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Capite perché don Giussani ci invitava a leggere Leopardi? Per comprendere che cos'è questa esigenza elementare, che Leopardi aveva così presente, così carnalmente presente. Mi stupisce sempre che don Giussani a tredici anni non trovasse altro compagno di strada che un Leopardi. Che razza di esperienza del suo umano aveva don Giussani per non trovare altro compagno di strada che uno che diceva così: che tutto è poco, piccino, per la capacità dell'animo! E don Giussani questo ce l'ha detto sempre, ma noi non lo capiamo! Tutto è poco, piccino, per la capacità dell'animo: la moglie, il lavoro, il successo, la politi-ca... Tutto è poco, piccino, per la capacità dell'animo! Se non capiamo questo, noi siamo come tutti. Perché? Perché confondiamo quello che ci piace con quello che corrisponde. E se noi non incominciamo a giudicare, ci inganniamo in continuazione: non soltanto perché facciamo il male o perché non siamo coerenti con una norma morale. Ti inganni - il che è peggio - perché non ti corrisponderà mai, non corrisponderà all'esigenza di felicità che provi! Dobbiamo decidere se vogliamo prendere sul serio il desiderio di felicità, l'esperienza elementare che ci troviamo addosso, se vogliamo prendere sul serio il nostro umano! O vogliamo fare - come fanno tutti - quello che ci pare e piace? Perché per questo non abbiamo bisogno di venire qua, e soprattutto, poi, dire che lo facciamo perché «me l'ha detto Carrón»! Ma va', va'! Io della corrispondenza ho detto e posso dire solo quel che sto dicendo adesso. Non prendiamoci in giro. Allora capite che gran lavoro ci sta davanti, se abbiamo questo minimo di tenerezza con noi stessi, questa affezione a noi stessi, se veramente vogliamo il nostro bene, la nostra felicità, la felicità dei nostri amici, la felicità dei nostri figli, la felicità del mondo. Se noi non facciamo esperienza, non possiamo capire qual è la differenza tra qualsiasi cosa che ci passa per la testa (le nostre immagini) e Cristo. Perché, alla fine, se il criterio è soltanto quel che mi pare e piace. Cristo diventa un pensiero che mi pare e piace più o meno; non è Chi mi rende possibile la corrispondenza di cui diceva don Giussani, l'unica vera corrispondenza, quella che è impossibile all'uomo se non Lo trova. Per questo occorre celebrare Cristo, festeggiare Cristo. Senza questo, capisco bene che tante volte rimaniamo nella confusione rispetto a ciò che abbiamo incontrato. Perché o non lo abbiamo sperimentato o resistiamo a riconoscere che cosa veramente ci corri- sponde e abbiamo bisogno di giustificare qualsiasi nostra istintività. È chiaro? 57 |