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Chi è Ercole Consalvi?

Ultimo Aggiornamento: 05/06/2009 08:30
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05/06/2009 08:17

Diplomatico e umanista


di Roberto Regoli
Pontificia Università Gregoriana

Chi è Ercole Consalvi? Che cosa si dice sulla sua persona? Esemplificando, egli viene descritto come:  uomo ascoltato a Roma; un "grande"; "serviteur passionnément dévoué à l'Église romaine (...) un ministre de premier ordre"; un moderato, "determinato nel risanamento e rafforzamento del vecchio edificio statuale quanto aperto alle sollecitazioni dei tempi nuovi"; uomo politico; "viveva ed operava in lui l'ideale politico d'un reggitore di stati italiani del Settecento"; "mente chiara, limpida, perspicace che comprendeva con rapidità fulminea una situazione ed agiva prontamente"; uomo dalle "vedute nuove e persino ardite"; "uomo del Settecento"; "un moderato dallo spirito aperto, ma non è un riformatore liberale"; "un riformista conservatore nella linea degli spiriti "illuminati" del XVIII secolo (...) politico prudente e accorto"; "uno dei più grandi uomini di Stato della Santa Sede", "uno dei più grandi statisti che abbia mai avuto la Chiesa, degno di tener testa a Napoleone che ne riconosceva le doti".



Emerge un ritratto assolutamente positivo  ed elogiativo. Ma c'è unanimità? Non proprio e soprattutto da parte dei curiali del suo tempo. Cardinali come Di Pietro, Pacca, Fontana e Litta lamentano l'influsso di Consalvi sul Papa.
L'espressione più significativa, anche se amara, è del cardinale Di Pietro:  "Consalvi est maintenant tout ici. Nous autres nous sommes plus des antiquaires, qu'on ne consulte plus, que pour la forme et dont on ne suit aucun conseil. Souvent même nous ignorons tous les projets". Consalvi è tutto e gli altri degli antiquari. E questa visione passerà anche nella storiografia. Parlando di Consalvi non si potrà mai fare a meno di considerarlo come un accentratore. Nei primi studi sulla sua persona si riportano anche alcune critiche dei contemporanei che lo descrivono come un uomo "insaziabile di dominio". Non per tutti, però, aveva questo volto. Non così tra i suoi amici artisti, tra gli stranieri e i governanti esteri, come Castlereagh. La persona e l'immagine di Consalvi passano alla storiografia attraverso le opinioni delle persone che lo hanno conosciuto, facendo da filtro, ma non da ostacolo.

L'iniziale storiografia consalviana mette subito in evidenza la rettitudine di intenzioni del cardinale nel disimpegno dei suoi doveri, rispondendo così alla critica che lo descriveva come uomo "insaziabile di dominio". Anche successivamente prevale una linea positiva che sottolinea la moralità del cardinale, come il suo spirito religioso e i suoi sentimenti di sincera amicizia. Da questa interpretazione si discosta chiaramente Adolfo Omodeo che considera il cardinale "tutt'altro che un'anima religiosa", ma su questa strada rimarrà da solo. Lo storico Raffaele Colapietra, a lui successivo, ad esempio, prenderà chiaramente le distanze da una comprensione riduzionistica della religiosità, anche se ammetterà una carenza di spirito religioso nell'azione governativa consalviana. Si distingue, allora, tra la persona e la sua azione politica. Sempre Colapietra intravede nella spiritualità consalviana una certa spiritualità tardosettecentesca romana, forse razionalistico-sentimentale e non evangelica, populista e dogmatico gesuitica. Di spirito religioso parlano anche altri storici, sottolineando le sue pratiche esterne (come i digiuni, le confessioni, la partecipazione puntuale alle cappelle pontificie), come anche la sua preghiera solitaria e raccolta in qualche chiesa. Grazie ai più recenti studi sulla biblioteca consalviana emergono degli aspetti più intimi. La sua spiritualità si basa sui "classici" cristiani come l'Imitazione di Cristo o le opere di Teresa d'Avila, con una base mariana - è da ricordare che giovanetto partecipò ad una congregazione mariana. Pertanto non solo si deve correggere l'Omodeo affermando che il Consalvi è un uomo religioso, ma addirittura che ci sono tutte le premesse per ritenerlo uomo spirituale.

Sulle sue qualità personali c'è unanimità di consensi. Lo storico Massimo Petrocchi parla chiaramente di un "ricco e sincero senso di umanità", così come del suo equilibrio e della sua operosità. È descritto come uomo non attaccato alla ricchezza, tanto da rifiutare le regalie dei sovrani e morendo "quasi povero" - secondo i canoni dell'epoca relativi ad un cardinale. C'è pieno consenso nel presentarlo come attento alle arti - poesia, musica, scultura - e sensibile alla bellezza. Gli è riconosciuta una sincera delicatezza d'animo.

C'è sin dall'inizio (1847) una presentazione riguardevole del cardinale che viene paragonato ai cardinali Ximenes, Richelieu e Mazzarino. Questo raffronto presente in Gaetano Moroni trova una prima base già nel 1823 in un manoscritto (con più copie), poco conosciuto, intitolato Abbozzo comparativo di un autore anonimo zelante che, nel presentare un confronto tra Consalvi ed altri cardinali politici e diplomatici (Ximenes, Wolsey e Richelieu), tende ad esprimere "un giudizio severissimo di onnipotenza e di arbitrio ai danni di Consalvi". Il confronto con altri cardinali continua nel tempo, ancora un secolo dopo, trovando addirittura anche nuovi termini di paragone (quale il cardinale Casaroli). In questo senso viene spesso associato alla sua persona un aggettivo qualificativo assai impegnativo:  "grande". Così tanti storici gesuiti, come Ilario Rinieri e Giacomo Martina, come pure altri studiosi impiegano questa terminologia elogiativa. Si ricorda a livello esemplificativo Giuseppe Alessandro Angelucci, che è dichiaratamente di parte sin dal titolo della sua monografia. Così tramite un semplice aggettivo viene espresso un giudizio comprendente non solo la persona, ma anche la sua azione. Viene dato al lettore un pregiudizio più che favorevole.

Su questa presentazione lodevole del cardinale viene ad inserirsene un'altra, insolita, ma significativa, interessante ed originale, anch'essa basata sulla lettura degli scritti di Consalvi:  Richard Wichterich lo presenta come uomo insicuro, dalla limitata fiducia in se stesso, senza ambizioni, che si percepisce inetto. Così fino all'invio a Parigi (1801). Quella fu l'ultima volta nella sua vita in cui tentò di evitare apertamente un compito difficile:  "Dopo aver affrontato a Parigi il potente Bonaparte ed avergli tenuto testa, parve che le nuove prove non lo spaventassero più".

A questa interpretazione è giustapposta quella di Lajos Pásztor. L'autore fa notare come al Consalvi piaccia la parte di mentore - le sue lettere all'allora amico Giuseppe Albani, in missione a Vienna, sono piene di consigli ed ammonimenti, nonostante il fatto che Albani stesse alla sua terza missione diplomatica e il Consalvi non ne avesse avuta ancora nessuna - e come il suo stile sia conciso, essenziale, utilizzando termini precisi e chiari, tanto da poter affermare che è espressione di una personalità forte e decisa. Entrambi gli autori considerano fonti precedenti al 1801:  stesso personaggio, ma diversa valutazione della personalità. E non c'è possibilità di conciliazione. Probabilmente le due interpretazioni andrebbero armonizzate.

Negli ultimi due anni si sono avuti contributi innovativi che hanno utilizzato come fonte gli elenchi dei testi librari di Consalvi conservati presso l'Archivio di Propaganda Fide. Essi riportano la situazione della biblioteca negli anni 1793, 1797 e 1824. Grazie al loro studio, si sono potuti conoscere meglio il pensiero e la personalità del prelato romano.



Più esattamente, dal punto di vista teologico e spirituale si possono fare diverse considerazioni. Consalvi, diplomatico e politico, è in qualche modo vicino all'uomo più semplice. Ha anche lui le sue devozioni:  si nota una preferenza per san Francesco di Sales e, maggiormente, per santa Teresa d'Avila; nutre pure interessi per i santi gesuiti. Per quanto concerne i libri teologici il discorso si fa più ampio, poiché vi si trovano rispecchiate le esigenze dell'epoca ed anche le necessità riguardanti il ministero pubblico del cardinale. Si trovano opere riguardanti la potestà del Romano Pontefice o la giurisdizione episcopale (si pensi al libro del Bolgeni e al De Potestate ecclesiastica di Pietro Ballerini, presente nel terzo catalogo), libri sui sinodi diocesani - anche quello di Pistoia - e infine opere relative alla condizione del clero in Francia - principalmente in relazione al giuramento civile. Si rileva, pertanto, un'osmosi tra le letture del Consalvi e le situazioni che doveva quotidianamente affrontare.

Considerando i gusti poetici e letterari, si riscontrano interessi diversi. Nella biblioteca figurano classici dell'antichità, opere del periodo tardo medievale, dell'umanesimo, del Seicento, della poesia settecentesca e del romanticismo. Per la varietà letteraria dei libri da lui posseduti, si può riconoscere una personalità composita, che spazia su tutto l'arco della produzione disponibile. Inoltre, emerge il profilo di un uomo che mira ad avere una cultura impegnata, insomma di un intellettuale. È un uomo aperto, che considera seriamente la produzione letteraria. C'è una effettiva volontà di comprendere. Emerge anche una caratteristica personale:  quella di essere un uomo che non si accontenta - dello stesso testo ha più edizioni, più traduzioni e più commentari. Questa immagine finale di Consalvi come di una personalità composita e perfezionista, continuamente teso ad approfondire, aiuta a capire il personaggio, facendo emergere lo spessore dell'uomo. Il cardinale, alla fine, si può unicamente definire, andando oltre l'immagine di un uomo di cultura, come un uomo intellettualmente aperto.

L'ambito fin qui trattato, relativo alla persona di Consalvi, richiede ulteriori ricerche, soprattutto in vista di una futura biografia. Si conosce ancora ben poco dei familiari del cardinale, delle loro attività e dunque degli stimoli che Ercole può aver ricevuto. Solo recentemente si sono aggiunti alcuni dati riguardanti la sua formazione scolastica e superiore.

Per quanto riguarda il periodo giovanile del cardinale, si hanno poche notizie. Alcuni - a partire da Moroni e specificamente nella produzione di voci dei dizionari - sottolineano il suo curriculum vitae, altri riferiscono i suoi interessi giovanili (Wichterich), altri ancora esprimono giudizi di sconcertante superficialità - quando ad esempio Bernard Plongeron lo descrive come nuovo nella carriera all'età di 43 anni!




(©L'Osservatore Romano - 5 giugno 2009)
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