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Roma: II Convegno del Summorum Pontificum.

Ultimo Aggiornamento: 21/10/2009 11:10
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Roma: II Convegno del Summorum Pontificum.

GIOVANI e TRADIZIONE
AMICIZIA SACERDOTALE “SUMMORUM PONTIFICUM”

organizzano

Il 2° Convegno sul Motu proprio “Summorum Pontificum” di S.S. Papa Benedetto XVI: un grande dono per tutta la Chiesa.

Roma, 16-18 ottobre 2009

Casa Bonus Pastor
Via Aurelia, 208
Roma


PRE-CONVEGNO di Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum

Giornata Sacerdotale – Anno Sacerdotale 2009-10

( per sacerdoti, diaconi, religiosi, seminaristi)


Venerdì 16 ottobre 2009

Ore 16,00: Accoglienza

Ore 16,15: Canto del Veni Creator

Introduzione: “L’anno sacerdotale voluto dal Santo Padre: un dono per i Sacerdoti e la Chiesa” (R.P. Vincenzo M. Nuara, O.P.)

Ore 16,30: Conferenza spirituale: “Cristo, ideale del Sacerdote” (S.E.R. Mons. Athanasius Schneider, C.R.S.C.)

Ore 17,30: pausa

Ore 18,00: Condivisione

Ore 19,00: Adorazione Eucaristica- Vespri - Benedizione.

Ore 20,00: Cena

Ore 21,00: S. Rosario

Ore 21,30: Incontro di “Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum”.

(P. Vincenzo M. Nuara, O.P. e Don Camillo Magarotto)

Ore 22,30: Compieta

CONVEGNO


Sabato 17 ottobre 2009


Ore 8,00: Santa Messa

(Celebrante: S.E.R. Mons. Athanasius Schneider, C.R.S.C.)

(Coro dei Francescani/e dell’Immacolata)


Ore 9,00: Accoglienza e iscrizioni al convegno

Ore 9,30: Canto del Veni Creator

Introduzione ai lavori:

(R.P. Vincenzo M. Nuara, O.P. – Fondatore e Animatore di “Giovani e Tradizione”/ “Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum”, Roma)

Ore 10,00: 1^ Relazione: “ La sacralità e la bellezza della Liturgia nei Santi Padri”.

(S.E.R. Mons. Athanasius Schneider, C.R.S.C. - Vescovo Ausiliare di Karaganda- Kazakhstan)

Ore 11,00: 2^ Relazione: “ Cattolicità e Romanità della Chiesa nell’ora presente”.

( Prof. Roberto De Mattei, Professore di Storia della Chiesa e del Cristianesimo all’Università Europea - Roma)

Ore 11,30: 1^ Comunicazione: “L’arte sacra a servizio della Liturgia cattolica”.

(M.R.D. Michael John Zielinski, O.S.B. Oliv.- Abate- Vice presidente della Pontificia Commissione dei Beni Culturali della Chiesa e di Archeologia Sacra)

Ore 12,00: Angelus

Ore 12,15 : 2^ Comunicazione: “La musica sacra a servizio della Liturgia cattolica ”.

(M.R. Mons. M° Valentino Miserachs Grau- Preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra)

(pausa pranzo)

Ore 15,30: S. Rosario

Ore 16,00: 3^ Relazione: “Il Motu proprio Summorum Pontificum per la crescita della vita religiosa”.

(M.R.P. Stefano M. Manelli, F.I. – Fondatore e Ministro Generale dei Francescani dell’Immacolata).

Ore 17,00: 4^ Relazione: “Il Motu proprio Summorum Pontificum e l’ermeneutica della continuità” .

(M.R. Mons. Prof. Brunero Gherardini, Ordinario emerito di Ecclesiologia e Decano emerito della facoltà di Teologia nella Pontificia Università Lateranense, Canonico Vaticano).

0re 18,30: Conclusioni

Ore 19,00: Canto del Te Deum e Benedizione Eucaristica.

(Celebrante: M.R. Mons. Camille Perl, Vice-Presidente emerito della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” – Canonico Vaticano).

(Coro dei Francescani/e dell’Immacolata).

(pausa cena)

Ore 21,30: Incontro di “Giovani e Tradizione”

( Angelo Pulvirenti – Coordinatore di G. e T.)


Domenica 18 ottobre 2009

Ore 10,00: Basilica Patriarcale di San Pietro in Vaticano (Cappella della Adorazione Eucaristica), Santa Messa Pontificale in Rito Romano Antico celebrata da S.E.R. Mons. Raymond Leo Burke – Arcivescovo- Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

(Coro dei Francescani/e dell’ Immacolata )

Ore 12,00: Angelus col Santo Padre in Piazza San Pietro.


Note organizzative:

-Organizzazione: Giovani e Tradizione/Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum (Acireale/Roma) www.giovanietradizione.org ; info: 330.702501

-Sede del convegno: Casa Bonus Pastor, Via Aurelia, 208, ROMA – tel. 6987.1282 - www.casabonuspastor.it

-Quota di partecipazione: E. 20,00; (per i giovani, studenti, seminaristi, novizi/e, religiosi/e in formazione Euro 10,00).

-La prenotazione al convegno si può effettuare in anticipo tramite il sito web di Giovani e Tradizione .

-I sacerdoti potranno celebrare la Santa Messa nella Cappella Maggiore della Casa Bonus Pastor durante la giornata del convegno.

- Per partecipare alla celebrazioni liturgiche, i sacerdoti, i diaconi e i seminaristi indossino la veste talare con la fascia, la cotta e la berretta; i religiosi l’abito corale proprio.

-Ogni convegnista provvederà personalmente a cercare l’alloggio in Roma.

- I pasti si potranno consumare nella sede del convegno al costo di E. 15,50 a pasto prenotandosi nella segreteria del convegno entro le ore 11,00.


Uffici del convegno:

Moderatore del convegno: P. Vincenzo M. Nuara, O.P.

Segretario generale: Angelo Pulvirenti (Coordinatore di G. e T.)

Ufficio pastorale di A.S.S.P.: Don Camillo Magarotto (dioc. Adria - Rovigo); Don Leonardo Pompei (dioc. Latina), Don Giuseppe Di Giovanni (dioc. Palermo), Don Joseph Kramer, F.S.S.P. (Roma), Don Giuseppe Vallauri, F.D.P. (Roma).

Ufficio liturgico: Don Gilles Guitard, I.C.R.S.S. – Don Marco Cuneo (dioc. Albenga-Imperia) – Don Joseph Luzuy, I.C.R.S.S. - Sr. M. Cecilia Pia Manelli, F.I. - P. Giovanni Manelli, F.I.- Giovanni Turturice.

Ufficio di segreteria: Marialuisa Li Volti- Marilena Lubrano - Marcella Lagumina –

Ufficio di relazioni col pubblico: Giovanni Turturice – Concetto Battiato -Emanuele Presacco – Salvatore Toscano –

Ufficio stampa: Dott. Alessandro Gnocchi - Angelo Pulvirenti.


AD MAIOREM DEI GLORIAM

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17/10/2009 12:25

In diretta dal convegno di Roma: presentazione del P. Nuara

Dai vostri inviati al convegno romano sul motu proprio:

Dopo la Messa prelatizia di mons. Schneider, ha inizio il convegno col canto del Veni creator, in una sala strapiena, con gente in piedi, mentre molti si sono dovuti sedere in stanze laterali.

Il Padre Nuara apre i lavori ricordando come il motu proprio, specie sulle prime, fu in molti ambienti ecclesiali snobbato e considerato provvedimento caduco e di applicazione pressoché nulla. Con conseguenti gravi opposizioni, che sono poi un'ulteriore spia di quella crisi della Chiesa che l'allora card. Ratzinger considerava essere conseguenza principalmente del crollo della liturgia.

Una nuova liturgia troppo incentrata sull'uomo, su un vago filantropismo, su una dimensione puramente comunitaria ha comportato, come dice mons. Gherardini, una Chiesa che ha ridotto in buona parte la Messa ad una tavola fraterna, l'ecclesiologia ad una dimensione sociologica.

Gli oppositori del motu proprio sono i fautori di una pretesa nuova Chiesa che sarebbe nata dal cantiere conciliare. Come diceva il card. Ratzinger: la liturgia postconciliare è un grande cantiere, ma un cantiere di cui s'è perso il progetto, e ognuno va avanti anarchicamente per la sua strada. Ma dividere la Chiesa tra pre e post Concilio è stato un sacrilegio. La Chiesa è una, anche diacronicamente.

Per molti il motu proprio è uno spauracchio mortale, perché li fa temere che la Chiesa possa 'tornare indietro'. Ma anche se fosse così, la Chiesa, in realtà, va sempre avanti. Recuperando elementi e tesori perduti.

Oggi la vera novità della Chiesa è la Tradizione e operare per il suo recupero è cogliere il segno più chiaro dei tempi. Pena l'aggravarsi e lo sprofondare della crisi della Chiesa.

Quale la situazione dell'applicazione del motu proprio? Dopo due anni, molto è cambiato. Aumentati gli altari dove si celebra l'antico rito, aumentate le Messe, i sacerdoti, i fedeli e, cosa rimarchevole, moltissimi giovani. Anche i vescovi si avvicinano a questo rito come, questa mattina, mons. Schneider. Ma certo la strada è ancora lunga, e per molti aspetti ancora dura.

Attendiamo ancora una Messa alla Rai, alla Radio Vaticana, Sat 2000, Tele Pace, ecc. Però (notizia in anteprima dataci da P. Nuara) Radio Maria trasmetterà la prima domenica di avvento (domenica 29 novembre, ore 1o,30) la prima Messa tridentina.

Ci sono ancora sacerdoti derisi, impauriti, minacciati; laici esasperati e rimandati a mani vuote. E' nota l'intolleranza degl'intolleranti. E proprio da chi più si sciacqua la bocca di accoglienza e tolleranza.

Ma di queste sofferenze spirituali e battaglie, Nostro Signore si serve per santificarci, purificarci e farci avvicinare al Suo Sacrificio. Questo è il tempo dell'offerta: le persecuzioni sono il nostro offertorio. Perché la Chiesa deve rimeritare davanti a Dio quello che ha abbandonato o perfino rigettato con tanta superficialità.

In tutte le diocesi in cui v'è stata maggiore opposizione, i frutti sono stati ancora maggiori, dando maggiore volontà e determinazione a sacerdoti e fedeli.

E comunque: alle Messe va poca gente, nei seminari ancor meno; vogliamo forse rigettare questa gente? Bisogna essere rispettosi alla Gerarchia, ma anche farsi valere quando il loro diritto è la volontà del Santo Padre. Un lungo appplauso spontaneo ha accompagnato il ringraziamento a Benedetto XVI nel corso della relazione.


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17/10/2009 12:26

Relazione al convegno sul motu proprio di mons. Athanasius Schneider

Mons. Schneider - nella foto, durante la Messa prelatizia di questa mattina - è un giovane (48 anni) vescovo ausiliario di Karaganda, Kazakistan, dove i suoi genitori, tedeschi, furono deportati durante gli anni sovietici

La sua relazione ha per titolo La sacralità e la bellezza della Liturgia nei santi Padri.

Il libro dell'Apocalisse dipinge la liturgia celeste come modello di quella terrestre: quello è il modello liturgico dai tempi apostolici e fino al Concilio Vaticano II. Lo confermano gli scritti di
Clemente I (primo secolo), la Passio Perpetuae Felicitatis, l'Anafora di Gerusalemme, le Catechesi Mistagogiche (III-IV sec.), S. Giovanni Crisostomo. Occorre dunque tornare alla pristina sanctorum patruum norma. San Clemente Papa ricorda come nel rito ci si debba conformare agli angeli che rendono il culto celeste e all'inno angelico dell'Apocalisse, il Trisaghion, Santo Santo Santo.

Coprirsi la faccia, inchinarsi, dare a Dio uno e trino il primo ed unico posto: questi i gesti degli Angeli dell'apocalisse nel culto all'Onnipotente.

Il culto dev'essere un Ordo (in greco tàxis), un ordine, dice Clemente nel primo secolo. Esso, cioè, dev'essere precisamente predeterminato e non lasciato all'improvvisazione.

La seconda testimonianza (il rapporto del martirio di Pepetua e Felicita) del II secolo, di ambiente africano, ci dice che le martiri entrate in Paradiso sentono cantare il Trisaghion dagli Angeli.

La Anafora di S. Giacomo rappresenta la tradizione liturgica di Gerusalemme, del IV secolo. Anche qui si rimanda per speculum la liturgia terrena a quella angelica. Si ricordano anche i serafini, che circondavano il trono dell'Altissimo e con le loro sei ali, con due si coprivano la faccia, con due i piedi, e con due volavano, secondo Isaia. L'Anafora ci dice che i serafini cantano incessantemente la teologia, ossia, nel senso di quel testo, cantano la lode e adorazione di Dio. La dossologia deve essere teologia: ossia, il culto esterno deve svolgersi in modo da esprimere la Fede in Dio uno e trino. Rendere gloria (doxa) significa esprimere la fede. Per cui la liturgia dev'essere assolutamente teocentrica; un antropocentrismo nella liturgia è completamente estraneo alle idee dei Padri.

Da queste reminiscenze serafiche, nell'antico rito romano, deriva il coprirsi le mani nella benedizione eucaristica, o le chiroteche dei vescovi, o il gesto del suddiacono che copre le mani, o la velatura degli oggetti liturgici. Nella liturgia orientale tale ruolo è svolto dall'iconostasi.


Il fatto di porre oggi il seggio del sacerdote al centro, è quanto di più opposto e contrario al pensiero dei Santi Padri e al senso mistagogico che ci viene dalla divina rivelazione, in primo luogo dall'Apocalisse. Anche il fatto di toccare le specie da parte dei laici, e specie senza velature né gesti di adorazione, è in contrasto con questo senso della liturgia.

S. Giovanni Crisostomo nella sua omelia su Isaia esalta che ai sacerdoti sia concesso il potere di toccare con le loro mani consacrate ciò che ai serafini non è possibile toccare. Infatti Isaia il serafino con le molle prese il carbone, che Isaia passò poi sulle labbra per purificarsi, toccando quanto il serafino solo con molle aveva osato prendere. E quanto più prezioso, alto e bruciante è il Corpo del Signore, il Sancta Sanctorum.

Per questo adorazione, riverenza, gesti di latrìa nella liturgia non possono essere omessi nella liturgia, perché l'esempio di essi ci viene dagli Angeli. La proskynesis, la prostrazione adorante, è negli scritti dei padri associato alla velatura e al culto.

Le riforme liturgiche, tanto dopo il Concilio di Trento quanto nella Sacrosanctum Concilium, si richiama alla "antica norma dei Santi Padri". Occorre quindi esprimere più chiaramente il sacro (SC 21). Un ritorno ai Padri non può quindi portare ad una riduzione dei gesti di reverenza e di adorazione, ma semmai un loro aumento, in modo da esprimere in modo ancor più evidente e comprensibile il terribile mysterium.

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Seconda Relazione "Cattolicità e Romanità della Chiesa nell'ora presente" del Prof. Roberto De Mattei

Il prof. Roberto De Mattei, professore di Storia della Chiesa e del Cristianesimo all'Università Europea in Roma ha trattato ora della provvidenziale cooperazione dei valori e degli strumenti della cultura romana che nei primi secoli dopo Cristo furono al servizio della diffusione del Cristianesimo.
Sin dall'inizio della storia del Cristianesimo Roma ebbe un ruolo predominante rispetto ad altre città cristiane. Al Vescovo di Roma venne riconoscito sembre maggiore influenza e supremazia anche, a volte, grazie alle note difese dottrinali in numerosi Concilii.
Così come sulle grandi strade consolari avevano, prima, marciato le legioni romane per la conquista delle terre allora conosciute, saranno poi percorse dagli evangelizzatori per "conquistare" nuovamente, con l'annuncio della lieta novella, le province dell'Impero Romano.
Fu provvidenziale inoltre la coincidenza della centralità dell'Impero con quello del Cristianesimo: Roma, da cui ereditò il latino.
La lingua dei romani divienne così quella della Chiesa: lingua conosciuta dalla popolazione si fece veicolo della nuova religione e rese di immediato apprendimento la dottrina, in maniera facile e velocissimo.
Però Dio non si accontentò dei limiti di Roma, e andò oltre.
A San Leone Magno, mentre crollava la cultura e la società romana, bisogna riconoscere il merito della romanizzazzione del Cristianesimo: esso innestò nelle rovine dell'Impero Romano i semi per la crescita del Cristianesimo. Il frutto che ne derivò fu lo splendore e l'autorità morale e religiosa del Papato in un periodo di anarchia in cui esso solo rappresentava la luce e l'ordine per i popoli dell'Europa del V secolo e succesivi (fino al Sacro Romano Impero).
L'importanza per il Cristianesimo della centralità di Roma, luogo in cui si costudiscono i valori necessari per la vitalità della vita occidentale, era ben chiara anche a Lutero, che fece della "s-romanizzazione" della Chiesa Cattolica il centro focale della sua eresia, per cercare di far crollare il magistero papale e la dottrina che esso difendeva.
Le edicole della Madonna, che a mille e mille abbelliscono le vie, i viali, i vicoli della città Santa, piansero quando a Roma venne alzato l'alberto della Repubblica, in ossequio alle vane ed effimere idee giacobine e che privarono al Papa della sua città.
Allo stesso modo cercò Mazzini, nella sua visione laicista del Regno d'Italia, di togliere Roma al Papa, per privare il Successore di Roma della città che non solo ospitava la cattedra di Pietro ma che era idealmente e istituzionalmente il fondamento della dottrina Cattolica.
In oggi quindi, noi tutti dobbiamo difendere la Romanità, e quindi la Cattolicità, che rappresenza non solo una forma mentis, anch'esse importantissime per la nostra causa, ma soprattutto l'armatura canonica della dottrina cattolica, che in essa si identifica.
Il nostro movimento per la difesa dell'antica liturgia, non è solo un movimento liturgico, ma anche morale, dottrinale, poichè se è romana la liturgia (ars orandi) è romana anche la fede (ars credendi).
Allora ognuno di noi quindi, deve assumere su di sè la responsabilità di difendere Roma: città del primato di Pietro, su cui Nostro Signore edificò la Sua Chiesa; città del Papa, successore di Pietro e capo della Chiesa. Città da cui trae forza morale ogni cattolico e a cui guarda con fiduciosa speranza e da cui trae ineffabile sostegno.

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Dal Convegno di Roma: foto S. Messa di Mons. Schneider

Orazioni alla vestizione dei paramenti






















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Dal convegno: Comunicazione dell'Abate Zielinski su "L'arte sacra al servizio della Liturgia cattolica"

Se pur Nostro Signore non prese posizioni sull'arte, è certo che durante la Sua vita egli ebbe una certa attenzione e molta cura per quanto riguardava il decoro e il gusto per certe cose: tempio, olii di maria, tappeto all'ingresso di Gerusalemme, ultima cena al primo piano e riccamente decorata.

Durante la vita della Chiesa, quindi è parso normale abbellire e rendere ancora più degne le suppellettili per le celebrazioni dei riti, in considerazione del loro uso. Se ne realizzarono di nuove, e si modificarono quelle antiche.

L'arte cristiana nacque come spontaneo frutto dello spirito e come necessità liturgica, sia in oriente sia in occidente. Essa si sviluppò ugualmente spontaneamente sia grazie alla pietas dei ministri di Dio sia grazie all'iniziativa degli artisti.

Quella cristiana è l'arte per eccellenza perchè è l'unica che sa tradurre il bello trascendentale, che esprime la lode verso Dio, e che diventa, per tanto, un sacramentale. Per lo scopo sacro e divino che essa vuole rappresentare e per cui vuole servire, l'arte sacra riesce a comunicare bellezza e sentimento di grazia. Essa è fondata sulle caratteristiche ontologiche e comunica il fondamento della bellezza per antonomasia: quella divina.

In riferimento al cubo di Fuksas a Foligno, il relatore ci ha detto essere non tanto un cubo, quanto piuttosto un incubo.

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Relazione del Superiore dei Francescani dell'Immacolata

Padre Manelli ha portato un'ampia relazione di alto carattere spirituale cui faremmo torto tentando una sintesi, inutile specie considerando ch'essa verrà riportata nell'interezza dal sito dei Francescani dell'Immacolata.

Ma almeno una cosa vogliamo riportare: lo "sgomento" (testuale) trasmesso per il crollo dei dati numerici dei religiosi negli ultimi 40 anni, come innegabile conseguenza degli smarrimenti postconciliari. Solo per i francescani: sono diminuiti di 12.000 persone in 40 anni. "Ma ci vogliono 3 secoli per fare 12.000 religiosi". E non parliamo dei 6.000 domenicani, dei 15.000 gesuiti, e così via. E pensare che negli anni '60 v'era una straordinaria fecondità di vocazioni religiose. All'epoca la frequenza religiosa era oltre il 60% dell'intera popolazione.

Perché questa influenza negativa, anzi disastrosa del novus ordo? Perché senza la liturgia la fede crolla; e specie la vita religiosa, che è simbiosi e sinergia con la liturgia. Liturgia e vita religiosa simul stabunt et simul cadent. Una liturgia ben fondata, salda e compatta, è dimostrata da una vita religiosa in crescita e feconda. E viceversa...

Lutero iniziò con la vernacolarizzazione della liturgia. Sapeva bene che colpendo la lingua latina della liturgia, avrebbe colpito al cuore il baluardo del cattolicesimo.

P. Manelli ha ben distinto tra le speranze nate dalla Sacrosanctum Concilium e, invece, la sua distruttiva attuazione postconciliare.

Su una nota positiva, P. Manelli ha ricordato che il Santo Padre, per l'anno sacerdotale, ha associato al Curato d'Ars il Santo Pio da Pietralcina quale modello dei religiosi.

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18/10/2009 07:44

Brunero Gherardini: il motu proprio e l'ermeneutica della continuità


Ecco la relazione al convegno sul motu proprio di mons. Brunero Gherardini, colonna della scuola teologica romana. Il quale, nonostante lo spessore della relazione, si è rivelato ricco di verve e sense of humour. Si può ben dire che il monsignore non le manda a dire.

Il motu proprio riafferma la continuità della Tradizione ecclesiastica in campo liturgico. Il relatore ha riferito però del "morso edace della polemica" (bell'espressione: edace da edere, mangiare) che ha accompagnato questa decisione papale. Polemica proveniente perfino da vescovi e cardinali: cardinali che dovrebbero essere cardini del pontificato, e non suoi "picconatori" (citiamo). Ecco la rottura, lo scandalo e la contraddizione.

Anche la revoca delle scomuniche ai vescovi lefebvriani ha visto equivoci e polemiche strumentali. Specie da parte dei "cosiddetti fratelli maggiori".

Che cosa si intende per ermeneutica? Secondo Gherardini, il Papa non aveva in animo, con quella parola, di tornare a concetti idealistici e soggettivistici, bensì voleva dare un nome a criteri interpretativi.

Per il gruppo della Scuola di Bologna, il Vaticano II chiude un'epoca e ne apre un'altra. Il linguaggio stesso del postconcilio, suggerito dall'entusiasmo (quindi non dalla riflessione, o dalla razionalità) parlava di 'nuova autocoscienza ecclesiale', nuova ecclesiologia, prima e dopo, chiesa nuova, profetica e futura, e vecchia morta e seppellita.

Essendo la fede per sempre, la sua continuità è una necessità logica: fedeltà assoluta alla immutabilità del proprio statuto, la Tradizione. Tradere significa trasmettere, consegnare, comunicare in latino. E di questa trasmissione, dicono Matteo e Paolo, nemmeno un angelo venuto dal cielo avrebbe potuto scambiare un apice o uno iota. I Padri della Chiesa, e tra questi S. Agostino, parlano di traditio dominica o traditio apostolica.

In Giovanni si dice: lo Spirito Santo che vi manderò vi ricorderà quanto vi ho insegnato. Si noti: non aggiungerà nuove cose, ma semplicemente ricorderà un corpus di verità già rivelato da Gesù Cristo nella Sua missione terrena.

S. Paolo a Timoteo affermò che la grazia ricevuta con l'imposizione delle mani lo abilitava a trasmettere la verità ricevuta a uomini 'sicuri'. Ecco già in atto la catena della successione apostolica. Tertulliano parla di trasmissione della 'semente apostolica'. Gli Apostoli trasmisero solamente quanto avevano da Cristo ricevuto ratione Ecclesiae. Non i carismi personali, ma le sole verità riguardanti la Fede e la Chiesa. Al successor viene trasmesso un deposito di cui diventa custos et traditor, ossia custode e trasmissore. Ossia di quod semper, quod ubique, quod ab omnibus creditum est.

Tradizione non è comunque fissità, poiché acquisizioni sempre nuove possono aversi approfondendo la conoscenza della verità, che è di sempre e per sempre. Nova et vetera. Significati prima nascosti o non pienamente recepiti verranno, sotto l'azione dello Spirito Santo, alla superficie della conoscenza cristiana. La Tradizione è vivente, ma non nel senso con cui i novatori usano quel participio. Per i novatori è vivente la tradizione che assorbe le dinamiche del momento contemporaneo. Per tradizione vivente si intende da taluni 'maturazione culturale' della Chiesa. Ma una tradizione del genere, più che vivente, è morta. Oggi è convinzione dei novatori che il Concilio Vaticano II è, allo stato, la risposta ai problemi del momento e quindi, più 'vero' (per quel criterio) di quanto l'ha preceduto.

Ma la verità è una, di Cristo, ed è stabilita fino alla fine dei secoli.

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il convegno

Liturgia: «Summorum Pontificum, un grande dono per tutta la Chiesa»


DA ROMA

GIANNI C ARDINALE

«Un grande dono per tutta la Chiesa».
Con questo titolo, che è un programma, si è svolta ieri a Roma, nella Casa Bonus Pastor, la giornata centrale del 2° Convegno sul motu proprio
Summorum Pontificum con cui nel 2007 Benedetto XVI ha dato piena cittadinanza nella Chiesa, come «forma straordinaria» del rito romano, al Messale latino in uso fino all’entrata in vigore della riforma liturgica di Paolo VI.
L’incontro, organizzato da «Giovani e Tradizione» e dall’Amicizia sacerdotale Summorum Pontificum , è stato moderato dal domenicano Vincenzo Nuara, che non ha nascosto le non poche difficoltà che incontrano coloro che voglio applicare il motu proprio.
La
prima riflessione
è stata quella del vescovo Athanasius Schneider, ausiliare di Karaganda in Kazakhstan, su «La sacralità e la bellezza della liturgia secondo i Santi Padri della Chiesa».
Il presule è autore di un fortunato libriccino (titolato Dominus est) edito dalla Libreria editrice vaticana agli inizi del 2008, e pluritradotto in varie lingue, in cui si auspica, per motivi spirituali e pastorali, il ritorno alla ricezione della comunione in bocca e in ginocchio.
Prassi che il cerimoniale pontificio ha introdotto in modo esclusivo – per chi prende l’Eucaristia dal Papa –, a partire dal giugno dello stesso anno.
«Considero – spiega Schneider – questo fatto rilevante perché lo fa il Pastore Universale della Chiesa e lo fa dovunque vada. Credo lo abbia fatto dopo aver riflettuto bene e a lungo.
Si tratta di una specie di magistero liturgico pratico. Immagino si tratti di un invito, silenzioso e delicato, ad essere imitato». Altre relazioni della mattinata sono state quelle del
professor Roberto De Mattei, dell’abate Michael John Zielinski
, vicepresidente della Pontificia Commissione dei Beni culturali della Chiesa, e di monsignor Valentino Miserachs-Grau, preside del pontificio Istituto di Musica sacra.
Nel pomeriggio padre
Stefano M. Manelli
, fondatore e ministro generale dei Francescani dell’Immacolata, ha parlato del ruolo del motu proprio Summorum pontificum per la crescita della vita religiosa.
Infine la molto attesa
relazione di monsignor Brunero Gherardini
, decano emerito della facoltà di teologia della Lateranense, sul tema, di grande attualità, dell’ermeneutica della continuità.
Ad ascoltare la riflessione era presente anche monsignor Guido Pozzo, il segretario della Commissione Ecclesia Dei che coordinerà
l’imminente 'dialogo teologico'
tra Santa Sede e lefebvriani.
Nel corso della giornata è stato presentato anche una
indagine demoscopica
, commissionata alla Doxa, in base alla quale tra gli italiani interpellati che si professano cattolici il 71% considera normale che nella propria parrocchia possano essere celebrate entrambe le forme liturgiche, l’ordinaria e la straordinaria. Mentre il 21% dichiara che ci andrebbe tutte le settimane e il 12% ogni mese.

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Solenne pontificale a San Pietro (con buttafuori)

Ecco le nostre fotografie del sublime pontificale solenne al faldistorio di questa mattina nell'Arcibasilica di San Pietro.













L'Arcivescovo Burke, il vescovo Schneider, mons. Pozzo, cento e più sacerdoti (diocesani e dei vari istituti legati alla Tradizione), i frati francescani dell'Immacolata ed uno stuolo di celesti e giovanissime suore francescane dell'Immacolata hanno reso indimenticabile questa grandiosa giornata: la Santa Messa dei tempi apostolici ritorna a casa dopo 40 anni di esilio nel deserto.

A vero dire, più che un ritorno, è peraltro ancora un intravvedere la Terra Promessa dalla cima del monte Nebo, se si giudica dall'accoglienza ricevuta dai sampietrini e dallo staff della basilica. Nulla diremo circa l'anticipazione di mezz'ora dell'orario comunicata solo ieri, per motivi che sfuggono ad ogni razionale e benevolente comprensione. Ma ben più grave i fatti di cui i vostri cronisti sono diretti testimoni. Alcuni di noi, entrati in basilica con largo anticipo e chiesto dove fosse la Messa tridentina, si son sentiti rispondere che non ve n'era alcuna, e di recarsi all'altare della cattedra dove ci sarebbe stata la solita messa ordinaria. Solo insistendo, e con fastidio, sono stati indirizzati alla Cappella del SS. Sacramento ove si è poi svolta.

Il sottoscritto, arrivato esattamente alle 9,28, si è trovato uno sbarramento a venti metri dalla cappella, con non meno di dodici tra sampietrini e gendarmi, che a tutti ripetevano trattarsi di "cerimonia privata per un gruppo" e come tale inaccessibile. Solo con un alterco, accompagnato dalla minaccia di essere espulso dal tempio, è stato possibile avvicinarsi. A due signore con tanto di veletta in testa è stato detto che la messa che cercavano era alle 10 all'altare della Cattedra (ove si è svolto il rito ordinario), e si sono arrese.

Chi vi scrive non è comunque riuscito a entrare nella cappella perché straripante: si era formato un gruppo al di fuori, nella terra di nessuno tra il cordone di sicurezza e l'accesso in cappella, presidiato da (non scherziamo): 2 gendarmi, 3 sampietrini e 1 poliziotto in borghese. Non poco per un accesso largo 4 metri circa. Non contenti, hanno anche tirato per buona parte le tende, per evitare che la sublime bellezza del rito attirasse la gente. Per tutta la Messa le persone che si avvicinavano sono state mandate inesorabilmente via, ma qualcuno è rimasto vedendo la Messa come un miraggio lontano.

Peccato che, per chi era fuori, le note della Messa Orbis Factor fossero coperte dalle canzonette di una sciantosa gniaulante che animava la Messa ordinaria alla Cattedra.

Ma non indugiamo su questi aspetti negativi. La festa è stata grande, la cappella come detto straripante, e qualche difficoltà non fa che renderci, tutto sommato, più determinati e saldi nella Fede.
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19/10/2009 10:38



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20/10/2009 05:29

Messa in San Pietro secondo il rito precedente al Vaticano II

Al termine di un Congresso sul Motu proprio "Summorum Pontificum"


CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 19 ottobre 2009(ZENIT.org).

Questa domenica mattina, per la prima volta dai tempi della riforma liturgica, è stata celebrata nella Basilica di San Pietro una Messa secondo il rito straordinario in latino (il Messale precedente il Concilio Vaticano II).
La Messa, celebrata nella Cappella dell'Adorazione Eucaristica da monsignor Raymond Leo Burke, prefetto del Tribunale Supremo della Segnatura Apostolica, ha concluso il 2°
Convegno sul Motu proprio "Summorum Pontificum", svoltosi a Roma dal 16 al 18 ottobre.
All'atto ha partecipato anche monsignor Guido Pozzo, nominato di recente dal Papa segretario della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", incaricata del
dialogo
con i seguaci della Fraternità San Pio X, fondata dall'Arcivescovo Marcel Lefebvre.
La cappella non ha potuto accogliere tutti coloro che volevano partecipare alla Messa ed è stata riempita totalmente da 70 sacerdoti e circa 400 persone.
Dopo la Messa, i partecipanti al Congresso si sono riuniti in Piazza San Pietro per recitare
l'Angelus
insieme al Papa, che ha rivolto loro un saluto speciale nelle parole che ha pronunciato in italiano.
Con il titolo "Un grande dono per tutta la Chiesa", il Congresso ha analizzato l'applicazione del Motu proprio "Summorum Pontificum" sull'uso della liturgia romana precedente alla riforma del 1970.
L'incontro, svoltosi presso la "Casa Bonus Pastor", è stato organizzato da "Giovani e Tradizione" e da "Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum".
La giornata intermedia, quella di sabato, è stata chiusa dal canto del "Te Deum" e dalla benedizione eucaristica da parte di monsignor Camille Perl, vicepresidente emerito della Commissione "Ecclesia Dei".
Inaugurando il Congresso, l'organizzatore, padre Vincenzo Nuara O.P., ha constatato le difficoltà che incontrano a volte quanti vogliono applicare il Motu proprio.

"Possono gli uomini di Chiesa rifiutare la Messa in rito antico?" ha chiesto padre Nuara.

"Se ciò avviene è un grande problema per la Chiesa. Ma spesso, dove Vescovi e parroci la rifiutano, si ottiene il risultato di spingere i giovani (laici e sacerdoti) ad amarla e a praticarla. Ci sono comunque grandi segni di speranza, in particolare il sorgere di nuove vocazioni per la Messa in rito antico", ha aggiunto.
Secondo un
sondaggio Doxa
, in Italia il 63% dei cattolici praticanti assisterebbe regolarmente (almeno una volta al mese) alla Messa in rito antico se i Vescovi e i parroci applicassero il Motu proprio.
La ricerca, commissionata dall'associazione Paix Liturgique e dal sito Internet "Messa in latino", è stato presentato nel corso del Convegno ed è stata condotta sugli italiani che si dicono cattolici, il 76% della popolazione.
In base ai suoi risultati, solo il 58% dei cattolici italiani ha sentito parlare dell'introduzione della liturgia tradizionale da parte di Benedetto XVI.
Quando informato del Motu proprio, il 71% degli intervistati considera normale che nella propria parrocchia possano essere celebrate entrambe le forme liturgiche, quella ordinaria e quella straordinaria in latino.

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20/10/2009 12:07

A Radio Maria sarà trasmessa la Messa nella forma straordinaria.

.

di Salvatore Izzo

(AGI) - Città del Vaticano, 17 ottobre 2009 - Quale la situazione dell'applicazione del motu proprio "Summorum Pontificum" con il quale Benedetto XVI ha liberalizzato l'uso del messale romano preconciliare?

"Dopo due anni, molto è cambiato", afferma padre Vincenzo Nuara, domenicano, aprendo i lavori del Convegno che celebra in questi giorni a Roma la decisione di Papa Ratzinger a favore dei tradizionalisti.

"Sono aumentati - dice il religioso - gli altari dove si celebra l'antico rito, sono aumentate le messe, i sacerdoti, i fedeli" e, "cosa rimarchevole", sono "moltissimi i giovani" presenti alle celebrazioni con il rito antico e ci sono sempre piu' ragazzi che aspirano al sacerdozio nelle istituzioni ecclesiastiche cattoliche che celebrano con il rito tradizionale, ad esempio nella Fraternità sacerdotale di San Pietro (nata da dodici preti staccatisi dalla Fraternita' San Pio X sono ora diventati 219 e hanno 11 diaconi, futuri preti, e circa 129 seminaristi).

Secondo padre Nuara, anche se in "molti ambienti ecclesiali" il motu proprio e' stato "snobbato e considerato provvedimento caduco e di applicazione pressoché nulla", la risposta dei fedeli e' stata sorprendentemente favorevole considerando la disaffezione alla messa domenicale in molte realta' e la scarsa attrattiva esercitata dai seminari ("alle messe va poca gente, nei seminari ancor meno").

In particolare, "in tutte le diocesi in cui v'è stata maggiore opposizione, i frutti sono stati ancora maggiori, dando maggiore volontà e determinazione a sacerdoti e fedeli".

Al Convegno, padre Nuara ha anche annunciato che "Radio Maria trasmetterà la prima domenica di avvento, cioe' il prossimo 29 novembre, alle ore 10,30, la prima messa tridentina.

Al Convegno, la relazione di base e' stata tenuta da mons. Athanasius Schneider vescovo ausiliare di Karaganda, in Kazakistan, autore del volume “Dominus Est - Riflessioni di un Vescovo dell'Asia Centrale sulla sacra Comunione”, stampato di recente dalla Libreria Editrice Vaticana, con prefazione dell'ex sgretario della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, mons. Malcolm Ranjith.

Secondo il presule, "la liturgia dev'essere assolutamente teocentrica; un antropocentrismo nella liturgia è completamente estraneo alle idee dei Padri".

Per questo, porre il sacerdote e non il sacrificio di Gesu' al centro della celebrazione è "opposto e contrario" al messaggio che ci viene dalla Rivelazione, in primo luogo dall'Apocalisse. Ed anche il fatto di toccare le specie da parte dei laici "è in contrasto con questo senso della liturgia". In proposito, mons. Schneider ha citato "quanto diceva il card. Ratzinger: la liturgia postconciliare è un grande cantiere, ma un cantiere di cui s'è perso il progetto, e ognuno va avanti anarchicamente per la sua strada".


Fonte AGI. Si ringrazia Papa Ratzinger Blog
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21/10/2009 11:10

FOTO DAL CONVEGNO - S. Messa di S.E.Mons. A. Schneider

La celebrazione del Sacrificio Eucaristico si è svolta alle 8:00 di Sabato 17 Ottobre, primo giorno del II Il 2° Convegno sul Motu proprio “Summorum Pontificum”di S.S. Papa Benedetto XVI: un grande dono per tutta la Chiesa".
A celebrare è stato Sua Ecc. Mons. Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare di Karaganda- Kazakhstan.



preghiere per i paramenti







omelia


offertorio




offertorio



III confiteor



Misereatur



Indulgentiam



Ecce Agnus Dei


Per altre foto si veda link
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