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La Chiesa perseguitata

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2010 19:33
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09/09/2009 18:46

  Cristiani, musulmani e indù nel santuario pakistano

A Mariamabad in pellegrinaggio per la fine d'ogni discriminazione



 
Lahore, 9. Sono giorni di festa e di preghiera per la comunità cattolica del Pakistan. Festa in onore della Madonna venerata nel santuario di Mariamabad e preghiera per i persecutori, affinché il Signore cambi radicalmente i cuori di quanti - specialmente nell'ultimo mese - sembrano volersi accanire con inaudite violenze e accuse infondate contro la minoranza cristiana del Paese.

Da sessant'anni, il 4 settembre è il giorno in cui inizia il tradizionale pellegrinaggio alla grotta della Madonna, nella cosiddetta Terra di Maria, situata in una delle più antiche località cristiane del Pakistan, a poco più di cento chilometri da Lahore. Da tutto il Paese i fedeli percorrono le strade a piedi o in bicicletta. Alcuni gruppi si muovono in treno e, chi ce l'ha, usa l'automobile. Tutti addobbano il proprio mezzo di trasporto con festoni o striscioni per segnalare che sono in viaggio verso il villaggio di Maria. Ma, insieme ai cattolici si muovono cristiani di altre confessioni e anche musulmani, indù e sikh. La festa è ormai un evento per tutta la popolazione e in molti, anche non cristiani, offrono alloggio e cibo ai pellegrini meno facoltosi. Quest'anno - secondo Ucanews - oltre un milione di persone ha partecipato alle celebrazioni culminate poi, martedì 8, con la ricorrenza della Natività della Beata Vergine Maria. Soprattutto, però, ha assunto particolare importanza la preghiera per la pace e la riconciliazione nel Paese. "Abbiamo posto ai piedi della Vergine Maria la nostra opera in favore dei cristiani perseguitati. Preghiamo e digiuniamo per la conversione dei terroristi coinvolti nelle recenti violenze contro i cristiani", ha detto padre Emmanuel Asi, segretario esecutivo della commissione biblica cattolica del Pakistan. "Noi - ha aggiunto - siamo  parte integrante di questo Paese e vogliamo diventare strumenti di pace".

Padre Asi è anche tornato a chiedere l'abrogazione delle controverse leggi sulla blasfemia, che puniscono duramente, talvolta con la morte, le offese ai simboli islamici. "Si tratta di leggi che meritano d'essere cambiate - ha detto - per evitare la persecuzione di pakistani innocenti, la metà dei quali poveri cristiani". In molte occasioni, infatti, queste leggi vengono applicate solo per alimentare l'odio comune o per regolare interessi personali senza alcun collegamento con la religione.

"Si può essere deboli e poveri, ma la persecuzione non può scoraggiare la nostra fede", ha detto nel corso di una celebrazione il padre cappuccino Mehboob Evarist, il quale ha anche esortato i fedeli a "pregare per coloro che ci fanno del male".

La cooperazione della polizia locale ha comunque consentito un tranquillo e ordinato svolgersi del pellegrinaggio, la cui celebrazione principale è stata presieduta dall'arcivescovo di Lahore, Lawrence John Saldanha. "Alcuni sacerdoti avevano ricevuto delle telefonate minatorie che annunciavano attentati contro il pellegrinaggio e che dicevano che ci avrebbero ridotti a un mucchio di cenere", ha detto padre Mushtaq Pyara, segretario del comitato organizzatore del pellegrinaggio. "Abbiamo quindi chiesto al Governo del Punjab - ha continuato - di garantire la sicurezza. Si sono svolti degli incontri con i funzionari della Polizia che hanno poi proibito per alcuni giorni l'utilizzazione degli altoparlanti delle moschee nei villaggi circostanti Mariamabad". Infatti, proprio questi altoparlanti in passato sembra siano stati talvolta utilizzati per incitare alla violenza contro le minoranze religiose.


(©L'Osservatore Romano - 10 settembre 2009)
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