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S. Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione LIBERTATIS CONSCIENTIA, su libertà cristiana e liberazione, del 22 marzo 1986

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2009 13:25
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15/05/2009 12:47

Capitolo secondo

Vocazione dell’uomo alla libertà e dramma del peccato

I. Primi approcci alla libertà

Una risposta spontanea

25. La risposta spontanea alla domanda: "che cosa significa essere libero?" è la seguente: libero è colui che può fare solo ciò che vuole senza essere impedito da una costrizione esteriore e che gode, di conseguenza, di una piena indipendenza. Il contrario della libertà sarebbe così la dipendenza della nostra volontà da una volontà estranea.

Ma l'uomo sa sempre ciò che vuole? Può tutto quello che vuole? Limitarsi al proprio io e separarsi dalla volontà altrui è conforme alla natura dell'uomo? Sovente la volontà di un momento non è la volontà reale, e nel medesimo uomo possono coesistere voleri contraddittori. Ma, soprattutto, l'uomo si scontra con i limiti della propria natura: vuole di più di quanto non possa. Così l'ostacolo che si oppone al suo volere non viene sempre dal di fuori, ma dai limiti del suo essere. Appunto per questo, pena la sua distruzione, l'uomo deve imparare ad accordare la sua volontà con la sua natura.

Verità e giustizia regole della libertà

26. Inoltre, ogni uomo è orientato verso gli altri uomini ed ha bisogno della loro convivenza. Solo imparando a accordare la sua volontà a quella degli altri in vista di un vero bene, egli farà l'apprendistato della rettitudine del volere. È, dunque, l'armonia con le esigenze della natura umana che rende umana la volontà stessa. In effetti, questa richiede il criterio della verità ed una giusta relazione con la volontà altrui. Verità e giustizia sono così la misura della vera libertà. Quando si allontana da questo fondamento, l'uomo, scambiando se stesso per Dio, cade nella menzogna e, anziché realizzarsi, si distrugge.

Lungi dal compiersi in una totale autarchia dell’io e nell'assenza di relazioni, la libertà non esiste veramente se non là dove legami reciproci, regolati dalla verità e dalla giustizia, uniscono le persone. Ma perché tali legami siano possibili, ciascuno deve essere personalmente vero.

La libertà non è libertà di fare qualsiasi cosa: è libertà per il bene, nel quale solo risiede la felicità. Il bene è, quindi, il suo scopo. Di conseguenza, l'uomo diventa libero nella misura in cui accede alla conoscenza del vero, e questa conoscenza - e non altre forze quali che siano - guida la sua volontà. La liberazione in vista della conoscenza della verità, che sola diriga la volontà, è condizione necessaria per una libertà degna di questo nome.

II. Libertà e liberazione

Una libertà di creatura

27. In altri termini, la libertà, che è padrona interiore dei propri atti e autodeterminazione, comporta immediatamente una relazione con l'ordine etico. Essa trova il suo vero senso nella scelta del bene morale e si manifesta, quindi, come affrancamento dal male morale.

Con la sua azione libera l'uomo deve tendere verso il bene supremo attraverso i beni conformi alle esigenze della sua natura e alla sua vocazione divina.

Esercitando la sua libertà, egli decide di se stesso e forma se stesso. In questo senso l'uomo è causa di sé, ma è tale in quanto creatura e immagine di Dio. Questa è la verità del suo essere che manifesta, per contrasto, quanto di profondamente erroneo è nelle teorie, che credono di esaltare la libertà dell'uomo o la sua "prassi storica", facendo di esse il principio assoluto del suo essere e del suo divenire. Tali teorie sono espressioni dell'ateismo o, per la logica loro propria, tendono all'ateismo. Nel medesimo senso vanno l'indifferentismo e l'agnosticismo deliberato. È l'immagine di Dio nell'uomo che fonda la libertà e la dignità della persona umana. (16)

La chiamata del Creatore

28. Creando l'uomo libero, Dio ha impresso in lui la sua immagine e la sua somiglianza. (17) L'uomo avverte la chiamata del suo Creatore nell'inclinazione e nell'aspirazione della sua natura verso il bene e, ancora di più, nella Parola della Rivelazione, che in Cristo è stata pronunciata in modo perfetto. Gli è stato così rivelato che Dio l'ha creato libero, perché potesse mediante la grazia, entrare in amicizia con lui e partecipare alla sua vita.

Una libertà partecipata

29. L'uomo non ha la sua origine nella propria azione individuale o collettiva, ma nel dono di Dio che l'ha creato. Questa è la prima confessione della nostra fede, che viene a confermare le intuizioni più alte del pensiero umano.

La libertà dell'uomo è una libertà partecipata, e la sua capacità di realizzarsi non è in alcun modo soppressa dalla sua dipendenza nei confronti di Dio. È esattamente la caratteristica dell'ateismo quella di credere a un'opposizione irriducibile tra la causalità di una libertà divina e quella della libertà dell'uomo, come se l'affermazione di Dio significasse la negazione dell'uomo, o come se il di lui intervento nella storia rendesse vani i tentativi di questo. In realtà, è da Dio ed in rapporto a Dio che la libertà umana prende senso e consistenza.

La scelta libera dell'uomo

30. La storia dell'uomo si sviluppa sul fondamento della natura che egli ha ricevuto da Dio, nel libero perseguimento dei fini verso cui lo orientano e lo portano le inclinazioni di questa stessa natura e della grazia divina.

Ma la libertà dell'uomo è limitata e debole. Il suo desiderio può rivolgersi a un bene apparente: scegliendo un falso bene, egli vien meno alla vocazione della sua libertà. L'uomo, col suo libero arbitrio, dispone di sé: egli può fare ciò in un senso positivo o in un senso distruttivo.

Ubbidendo alla legge divina, impressa nella sua coscienza e ricevuta come impulso dello Spirito Santo, l'uomo esercita la vera padronanza di se stesso e realizza così la sua vocazione regale di figlio di Dio. "Mediante il servizio di Dio egli regna". (18) L'autentica libertà è "servizio della giustizia", mentre invece la scelta della disubbidienza e del male è "schiavitù del peccato". (19)

Liberazione temporale e libertà

31. Partendo da questa nozione di libertà, si precisa la portata della nozione di liberazione temporale: si tratta dell'insieme dei processi, che mirano a procurare e a garantire le condizioni richieste per l'esercizio di un'autentica libertà umana.

Per se stessa, dunque, la liberazione non produce la libertà dell'uomo. Il senso comune, confermato dal senso cristiano, sa che la libertà, anche quando è soggetta a condizionamenti, non è tuttavia distrutta. Anche uomini, che pur subissero terribili costrizioni, potrebbero riuscire a manifestare la loro libertà e a mettersi in cammino per la loro liberazione. Un processo di liberazione portato a termine può solamente creare delle condizioni migliori per l'esercizio effettivo della libertà. Proprio per questo una liberazione, che non tenga conto della libertà personale di quelli che combattono per essa, è in partenza condannata all'insuccesso.

III. La libertà e la società umana

I diritti dell'uomo e "le libertà"

32. Dio non ha creato l'uomo come un "essere solitario", ma lo ha voluto come un "essere sociale". (20) La vita sociale non è, dunque, estrinseca all'uomo: egli non può crescere né realizzare la sua vocazione se non in relazione con gli altri. L'uomo appartiene a diverse comunità: familiare, professionale, politica, ed è in seno ad esse che egli deve esercitare la sua libertà responsabile. Un ordine sociale giusto offre all'uomo un aiuto insostituibile per la realizzazione della sua libera personalità. Al contrario, un ordine sociale ingiusto è una minaccia e un ostacolo, che possono compromettere il suo destino.

Nella sfera sociale, la libertà si esprime e si realizza nelle azioni, nelle strutture e nelle istituzioni, grazie alle quali gli uomini comunicano tra loro e organizzano la loro vita in comune. Il pieno sviluppo di una libera personalità, che è per ciascuno un dovere ed un diritto, deve essere aiutato e non già ostacolato dalla società.

C'è qui un'esigenza di natura morale, che ha trovato la sua espressione nella formulazione dei diritti dell'uomo. Alcuni di essi hanno per oggetto ciò che si è convenuto di chiamare "le libertà", che sono come altrettante modalità nel riconoscere a ciascun essere umano il suo destino trascendente, come anche l'inviolabilità della sua coscienza. (21)


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