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Il dibattito sulla bioetica in Francia

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2009 16:11
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Il punto sugli incontri organizzati nelle diocesi

La vita in gioco

Il dibattito sulla bioetica in Francia




Parigi, 17. La Chiesa di Francia fa il punto sul grande dibattito che ha coinvolto il Paese sui temi della bioetica, in vista della revisione della legge in agenda nel 2010. Monsignor Thierry Magnin, vicario generale di Saint-Etienne, che a febbraio presentò il dvd La vie en question. La bioéthique au regard de l'Evangile, film-documentario a cura della Conferenza episcopale, ha partecipato da allora a una cinquantina di incontri organizzati nelle diocesi, tastando il polso della situazione. "Per i tre quarti dei partecipanti ai dibattiti - ha spiegato - le questioni concernenti la bioetica sono assai vaghe e questo tipo di informazione, ad esempio la proiezione del film, aiuta a inquadrare il confronto offrendo alcuni punti-chiave che riassumono il pensiero della Chiesa al riguardo".

Il pubblico che ha partecipato agli incontri è stato generalmente molto diversificato:  cattolici, professionisti della sanità, membri di altre confessioni religiose, atei. "Nel documentario - precisa Magnin - noi presentiamo una visione cristiana del senso dell'uomo per condividerla con tutti, e molti alla fine vi si riconoscono senza necessariamente essere cristiani". E non sono mancati scienziati non cristiani o partecipanti contrari ai precetti della Chiesa che hanno riconosciuto la bontà di La vie en question, che ha permesso loro di "comprendere meglio il messaggio della Chiesa cattolica su tali problemi". Il film parla dei tre temi più delicati affrontati dagli "stati generali":  la ricerca sugli embrioni e sulle cellule staminali, che pone le questione dell'inizio e del dono della vita; la procreazione medicalmente assistita, inclusa la "gestazione per altri", che indaga sulla sofferenza delle coppie sterili e sulle relazioni fra sessualità, procreazione e filiazione; le diagnosi prenatali e preimpiantatorie, che interpellano le coscienze sulla compatibilità fra etica e medicina predittiva.

Monsignor Magnin, che collabora con l'organismo sulla bioetica creato, in seno alla Conferenza episcopale, dall'arcivescovo di Rennes, Pierre d'Ornellas, ha rilevato alcune costanti dei dibattiti. Una è legata alla fascia di età coinvolta:  "Gli studenti - spiega Magnin - pongono molte domande sulla sessualità:  loro, in generale, non hanno difficoltà a separare sessualità e procreazione. Con i ragazzi il lavoro è quindi soprattutto sulla relazione di coppia e sulla procreazione come conseguenza dell'amore che rende il rapporto saldo e stabile. Gli adulti, invece, si interrogano più sulla dignità della persona umana e sull'estensione di questo concetto all'embrione".

Altra costante è il grande interesse suscitato dalle questioni legate alla sofferenza delle coppie sterili e dei genitori che apprendono che il feto presenta un'anomalia:  "Come la società si prende carico dei bimbi disabili e accompagna le loro famiglie?", si chiede il vicario generale di Saint-Etienne. Le testimonianze dei membri delle associazioni delle famiglie di bambini disabili sono state preziose. E hanno offerto al dibattito ulteriori spunti di riflessione, come quello della difficoltà di adottare bambini disabili, nonostante ci siano famiglie pronte ad accoglierli. Si è parlato anche - ha detto monsignor Magnin - "delle strade alternative alle interruzioni mediche di gravidanza e delle diagnosi preimpiantatorie, situazioni queste ultime che hanno spesso suscitato la domanda "Si riceve la vita come un dono o si vuole assolutamente un figlio perfetto?"".

Gli "stati generali" sulla bioetica, lanciati a febbraio, si chiudono questo mese con quattro grandi forum pubblici:  tre si sono svolti il 9, l'11 e il 16 giugno a Marsiglia, a Rennes e a Strasburgo, l'ultimo - che vedrà anche l'intervento del presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy - avrà luogo martedì 23 a Parigi. Attraverso il dibattito nazionale, il Governo sta cercando di trovare una soluzione condivisa sui grandi temi della bioetica che saranno oggetto della nuova legge, e soprattutto la più ampia unanimità riguardo valori indiscutibili quali il primato della persona, la non negoziabilità del corpo umano, l'anonimato e la gratuità della donazione. Ma è soprattutto sull'assistenza medica alla procreazione (fecondazione in vitro, inseminazione artificiale) e sull'ammissibilità della ricerca sulle cellule staminali embrionali che si giocherà gran parte della sfida.


(©L'Osservatore Romano - 18 giugno 2009)
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La bioetica e il mito del relativismo

Intervista a padre Tadeusz Pacholczyk



di Giovanni Patriarca



PHILADELPHIA (Pennsylvania, Stati Uniti), giovedì, 18 giugno 2009 (ZENIT.org).- Un neurologo ed esperto di etica sottolinea la necessità di basare la bioetica sui principi morali e afferma che anche chi professa il relativismo ha delle certezze assolute nella vita. Padre Tadeusz Pacholczyk è il direttore educativo del National Catholic Bioethics Center di Philadelphia (Stati Uniti). Scrive un inserto mensile per The Catholic Herald intitolato Making Sense out of Bioethics.

In questa intervista a ZENIT, parla della necessità di fondare la bioetica su principi morali assoluti alla luce degli eventi recenti in questo settore.


Negli ultimi anni la bioetica sembra essere diventata un campo di battaglia in cui molti gruppi di interesse cercano di imporre la propria visione politica separata da qualsiasi considerazione relativa alle basi morali di questo settore. La Dichiarazione Universale sulla Bioetica e i Diritti Umani delle Nazioni Unite del 2005 potrebbe essere considerata un punto di partenza, ma lascia delle questioni irrisolte. Che direzione sta prendendo la bioetica nel mondo globalizzato di oggi?


Padre Pacholczyk: A mio avviso, la Dichiarazione è piuttosto vaga e decisamente inutile quando si tratta di affrontare discussioni bioetiche scottanti e di avvicinarsi a seri momenti decisionali.
La riga finale del testo parla di come a nessuno dovrebbe essere permesso di “impegnarsi in qualsiasi attività o compiere qualsiasi atto contrario ai diritti umani, alle libertà fondamentali e alla dignità umana”, ma non specifica alcuna di queste ampie idee in modo significativo.Nel mio lavoro, quando si parla di diritti umani fondamentali il caso più ovvio sarebbe forse quello relativo ai diritti dell'embrione umano, il membro più giovane della nostra famiglia umana.

La parola “embrione”, tuttavia, non viene mai menzionata nella Dichiarazione. Temo che gran parte della nostra discussione bioetica moderna “aggiri” semplicemente le questioni chiave.


Di recente negli Stati Uniti la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane è stata promossa da un nuovo finanziamento federale, e i media riportano che questa decisione ha diviso l'opinione pubblica. Qual è la posizione della Chiesa cattolica in un momento così delicato?


Padre Pacholczyk: In questo momento delicato, così come in ogni momento, la Chiesa cattolica espone e insegna con autorità la legge naturale.
La verità morale sulla ricerca sulle cellule staminali embrionali umane può essere conosciuta alla luce della ragione naturale.E' una questione legata ai diritti umani fondamentali. A volte ricordo alla gente che ciascuno di noi è semplicemente un embrione che poi è cresciuto.Se cogliamo correttamente questo fatto biologico fondamentale e constatiamo la verità della proposizione per cui sono tutti creati uguali e meritano un'analoga protezione da parte della legge, la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane, nella misura in cui richiede la distruzione di embrioni, può essere vista per quello che è: un'azione che è sempre e ovunque immorale.

Il campo della bioetica può sopravvivere senza assoluti morali o c'è la possibilità che rimanga costantemente alla deriva?


Padre Pacholczyk: Gli assoluti morali rappresentano la base di una società e sono una condicio sine qua non per il suo giusto ordinamento.
Gli assoluti morali sono anche alla base di tutta la bioetica corretta. La proclamazione per cui “non ci sono assoluti morali che ci legano” è in se stessa una dichiarazione morale assolutista.

E' interessante che al giorno d'oggi nessuno creda davvero nel relativismo morale; si crede semplicemente che quando si parla di moralità assoluta bisogna essere gli arbitri di ciò che è morale e di ciò che non lo è.Non ho mai incontrato qualcuno che non si basasse su assoluti morali di qualche tipo. Anche le persone più aperte a livello mentale e relativiste insistono sul fatto che certe azioni sono assolutamente sbagliate, siano esse l'inquinamento e il provocare il riscaldamento globale o uccidere gli orsi polari o minacciare le foreste pluviali sudamericane.

Quando si parla di uccidere esseri umani nel ventre materno, questi stessi individui dalla mente aperta e liberale insisteranno paradossalmente sul fatto che ciascuno dovrebbe essere libero di scegliere di fare ciò che desidera, anche se negheranno sommariamente questa libertà di scelta radicale a chiunque possa voler uccidere panda o delfini.

In altre parole, queste persone esercitano un assolutismo selettivo in cui sono gli unici a decidere le questioni che devono essere considerate assolutamente negative. La loro miope versione della verità, che è solo un'immagine parziale e incompleta di questa, diventa una specie di approccio fondamentale e di ossessione.

Per ulteriori informazioni sul National Catholic Bioethics Center: http://www.ncbcenter.org/

[Traduzione dall'inglese di Roberta Sciamplicotti]
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