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A scuola di predicazione da Filippo Neri

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2010 18:29
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Cesare Baronio e la storia vista dall'Oratorio

È Filippo Neri il padre degli "Annales"


Gli atti del convegno internazionale di studi "Baronio e le sue fonti" sono stati presentati il 27 novembre nel Palazzo Municipale di Sora. Pubblichiamo quasi integralmente l'intervento del procuratore generale della confederazione dell'Oratorio di san Filippo Neri.

di Edoardo Aldo Cerrato

Che cosa indusse san Filippo Neri a orientare allo studio della storia della Chiesa il giovane sorano Cesare Baronio, giunto a Roma da Napoli nell'ottobre del 1577 per continuare gli studi di Legge?

Nella deposizione al processo di canonizzazione di padre Filippo, richiamando gli inizi della sua esperienza all'Oratorio, il Baronio attesta:  "Mi comandò ch'io parlassi dell'istoria ecclesiastica; replicando io che non era secondo il mio gusto, ma che ero più presto a trattare cose dello spirito (...) agramente mi insisté; il che mi ha dato a pensare che il Padre, illuminato dallo Spirito Santo, volesse che tal fatica, alla Chiesa di Dio utile, si facesse (...) e facendomi parlare di questo per trent'anni nell'Oratorio, senza per così dire avvedermene, mi trovo aver fatta questa fatica". 

La "fatica" è, ovviamente, la composizione degli Annales Ecclesiastici che nascono dalla trentennale esposizione nell'Oratorio della storia della Chiesa:  lavoro fondato sull'amore filiale per la Chiesa, ma nutrito, mano a mano che l'impegno avanzava, dalla ricerca severa e dallo studio dei documenti, in perfetta sintonia con la scuola di Filippo, ardente di pietà devota, ma per nulla incline a fantasie e illusioni. La trattazione della storia rappresentava senza dubbio una felice novità, quando l'esposizione di argomento storico non rientrava - né in forma sistematica, né saltuariamente - nel programma di  formazione  spirituale di nessuna delle antiche come delle recenti istituzioni dedite all'apostolato.

La scelta di Filippo Neri ha radice, certamente, nella sua impostazione di uomo pratico, attento a privilegiare i fatti e la concretezza, invece che le teorie e le astratte argomentazioni. Ma non si può prescindere, nel valutarla, anche dalla speciale capacità che egli mostra, in vari ambiti, di intuire i bisogni del tempo e di cercare per essi concrete soluzioni.

Filippo Neri ebbe "antenne" speciali. Egli che, senza mai parlare di riforma, cambiò attraverso il suo ministero il volto dell'Urbe, sentì forse, e in modo più chiaro di altri, l'esigenza di introdurre i discepoli, attraverso la storia della Chiesa - non soltanto mediante le vite dei santi (che tanto spazio avevano nell'Oratorio) - nella viva esperienza di fede che aveva percorso i secoli; segnata, senza dubbio, da zone d'ombra, ma concreta vicenda storica in cui si attua l'opera della salvezza. Non è già comprensibile a questa luce la predilezione di Filippo per le catacombe, memoria storica dei martiri, e la rinnovata proposta di visita alle Sette Chiese, come incontro vivo e concreto con la grande testimonianza della tradizione cristiana?

È lecito chiedersi, tuttavia, se padre Filippo non abbia anche percepito l'importanza che l'argomentazione storica rivestiva nel dibattito acceso dalla Riforma protestante. Si sarebbe presto diffuso in Europa il forte attacco critico, condotto su base storica, contro la Chiesa cattolica dalle Centurie di Magdeburgo, con le quali Matthias Vlacich (Flacio Illirico) si proponeva, con un piano prettamente teologico, di scardinare la legittimità storica del cattolicesimo romano dimostrando la degenerazione della Chiesa di Roma rispetto alle origini.

La pubblicazione dei primi tre tomi della Ecclesiastica historia integram Ecclesiae Christi ideam (...) secundum singulas centurias vedeva la luce a Basilea nel 1559, ma già nel 1554, in una Consultatio de conscribenda accurata historia ecclesiae, parlando della futura pubblicazione delle Centurie, Flacio Illirico non nascondeva la decisiva spinta polemica antiromana; e nel 1556, aveva pubblicato a Basilea una serie di testimonianze antipapali che costituiranno l'ossatura delle Centurie:  il Catalogus testium veritatis qui ante nostram ætatem Pontifici Romano eiusque erroribus reclamaverunt.
L'incarico conferito da padre Filippo a Baronio si situa pochi mesi avanti l'edizione del primo volume delle Centurie, ma erano passati quattro anni dalla pubblicazione della Consultatio e due anni da quella del Catalogus. Non è azzardato pensare - come suggerisce anche Hubert Jedin - che a Roma, dove con facilità confluivano le notizie, egli ne fosse al corrente.

Si è dibattuto sull'ampiezza e la profondità della cultura di san Filippo Neri, della quale molti contemporanei hanno testimoniato l'eccellenza:  quel che è certo è che egli possedeva la vivace intelligenza che consente di captare - anche in ambito culturale - i fermenti più significativi.
A fronte della sfida protestante, la Chiesa cattolica presentava se stessa come la forma attuale, ma fedele, della Chiesa apostolica. La prima risposta cattolica alle Centurie di Magdeburgo sarebbe giunta nel 1573 con l'Adversus Magdeburgenses Centuriatores del gesuita Francisco Turriano, che pone in evidenza lo scarso rigore degli autori delle Centurie o addirittura l'ignoranza di ogni buona regola storiografica; ma in campo cattolico si diffondeva la consapevolezza che la forza d'urto delle Centurie di Flacio stava nel fatto di proporre la ricostruzione globale della vita della Chiesa; e che occorreva pertanto rispondere con un'opera paradigmatica che si ponesse allo stesso livello.

Tentarono l'impresa Onofrio Panvinio e Pietro Canisio, ma i loro scritti, pur validi, si rivelarono insufficienti. E a nulla approdò anche la commissione cardinalizia istituita da Pio V per confutare i centuriatori. Nel dicembre del 1578 Gregorio XIII affidò a Carlo Sigonio l'incarico di comporre una Historia ecclesiastica:  lo storico la concepirà nel rispetto dei principi enunciati dal cardinale Gabriele Paleotti, ma l'opera rimase incompiuta.

Cesare Baronio, che per dieci anni aveva elaborato e approfondito il materiale raccolto fin dall'inizio del suo incarico, era ormai pronto a rispondere all'impegno e poteva iniziare nel 1588 la pubblicazione degli Annales Ecclesiastici che avrebbero raggiunto, l'anno della sua morte, il numero di dodici volumi in folio illustrando la storia della Chiesa dalle origini al 1198.
Pensò a quest'opera padre Filippo quando indusse Baronio allo studio della storia per i sermoni dell'Oratorio?

Nel "Ringraziamento" a Neri, posto a capo del ix volume (1598), quando ormai il padre era morto da tre anni e il suo processo di canonizzazione era iniziato, Cesare Baronio lo afferma;  come  pure  farà  nella  seconda  deposizione al processo canonico, rilasciata nel 1607, quando citerà il sogno in cui aveva visto il santo conferirgli esplicitamente l'incarico di scribere Annales.

Il distaccato atteggiamento del santo verso la traduzione in scrittura delle fatiche baroniane è tuttavia un fatto, ampiamente documentato:  non da ascriversi, certo, a mancanza di interesse, ma piuttosto alla comprovata manifestazione del carattere di Filippo e alla costante preoccupazione per la crescita dei discepoli nell'umiltà; senza dimenticare che non mancava la realistica preoccupazione delle priorità incombenti sulla giovane Congregazione.

È di Filippo la paternità degli Annales:  certamente della finalità di essi, se non dei tomi - alcuni editi, tuttavia, da una tipografia appositamente allestita dalla congregazione, vivente il padre - che diedero fama universale al discepolo già famoso per la pubblicazione del Martyrologium Romanum e delle Adnotationes che lo accompagnavano. Fu padre Filippo, infatti, a introdurre il Baronio nella attività che gli avrebbe consentito di rispondere con solidi argomenti all'attacco con cui il mondo protestante cercava di minare, su base storica, la dottrina della Chiesa Romana.


(©L'Osservatore Romano - 28 novembre 2009 )
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