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Ricordo di padre Antoine Wenger

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2009 08:15
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27/05/2009 08:14

Ricordo di padre Antoine Wenger

Il patrologo che scriveva la storia del tempo presente




di Philippe Levillain
Institut universitaire de France Pontificio comitato di scienze storiche

Padre Antoine Wenger se n'è andato in silenzio il 22 maggio scorso. Nato da una famiglia operaia il 2 settembre 1919 in Alsazia, poco dopo il trattato di Versailles, appartenne a quella generazione che aveva vent'anni alla vigilia della seconda guerra mondiale e che la pesante incertezza dei tempi che si preparavano pose dinanzi a una sfida:  comprendere il mondo moderno sfinito dalla violenza, costruire un futuro di pace, assicurare l'espressione della fede come segno di speranza.

È un giovane uomo di diciotto anni quando entra tra gli assunzionisti, frutto del rigore e dello spirito d'iniziativa di padre d'Alzon, nel momento in cui la Francia del Secondo impero si ricristianizzava e accoglieva nuovamente alcune congregazioni religiose come centri d'irradiamento.

Imparare ed educare, impegnarsi:  il progetto si adattava perfettamente a un giovane uomo energico che cominciò a imparare da solo. Ordinato sacerdote nel 1943, padre Wenger s'impregna di filosofia e di teologia a Parigi, perfeziona il suo sapere in grandi istituti come l'École pratique des hautes études o l'École nationale des Langues orientales, per finire a Strasburgo.

Inizialmente si dedica poco alla storia. Ma tutte le strade che percorrerà in seguito lo riconduranno ad essa, alla quale sarà anche destinato a dare il suo personale contributo.
Professore - spesso lo si dimentica - di teologia orientale a Lione, padre Wenger attingerà dal Monte Athos di che soddisfare la sua passione per i Padri greci. Nel 1956 scrive una tesi famosa sull'assunzione della Vergine nella tradizione bizantina.

Un anno dopo, si fa carico del destino di un grande giornale dalla storia movimentata nel XIX secolo, ancorato alla forza del destino, "La Croix". Vi resterà fino al 1973 senza tuttavia rinunciare alle sue funzioni d'insegnante di teologia cattolica a Strasburgo.
Il progetto di Giovanni XXIII di convocare nel 1959 un concilio ecumenico colma le speranze di padre Wenger, ardente difensore di un riavvicinamento con le Chiese orientali. Paolo VI chiamerà questo processo "dialogo". Il redattore capo di "La Croix" era l'amico del Principe. Paolo VI, che assunse e fece proprio il concilio, confermò l'autorizzazione data a padre Wenger di assistere alle congregazioni generali del Vaticano ii.

Egli assunse il suo compito come giornalista fra gli esperti che lo svolgevano come consiglieri dei Padri conciliari. In un'informazione generale nello stesso tempo dominata e alimentata da dicerie gli articoli di padre Wenger costituirono presto il nucleo incandescente della riflessione quotidiana e senza pregiudizi della vita del concilio.
Fu all'origine dei telegrammi e dei dispacci che inviava l'ambasciatore di Francia, René Brouillet. Affidata ogni giorno a un giovane collaboratore dell'ambasciatore, la cronaca, che arrivava verso le quattro, era attesa con impazienza. E l'attenzione di padre Wenger non venne mai meno.

Le sue conoscenze sulla tradizione e sulla storia del cristianesimo svolsero un ruolo importante nel famoso incontro fra Paolo VI e il Patriarca Atenagora durante il celebre viaggio in Terra Santa del Papa nel 1964 che fu la premessa della cancellazione delle scomuniche reciproche.
Padre Wenger non toglieva mai il suo abito di assunzionista. Il passo vivace, il tono brioso, l'irruenza spesso finta gli davano quella sorta di allegria e quella presenza che erano alimentate dalla felicità della sua condizione di religioso, allo stesso tempo erudito e giornalista.

Era nel secolo, nel tempo, nell'istante. La sua funzione di consigliere gli aveva procurato grandi amicizie, fra cui quella del cardinale Villot, con il quale s'intrattenne tutte le domeniche alle quattro del pomeriggio, dal 1973 fino alla morte di quest'ultimo nel gennaio 1979. La pubblicazione dei suoi colloqui nel 1989 suscitò qualche alzata di sopracciglio da parte di Roma, sebbene non vi fosse nessuna indiscrezione flagrante. Padre Wenger era uno spirito libero. Aveva osato lasciar parlare della guerra d'Algeria, quando era a "La Croix", con una libertà di tono che sorprese.

Il suo sguardo intenso sulla Russia, la sua passione per il mondo ortodosso lo portarono a riprendere il dossier di monsignor d'Herbigny con occhio critico. La missione affidata a quest'ultimo dalla Santa Sede, e soprattutto dal futuro Pio xii, non gli sembrava giustificare la disgrazia di cui il prelato fu oggetto.
Padre Antoine Wenger non aveva nemici. Il merito è grande quando si è giornalista, personalità di spicco di un grande giornale cattolico, e ci si comporta da storico della Chiesa contemporanea. A suo modo, e prima di René Rémond, nel suo "Journal du Concile", inventò la storia del tempo presente. Era il modo migliore di essere vigile in seno a una Chiesa che in quel momento iniziò a soffrire per l'impazienza dell'opinione pubblica.



(©L'Osservatore Romano - 27 maggio 2009)
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Uomo delle confidenze

al servizio della verità e dell'informazione


di Jean-Michel Coulet

Perseverante come un ricercatore, curioso come un giornalista, rigoroso come un diplomatico, padre Antoine Wenger - le cui esequie si celebrano il 27 maggio - possedeva tutte queste qualità vissute fino alla fine con spirito di missione al servizio della verità e della Chiesa.
Ricercatore del Centre national de la recherche scientifique, professore universitario a Lione e Strasburgo, redattore capo a "La Croix", consigliere diplomatico nell'Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, padre Wenger è stato un grande testimone della storia della Chiesa, ma anche della politica francese e internazionale.

Ordinato sacerdote nel 1943, proseguì la sua formazione storica e teologica prima di entrare nell'Institut français dé études byzantines. Fu letteralmente rapito dallo studio dei Padri greci, ma il destino gli avrebbe riservato altre vie. Nel 1957, a 37 anni, prende in mano il quotidiano "La Croix":  siamo ai tempi della guerra d'Algeria, ma anche, poco più tardi, della convocazione a Roma del concilio Vaticano ii. Padre Wenger sarà tra i primi a prevedere i rivolgimenti sociali del Sessantotto. Da testimone diverrà spesso protagonista, non esitando talvolta, secondo alcuni, a entrare in scena in prima persona.

Dopo dodici anni di giornalismo, torna alla sua prima passione, l'insegnamento dei Padri, conservando una rubrica su "La Croix". Nel 1973 è chiamato a Roma, ed è nominato consigliere ecclesiastico dell'Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, incarico che svolgerà per dieci anni.
Del resto a Roma, ma anche prima a "La Croix", egli aveva coltivato e mantenuto rapporti stretti con alcuni prelati della curia, in particolare con il cardinale Jean Villot, divenuto segretario di Stato, con il quale aveva collaborato quando quest'ultimo era stato segretario aggiunto del concilio. Entrambi condividevano la stessa sensibilità giornalistica.

Antoine Wenger fu amico e persino confidente di alcune personalità della Curia romana. Di tali amicizie vi è traccia evidente in opere scritte in uno stile vivace e conciso, che non esitano ad affrontare gli eventi del momento, anche nelle ore più difficili.

Da giornalista fu anche storico del tempo presente, rigoroso e preciso. Desideroso di informare non per divulgare ma per spiegare e consentire a ognuno di comprendere le grandi decisioni, in poche parole è stato promotore del dialogo, ha pubblicato opere importanti come Rome et Moscou, nella quale traspare tutto il suo interesse per l'Östpolitik del Vaticano e la sua passione per l'ortodossia e soprattutto per l'ecumenismo.

Erano in pochi allora nella Chiesa a vedere la necessità dell'informazione, convinti che essa dovesse imperativamente comunicare. Al termine della sua vita sapeva di aver condotto la "buona battaglia" avendo riposto tutte le sue energie, e la propria fede, al servizio della verità.


(©L'Osservatore Romano - 27 maggio 2009)
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Esperto di Russia e Oriente cristiano


Di padre Antoine Wenger sono celebri le cronache dal Vaticano ii come giornalista ammesso alle sedute del concilio. Ma dopo quell'esperienza fu testimone diretto anche di altri momenti importanti per la storia della Chiesa, dalle missioni in Cina ai rapporti tra il Vaticano e la Russia, un tema che la sua conoscenza dell'Oriente cristiano gli permetteva di approfondire.
È del 1956 il saggio L'Assomption de la T. S. Vierge dans la tradition byzantine, mentre l'anno successivo uscirono, per le "Sources chrétiennes", le Huit catéchèses baptismales de saint Jean Chrysostome. Molti suoi articoli scientifici sono stati pubblicati sulla "Revue des études byzantines". Tra i suoi libri ricordiamo La Russie de Khrouchtchev (1960), Upsal, le défi du siècle aux Églises (1968), Rome et Moscou 1900-1950(1987), Le cardinal Villot (1989), Le trois Rome. L'Église des annés soixante (1991), Catholiques en Russie, d'après les archives du Kgb (1998).


(©L'Osservatore Romano - 27 maggio 2009)
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