Benvenuto in Famiglia Cattolica
Famiglia Cattolica da MSN a FFZ
Gruppo dedicato ai Cattolici e a tutti quelli che vogliono conoscere la dottrina della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Amiamo Gesu e lo vogliamo seguire con tutto il cuore........Siamo fedeli al Magistero della Chiesa e alla Tradizione Apostolica che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Ti aspettiamo!!!

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Vicino ai carcerati reclusi nell'«altra città»

Ultimo Aggiornamento: 20/08/2009 14:32
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
20/08/2009 14:30

A colloquio con monsignor Giorgio Caniato

Vicino ai carcerati reclusi nell'«altra città»


di Paolo Brocato

"La civiltà di una nazione si misura anche dalla dignità della pena detentiva. Quando le condizioni nelle carceri e negli istituti di pena sono disumane e disumanizzanti, tali cioè da non indurre il processo di riconquista del senso di un valore e di accettazione delle corrispondenti responsabilità, le istituzioni falliscono nel raggiungere i loro scopi essenziali". A parlare è monsignor Giorgio Caniato, ispettore generale dei cappellani italiani del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e del Dipartimento della giustizia minorile. Mentre lo intervistiamo, nel suo ufficio romano alle falde del Gianicolo, là fuori c'è chi intrattiene un altro tipo di colloquio con gli "abitanti dell'altra città", i detenuti del vicino carcere di Regina Coeli. Ogni giorno, a sera, quelle grida, quel canto disperato tra i familiari e i detenuti, tagliano l'aria. Quelle voci esprimono attese e speranze, ma anche angosce e disperazione. "La pastorale dei carcerati è difficile. Lo è - sottolinea monsignor Caniato - per la situazione delle persone, i carcerati, la polizia carceraria e per la situazione dell'ambiente, il carcere stesso che, specialmente oggi, registra, anche a causa del sovraffollamento, disagi, difficoltà talvolta al limite dell'indicibile".

Troppo spesso, purtroppo, il carcere si trasforma in un luogo di violenza assimilabile a quegli ambienti dai quali i detenuti non di rado provengono. Ciò, è evidente, vanifica ogni intento riabilitativo ed educativo delle misure detentive. "Queste complesse tematiche - osserva il responsabile della pastorale penitenziaria in Italia - sono state affrontate più volte nel corso della storia e non pochi progressi sono stati realizzati nella linea dell'adeguamento del sistema penale sia alla dignità della persona umana sia all'effettiva garanzia del mantenimento dell'ordine pubblico. Ma i disagi, le fatiche vissute nel complesso mondo della giustizia e, ancor più, la sofferenza che proviene dalle carceri testimoniano che ancora molto resta da fare. In molti Paesi del mondo le carceri sono assai affollate. Ve ne sono alcune fornite di qualche comodità, ma in altre le condizioni di vita sono precarie, per non dire indegne dell'essere umano. I dati sono sotto gli occhi di tutti e ci dicono che questa forma punitiva in genere riesce solo in parte a far fronte al fenomeno della delinquenza. Anzi, in vari casi, i problemi che crea sembrano maggiori di quelli che tenta di risolvere".

Monsignor Caniato, nel ricordare una sua inchiesta negli istituti penitenziari di vari Paesi, ribadisce il "forte appello che giunge dalle innumerevoli carceri disseminate nel mondo, dove sono segregati milioni di nostri fratelli e sorelle. Essi reclamano soprattutto un adeguamento delle strutture carcerarie e a volte anche una revisione della legislazione penale. Dovrebbero essere finalmente cancellate dalla legislazione degli Stati le norme contrarie alla dignità e ai fondamentali diritti dell'uomo, come pure le leggi che ostacolano l'esercizio della libertà religiosa per i detenuti". Occorrerà anche rivedere - aggiunge - i regolamenti carcerari che non prestano "sufficiente attenzione ai malati gravi e a quelli terminali; ugualmente si dovranno potenziare le istituzioni preposte alla tutela legale dei più poveri".

Ma anche nelle circostanze in cui la legislazione è soddisfacente, molte sofferenze derivano ai detenuti da altri fattori concreti:  "Basti pensare in particolare - ricorda - alle condizioni precarie dei luoghi di detenzione in cui i carcerati sono costretti a vivere, come pure alle vessazioni inflitte talvolta ai detenuti per discriminazioni dovute a motivi etnici, sociali, economici, sessuali, politici e religiosi".
Altre difficoltà sono patite dai reclusi per poter mantenere regolari contatti con la famiglia e con i propri cari, e gravi carenze spesso si riscontrano nelle strutture che "dovrebbero agevolare chi esce dal carcere, accompagnandolo nel suo nuovo inserimento sociale.

"Dal Giubileo nelle carceri del 2000 - ricorda monsignor Caniato - c'è stato un risveglio e una presa di maggior coscienza anche da parte dei vescovi italiani. Di grandissimo valore il messaggio del 9 luglio 200o, così intensamente desiderato dai cappellani, del compianto Giovanni Paolo II. Il messaggio fu inviato non solo alla Chiesa universale ma anche ai capi di Stato. Sono aumentate così le presenze significative dei vescovi in visita alle carceri e l'insegnamento espresso in molti scritti e discorsi. Sono sorte nuove iniziative di aiuto sia dentro che fuori il carcere. C'è stata una maggiore attenzione alla pastorale penitenziaria, riconosciuta dalla Conferenza episcopale italiana come pastorale specifica di cui sono responsabili i vescovi che mandano e delegano i cappellani delle carceri a livello diocesano e l'ispettore generale dei cappellani a livello nazionale.

"Pastorale - sottolinea monsignor Caniato - significa l'azione della Chiesa in tutti i suoi membri per la realizzazione del suo essere e della sua missione che è l'evangelizzazione. "Andate in tutto il mondo" ha detto Gesù. Egli vuole salvi tutti gli uomini. Il termine "penitenziaria" - per chi non è dell'ambiente, può far pensare alla penitenza, al sacramento della confessione - si riferisce ai penitenziari o carceri, cioè al mondo della giustizia penale, al potere giudiziario dello Stato, di cui il carcere è una parte integrante.

"Sì, perché anche in carcere - dice monsignor Caniato - la pastorale è una sola e si rivolge a tutte le persone ospiti, detenuti e operatori penitenziari. Naturalmente si deve adattare alla struttura carceraria, a ogni singola persona, che non sono solo i detenuti e che può essere cattolica, cristiana, atea, musulmana, buddista, italiana, comunitaria, straniera e nella sua condizione di detenuto o di operatore".

Ci si può chiedere:  come la Chiesa, e quale suo tramite il cappellano in carcere, può rivolgersi ai detenuti cattolici sostenendo tuttavia anche tutti i detenuti?

"La pastorale in carcere o evangelizzazione, deve seguire ciò che Cristo ha fatto. Gesù - conclude monsignor Caniato - ha accostato tutti gli uomini, parlando, operando anche miracoli, senza chiedere nulla:  così la Chiesa, i cappellani, i volontari cristiani, gli operatori cristiani del carcere, per esigenza intrinseca del loro essere cristiani e mandati a evangelizzare devono accostare tutti, senza distinzione di nessun tipo:  sono disponibili per tutti quelli che li cercano. I cappellani però non sono assistenti sociali, sono evangelizzatori inviati dal primo Pastore".


(©L'Osservatore Romano - 20 agosto 2009)
__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
20/08/2009 14:32




Scopi, struttura e storia della commissione internazionale per la pastorale cattolica nelle prigioni

Per carceri più umane


Particolare rilievo di coordinamento e progettualità nell'azione dei cappellani carcerari assume, oggi, la commissione internazionale della pastorale cattolica delle carceri (Iccppc):  International commission for catholic prison pastoral care). 

Gli scopi della commissione possono dedursi dal motto stesso e dall'emblema della commissione. L'uno, con la dizione Vinculum unitatis, riassume la solidarietà dei cappellani cattolici, che li caratterizza e li unisce alla Santa Sede, con la quale - in particolare con il Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la Pace - gli Statuti prescrivono "strette relazioni". L'altro, l'emblema, rappresentando due mani - una delle quali dietro sbarre carcerarie - che tende l'una verso l'altra, esprime fra cappellani e detenuti una solidarietà che vince ogni ostacolo e abbraccia ogni tipo di assistenza, spirituale e materiale. Gli scopi giuridicamente dichiarati dagli Statuti (1996) sono inoltre di "arrecare alla Chiesa universale una più vasta consapevolezza e sensibilità nell'esercizio della pastorale carceraria" e di "stimolare la creazione di cappellanie cattoliche delle carceri in tutte le nazioni, in collaborazione con le relative conferenze episcopali, offrendo il sostegno necessario". Altro scopo dichiarato è di "contribuire nel proprio campo specifico alla riforma e alla revisione del sistema penale in tutto il mondo".

Quest'ultimo intento ha già dato occasione di impegno da parte della commissione nel campo dei diritti dell'uomo, mediante servizi di informazione inseriti nel Bollettino "Newsletter", proposte e, recentemente, concrete iniziative per il proprio riconoscimento in seno all'Onu come organizzazione ufficiale non governativa, che darebbe alla commissione rilievo e forza contrattuale notevoli per la realizzazione di progressi in campo penale.

Particolare impegno assunto dalla commissione, è anche quello di lottare contro la pena di morte, sia perché di fatto non venga applicata, sia perché ne sia attuata una piena e universale abolizione.
La struttura della commissione internazionale si articola in un presidente eletto dall'assemblea plenaria. Attualmente a ricoprire tale carica è il dottor Cristian Kuhun. Il primo organo, per importanza, della commissione, è l'assemblea stessa dei membri, che per votare debbono essere preposti alla pastorale carceraria nei loro Paesi di origine dalle relative conferenze episcopali.

Per ciò che riguarda la storia, la commissione internazionale trova la sua origine nel dopoguerra degli anni Cinquanta, quando gli stessi cappellani italiani avevano da poco concretizzato le loro aspirazioni a un organismo centrale che li coordinasse. Fu allora (1950 a Roma e 1954 a Friburgo in Svizzera) che si ebbero i primi due congressi internazionali dei cappellani delle carceri, i soli convocati nella loro universalità a tutt'oggi. Nel secondo di essi fu creata una "commissione", che peraltro non si riunì mai ufficialmente. Nel 1955, a Friburgo in Brisgovia (Germania) si tenne la prima riunione informale della commissione, nel corso della quale venne eletto il suo primo presidente nella persona di Monsignor Verheggen (Paesi Bassi). Ancora non esisteva alcuno statuto. Nel corso di un suo soggiorno in Svizzera, monsignor Ronca, arcivescovo e ispettore dei cappellani italiani, in un colloquio col cappellano tedesco Schmitz e con due altri cappellani, Rousset, francese e Teobaldi del Cantone svizzero del Ticino, propose che si celebrasse a Roma un nuovo congresso di tutti i cappellani. A tale scopo furono invitati a Zurigo il 31 gennaio 1972 alcuni cappellani generali. In tale riunione fu deciso di rinunciare al congresso internazionale di tutti i cappellani e di convocare invece a Roma la commissione, nell'autunno dello stesso anno.

Questa sessione fu organizzata da Monsignor Ronca a Roma dall'8 all'11 ottobre 1972, e coloro che vi parteciparono furono ricevuti dal Papa Paolo VI. Nel corso della stessa sessione si avvertì da ogni parte la necessità di strutturare la commissione in forma giuridica, e pertanto fu istituito un comitato esecutivo provvisorio che preparasse un progetto di statuto, il quale si riunì nel febbraio 1973 a Essen e ancora, in agosto, nel Belgio. A tale scopo fu utilizzato il codice civile svizzero, e fu scelta per qualificare la commissione una forma di associazione civile disciplinata dalla legislazione svizzera.

La commissione internazionale non fu dunque inclusa alle origini in fattispecie canoniche. La questione canonica fu ripetutamente oggetto di attenzioni e sforzi, ma è stata disciplinata dal congresso solo a Varsavia nel 1996, dove gli statuti originari furono rinnovati e ampliati. La commissione viene riconosciuta e fornita di personalità giuridica canonica anche dalla Santa Sede come associazione privata di fedeli, composta di chierici e laici, conforme al Codice di diritto canonico.


(©L'Osservatore Romano - 20 agosto 2009)
__________________________________________________

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:46. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com