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La Chiesa perseguitata

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2010 19:33
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14/07/2009 12:50

La vicinanza del Papa alle comunità colpite

Morti e feriti a Baghdad in una serie di attacchi a chiese cristiane




Baghdad, 13. La violenza è tornata a colpire le chiese cristiane in Iraq. In una serie di attentati, compiuti fra sabato e domenica a Baghdad, sono morte quattro persone che si trovavano nelle vicinanze dei luoghi di culto e altre trentadue sono rimaste ferite, alcune in modo grave. Otto - secondo fonti ecclesiastiche - le chiese davanti alle quali sono stati fatti esplodere gli ordigni. Gli attentatori hanno agito con l'intenzione di colpire i fedeli:  quasi tutte le deflagrazioni si sono infatti verificate in coincidenza con la fine delle funzioni religiose. L'episodio più grave - riferito dall'agenzia France Presse - è avvenuto domenica pomeriggio nei pressi della chiesa caldea di Notre-Dame, in Palestine Street, a Baghdad est:  lo scoppio di un'autobomba ha provocato quattro morti - due dei quali certamente cristiani - e ventuno feriti, tra i quali quindici fedeli.
In un messaggio, a firma del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, inviato al cardinale Emmanuel iii Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei, Benedetto XVI assicura la sua preghiera e la sua vicinanza spirituale alle comunità cattolica e ortodossa della capitale irachena. Il Papa - si legge nel messaggio - "prega per una conversione del cuore degli autori della violenza e incoraggia le autorità a fare tutto il possibile per promuovere una coesistenza giusta e pacifica di tutti i settori della popolazione irachena".

Domenica alcuni ordigni sono esplosi davanti ad altre tre chiese cristiane della capitale, due nel quartiere di al-Karrada, il terzo in quello di al-Ghadeer. Una delle bombe ha causato il ferimento di almeno undici persone. Gli ordigni erano stati collocati in scatole di cartone e lasciati davanti ai cancelli di ingresso delle chiese. L'emittente televisiva "Cnn" ha riferito di un altro attentato, sabato sera, sempre a Baghdad, contro la chiesa caldea di Saint Joseph, a Nafak, che non ha provocato alcuna vittima. Oltre a Notre-Dame e a Saint Joseph, sono state colpite - secondo l'agenzia AsiaNews - le chiese di San Giorgio, del Sacro Cuore, di San Giacomo, di San Pietro e Paolo (siro-ortodossa) e di Santa Maria (assira).
Nelle prime ore di oggi, al centro di Mossul, l'ennesima esplosione:  tre bambini - riferisce l'agenzia Efe - sono stati feriti dallo scoppio di una bomba collocata tra una chiesa e una moschea.

Questa serie di attacchi sopraggiunge meno di due settimane dopo il ritiro delle forze statunitensi dalle città del Paese. Il numero delle violenze, negli ultimi mesi, ha fatto registrare una sensibile diminuzione ma gli attentati restano un dramma quotidiano, soprattutto a Baghdad, a Mossul e a Kirkuk, dove è ancora concentrata gran parte dei cristiani. Dalla caduta del regime di Saddam Hussein le comunità cristiane dell'Iraq sono state oggetto di una serie numerosa di attacchi. I più gravi hanno avuto luogo nell'agosto del 2004, con quattro attentati a Baghdad e due a Mossul (nel nord del Paese):  ci furono dieci morti e cinquanta feriti. Tra le chiese colpite, anche quella di Saint Joseph. Il 16 ottobre dello stesso anno, nell'arco di due ore, vennero messi a segno cinque attacchi contro altrettanti luoghi di culto nell'area di Baghdad. Gli attentati non provocarono vittime ma danneggiarono gravemente alcuni degli edifici.

Negli anni del regime di Saddam Hussein, i cristiani in Iraq godevano di sicurezza e di una relativa libertà, tanto che alcuni di loro arrivarono anche ad avere incarichi importanti, come il vicepremier Tareq Aziz. Prima dell'invasione americana dell'aprile 2003 si stimava che fossero circa ottocentomila, sparsi in tutto il Paese. Oggi, secondo varie stime, sarebbero circa cinquecentomila. Molti di essi, per sfuggire alle persecuzioni, sono stati costretti ad abbandonare l'Iraq trovando rifugio nelle nazioni vicine o in altri continenti. Città-simbolo di questa persecuzione è Mossul, nell'Iraq settentrionale, dove, finita la guerra, sono cominciati gli attacchi indiscriminati. Vittima dell'odio anche l'arcivescovo di Mossul dei Caldei, Paulos Faraj Rahho, trovato morto il 12 marzo 2008 dopo essere stato rapito, giorni prima, da un commando di uomini armati mentre usciva dalla chiesa di Santo Spirito.

L'anno scorso sono state migliaia le famiglie cristiane costrette ad andarsene da Mossul. Una fuga per la quale Benedetto XVI ha espresso più volte "allarme e grande sofferenza". E durante il suo recente pellegrinaggio in Terra Santa, il Papa è tornato a sostenere il riconoscimento dei "diritti fondamentali a una coesistenza pacifica" dei cristiani in Iraq.

Le autorità irachene e i rappresentanti religiosi - che pure, nei giorni scorsi, avevano sottolineato con gioia il ritorno a un clima apparentemente più sereno - temono che gli attentati delle ultime ore possano scatenare una nuova ondata di violenza settaria nel Paese. "Siamo dispiaciuti per ciò che sta accadendo in Iraq - ha affermato, in una dichiarazione diffusa nella notte dalla televisione irachena, il cardinale Delly - perché sono oggi obiettivo degli attentati luoghi che, in passato, come durante la guerra, servivano da rifugio per cristiani e musulmani". Il porporato ha condannato gli attacchi contro le chiese cristiane e le moschee e ha lanciato un appello a mantenere lo "spirito di tolleranza".


(©L'Osservatore Romano - 13-14 luglio 2009)
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