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Il Marocco e i diritti della donna nei Paesi islamici

Ultimo Aggiornamento: 05/05/2009 06:07
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05/05/2009 06:07

Mentre a Roma l'associazione Acmid cura l'integrazione

Il Marocco e i diritti della donna nei Paesi islamici


di Elisabetta Galeffi

Séparé in ferro battuto, piante, divani bassi, molti cuscini e tavolinetti arabi:  a pochi passi dal Colosseo ci troviamo a bere tè alla menta insieme a una simpatica signora marocchina dell'associazione Acmid-Donna e al responsabile del centro culturale Averroè. Due organizzazioni negli stessi uffici, con lo scopo di far conoscere realtà e tradizioni dei Paesi di cultura araba del Mediterraneo e soprattutto di favorire l'integrazione delle donne che vivono in Italia.

La fondatrice e presidente delle due associazioni, Souad Sbai, nata vicino a Casablanca ma cittadina italiana da quasi trent'anni, spiega:  "Acmid è rivolta a tutte le donne arabe immigrate in Italia. Offre una rete di sostegno a coloro che vivono la loro condizione femminile con maggiori difficoltà che nei loro Paesi di origine".

Souad Sbai - direttore del primo e unico giornale italiano in lingua araba, "Al Magrebiya" - è certa che esiste un estremismo islamico creato ad hoc per l'occidente, un estremismo che non ha nulla a che vedere né con la religione, né con le posizioni intellettuali dei musulmani nei loro Paesi di origine. Sbai è da sempre in prima linea nella difesa dei diritti delle donne straniere in Italia. Cinquecentomila circa sono oggi gli immigrati dal Marocco. La metà sono donne. Un esodo iniziato venti anni fa, a causa dello spopolamento di alcuni centri che  fondavano  la  loro  economia sulle miniere di fosforo, poi andate in disuso.

Le storie che raccontano le donne che incontriamo durante la nostra visita confermano quanto le comunità di immigrati tendano all'estero a radicalizzare i propri costumi e i comportamenti sociali. Nelle stanze di Acmid, invece, le donne studiano l'italiano - che spesso non parlano né scrivono anche dopo anni - e allo stesso tempo scoprono, forse per la prima volta, anche la cultura dei Paesi di origine, grazie agli incontri organizzati dall'associazione Averroè. "Mentre nei nostri Paesi riusciamo ad avere una vita sociale - racconta una donna - qui ci è spesso impedito di uscire di casa". Ma ci sono storie peggiori:  donne che sono riuscite a scappare da mariti che le maltrattavano, donne che lottano a suon di sentenze per rivedere figli minori sottratti dal padre, unico genitore  a cui le leggi della maggioranza dei Paesi musulmani attribuiscono la tutela sui figli. Per aiutare le donne che si trovano in queste situazioni, Acmid ha istituito un numero verde e un centralino che risponde alle telefonate di chi ha bisogno di aiuto immediato.

Ma la cultura islamica non è luogo di vessazioni verso le donne. "In Marocco - racconta Saber responsabile di Averroè - il re, Mohammed vi, sta per esempio imponendo il riconoscimento dei diritti alle donne. Simbolico il fatto che sua moglie sia la prima regina che il popolo abbia visto:  "Viene continuamente fotografata insieme al marito" aggiunge Saber, mostrando una foto che ritrae una bella donna dai lunghi capelli rossi. "Il Marocco è un Paese multietnico - continua - per sua natura molto tollerante". Accanto ai berberi scuri di pelle, ci sono i discendenti delle popolazioni arrivate dal sud della Spagna dalle carnagioni chiarissime e ancora le popolazioni africane e la minoranza, solo un venti per cento, araba. In Marocco non ci sono mai stati problemi di convivenza neppure con gli ebrei. "Infatti - evidenzia il responsabile del centro Averroè - abbiamo la comunità ebraica più numerosa di tutta l'area, escluso Israele naturalmente".

In questa società aperta, dove chiese cristiane sorgono di pari passo con nuove moschee e sinagoghe, la Moudawa, il codice di diritto di famiglia è stato sostanzialmente riformato dai due ultimi re. Chiare regole che lasciano libertà alla donna, dopo i diciotto anni, di sposarsi con chi vuole senza l'autorizzazione di un maschio della famiglia e vietano di fatto la poligamia, perché è la prima moglie a concedere al marito il diritto a risposarsi, stilando una clausola nel contratto prematrimoniale. Inoltre è stato sostanzialmente bandito il diritto dell'uomo di ripudiare la moglie. Vera rivoluzione nel mondo giuridico arabo, la tutela dei figli minori e l'affidamento in caso di separazione dei genitori, spettano alla madre, senza eccezioni se la separazione deriva dall'abbandono del marito e ancor di più da violenze contro la donna.
Infine le donne possono lavorare e impegnarsi in politica:  il Parlamento in Marocco ha istituito una quota per i ministri donna e già nell'attuale legislatura alcune donne ricoprono questa posizione.



(©L'Osservatore Romano - 4-5 maggio 2009)
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