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La storia millenaria del Monte Carmelo

Ultimo Aggiornamento: 16/07/2009 14:52
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16/07/2009 14:52

La storia millenaria del Monte Carmelo

Il giardino sacro che affascinò anche Pitagora


di Sandra Isetta

"Il Carmelo è una punta di smeraldo verde che entra nel Mediterraneo, un'altura affascinante. Chi vi sale, accanto al santuario della Madonna del Carmelo, trova la grotta di Elia, nello splendore di un paesaggio sempre decantato dalla Bibbia" (Gianfranco Ravasi). È una catena di venticinque chilometri che abbraccia mare e terra, dal golfo di Haifa fino alla pianura di Esdrelon, in Palestina:  uno dei santi monti biblici, luoghi privilegiati delle teofanie.

Anche fonti extrabibliche testimoniano la tradizione di santità del Carmelo, inaugurata dai Fenici. Il "promontorio santo", definizione in testi egiziani del ix secolo prima dell'era cristiana, guadagna la citazione di Tacito che al generale Vespasiano fa compiere un sacrificio sul Carmelo, "nome della montagna e di un dio" che, per volontà degli antichi, non ha "né statua né tempio". Giamblico (iv secolo) rappresenta l'eroe della sua biografia, Pitagora, in visita alla "montagna santa più di ogni altra e considerata inaccessibile al volgo".



Qui il primo profeta d'Israele, Elia il Tisbita, ebbe una visione. Commosso dalle sofferenze del popolo afflitto da una lunga siccità per il culto reso al dio Baal, importato dalla cananea Gezabele, moglie del re Acab, "Elia si recò alla cima del Carmelo; gettatosi a terra, pose la faccia tra le proprie ginocchia. Quindi disse al suo ragazzo:  "Vieni qui, guarda verso il mare". Quegli andò, guardò e disse. "Non c'è nulla!". Elia disse:  "Tornaci ancora per sette volte". La settima volta riferì:  "Ecco, una nuvoletta, come una mano d'uomo, sale dal mare". Elia gli disse:  "Va' a dire ad Acab:  Attacca i cavalli al carro e scendi perché non ti sorprenda la pioggia!". Subito il cielo si oscurò per le nubi e per il vento; la pioggia cadde a dirotto" (1 Libro dei Re, 18, 42-45). In questa nube piccola "come una mano d'uomo" l'esegesi e poi la mistica cristiane hanno letto la prefigurazione della Vergine Maria, portatrice del Verbo, la divina rugiada dono fecondo di vita.

Nella tradizione cristiana, il culto mariano affonda le sue radici nell'Antico Testamento:  Maria è la nube di Elia come è la sposa del Cantico dei Cantici, lo sposo ne paragona la bellezza al monte ("Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo", Cantico, 5-6). La presenza di Elia, padre ideale dei santi anacoreti, fa del Carmelo un monte "ascetico". Secondo la leggenda, già in epoca precristiana il monte Carmelo (karmel, "giardino") era popolato di eremiti, raccolti presso la fontana del profeta, accanto alla quale, verso la fine del i secolo, sarebbe stata eretta una cappella dedicata alla Vergine, l'inizio di un culto a Maria flos Carmeli, il più bel fiore del giardino di Dio, vite fiorita, ceppo di Jesse. Ma solo al Tredicesimo secolo risale una testimonianza diretta, negli appunti di viaggio di un anonimo pellegrino che descrive una "molto bella e piccola chiesa di nostra Signora" che gli eremiti latini, chiamati "Fratelli del Carmelo", avevano nel Wadi 'ain es-Siah. All'epoca dell'ultima crociata (1189-1192), infatti, si rifugiarono sul Carmelo, di dominio del Regno Latino, alcuni pellegrini occidentali, che si costituirono in un ordine religioso in onore della Vergine. La regola dei monaci carmelitani, approvata nel 1226 da Papa Onorio iii, fu dettata da sant'Alberto Avogadro (1206-1214), Patriarca di Gerusalemme di origini italiane. L'ordine carmelitano non ebbe quindi un suo fondatore:  Elia ne è il primo abba e il modello. I carmelitani non hanno genealogia, come il profeta che irrompe adulto nella storia di Israele, senza riferimenti a padre e madre, all'infanzia, alla giovinezza. Come Maria di Nazaret, la madre di Gesù. Con l'invasione saracena, i monaci carmelitani fuggirono dalla Palestina in Occidente, dove fondarono diversi monasteri, diffondendo il culto di Colei alla quale "è stata data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron" (Isaia, 35, 2). La festa liturgica della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo (la variante Carmine si deve all'equivalente spagnolo carmen) fu istituita per commemorare l'apparizione mariana del 16 luglio 1251 a san Simone Stock, il primo padre generale dell'ordine. La Madonna, circondata da angeli e con il bambino in braccio, avrebbe consegnato al beato Stock uno scapolare col "privilegio sabatino", ossia la promessa della salvezza per coloro che lo indossano e l'assoluzione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente la loro morte.

Lo "scapolare", detto anche "abitino", è una veste simbolica, che richiama l'abito dei carmelitani, il loro affidamento alla Vergine, l'intera comunione tra Maria e i fedeli.
La centralità della devozione alla Vergine nell'ordine e l'adozione spirituale in Elia attrae nell'orbita della tradizione letteraria e artistica un corredo di figure profetiche e mariane. A Elia è accostato il Battista e entrambi costituiscono gli archetipi agiografici dei santi asceti:  Atanasio, nella praefatio della Vita Antonii, nella dichiarazione di veritas del suo racconto, afferma di avere appreso notizie da colui che "versava acqua sulle mani" dell'eremita, il famoso gesto di Eliseo nei confronti di Elia. Anche i complessi iconografici delle chiese del Carmine, come quella di Genova, traducono questa evoluzione figurale. I vangeli (Matteo, 17, 10-13; Luca, 1, 17) nel Battista indicano l'adempimento della profezia di Malachia, il ritorno di Elia prima del giorno del Signore.

Il precursore è anche ultimo dei profeti, colui che chiude il ciclo iniziato proprio da Elia, sopra il quale è collocato nell'affresco genovese:  la Parola annunciata, ai piedi della grande Annunciazione del Verbo incarnato, custodito nel ventre di Maria, la piccola nube.
A lato, ancora la Parola nei volti dei quattro evangelisti, la sua diffusione (Paolo, chiamato sulla via per Damasco come Eliseo), infine la Chiesa (Pietro). Al seguito di Maria appaiono anche Bartolomeo apostolo e Margherita d'Antiochia. Durante il pranzo di nozze, a Cana, Natanaele (nel quale dal ix secolo la Chiesa siriaca ha identificato l'apostolo) è testimone del primo miracolo di Gesù, compiuto proprio per il premuroso intervento di Maria.

Secondo la passio, durante l'estrema confessione di fede della giovane martire d'Antiochia, consacrata alla verginità fino alla morte, sul capo di Margherita si posa prodigiosamente una colomba con una corona, attributi mariani per eccellenza.


(©L'Osservatore Romano - 16 luglio 2009)
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