiesa. Che le forze e i talenti - ha auspicato il Patriarca - vengano usate per il bene del vostro prossimo e per la realizzazione della vostra vocazione e della volontà di Dio".

Ieri, domenica, Cirillo ha presieduto le celebrazioni della Pasqua ortodossa nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Erano presenti, fra gli altri, il presidente russo Dmitrij Medvedev e il primo ministro Vladimir Putin che, durante il rito, hanno offerto al Patriarca un'icona e mazzi di rose bianche e rosse, i colori tradizionali della Pasqua ortodossa che simbolizzano la vita e la vittoria.
 


Cirillo non ha mancato di affrontare il tema della "profonda crisi spirituale" attualmente attraversata dall'Occidente. In un'intervista alla catena televisiva Vesti, il Patriarca ha affermato che "là, in Occidente, non è stato vissuto l'ateismo che abbiamo conosciuto noi in Unione Sovietica, là hanno avuto un benessere apparente, soprattutto una vita religiosa armoniosa, eppure, a un certo punto, tutto ha cominciato a sprofondare. E oggi questo crollo spirituale dei fondamenti della vita indebolisce assai la società, che conosce così la pressione e dure prove. I cristiani d'Occidente purtroppo non sempre sono capaci di dare sostegno al loro popolo". Cirillo, nell'intervista, ha sottolineato che le Chiese ortodossa e cattolica hanno agito "insieme molto attivamente sulla scena internazionale" per la salvaguardia dei fondamenti religiosi della vita e del sistema cristiano di valori nella civiltà europea.

La Pasqua è stata festeggiata da milioni di ortodossi in tutto il mondo. Significativa, sempre in Russia, la celebrazione - dopo settantasette anni e un imponente restauro - della prima messa pasquale nella cattedrale zarista a Zarskoe Selo, la residenza estiva della famiglia imperiale alle porte di San Pietroburgo. La chiesa, costruita tra il 1909 e il 1912, fu chiusa e parzialmente distrutta nel 1932 dai bolscevichi.
A Gerusalemme, circa diecimila i pellegrini che hanno partecipato alla tradizionale cerimonia religiosa del "fuoco sacro" svoltasi nella piccola cappella all'interno della basilica del Santo Sepolcro dove, secondo la tradizione cristiana, si trova la tomba di Gesù. Il rito è stata guidato dal Patriarca greco-ortodosso Teofilo iii. La notte di Pasqua è stata vissuta con particolare partecipazione in Grecia, nazione, per il 92 per cento dei suoi cittadini, ortodossa. Il "fuoco sacro", proveniente dal Santo Sepolcro di Gerusalemme, è stato trasportato sabato sera ad Atene con un volo speciale e, successivamente, in tutte le regioni del Paese. Fedeli alla tradizione, alla mezzanotte, molte persone hanno fatto esplodere petardi e fuochi artificiali.

Tra le cerimonie in Italia, vanno segnalate quelle svoltesi a Roma, nella chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, a Bari, nella chiesa dedicata a San Nicola, il 1° marzo scorso riconsegnata alla Russia, e a Cagliari, nella chiesa del Santo Sepolcro. Nel capoluogo sardo il rito è stato guidato da padre Nikolay, della Chiesa ortodossa del patriarcato di Mosca, giunto per l'occasione da Kiev. Presenti anche le monache del monastero di Rovno-Gorodok, uno dei più importanti dell'Ucraina. A Cagliari è forte la presenza di russi, ucraini, bielorussi, moldavi, romeni e georgiani impegnati soprattutto nel settore dell'assistenza.



(©L'Osservatore Romano - 20-21 aprile 2009)
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  Il tempio in costruzione a Roma aperto in via straordinaria

La Pasqua ortodossa

nella chiesa russa

di Santa Caterina Martire


di Valerio Polidori

Pochi sanno che, a un fianco del Gianicolo e a due passi da piazza San Pietro, da qualche anno il Patriarcato di Mosca ha edificato una splendida chiesa, un autentico pezzo di Russia nel cuore di Roma. Il tempio ortodosso, intitolato alla martire santa Caterina d'Alessandria, sorge sul terreno di Villa Abamelek, residenza dell'ambasciatore russo in Italia che, poche settimane fa, l'ha concesso in uso permanente al Patriarcato. Dopo anni di lavori, domenica scorsa è stato possibile celebrare la divina liturgia della notte di Pasqua sull'altare maggiore, con un'apertura straordinaria della chiesa, i cui interni sono ancora in via di completamento.

Varcando la soglia della chiesa non si può fare a meno di restare ammirati dall'iconostasi di marmo bianco in cui, sotto un registro di grandi icone eseguite con tecnica raffinata, splendidi affreschi raffiguranti il Salvatore e la Vergine in trono e i santi Pietro e Paolo fanno da cornice alle porte regali, mentre nel grande catino absidale campeggia la Madre di Dio.

Nella notte della grande veglia la luce delle candele si riflette nell'oro delle icone, il profumo dell'incenso pervade l'aria, mentre i cori intonano con le consuete ricche polifonie il tropario della Risurrezione:  "Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte e a coloro che erano nei sepolcri ha donato la vita". La sensazione che accoglie il visitatore è che il tempo si sia fermato, tanto che non si capisce più se si è nella Kiev del xii secolo o nella Novgorod di Teofane il Greco, e vengono alla mente le parole di quei legati russi (ancora pagani) che, tornando in patria dopo aver assistito a una liturgia pontificale a Santa Sophia di Costantinopoli, dissero:  "Siamo stati dai greci e questi ci hanno condotto nel luogo dove venerano il loro dio e non sapevamo se ci trovavamo in cielo o in terra. Di certo sulla terra non esiste uno spettacolo simile di tale bellezza che non siamo capaci neanche di raccontartelo".

Correva l'anno 987 e, sebbene i turbini della storia, dall'invasione tartara alla persecuzione comunista, abbiano duramente provato questa Chiesa, nulla è cambiato nello spirito e nella sostanza. La celebrazione pasquale, iniziata prima di mezzanotte con la processione fuori della chiesa, prosegue a ritmi serrati, fin oltre le quattro del mattino, interrotta solo dall'esclamazione dei celebranti:  Christos vozkrese! ("Cristo è risorto"), cui il popolo ogni volta coralmente risponde Voistina vozkrese ("veramente è risorto"), espressione che costituirà il saluto tra i fedeli fino all'Ascensione. La chiesa, compreso il nartece, è gremita di popolo, nonostante la stanchezza per la posizione in piedi per tutta la durata della celebrazione - nella Chiesa ortodossa russa non si usano i banchi - e il peso del severo digiuno quaresimale (che prevede tra l'altro l'astensione dai cibi di derivazione animale e dagli alcolici).

Tra i fedeli non ci sono solo russi, ma anche moldavi, georgiani, ucraini, romeni e qualche italiano, uniti dalla comune fede ortodossa. Questa trasversalità etnica, così tipica della Chiesa ortodossa, fa sì che gran parte dei fedeli non capisca le parole della liturgia (tutta in antico slavo ecclesiastico) e, dunque, almeno il Credo e il Padre nostro sono recitati anche in italiano, l'unica lingua più o meno comprensibile a tutta l'assemblea. Ancora lontana sembra invece l'utilizzazione del russo (come avviene per esempio nelle comunità della diaspora negli Stati Uniti), auspicata da autorevoli esponenti del clero, tra i quali l'attuale capo del Dipartimento delle relazioni estere del Patriarcato di Mosca, Hilarion Alfeyev, vicario del Patriarca Cirillo.

La liturgia giunge al suo culmine nella consacrazione dei doni, con cui l'assemblea, dopo aver ricevuto la benedizione (quasi sempre dopo una confessione immediatamente prima della comunione), si comunica sotto entrambe le specie del corpo e del sangue di Cristo. In queste occasioni, infatti, la partecipazione all'eucaristia è massiccia, fatto tutt'altro che scontato nell'ordinarietà per via della severa preparazione di digiuno, astinenza e preghiera richiesta per accedere alla comunione. Così, dopo quasi cinque ore di rara intensità liturgica, poco prima dell'alba era ancora possibile vedere per le strade della capitale - scena inusuale per i romani che rientravano dal sabato sera - fedeli ortodossi che tornavano a casa con ancora le candele accese per ringraziare il Signore di questa santa Pasqua.



(©L'Osservatore Romano - 22 aprile 2009)
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02/05/2009 16:52

scusate la domanda, ma qual'e il motivo che celebrano al Pasqua una settimana dopo? [SM=g8468]
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03/05/2009 07:02

Puoi dare una lettura qui: Una Pasqua comune è possibile....Basta tornare a Nicea

Buona Domenica nel Signore!

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