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"Dalla Fede il Metodo"

Ultimo Aggiornamento: 03/10/2009 14:10
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21/09/2009 20:02

Non manca Lui, manca il senso del Mistero.
 Per questo mi viene sempre in mente quella frase di Gilbert Chesterton: «I sapienti - si sente dire - non vedono risposta all'enigma della ragione. 
Il male non è che i sapienti non vedono la risposta, ma che non vedono l'enigma», non percepiscono l'enigma, non percepiscono il Mistero.
Per questo Martin Heidegger diceva che «nessuna epoca ha saputo meno della nostra che cosa sia l'uomo».
Tanto è vero che tutto si riduce al sentimento di piacere o di dispiacere.
Guardate che cosa diceva Immanuel Kant (possiamo quasi riconoscerei in queste parole):
 «In che cosa, cioè, ciascuno debba riporre la propria felicità, dipende dal sentimento di piacere o di dispiacere proprio di ciascuno [...]; e quindi una legge necessaria soggettivamente (come legge di natura) è, oggettivamente, un principio pratico del tutto accidentale, che in soggetti diversi può e deve essere diversissimo, e pertanto non può mai fornire una legge».
Il criterio di giudizio è assolutamente soggettivo, e per questo la parola "corrispondenza" (che qui è ridotta a ciò che confa a questo sentimento soggettivo) viene manipolata da ciascuno, dalla scelta di ciascuno.
Per questo vi riporto quello che dice don Giussani in Si può (veramente?!) vivere così? rispetto all'esperienza della corrispondenza, perché mi ha fatto colpo rileggendolo: «II contenuto dell'esperienza è la realtà.
Un uomo è innamorato della tal ragazza: questo è un fatto, è un fenomeno. Il poeta va in giro con le mani in tasca e giunge a questo fatto.
Questo fatto entra sotto il giro d'orizzonte dei suoi occhi, cioè entra dentro l'ambito del suo conoscere.
 Siccome è un fenomeno reale, diventa oggetto di conoscenza. Questo è l'inizio del fenomeno, ma non è tutto.
Di fronte a questo oggetto di conoscenza, gli occhi del poeta si incendiano di curiosità, di simpatia, di approvazione, perché nel fenomeno vede qualcosa che garberebbe avere anche a lui, mentre essendo piccolo poeta quindicenne non l'ha ancora così.
Prova una nostalgia: prova, cioè reagisce con un senso di invidia e con un desiderio di avere anche lui quel fenomeno».
Qui dovrei fermarmi e domandarvi: questo è esperienza?
E questa la corrispondenza? Scommetto che la stragrande maggioranza risponderebbe di sì: provo una nostalgia, provo questa curiosità, provo questa simpatia, dunque mi corrisponde.
E questa è la giustificazione; uno può andare dietro a qualsiasi cosa, e poi giustificare qualsiasi tipo di naturalismo (andare fino in fondo alle proprie nostalgie sentimentali) in nome della corrispondenza, e giustificare anche tra noi qualsiasi stupidaggine in nome della corrispondenza. Spesso per noi corrispondenza è sinonimo di desiderio di avere.
Ma attenzione a come prosegue don Giussani:
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