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La Chiesa perseguitata

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2010 19:33
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  Nello Stato dell'India agiscono da tempo estremisti indù

Sacerdote morto nel Karnataka

Si teme la violenza anticristiana


                                                                       

Bangalore, 31. Un sacerdote cattolico, padre James Mukalel, è stato trovato morto lungo una strada, ieri, nei pressi della città di Bangalore, capoluogo dello Stato del Karnataka, in India. Ancora non chiare restano, per il momento, le dinamiche del fatto, anche se si teme che il religioso possa essere stato ucciso. Il Karnataka è infatti, assieme all'Orissa, una delle aree del Paese asiatico dove maggiormente si scatenano le violenze anticristiane.

Il corpo del religioso, che comunque non presenta ferite ma reca segni visibili di soffocamento, è stato trovato lungo una strada del villaggio di Thottathady, accanto al motociclo che utilizzava per i suoi spostamenti. Secondo una prima ricostruzione, padre Mukalel, sarebbe morto mentre stava tornando nella sua parrocchia, dopo aver celebrato un rito funebre e visitato un gruppo di famiglie.

Il religioso operava nella diocesi siro-malabarese di Belthangady. Il vescovo Lawrence Mukkuzhy ha affermato che padre Mukalel "era molto amato dai parrocchiani e dalla popolazione della zona. Era una persona buona e non aveva nemici. Era inoltre un missionario zelante e altruista, serviva persone di qualsiasi religione". Il presule ha anche aggiunto che per ora esclude che il sacerdote possa essere stato ucciso a scopo di rapina:  "Non possiamo capire il perché qualcuno lo possa aver ucciso - ha spiegato - ma una cosa è sicura, certamente non si tratta di una rapina". "La polizia sta indagando sulla vicenda - specifica il direttore dell'ufficio diocesano per la pastorale sociale, padre Thomas Kannankal - perché lo scorso anno sono state registrate nelle diocesi di Belthangady alcune violenze contro i cristiani".

La comunità ecclesiale ha detto "di sentirsi scioccata per quanto avvenuto". Il 3 agosto nella diocesi di Belthangady si aprirà fra l'altro un congresso missionario. "Il sangue di padre Mukalel - ha affermato il vescovo - non sarà versato invano. Il suo sangue servirà alla Chiesa e alla missione in India. Noi preghiamo per la giustizia e la sua protezione".

Il Global Council of Indian Christians (Gcic) ha chiesto di aprire un'inchiesta sulla morte del sacerdote e sugli attacchi ai cristiani nel Karnataka.

Lo Stato del Karnataka ha una forte presenza cristiana tra la popolazione. I religiosi sono presi di mira dagli estremisti indù i quali li accusano di fare proselitismo. Nel passato si sono verificati diversi episodi di oltraggi nei confronti dei missionari. Un gruppo di fanatici indù, per esempio, alcuni anni fa colpirono, ferendolo, un sacerdote carmelitano, padre Sylvester Pereira e altri quattro cristiani che erano assieme a lui, mentre si trovavano all'interno di un ospedale in attesa di una visita medica.

Diversi, inoltre, sono stati gli attacchi ai luoghi di culto. Nel 2008, per esempio, in Karnataka, una ventina tra chiese e abitazioni di cristiani, tra cui un monastero di suore, sono stati attaccati da un gruppo di militanti indù del movimento fondamentalista Bajrang Dal.

Da tempo il Global Council of Indian Christians (Gcic) denuncia la preoccupante violenza anticristiana nello Stato. In un rapporto dell'organizzazione si rileva fra l'altro che "si è diffuso un clima di impunità verso ogni atto compiuto in nome dell'ideologia dell'hindutva". La comunità cristiana chiede dunque alle autorità di essere adeguatamente protetta. Il vescovo di Shimoga, Gerald Isaac Lobo, ha rilevato che "è tragico che non si faccia nulla per la sicurezza dei cittadini cristiani. Gli estremisti indù ci rivolgono continuamente false accuse di voler convertire la gente meno colta". "In alcuni villaggi rurali - aggiunge - gli estremisti indù vanno di casa in casa avvertendo le persone contro i missionari, dicendo che il nostro lavoro sociale è solo un modo per ingannarli e convertirli". "Al contrario - conclude il presule - il censimento pubblico del 2001 mostra che i cristiani sono diminuiti".

I cristiani sono scesi anche nelle strade e nelle piazze per manifestare contro le violenze. In una nota del Gcic si denuncia che "in molte aree agricole i missionari sono percossi con regolarità,  gli  incontri  di  preghiera sono interrotti e i manufatti danneggiati".



(©L'Osservatore Romano - 1 agosto 2009)
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