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La chiusura dell'Anno paolino a Tarso e ad Antiochia

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2009 06:50
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04/07/2009 06:50

Cerimonie con il Patriarca Bartolomeo e il cardinale Tauran

La chiusura dell'Anno paolino a Tarso e ad Antiochia


di Egidio Picucci

L'Anno paolino si è concluso in Turchia nei due luoghi che maggiormente ricordano la presenza dell'apostolo delle Genti:  Antiochia e Tarso. Ad Antiochia tutto è avvenuto nella più assoluta semplicità nei luoghi di culto delle due maggiori comunità cristiane:  il cortile della missione cattolica e la grande chiesa ortodossa. A Tarso la chiusura ha avuto una cornice più significativa, anche se appesantita dall'interrogativo sul destino della chiesa che la città ha eretto al suo cittadino più illustre. Si attende infatti di sapere se l'edificio tornerà museo o diventerà stabilmente luogo di culto.

Ad Antiochia erano presenti due alte personalità religiose:  Bartolomeo, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, e il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Il porporato ha presieduto la concelebrazione eucaristica nell'affollatissimo cortile della missione cattolica; il Patriarca ha guidato la recita dei vespri nella chiesa ortodossa. Non sono mancate ovviamente le autorità civili, anche perché la chiusura dell'Anno è coincisa con il Sen Piyer bayrami, la festa di san Pietro, che ad Antiochia coinvolge l'intera città, presente alla Grotta dell'Apostolo - purtroppo ancora chiusa per restauro - con tutte le confessioni religiose, qui abituate a una pacifica convivenza.

Il cardinale - con il quale hanno concelebrato Antonio Lucibello, nunzio apostolico in Turchia, Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia, Youssef Anis Abi-Aad, arcivescovo di Aleppo dei Maroniti, e Denys Antoine Chahda, arcivescovo di Aleppo dei Siri - ha detto di "sentirsi onorato di rappresentare il Papa e di vivere l'esperienza sempre nuova della comunione cattolica attorno alla Parola e al Pane, perché la Chiesa di Gesù è comunione nella diversità".

Citando poi la Lettera di Paolo a Timoteo, ha aggiunto che, come Paolo "ha combattuto il buon combattimento", così ogni cristiano deve avere il coraggio di testimoniare senza paura e senza cedimenti la propria fede ai fratelli, facendosi strumenti di pace nelle varie circostanze della vita quotidiana". Compito ricordato anche dalla "Preghiera semplice" attribuita a san Francesco, che nell'occasione ha sostituito la tradizionale preghiera dei fedeli.

Parlando in greco, turco e in inglese, Bartolomeo ha sottolineato, durante i vespri, l'amore che esiste tra gli ortodossi sparsi nel mondo e l'intesa con la Chiesa sorella di Roma, con la quale ha condiviso la gioia di onorare il grande apostolo che ha diffuso il Vangelo in tutta l'Asia Minore. Tra gli applausi è quindi avvenuto l'abbraccio tra il Patriarca e il cardinale.

A Tarso, dove nel corso dell'Anno paolino sono passati oltre quattrocento gruppi di pellegrini, provenienti da trenta nazioni diverse, la cerimonia di chiusura è stata più solenne, sia per il numero dei partecipanti - il cardinale, sette vescovi e oltre cinquanta sacerdoti - che per la cornice che l'ha avvolta:  proiezioni nel museo cittadino su Tarso e sul contributo che le religioni possono dare alla pace, conferenze sullo stesso argomento - una delle quali affidata a monsignor Padovese - concerto del coro Città di Antiochia nel parco accanto al famoso Sen Paul kuiusu, pozzo di san Paolo.

Il cardinale ha ricordato che il cristianesimo in Turchia è fondato sul sangue dei martiri e sulle preghiere degli anacoreti, sulle quali Paolo ha costruito comunità fondate sull'amore che "può essere comandato perché è stato donato". Ricordando poi la raccomandazione del Papa contenuta nella lettera con cui gli ha conferito il compito di chiudere l'Anno paolino, Tauran ha esortato i cristiani a non vergognarsi della loro fede perché la testimonianza è un mezzo efficace di evangelizzazione.


(©L'Osservatore Romano - 4 luglio 2009)
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