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Ricostruzione storica e biblica sulla Vergine Maria

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2009 15:46
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21/08/2009 15:39

Inserisco uno studio inserito tempo fa in risposta a pastore Luca ai tempi dell'esistenza di Cristiani Evangelici in MSN che è frutto di un lavoro di gruppo, quindi non solo mio. Se volete discuterlo, riportatelo in un'altro forum, in questo non potete rispondere poichè è solo di lettura.

Caro Luca, lo so che resteremo ognuno delle proprie idee, ma impariamo anche a capire che la verginità di Maria parte innanzi tutto da un atto di fede: LA VERGINE CONCEPIRA' E DARA' ALLA LUCE UN FIGLIO, dove il termine VERGINE è il soggetto che unisce l'atto del concepimento e del partorire. Naturalmente lo studio che segue è una ricostruzione di altri lavori che ho unito e che condivido ^__^
 
Li dividerò in più messaggi perciò, come abbiamo rispettato il tuo lavoro, abbiate anche voi la pazienza di leggere e meditare con calma fino a quando avviserò che ho terminato l'inserimento che sto terminando nelle pause dal lavoro ^__^
 

PREFAZIONE ALLA PREFAZIONE (!) PRIMA PARTE

"Elvidio ha dato dimostrazione di grande ignoranza, affermando che Maria ha avuto diversi figli, solo perché in alcuni passaggi si menzionano dei fratelli di Cristo" (San Girolamo)

Perché una prefazione?

La risposta è molto semplice. Ho l’impressione che lo studio di Luca (che, salvato in formato word come consigliato dall’autore stesso, occupava più di 20 pagine)  lo abbiano letto in pochi. Perchè, da quello che ho potuto capire seguendo questa ed altre discussioni, a molti purtroppo non interessa sapere come stanno realmente le cose ma gli basta venire a conoscenza che esistono delle "risposte".

Che poi queste risposte siano vere (cioè diano realmente delle risposte) oppure siano solo un pò di informazioni inutili, a loro non interessa. Lo ha dimostrato XXXXXX, dialogando con un TdG, poiché inseriva testi che contenevano affermazioni già confutate e superate, segno evidente che XXXXXXX non aveva letto quello che aveva inserito o non lo aveva capito, tanto che lo stesso iscritto TdG glielo faceva notare più volte ^__^

Quindi questa prefazione ha lo scopo di far "risparmiare" tempo a chi comunque non leggerebbe il seguito (tanto è una posizione cattolica e quindi è sicuramente sbagliata) dandogli comunque uno spunto di riflessione. Così, se vorrà, potrà in seguito leggersi anche i vari capitoletti che inseriremo rispettando l’ordine scelto da Luca.

PREFAZIONE

E questa è la prefazione vera e propria. Qui vogliamo mettere in evidenza alcuni errori dello studio di Luca che, ad una lettura superficiale o faziosa, potrebbero sfuggire.

Il termine "fratelli" e il termine "finchè"

Nel tentativo di giustificare il loro rifiuto verso la verginità perpetua di Maria, gli evangelici sono costretti a forzare il significato di questi termini dando ad essi un solo significato. Ovviamente quello che fa comodo a loro! Allo stesso modo devono necessariamente affermare che i cattolici fanno lo stesso, altrimenti la loro falsificazione verrebbe immediatamente scoperta. Così affermano, come fa Luca, che per i cattolici il termine adelfòs (letteralmente fratello) vuole, quando è applicato agli adelfòi (letteralmente fratelli) di Gesù, dire sempre e solo "cugino". Non è vero!

Per quanto riguarda il termine "finchè" sono ovviamente costretti a sostenere che "finchè" indica sempre la fine di un’azione e l’inizio di un’altra. Non è vero!

Maria di Cleopa sarebbe Maria di Cleopatra!

Secondo lo studio di Luca, la Maria indicata come madre di Giuseppe e di Giacomo non sarebbe moglie di Cleopa, come comunemente si crede, ma sarebbe identificata perché Cleopa è un nome esclusivamente femminile. Non è vero! E che non sia vero viene facilmente dimostrato nella sezione riguardante questa parte.

Esiste un ossario che dice che Giacomo è fratello di Gesù

Secondo Luca, questa "potrebbe" essere una prova archeologica anche se mette le mani avanti dicendo che non è su quella che sono basate le teorie evangeliche. E fa bene, perché è stato dimostrato che l’urna è un falso!

Esistono testimonianze di storici e di persone dei primissimi secoli, persone che confermano quello che la Bibbia afferma esplicitamente

In realtà cita solo quattro o cinque nomi. Un po’ poco se riferito alla mole di documenti patristici che sostengono la verginità di Maria. Anche la testimonianza "dei primissimi secoli" è contestabile.

L’eresia di Bonoso, di Gioviniano e di Elvidio, per esempio, è della fine del 300, ma a favore della perpetua verginità di Maria ci sono molti esempi precedenti. Una lampante e tra le più antiche è questa:

Clemente Alessandrino, Padre della Chiesa, ci fa partecipi di una curiosità, scrive:
 
" Sembra che ancora oggi molti ritengono che Maria, dopo la nascita del Figlio suo, si sia trovata nelle condizioni di una puerpera , mentre invece NON lo era. Addirittura alcuni affermano che, dopo aver partorito, sia stata esaminata da un'ostretica, la quale l'ha trovata vergine. "
 
In verità Clemente si sta riferendo al protovangelo di Giacomo 19,1-20: un testo APOCRIFO, tuttavia questo ci fa comprendere il giro di voci che all'epoca catturavano l'attenzione sia dei Padri, sia delle persone più semplici e di come questo tema fosse sempre presente nei dialoghi e nei discorsi del popolo cristiano che ogni volta combatteva col fiorire di nuove eresie,
e risponde sulla questione della Verginità PERPETUA:
 
"Queste cose sono attestate dalle Scritture divine, le quali pure continuano a partorire la Verità e rimangono vergini (incorrotte), nel nascondimento dei misteri della Verità stessa". Clemente paragona la Verginità Perpetua di Maria con il Mistero delle Sacre Scritture.
 
E' il primo ad accostare il mistero della Madre Vergine, al mistero della Chiesa che è "Madre e Vergine!" e per spiegarlo dice:
 
"Il Signore Gesù, frutto benedetto della Vergine Maria, non ha proclamato beato il seno delle donne; nè le ha scelte per dare il nutrimento. Ma quando il Padre, pieno di bontà e di amore per gli uomini, ha fatto piovere sulla terra il suo Verbo, la Sua Parola, questo Verbo stesso divenne NUTRIMENTO spirituale degli uomini virtuosi. Quale misterioso prodigio!!
Vi è un solo Padre per tutti, un solo Verbo per tutti e lo Spirito Santo è identico e uno dappertutto. E vi è anche una sola Vergine Madre, che amo chiamare CHIESA.  Essa è Vergine e Madre contemporaneamente: integra in quanto Vergine e piena di amore come Madre. Attrae a sè i suoi figli e li allatta con latte sacro, cioè il Verbo divino fatto Bambino. Non ebbe latte perchè questo latte era questo bambino, bello e appropriato, cioè il Corpo di Cristo".(Pedagogo 1,6...) S.Clemente paragona Maria Vergine alla Chiesa per questo annulla il concetto di latte che per i figli diventa non un latte materno, ma "latte" cioè nutrimento è la Parola di Dio, ecco perchè Gesù dirà la famosa frase "chiunque fa la volontà del Padre mio mi è madre, sorella, ecc" I Padri della Chiesa associarono da subito Maria alla Chiesa, la sua verginità all'infallibilità della Chiesa come Madre e maestra dei Misteri di Dio.

Termino qui questa prefazione. Ora affronteremo lo studio di Luca punto per punto.

METODOLOGIA

Questa risposta allo studio di Luca verrà inserita un po’ alla volta. Infatti lo scopo è quello di farsi leggere.

Chiudo questa prima parte con un chiarimento che potevamo risparmiarci, ma è necessario chiarire:

VERSETTI DOVE COMPARE IL TERMINE adelfos (FRATELLO) MA AI QUALI I CATTOLICI DANNO L’INTERPRETAZIONE DI "CUGINO" E NON DI FRATELLO NATURALE

Questa parte avrebbe potuto tranquillamente essere trascurata se non fosse per alcune affermazioni false portate da Luca. Ne vediamo solo una: Matteo 22:24 – "Maestro, Mosè ha detto che se qualcuno muore senza avere figli, il suo fratello ne sposi la moglie, per dare una discendenza a suo fratello". Perché i cattolici dicono che, in questo caso, il termine fratello indica un cugino, un parente, ma non un fratello carnale? Non conoscono costoro la legge Mosaica, al riguardo?

La risposta la lasciamo al commento di Rinaldo Fabris nel suo testo intitolato "Matteo" Ed Borla 1996.

A pag 470 nelle note leggiamo: "Il testo biblico riferito da Matteo 22,24 combina liberamente alcune formule della legge sul Levirato di Dt 25,5-6 con Gen 38,8: parole di Giuda a suo figlio Onan, perché si prenda in moglie la vedova di suo fratello.

Quindi non è vero che i cattolici dicono che, in questo caso, il termine fratello indica un cugino, un parente, ma non un fratello carnale. E se non è vero questa affermazione di Luca è una menzogna che voglio sperare sia in buona fede ^__^

La domanda però è.. perché usare queste scappatoie non vere per sostenere le proprie tesi?

1 continua

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2 parte IL TERMINE GRECO

Luca esordisce con questa frase: Ho letto che i cattolici affermano che il termine aramaico tradotto con fratelli significherebbe in realtà cugini.

Possiamo dire che ha letto male e ha capito peggio. Comunque si rimedia facilmente e, inoltre, repetita juvant ^___^

Innanzitutto i primi cristiani erano perfettamente istruiti nel greco, che era la lingua più usata e parlata. Pensare che non conoscessero la differenza fra un fratello o un cugino è da ingenui o da persone in malafede. Inoltre la sicurezza che Maria rimase vergine per tutta la sua vita rimase patrimonio di tutta la cristianità, nonostante scismi e riforme, per almeno 17 secoli.

Cominciamo col dire che le lingue primitive erano molto povere di vocaboli e spesso cose diverse venivano chiamate usando un unico termine. Il greco usato nei Vangeli è il greco koinè, vale a dire una forma linguistica sviluppatasi tardivamente dal greco classico e divenne una forma di dialetto parlato soprattutto in Attica (che era una regione della quale faceva parte anche Atene).

La grammatica del Koinè appare semplificata rispetto all'Attico, le eccezioni sono presenti in numero minore e semplificate, le inflessioni sono tolte o armonizzate, e la costruzione sintattica resa più semplice.

Il Koinè predilige frasi brevi, l’uso a volte esagerato della congiunzione kài (il Vangelo di Marco ne costituisce un esempio eclatante) un uso parsimonioso del participio, abbondanza di preposizioni.

Tutto questo ne fa una lingua molto diversa dal greco classico. In quest’ottica si configura l’uso del termine adelfòs.

Come dimostrato con l’uso dei dizionari e di versetti biblici, questo termine assume diversi significati:

·        Fratello;

·        Prossimo consanguineo;

·        Persone nate nello stesso paese;

·        Persone della stessa credenza.

Ovviamente il corretto significato della parola "fratello" deve esser armonizzato con il resto della Bibbia. Vedremo più avanti che i "fratelli" di Gesù in realtà non sono tali. Quindi, armonizzando la Bibbia con le testimonianze dei primi cristiani siamo certi che Gesù non ebbe fratelli.

La seguente affermazione di Luca: Ricordiamoci che lo scrittore dell'Evangelo disponeva benissimo di un termine per cugini (anepsiòs) e, se fosse stato il caso, l'avrebbe certamente usato, proprio come è stato usato in altri contesti del Nuovo Testamento.

"Tua madre e i tuoi fratelli"... adelfòs... facile.

Può far breccia solo in qualche ignorante sia delle Scritture che della fede. Perché allora non accettare la letteralità della frase "Questo è il mio corpo" E’, estì, facile no? ^____^

Eppure in questo caso gli evangelici ritengono di dover interpretare la frase mentre rifiutano a priori l’interpretazione della parola adelfòs. Mancanza di coerenza o malafede?

CONCLUSIONE

Concludiamo quindi questa prima sezione con una domanda: in greco la parola adelfòs deve essere sempre e comunque tradotta con fratello o può anche essere tradotta con altri termini, uno dei quali è "parente, consanguineo"? Poiché ci sono le prove fornite sia dalla Bibbia che dai vocabolari che la risposta corretta è la seconda, possiamo dire che quando i cattolici traducono adelfos, adelfoi con termini diversi da fratello, fratelli, non sbagliano. Ovviamente dipende anche dal contesto, ma questo lo vedremo in seguito. Per il momento è sufficiente dire che questa prima sezione dimostra la correttezza delle vedute cattoliche e l’infondatezza delle critiche evangeliche.

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(3^ parte) che uniamo alla prima e seconda

LE PROVE SCRITTURALI

Veniamo adesso al brano citato da Luca che dovrebbe dimostrare che Gesù aveva dei fratelli.

"Da dove vengono a costui queste cose? Che sapienza è mai questa che gli è stata data? E come mai si compiono tali potenti opere per mano sua? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Iose, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non sono qui tra noi?" [Marco 6:2-3].

In realtà questo brano e altri simili non provano assolutamente nulla. Solitamente, nel linguaggio biblico, quando si vuole identificare in maniera certa un fratello carnale si dice che è figlio di sua madre.

Ad esempio in Giudici, 8,18 si legge: "Poi disse a Zebach e a Zalmunna: "Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?". Quelli risposero: "Erano come te; ognuno di loro aveva l’aspetto di un figlio di re". Egli riprese: "Erano miei fratelli, figli di mia madre"

In questo caso Gedeone specifica che la parola fratelli significa proprio fratelli carnali e non semplicemente parenti e lo fa usando la ripetizione "figli di mia madre"

Nei Vangeli nessuno viene definito fratello di Gesù, figlio di sua madre. Solo Gesù è detto figlio di Maria (cf. Marco 6, 3) e Maria è detta solo e sempre madre di Gesù, e non di altri (cf. Giovanni 2, 1; 19, 25; Atti 1, 14).

Questa quindi è già una prova SCRITTURA INCONFUTABILE ^ __^

Senza ulteriori giri di parole leggiamo i quattro nomi che vengono citati. Sono: Giacomo, Jose (o Giuseppe) Giuda e Simone. Chi sono questi personaggi? Cominciamo da:

GIACOMO:

Su di lui Luca scrive: Ecco un'altra scrittura dove troviamo il riferimento ai fratelli naturali di Gesù. Galati 1:18, scritto da Paolo, dice: "Poi, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per andare a vedere Pietro... e non vidi alcun altro degli apostoli, se non Giacomo, il fratello del Signore".

Giacomo, colui che divenne poi il pastore della chiesa di Gerusalemme, era l'adelfòs, il fratello di Gesù.

Certo, che fosse un fratello spirituale si capisce benissimo dal contesto, visto che anche gli apostoli lo erano, ma il fatto che si trattasse anche di un fratello naturale dava a Paolo il motivo per specificarlo e distinguerlo dagli altri apostoli.

Che cosa deduciamo da queste frasi? Deduciamo che San Paolo si recò a Gerusalemme per incontrare Pietro e durante il suo soggiorno non vide nessun altro apostolo se non Giacomo. Quindi vide due apostoli: Pietro e Giacomo. Allora andiamo a leggerci l’elenco degli apostoli così come ce li presentano i Vangeli:

Matteo 10,2-4: I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, che poi lo tradì.

Marco 3,16-19: Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; 18 e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.

Luca 6,13-16: Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.

I tre evangelisti sono concordi nell’affermare che nel gruppo dei dodici c’erano due persone che portavano entrambe il nome Giacomo e nessuno di loro era fratello carnale di Gesù visto che uno è "di ZEBEDEO" e l’altro è " di ALFEO". Eppure San Paolo dice di aver incontrato, degli apostoli, solo Pietro e Giacomo adelfòs del Signore. E’ evidente che in questo caso il termine adelfòs non può significare fratello carnale.

Un’ulteriore conferma la troviamo nel saluto iniziale della Lettera di Giacomo nella quale l’autore afferma di essere: Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo. Nessun accenno alla fratellanza con Gesù del quale questo Giacomo si professa solo servo.

Risultato: NESSUNO DEI DUE Giacomo   sono fratelli carnali di Gesù.

Se Giacomo, come dimostrato, non è un fratello carnale di Gesù, andiamo ad identificare un altro cosiddetto "fratello".

GIUSEPPE

Attenzione. Nello studio di Luca c’è un imbroglietto sui nomi. Seguite attentamente il discorso e ve lo faremo notare.

Luca scrive: "Maria, madre di Giacomo e Giuseppe".

Abbiamo visto che Giacomo non è fratello carnale di Gesù ma, da quello che leggiamo nel messaggio di Luca Giuseppe è sicuramente fratello carnale di Giacomo. Ora, se Giacomo e Giuseppe sono fratelli carnali ma Giacomo non è fratello carnale di Gesù è ovvio che neppure Giuseppe è fratello carnale di Gesù.

Risultato: Giuseppe non è un fratello carnale di Gesù

Allora, chi era questa Maria, madre di Giuseppe e Giacomo?? Sempre Luca scrive: Chi era mai questa Maria di Cleopa?

Ecco quello che ci dice la Bibbia: "Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena." [Giovanni 19:25]. Era la sorella di Maria.

Secondo le usanze del tempo, Maria di Cleopa potrebbe significare "Maria moglie di Cleopa", o "figlia di Cleopa".

Scrive ancora Luca commettendo un errore: Il nome Cleopa (o Cleofa, in alcune versioni) è un nome la cui versione egizia è Cleopatra (nel greco questo nome era Kleofas), ed era un nome tipicamente femminile. Quindi, è da escludere che Cleopa fosse il marito di Maria. Anche perchè, dal momento che a volte Giacomo viene chiamato "di Alfeo", allora questa Maria sarebbe stata moglie di Alfeo, invece che di Cleopa.

Fermiamoci qui. Luca ci sta dicendo che il nome Cleopa è un nome tipicamente femminile e quindi non può essere portato da un uomo. Leggiamo questo passaggio del Vangelo di Luca. Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino? ". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni? " (Lc 24,13 e seg). Come si chiamava uno dei due discepoli ( l’unico del quale ci viene riferito il nome) che andavano ad Emmaus? Cleopa, proprio quel nome che secondo Luca sarebbe "tipicamente femminile". Una gaffe veramente colossale ^___^

La conferma la troviamo nella traduzione di Gianfranco Nolli che alla voce Klopà dice: complemento di specificazione; nome sostant proprio di pers; genit sing m; dal greco: di origine illustre. La "m" grassettata sta per "maschile"

"Ma come – potrebbe esclamare qualcuno – lo studio di Luca dice che "Il nome Cleopa (o Cleofa, in alcune versioni) è un nome la cui versione egizia è Cleopatra (nel greco questo nome era Kleofas), ed era un nome tipicamente femminile.

Non è vero. Innanzitutto Cleopatra in greco si dice esattamente "Kleopàtras". Inoltre esiste anche la versione maschile: Kleopatros= Cleopatro. Ma c’è di più. Nel testo greco si legge: Marìa e tou Klopà, dove la "o" in realtà è un’omega. Quindi il nome in greco è Klopà non Cleopa. Nulla a che fare quindi con Cleopatra.

Ricapitolando: sotto la croce ci sono tre donne di nome Maria. Una è la madre di Gesù, un’altra è Maria di Magdala e la terza è Maria madre di Giacomo e Giuseppe. Sappiamo che  quest’ultima è probabilmente sposata (o figlia) con un uomo (!) di nome Cleopa (Clopa), dato che abbiamo improvvisamente scoperto che Cleopa è un nome maschile.^___^

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Leggiamo il testo greco (nel commento sintattico del Nolli) che dice:

Maria

e

tou

Klopà

Maria

la

di – del -dello

Cleopa

nome proprio

art. determ. sf

Artic determ gen sing m;

modo greco per indicare la moglie di ecc.

 

 

Leggiamo ancora lo studio di Luca: Ecco quello che ci dice la Bibbia: "Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena." [Giovanni 19:25].

In Mt 27, 55-56 leggiamo: C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo

Nel gruppo delle donne c’è una Maria madre di Giacomo e di Giuseppe. Ma non è Maria madre di Gesù, altrimenti l’evangelista ce lo avrebbe detto. Quindi, evidentemente, è un’altra Maria. Pertanto neppure Giuseppe, come del resto Giacomo, può essere un fratello carnale di Gesù.

Eliminati due nomi, restano gli altri due: Giuda e Simone. La Bibbia non dice nulla della loro famiglia ma, il solo fatto che siano nominati insieme ai primi due fa ritenere che si tratti, anche in questo caso, di parenti di Gesù. Questa ipotesi è confermata da uno scrittore del secondo secolo, Egesippo.

Una conferma biblica l’abbiamo leggendo le lettere di Giacomo e di Giuda. Nessuno dei due, nella presentazione, afferma di essere fratello di Gesù ma entrambi si dichiarano "servi di Cristo". Addirittura Giuda si presenta soltanto come "fratello di Giacomo" pur sapendo che una fratellanza carnale con Gesù avrebbe dato sicuramente maggior autorità al suo scritto oltre ad identificarlo con maggior sicurezza.

Allora rileggiamo il brano dal quale siamo partiti alla luce della convinzione SCRITTURALE che né Giacomo né Giuseppe possono essere fratelli carnali di Gesù ma semplicemente dei parenti.


LA TESTIMONIANZA STORICA

parte quarta

Le testimonianze storiche riportate da Luca mi hanno veramente un pò deluso ^__^  Cominciamo da questa affermazione:

Scrive Luca: Storicamente, i cattolici citano spesso San Girolamo per dimostrare come la verginità perpetua di Maria fosse comprovata da sempre, ma in realtà così non è. Lo stesso Girolamo, infatti, veniva fortemente contestato, anche dai suoi contemporanei.

In realtà le cose non stanno proprio così. La Chiesa primitiva ha sempre sostenuto la verginità di Maria. Quando sorsero le prime eresie, la risposta dei Padri fu immediata e precisa. E’ il caso dell’eresia portata avanti da un gruppo eretico detto "antimariani" o "anticodimarianiti" che significa "gli oppositori di Maria". Di questa corrente facevano parte Elvidio e Bonoso, entrambi ciatati da Luca, contro i quali si scagliò San Girolamo nel suo "Adversus Helvidium". E in seguito anche Sant’Epifanio nel suo "Contra Haeresis" Era IV secolo d.C..

Allora, rimettendo a posto le cose, non era San Girolamo che veniva contestato dai suo contemporanei ma era San Girolamo che si opponeva agli eretici non appena le loro eresie cominciavano a diffondersi. ^___^ la differenza è notevole, inoltre Luca dimentica forse un altro aspetto, citando Girolamo egli non pensa che lascia indietro 3 secoli in cui la disputa su Maria vide sempre tre fasce :

1) la Chiesa che difendeva da sempre la verginità di Maria in rapporto alla nascita di Gesù, sia a Oriente che a Occidente, tutti i più grandi vescovi e Padri hanno sempre difeso il ruolo di questa "Donna";

2) le eresie che indubbiamente nascevano e si sviluppavano dall'interno della Chiesa e che per questo venivano subite riconosciute come eresia;

3) le eresie al contrario, cioè gli eccessi ma sempre eretici, nel secondo secolo c'erano effettivamente gli "adoratori di Maria" una setta che viene immediatamente contrastata dalla Chiesa. Ma approfondiremo i Padri più avanti, ora vediamo gli storici riportati da Luca.

Luca cita anche lo storico Giuseppe Flavio. Ma questo storico, sicuramente molto importante, riguardo al cristianesimo ha delle nozioni molto imprecise. Per esempio, nelle Antichità Giudaiche, cita i galilei con il termine di lestes, lestai, che significa ladri e allarga questa denominazione anche ai cristiani. ^___^ a Flavio poi i cristiani non gli erano molto simpatici ^___^

Parlando dell’intensificarsi dei disordini in palestina nel 52 d.C.. Tacito accusa indistintamente due prefetti, Ventidio Cumano e Marco Felice, mentre Giuseppe Flavio dà dei nomi e degli episodi un’altra versione e un’altra cronologia. La storia ha in seguito dimostrato l’accuratezza degli studi di Tacito e la superficialità di Flavio Giuseppe.

Sempre Giuseppe Flavio ignora che esistesse Nazareth.

Gli stessi accenni a Gesù sono da molti ritenuti delle interpolazioni, cioè delle aggiunte fatte successivamente da altri scrittori.

Quindi anche Flavio, che è molto impreciso in molti (troppi) avvenimenti della prima storia cristiana, non può assolutamente costituire una base per sostenere una dottrina. Infatti Flavio fra l'altro viene adoperato di più dagli storici Ebrei proprio per avvalorare la loro situazione CONTRO I CRISTIANI nei fatti del primo secolo.

Ricordiamo che la Chiesa primitiva (quella vera, non quella dei due o tre eretici citati da Luca) ha sempre sostenuto la perpetua verginità di Maria. Non solo, ma per sostenerla i dati storici fanno emergere che la Chiesa delle origini inizò a parlare di Maria proprio a causa di questa DIFESA ^__^

A partire dal Protovangelo di Giacomo e via via risalendo secolo dopo secolo fino ai giorni nostri, questa verità è sempre stata un cardine della fede cristiana.

Ma prima, veniamo all’ultimo documento extra biblico citato. La famosa (o meglio, famigerata, Urna di Giacomo).

Risparmiamo ai lettori la telenovela che si è susseguita nei mesi (pochi per la verità) che sono andati dall’annuncio di questo fantastico ritrovamento (con gli evangelici che hanno a lungo cavalcato l’onda di questo ritrovamento) fino alla scoperta di questa vergognosa farsa (con gli evangelici che sino defilati in un dignitoso silenzio). Faccio solo notare che in altri siti (evangelici.net, tanto per citarne uno) l’iscrizione sull’Urna veniva riportata così: Giacomo, figlio di Maria, fratello di Gesù.

In ogni caso ecco le ultime notizie che hanno messo definitivamente la parola fine alla storia dell’Urna di Giacomo.

LA TESTIMONIANZA STORICA

E' finita nella maniera più triste la farsa dell'urna di Giacomo che doveva dimostrare che Gesù aveva avuto dei fratelli carnali.

Il proprietario dell'urna è stato arrestato e l'urna, che dopo il riconoscimento di falso aveva perso tutto il suo valore, è stata recuperata da dove era stata conservata: il gabinetto di casa Golan!

Questo è il testo dell' articolo apparso il 24 luglio su una rivista archeologica:

ARCHAEOLOGY MAGAZINE
ONLINE NEWS July 24, 2003
OSSUARY DETHRONED

-------------------------------------
The James Ossuary, from left, making its world debut on the cover of the November/December 2002 Biblical Archaeology Review; before an audience of nearly 100,000 at the Royal Ontario Museum last fall (Corbis); and in a filthy Tel Aviv toilet, July 2003 (Israel Antiquities Authority). [Emphasis added. For photos see site.]
he once-celebrated James Ossuary, heralded by the international press last fall as the first physical evidence for the existence of Jesus Christ, was found Monday, July 21, in a filthy rooftop bathroom during a police raid on ossuary owner Oded Golan's Tel Aviv apartment building.
The ossuary was returned to Golan after the Israel Antiquities Authority (IAA) tested it in March 2003 and determined its inscription, "James, son of Joseph, brother of Jesus," to be a forgery.
The IAA today released a photograph of the lidless ossuary, insured by
Golan for $1 million, sitting on a plank atop a toilet seat. The damage
incurred by the "artifact" during its shipment to the Royal Ontario Museum in November 2002 is clearly visible. The ossuary has been confiscated by the police, along with other materials collected from an alleged rooftop forgery lab owned by Golan. The 51-year-old engineer is being held on a four-day detention order at a Jerusalem police lockup and is not available for comment.
In a press release posted after Golan's arrest, the Royal Ontario Museum [ROM] stated: "Until the ROM receives convincing evidence to the contrary, we stand by our opinion that the James Ossuary is not a forgery."--KRISTIN M. ROMEY
For the events and issues behind the arrest of Oded Golan, see "Faking
Biblical History," by Neil Asher Silberman and Yuval Goren in our
forthcoming September/October issue.--The Editors
--------------------------------------------------------------------------------

© 2003 by the Archaeological Institute of America
http://www.archaeology.org/online/news/ossuary3.html

E' falso l'ossario attribuito al fratello di Gesu', Giacomo

(ANSA) - TEL AVIV, 15 GIU - E' falso l'ossario reperito un anno fa e attribuito a ''Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesu'''. Lo ha stabilito una commissione di studiosi nominata dal Dipartimento  israeliano per le antichita'. La stessa commissione ha giudicato falsa anche una lapide attribuita a ''Yehoash (Josia),re di Giudea'', anch'essa tornata alla luce di recente.
2003-06-15 - 22:09:00
 
La notizia proviene dal sito della CNN in data 18 giugno con questo titolo:
 
'Jesus box' exposed as fake
Wednesday, June 18, 2003 Posted: 9:28 AM EDT (1328 GMT)


A panel of experts agreed the inscription had been added to the box at a much later date.

Termino qui anche questa parte e veniamo ora ai Padri della Chiesa ^___^


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COSA CI DICONO I PADRI DELLA CHIESA?

parte quinta

Prima di arrivare a s.Girolamo fermiamoci al primo secolo e vediamo che cosa abbiamo.

Gc.3

[1]Fratelli miei, non vi fate maestri in molti, sapendo che noi riceveremo un giudizio più severo, [2]poiché tutti quanti manchiamo in molte cose. Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. [3]Quando mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. [4]Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e vengano spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole chi le manovra. [5]Così anche la lingua: è un piccolo membro e può vantarsi di grandi cose. Vedete un piccolo fuoco quale grande foresta può incendiare! [6]Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell'iniquità, vive inserita nelle nostre membra e contamina tutto il corpo e incendia il corso della vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna. [7]Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana, [8]ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. [9]Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. [10]E' dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione. Non dev'essere così, fratelli miei! [11]Forse la sorgente può far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara? [12]Può forse, miei fratelli, un fico produrre olive o una vite produrre fichi? Neppure una sorgente salata può produrre acqua dolce.

cap.4: 11]Non sparlate gli uni degli altri, fratelli. Chi sparla del fratello o giudica il fratello, parla contro la legge e giudica la legge. E se tu giudichi la legge non sei più uno che osserva la legge, ma uno che la giudica. [12]Ora, uno solo è legislatore e giudice, Colui che può salvare e rovinare; ma chi sei tu che ti fai giudice del tuo prossimo?  

I Padri della Chiesa ci dimostrano subito di conoscere le Scritture, ma più di tutto ci dimostrano che sono ispirati dallo Spirito Santo. Come dicevamo la Verginità di Maria emerge subito per contrastare invece proprio le prime eresie CONTRO CRISTO GESU'. E i vescovi consapevoli di essere stati chiamati alla guida della sana dottrina si mettono subito al lavoro.

E' anche necessario chiarire che ci sono i Padri Apostolici, che sono degli scrittori chiamati così perchè hanno conosciuto di persona gli Apostoli, oppure che attraverso alcuni discepoli degli apostoli abbiano ricevuto consigli, lezioni e insegnamenti i quali spesso erano A VOCE come lo stesso Paolo ci dice, ma di essi NON ci sono pervenuti tutti i nomi, quelli sicuri e riconosciuti anche dalla Chiesa Ortodossa sono: Ignazio di Antiochia; Policarpo di Smirne; Clemente Romano (terzo Vescovo di Roma,quarto da Pietro); Papia di Gerapoli; il Pastore di Erma (dei suoi scritti prima dei Canoni, vennero tenuti in alta considerazione quasi come le Lettere degli Apostoli); la Lettera di Barnaba; la Lettera a Diogneto e la Didachè. Uniti poi ad altri nomi di preti, come Giustino e altri non identificati come PADRI, ma che hanno comunque contribuito a mantenere la salda dottrina.
Questi sono stati fra i più grandi diffusori del Vangelo del mondo greco-romano e che si sono susseguiti immediatamente dopo gli Apostoli o man mano che morivano.
Fin dall'inizio tale diffusione deve fare i conti con due realtà: una positiva, che il Vangelo veniva diffuso rapidamente e molte erano le conversione; ma subito vi era la controparte: LA NASCITA DI FORMAZIONI ERETICHE. Perciò in questo ambiente la prima necessità URGENTE che si scopre necessaria è il formulare senza ombre di dubbio e con CONDANNE per gli eretici, che vi era un Salvatore, Cristo Gesù nostro Signore e che era vero Dio e vero UOMO, dall'immediato nascono dunque le diatribe nelle quali, in questo contesto il nome di Maria comincerà a farsi sempre più chiaro e strettamente legato all'Incarnazione del Figlio di Dio.
Il primo scoglio che viene superato è proprio LA VERGINITA' DI MARIA.
 
A questi si legano poi i PADRI DELLA CHIESA che comprendono sia i Padri Apostolici prima citati, sia quelli riconosciuti tali dopo e si differenziano perchè non hanno avuto un contatto diretto con gli apostoli come per esempio un s.Girolamo, un s. Agostino, ecc. Insieme, tutto ciò che essi hanno difeso nella Chiesa per noi oggi è chiamato TRADIZIONE O PATRIMONIO DELLA FEDE ^___^
 
Ma vi è anche un altro motivo per cui i Padri Apostolici preferirono fare una specie di SILENZIO inteso come MANIFESTAZIONE ESTERIORE DEL CULTO MARIANO, attorno a Maria nel primo secolo, è una ragione "MISTICA" ^___^ il SILENZIO NON vuol dire allontanamento dal chiarire un fatto o che NON se ne debba parlare, o che non si doveva venerare Maria, ma è molto di più è il "silenzio biblico" che FA PARTE DEL MISTERO DI DIO. S.Ignazio diceva che lo stesso Cristo Signore " è uscito dal SILENZIO", spiegando in una sua opera anche il SILENZIO INTERIORE ED ESTERIORE DI GIUSEPPE, e dice ancora che " Colui che possiede in verità la parola di Gesù è in grado di capire anche il suo silenzio!"  Infatti citeranno molto l'atteggiamento di Maria "che serbava TUTTE QUESTE COSE NEL SUO CUORE" .  Per i Padri questo "silenzio" è dunque Dio stesso ed è in questo contesto che la Chiesa primitiva usa sulla Vergine Santa un "silenzio" di rispetto dal momento che Maria, adombrata da Dio stesso e dimora dello Spirito Santo, va protetta invece dall'accostarla ad una qualsiasi divinità femminile pagana.
 
Tanto è vero che Ignazio, il primo Padre a parlare della Verginità di Maria, scrivendo al Vescovo di Filadelfia, fa questa precisazione su Maria: "Il suo silenzio ha più forza dei discorsi che blaterano parole vane!!" 
E' il primo riferimento che abbiamo sul silenzio evangelico di Maria ^__^. Non abbiamo la lettera precedente che possa motivare perchè Ignazio dette questa risposta, la Chiesa presuppone che, essendoci state talune eresie che portavano alcune comunità AD ADORARE MARIA, i due vescovi si attivarono immediatamente per frenare una deformazione.
 
Una minaccia che gravava sulla giovane Chiesa era il DOCENTISMO.....che negava la realtà dell'Incarnazione: Cristo NON sarebbe stato vero uomo, ma una sorta di fantasma umano. Ignazio avverte il pericolo e lo combatte da subito, ponendo la testimonianza di Maria con la Vergine citata dall'A.T. insistendo così tenacemente sul ruolo di Maria e testimoniando la fede della Chiesa sull'Incarnazione. Dirà quindi Ignazio che Maria ha dunque generato realmente la carne del Cristo; veramente lo ha portato nel seno verginale; e che la nascita di Gesù è il risultato prodigioso dello Spirito Santo dentro di Lei.  ^___^
Nessuno, nemmeno gli Apostoli apportarono un chiarimento simile, questo particolare ci dimostra L'EVOLUZIONE DELLA CHIESA e la necessità di NUOVI AGGIORNAMENTI-CHIARIMENTI per far fronte all'incalzare di forme dottrinali eretiche.
 
Cosa scriveva s.Ignazio agli Efesini ?:
"Non c'è che un solo medico, CARNALE E SPIRITUALE, generato e ingenerato, Dio venuto nella carne, vera vita nella morte; nato da Maria e da Dio, dapprima passibile, ora impassibile, Cristo Gesù nostro Signore (...) Perchè il nostro Dio Gesù Cristo è stato portato nel seno di Maria, secondo l'economia di Dio, nato dal seme di Davide e opera dello Spirito Santo..." (7,2) "Maria nel pensiero dei padri della Chiesa" L.Gambero, Ed.Paoline 1991".
 
Se nei Vangeli (Lettere Ap.) leggiamo che: "Ogni spirito che confessa Gesù Cristo venuto nella carne è da Dio..."(1Gv.4), s.Ignazio fa di più, ma non è che aggiunge nulla di nuovo, ma aiuta alla comprensione, comincia ad ampliare il Mistero dell'Incarnazione inserendo sempre la Madre e dice ai Tralliani: " Siate dunque sordi se qualcuno vi parla d'altro e NON di Gesù Cristo, della razza di Davide, FIGLIO DI MARIA; il quale realmente nacque, realmente mangiò e bevve; che fu realmente perseguitato sotto Ponzio Pilato..."(9,1-2).
Agli Smirniesi dice: " Il Signore nostro Gesù Cristo è veramente della razza di Davide secondo la CARNE, Figlio di Dio secondo la volontà e la potenza di Dio; Egli è nato verissimamente da una Vergine,....."(1,1)
 
Ignazio specifica non solo che fu CONCEPITO DA UNA VERGINE, MA CHE NACQUE DA UNA VERGINE ^____^
 
Con s.Giustino martire, nato tra 100 e il 110 e che morì martire nel 165 sotto Marco Aurelio, nel 138 aprì una scuola a Roma dopo la sua conversione al cristianesimo e tra i suoi discepoli ebbe anche Taziano che come lui divenne un buon apologista . Giustino compone due opere "Apologie" e il "Dialogo con Trifone" Nell'Apologia s'interesserà del "MISTERO DELLA VERGINE madre" E' interessante come vediamo che già dal primo secolo ci si interessava di Maria E DEL MISTERO DELLA SUA VERGINITA', ora a noi non risulta che vi fossero una o più CHIESE che negassero quanto emergeva ^___^
Giustino è il primo a SCRIVERE e a parlare del PARALLELISMO EVA-MARIA.
Quest'opera avrà un alto valore teologico dottrinale che emergerà chiaramente nei successivi sviluppi del pensiero cristiano.
Dalla preoccupazione che emerge in s.Luca sulla questione di Giuseppe che non sa che pesci prendere nel sapere Maria incinta, scatta in Giustino la necessità di presentare gli aspetti apologetici della vicenda, tentando di rimanere il più obiettivo possibile egli tenta di stabilire il carattere storico e messianico del testo, specialmente agli occhi dei Giudei, i quali accusavano i cristiani di "ricopiare le favole della mitologia greca".
Ma Giustino esaminerà a fondo l'A.T. rilevando le reali conferme di questa verità storica dai fatti narrati dai vangeli, usa in particolare Is.7,14 e spiega perchè Dio ha voluto preannunciare gli avvenimenti della salvezza: "per aiutare gli uomini a riconoscere e ad accettare dei fatti che sembrano incredibili e la cui realizzazione presuppone l'intervento straordinario dell'Onnipotenza divina..."
 
Da questa premessa entra nei suoi "studi" la Vergine ^___^ studi che non troverà ostacoli se non le forme ERETICHE CHE STORPIANO LA PERSONA DEL CRISTO STORPIANDO IL RUOLO DELLA MADRE.
 
Giustino parte da una "verità che appare però INCOMPLETA". Nell'A.T. Eva viene chiamata la "madre dei viventi" (Gn.3,20), ma ai Padri apparve subito STRIDENTE IL CONTRASTO tra una tale denominazione e il ruolo svolto dalla progenitrice del genere umano nel destino dei suoi discendenti; giacchè se è vero che Eva trasmise a questi la vita fisica, con il suo peccato fu per essi causa di rovina e di morte, doveva esserci per forza "qualcos'altro" per mezzo del quale Dio avrebbe operato il RISCATTO ^___^
 
Questa riflessione farà scaturire nei Padri e negli auturi cristiani la tendenza a vedere nel titolo di "madre dei viventi" attribuito all'antica Eva, la profetica raffigurazione di una NUOVA EVA, la quale sarebbe divenuta appunto la nuova "madre dei viventi", quel mezzo per il quale Dio avrebbe operato IL RISCATTO, nel senso più pieno della parola perchè tutti noi "viventi in Cristo e per Cristo suo Figlio": da qui Giustino parla chiaramente e dice "La Nuova Eva doveva essere la Vergine Maria!"
Da questa INTUIZIONE è scaturito il noto parallelo EVA-MARIA, che ha portato la Chiesa primitiva sin da subito alla formulazione di una DOTTRINA che rappresenta il primo tentativo felicemente andato in porto di riflessione teologica sulla Madre di Gesù in funzione DEL PROGETTO DELLA SALVEZZA CHE DIO HA IN CRISTO PORTATO A TERMINE.
 
Dice il card. John Henry Newman:
che la verità su Maria come nuova Eva costituisce un insegnamento rudimentale, ma della massima rilevanza, lasciatoci dall'antichità cristiana sulla beata Vergine. E' la prima meditazione sulla sua persona e sulla sua missione; il più ampio profilo tracciato su di lei; l'aspetto con cui ci è stata tramandata negli scritti dei Padri....(Lettera al rev.Pusey su maria e la vita cristiana, di G.Velocci, Città Nuova, Roma, 1975, pag.113)
 
"Se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dai morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita  in Cristo "(1Cor.15,21-22).
Non fu difficile per i Padri illuminati e guidati dallo Spirito di verità, scorgere il nesso profondo fra la concezione del Cristo come nuovo Adamo e quello della Madre, Maria, come nuova Eva.
 
E Giustino usa proprio le Scritture e mel "Dialogo a Trifone" scrive:
" Il Figlio di Dio si è fatto uomo per mezzo della Vergine, affinchè la disobbedienza provocata dal Serpente fosse annullata attraverso la stessa via per la quale prese inizio. Come infatti Eva, che era vergine e incorrotta, dopo aver accolto la parola del serpente, partorì disobbedienza e morte, allo stesso modo, Maria, la Vergine, avendo ricevuto le parole dell'Angelo annunciante l'Incarnazione divina e che lo Spirito Santo sarebbe sceso su di Lei (Lc.1,38) Così per mezzo di Maria è nato Colui a proposito del quale, come abbiamo dimostrato, sono state dettate tante Scritture. Per mezzo di Lui, il Figlio di Dio abbatte anche il serpente, insieme a quegli angeli e a quegli uomini che sono divenuti simili a Lui (la stirpe citata in Gn 3,15)"
 
Per Giustino è chiaro e scritturale la funzione SALVIFICA di Maria come CONSEGUENZA di una scelta consapevole e libera di fronte al messaggio dell'angelo. Quindi come l'azione distruttrice di Eva era però SUBORDINATA A QUELLA DECISIVA DI ADAMO, sul quale cadde la responsabilità del peccato, allo stesso modo l'azione di Maria, in ordine alla salvezza umana proveniente DALLA GRAZIA DI DIO, RIMANE SUBORDINATA ALL'AZIONE NECESSARIA ED INDISPENSABILE DEL CRISTO, UNICO REDENTORE.
 
Per ora questo è quanto abbiamo noi che ci è stato insegnato e tramandato ^___^, c'è tanto altro materiale, ma volevo dimostrare come si parlava di Maria nel primo secolo dei cristiani, cosa credeva LA CHIESA DI CRISTO E COSA ESSA CI HA TRAMANDATO.
Se Luca per inserire il suo lavoro si è servito del materiale EXTRABIBLICO, immagino che possiate avere del materiale simile per dirci quali vescovi DELLA CHIESA DI CRISTO si siano opposti in passato a quanto abbiamo inserito in questo post e che come sia valido il suo contributo per un dialogo di confronto, possa risultare valido anche questo materiale.
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21/08/2009 15:43

APPROFONDIAMO ANCORA I PADRI DELLA CHIESA
 
parte quinta(sesta)
 
Come abbiamo letto Ignazio aveva scritto soltanto una decina di anni prima di Giustino, eppure si apprende come in questo breve tempo l'immagine di Maria ha acquistato nella  cristianità fattezze molto più chiare, limpide e sempre più dettagliate, ma tutte in funzione di GESU'.
In questo modo si andava delineando la dottrina della natura divina del Figlio Gesù in una unica Persona visibile nella carne quale vero Uomo, ancora una volta come Dio si servì di Maria per entrare nella storia dell'uomo mediante l'Incarnazione, sempre attraverso la figura di Maria si serviva ora per decretare una dottrina ancora più sublime: la Trinità
 
Ma questo per ora non ci riguarda da vicino ^__^
 
Il secondo secolo della storia della Chiesa si apre con un nome che sarà tra i più significativi fra i Padri: s.Ireneo di Lione, importante perchè è anche il primo teologo nel senso proprio del termine, tanto rilevante da essere riconosciuto il "Padre della dogmatica cattolica". Nacque a Smirne fra il 140 e il 160. A Lione viene ordinato presbitero ed INVIATO A ROMA per collaborare alla controversia riguardante il MONTANISMO. Al suo ritorno, morto il vescovo Potino a seguito del martirio, gli succede nella nomina e subito collabora con una discussione accesa fra il vescovo di Roma, papa Vittore I e i vescovi asiatici sulla Pasqua per la celebrazione in un giorno piuttosto che in un altro, invitando tutti ad una pacifica intesa, attesterà comunque le ragioni della Chiesa di Roma che su questo episodio sarà appoggiata anche dalla Chiesa in Antiochia. Muore nell'anno 202.
 
La sua testimonianza è per noi preziosa poichè si formò alla scuola di Policarpo ed ebbe contatti con persone che avevano rettamente conservato l'insegnamento direttamente dagli Apostoli, scriverà in una sua lettera: " Come ho sentito da un certo presbitero (di rettitudine), che lo ha saputo da coloro che hanno visto gli apostoli e da quelli che sono stati loro discepoli...." (Haer.4,27,PG 7,1056) Questo particolare NON ci sfugga ^___^ perchè come possiamo osservare IL CONCETTO DELLA TRADIZIONE E' ALTAMENTE OSSERVATO E MOLTO PREZIOSO ci si tramandava le notizie RETTAMENTE. Ireneo era dunque molto ben informato sull'attività degli Apostoli come risulterà appunto dai suoi scritti, un 'opera degna di essere conosciuta è "Dimostrazione della dottrina apostolica"
 
Ireneo parte da una traccia che abbiamo imparato a conoscere e cioè il parallelismo EVA-MARIA di s.Giustino martire, trovandolo molto illuminante per poi applicarlo nel suo studio SULLE LETTERE DI PAOLO , lo studia maggiormente dandogli una nuova luce ed uno sviluppo notevole. Esperto delle Lettere Apostoliche, specie quelle paoline, S.Ireneo fonda questo parallelismo proprio sulla dottrina di S.Paolo della "ricapitolazione" e che diventerà il perno della sua soteriologia (soteriologia =dottrina che riguarda la salvezza).
 
Secondo la dottrina paolina il Redentore ha ripreso (RICAPITOLATO) IN SE STESSO "TUTTE LE COSE" e gli avvenimenti che accaddero a partire dalla prima creazione, riconciliando TUTTO con Dio. Orbene, in questa visuale, la salvezza dell'uomo appare come una seconda creazione, la quale, per Ireneo, non è altro che una specie di ripetizione della prima. Ed è mediante questa "seconda" creazione che Dio RIABILITA il Suo Progetto primitivo di salvezza, rovinato da Adamo; se lo riprende e lo RIORGANIZZA nella Persona del Figlio suo che diventa per noi il secondo Adamo come dice, appunto s.Paolo. Per Ireneo dunque e per gli altri Padri, la comprensione della chiave della Salvezza risiede IN COLLABORAZIONE CON MARIA, NUOVA EVA. La Vergine: come vergine era Eva, ma dalla quale ereditammo la morte, mediante ora una NUOVA EVA-VERGINE EREDITIAMO LA SALVEZZA IN CRISTO GESU' NUOVO ADAMO.
 
Scrive Ireneo:
" Come Eva la quale, pur avendo come marito Adamo, era ancora vergine...,disobbedendo divenne causa di morte per sè e per tutto il genere umano, allo stesso modo Maria che, pur avendo lo sposo era ancora Vergine, obbedendo divenne causa di salvezza pe sè e per l'intero genere umano.....Così dunque il processo della disobbedienza di Eva trovò la soluzione grazie all'obbedienza di Maria. Ciò che Eva aveva legato a causa della sua incredulità, Maria HA SCIOLTO mediante la sua fede..."(Haer.3,22,PG.7,959-960)
 
Del resto così come l'Apostolo Paolo aveva fatto un parallelismo perfetto fra Adamo e Cristo, Ireneo stabilisce LEGITTIMO tale parallelismo fra le due donne tanto più perchè entrambe messe in causa da Dio stesso quando lancia ad Eva il castigo, promettendo invece una inimicizia fra Satana e quest'altra Donna, la Vergine attraverso la quale dovrà nascere il Suo Figlio.
Eva con la sua disobbedienza impose i legami; Maria con la sua obbedienza e la sua fede, sciolse questi legami. Ireneo si sofferma sul significato della scelta libera delle due donne, ed è in questa libertà che vede il RUOLO SPECIFICO DI MARIA.
 
Terminando tale parallelismo fra Adamo e Cristo di s.Paolo, Ireneo pronuncia un appellativo: MARIA E' AVVOCATA. "Avvocata di Eva" e lo spiega così:
"Come Eva fu sedotta dalla parola del Tentatore al punto di fuggire davanti a Dio, avendo trasgredito la sua Parola, così Maria ricevette il lieto annuncio per mezzo della parola dell'Angelo, cosicchè obbedendo portò DIO DENTRO DI SE'. E come quella si lasciò sedurre fino a disobbedire a Dio, così questa si lasciò persuadere in modo da obbedire a Dio. Per questo La Vergine Maria divenne "avvocata" della vergine Eva. La disobbedienza di una vergine, venne controbilanciata dalla Vergine (obbediente).
Se perciò il peccato del primo uomo fu riparato dalla retta condotta del Figlio di Dio; se la scaltrezza del serpente fu vinta dalla semplicità della colomba (Maria); e se sono stati spezzati i legami che ci tenevano vincolati alla morte, sono stolti gli eretici (coloro che non credono nella salvezza): essi ignorano l'economia di Dio; ignorano la sua economia nei confronti dell'uomo..."(Haer.5,19)
 
In una pagina della sua opera "Dimostrazione della dottrina apostolica", Ireneo esprime nuovamente questo concetto e scrive:
 
"Era conveniente e giusto che Adamo fosse ricapitolato in Cristo, affinchè la morte fosse assorbita nell'immortalità e che Eva fosse ricapitolata in Maria, affinchè la Vergine, divenuta avvocata di un altra vergine, potesse annullare e distruggere, con la sua verginale obbedienza, la disobbedienza verginale..." (Demonstratio 33, SC 62, pp.83-86)
 
Forse che s.Ireneo ha vissuto la sua fede in Cristo scartando il Cristo e adorando Maria?? NON credo proprio!!! Questa sua tesi che è PROGRESSIVA e parte dal concetto paolino della "ricapitolazione" ; introduce IL RUOLO DI MARIA nella teologia della salvezza, dice infatti che se l'umanità è caduta a causa del suo "primo capo" Adamo, doveva ovviamente essere ricondotta a Dio da un altro uomo che fosse il suo "secondo capo", cioè il Cristo suo Figlio che viene portato a noi nella chiarezza e che diventa, come dice Paolo "il principio della riconciliazione"; a tale concetto di restaurazione COMPIUTO DAL SALVATORE GESU' CRISTO, deve per forza rispondere passo, passo alla storia di tale caduta, Maria, che entra così per GRAZIA in questo processo sostituendo Eva e la sua disobbedienza.
 
Ireneo usa per Maria anche un altro termine: "MARIA CAUSA SALUTIS " Maria causa della nostra salute e perchè? perchè poichè Eva è definita biblicamente CAUSA DI MORTE Maria è il suo antitipo quindi, dice Ireneo vescovo: "il suo ruolo non si limita alla prestazione puramente fisiologica in qualità di madre vergine, ma è molto di più, tale cooperazione include NEL SUO RUOLO INIZIATIVE DI ORDINE MORALE E SPIRITUALE", e cita l'esempio della sua obbedienza che fu TOTALE, INCONDIZIONATA E LIBERA che il suo consenso al piano salvifico ebbe un carattere soteriologico, cioè che riguarda appunto la salvezza e questo perchè Maria SAPEVA CHE TALE INCARNAZIONE PRODIGIOSA DI DIO DENTRO DI LEI AVVENIVA IN VISTA DELLA REDENZIONE DELL'UMANITA'. Come Eva fu CAUSA DELLA NOSTRA MORTE A CAUSA DELLA DISOBBEDIENZA, MARIA FU CAUSA DELLA NOSTRA SALVEZZA OBBEDENDO A DIO E PERMETTENDO A DIO DI NASCERE E PORTARE A TERMINE IL SUO PROGETTO DI SALVEZZA.
"Vergine era Eva, Vergine era Maria: la prima disobbedì, la seconda obbedì: la prima fu causa di sofferenza, la seconda fu causa di gioia"
 
Sul termine Avvocata dice Ireneo:  Eva NON è più condannata come responsabile della rovina del genere umano, perchè questa rovina le è stata RIMOSSA appunto, dall'obbedienza di Maria che ha permesso aLL'UNICO SALVATORE DEL MONDO DI ENTRARE NELLA STORIA DEL MONDO E RIMUOVERE COSI' OGNI PECCATO. In questo modo Ireneo sottolinea che NON E' MARIA CHE SALVA, ma che per mezzo di Maria Cristo ha potuto operare la salvezza, in questo senso egli spiega il senso dell'avvocatura.
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21/08/2009 15:44

(8^ parte)

che sarebbe, scusate, la parte sesta, ottava riguardo il testo....

GIUSEPPE NON CONOBBE MARIA "FINCHE'"...

 

Dopo quanto abbiamo letto e dopo la verità fondamentale che in Gesù e tutto ciò che lo riguarda si crede per FEDE, trovo strano che si riponga tanta fiducia nella parola "finchè" in Mt 1,25, rifiutando poi quello che è stato realmente Maria e quello che è stato il suo ruolo che ci ha permesso di conoscere l'eternità ^___^ Nella  concezione di molti evangelici il "finchè" automaticamente significa che da quel punto in avanti la situazione cambiò radicalmente e Maria perse la verginità. Ma questo è un insegnamento che limita la fede stessa.

Innanzitutto dobbiamo chiederci cosa ha voluto dirci Matteo. Voleva parlarci del concepimento verginale di Maria o dirci cosa sarebbe successo dopo? La verità biblica è che Matteo ha voluto enfatizzare il concepimento miracoloso di Gesù che confermava le profezie su di Lui (La vergine concepirà..) ma non ci dice nulla del dopo. E' strano che anche l'evangelista Luca, che di certo avrà avuto le confidenze dirette della Vergine Maria sul racconto dell'Annunciazione, del "dopo" non ci dice nulla.

Invece gli evangelici danno per scontato che quando si usa la parola "finchè" la situazione si capovolge completamente, ma il punto che questo "dopo" lo sanno anche loro, non è svelato completamente e non ci rivela comunque figli come abbiamo dimostrato ^___^

Lo stesso Luca riporta gli esempi che dimostrano come nel linguaggio semitico il finchè ha un uso molto più ampio. Oltre agli esempi citati possiamo citarne altri:

E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori. (2 Pt 1,18-19)

Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio dell’imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare"(At 25,21)

Prendiamo quest’ultimo versetto. La costruzione sintattica ( con eòs ou) è identica a quella usata da Matteo.

Quando san Paolo stava per essere inviato a Cesare sicuramente doveva rimanere sotto la custodia dei soldati romani. Ma l’uso del fino a quando ( eòs ou) non significa certamente che, nel momento in cui sarebbe stato inviato a Cesare, la sua custodia sarebbe terminata. E su questo credo che anche gli evangelici possano essere d’accordo.

Quindi questi esempi, oltre a quelli già citati da Luca, dimostrano senza ombra di dubbio che l’uso del "finchè" non dimostra affatto la loro tesi.

Contro la teologia eretica degli evangelici non si è opposto solo San Girolamo, come vorrebbero fa credere, ma proprio sul tema del "finchè" si è espresso anche San Giovanni Crisostomo, oltre altri Padri come abbiamo dimostrato nei due messaggi precedenti questo. E' una eresia vecchia, ma viene riproposta ogni tanto con una nuova fantasia e sempre per negare poi la pienezza della rivelazione sul Cristo stesso, infatti in tutta la Chiesa dove si venera Maria non si troverà mai una eresia sulla Persona del Cristo Gesù, mentre nel mondo evangelico molte chiese che usano la stessa Bibbia negando Maria, negano la Trinità, oppure non hanno la pienezza della rivelazione di chi è questo Gesù ^__^

Questo padre e Dottore della Chiesa era sicuramente un esperto di greco migliore di tanti evangelici e migliore di me, dato che (essendo nato ad Antiochia) il greco era la sua lingua madre. Anche lui, citando il "finchè" di Mt 1,25 affermava che non implicava assolutamente una modifica della situazione. E, per sostenere questa tesi, San Giovanni Crisostomo faceva esplicito riferimento a Gn 8,7 al salmo 90,2 e al salmo 72,7.

Una frase di Luca però è oscura:" Ma sono sicuro che se S. Girolamo potesse oggi avere a disposizione il materiale che la Grazia di Dio ci ha provveduto fino ad ora, comprenderebbe il suo errore e non continuerebbe, ostinato, su quella linea."

Qual è questo "materiale che la Grazia di Dio" ci ha messo a disposizione? Un nuovo vocabolario di greco antico che smentisca coloro che all’epoca erano di madrelingua greca? Un reperto archeologico?

I Padri della Chiesa avevano a disposizione la Bibbia esattamente come gli evangelici di oggi ma avevano dalla loro parte una cultura maggiore e erano più vicini di noi agli avvenimenti dell’epoca.

Quindi siamo curiosi di conoscere qual è questo "materiale che la Grazia di Dio" ci ha messo a disposizione?  ^___^ Qui o la dottrina della Sola Scriptura si perde,oppure sono usciti altri Libri Sacri che non conoscevamo? Oppure qualche rivelazione a noi sconosciuta? Se è sulla Bibbia che dobbiamo lavorare, con i Padri della Chiesa che ci riportano lo studio biblico per combattere le eresie, non credo che possa esistere altro "materiale che la Grazia di Dio" possa aver nascosto alla Chiesa.

Ma per concludere questo "finchè" o fino a quando, leggiamo anche s.Luca:

Luca 1,30-34: L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".
34 Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo
".

Tratto dalla "Vita di Gesù Cristo" di Giuseppe Ricciotti

231. Presso i Giudei il matrimonio legale si compiva, dopo alcun trattative preparatorie, con due procedimenti successivi, che erano il fidanzamento e le nozze. Il fidanzamento (ebr. qiddùshin o 'erù. sin) non era, come presso di noi oggi, la semplice promessa di futuro matrimonio, bensì era il perfetto contratto legale di matrimonio ossia il vero matrimonium ratum: quindi la donna fidanzata era già moglie, poteva ricevere la scritta di divorzio dal suo fidanzato-marito, alla morte dì costui diventava regolarmente vedova, e in caso d'infedeltà era punita come vera adultera conforme alla norma del Deuteronomio, 22, 23-24; questo stato giuridico è riassunto con esattezza da Filone quando afferma che presso i Giudei, contemporanei di lui e di Gesù, il fidanzamento vale quanto il matrimonio (De special, leg., m, 12). Compiuto questo fidanzamento-matrimonio, i due fidanzati-coniugi restavano nelle rispettive famiglie ancora per qualche tempo, che di solito si protraeva fino a un anno se la fidanzata era una vergine e fino a un mese se era una vedova : questo tempo era impiegato nei preparativi per la nuova casa e per l'arredo familiare. Fra i due fidanzati-coniugi non avrebbero dovuto avvenire, a rigore, relazioni matrimoniali; ma in realtà queste avvenivano comunemente, come attesta la tradizione rabbinica (Ketuboth, 1, 5; febamoth, iv, 10; babli Ketuboth, 12 a; ecc.), la quale informa anche che tale disordine si riscontrava nella Giudea ma non nella Galilea.

Le nozze (ebr. nissù'm) avvenivano quand'era trascorso il tempo suddetto, e consistevano nell'introduzione solenne della sposa in casa dello sposo: cominciava allora la coabitazione pubblica, e con ciò le formalità legali del matrimonio erano compiute.

<<... sappiamo da Luca che Maria era una vergine in questa condizione di fidanzata; inoltre, da Matteo, 1, 18, apprendiamo che ella divenne gravida prima che andasse a coabitare con Giuseppe, cioè prima delle nozze giudaiche. Alla luce di queste notizie, quale significato hanno le sue parole rivolte all'angelo : Come sarà ciò, poiché non conosco uomo?

232. Prese isolatamente in se stesse, non possono avere che uno di questi due sensi:

1) o richiamare alla memoria la nota legge di natura per cui ogni figlio presuppone un padre;

2) oppure esprimere per il futuro il proposito di non sottoporsi a questa legge e quindi di rinunziare alla figliolanza.

Un terzo senso, per quanto ci si pensi, non è dato scoprirlo.

Ora, in bocca a Maria, fidanzata giudea, le parole in questione non possono avere il primo di questi due sensi, perché sarebbero state di una puerilità sconcertante, tale da costituire un vero non-senso; a chi avesse espresso un pensiero di tal genere, se era una fidanzata giudea, era facile replicare : "Ciò che non è avvenuto fino ad oggi, può avvenire regolarmente domani ".

È quindi inevitabile il secondo senso, nel quale il verbo non conosco non si riferisce soltanto alle condizioni presenti ma si estende anche alle future, esprimendo cioè un proposito per l'avvenire : tutte le lingue, infatti, conoscono questo impiego del presente esteso al futuro, tanto più se tra presente e futuro non cade interruzione e se si tratta di uno stato sociale (non mi sposo; non mi faccio avvocato, ecc.). Se Maria non fosse stata una fidanzata-coniuge le sue parole, un po' forzatamente, avrebbero potuto interpretarsi come un implicito desiderio di avere un compagno nella propria vita : ma nel caso effettivo di Maria il compagno già c'era, legittimo e regolare; quindi, se l'annunzio dell'angelo avesse dovuto avverarsi in maniera naturale, non esisteva alcun ostacolo. E invece l'ostacolo esisteva : era rappresentato da quel non conosco, che valeva come un proposito per il futuro, e che giustificava pienamente la domanda come sarà ciò? L'unanime tradizione cristiana, che ha interpretato in tal senso il non conosco, ha battuto una strada che è certamente la più agevole e facile ma anche l’unica ragionevole e logica.

I razionalisti di solito non negano alle parole giacenti nel loro contesto il senso di un proposito, ma per dimostrare che non hanno valore storico sono costretti a ricorrere alla solita e comoda ipotesi dell’interpolazione, supponendo che uno o più rimanipolatori abbiano introdotto in quel punto le parole in questione. Senonché i presunti rimanipolatori sarebbero stati di una ottusità senza pari, giacché non si sarebbero accorti che le parole interpolate erano smentite da tutto il contesto.

Secondo quanto abbiamo letto dal Ricciotti, perciò, la domanda che Maria pose all'Angelo aveva un significato molto più profondo che l'Angelo aveva capito perfettamente, infatti dopo aver dato la spiegazione di come avverrà, conclude dicendo "Nulla è impossibile a Dio", cioè, tu Vergine sei e Vergine il Signore ti lascerà perchè il desiderio di Maria era puro come ci conferma l'abitudine invece del tempo: Fra i due fidanzati-coniugi non avrebbero dovuto avvenire, a rigore, relazioni matrimoniali; ma in realtà queste avvenivano comunemente, come attesta la tradizione rabbinica .

Infine sempre il Vangelo di Luca ci attesta un altra prova, per chi vuole credere, è la scena del Ritrovamento di Gesù al Tempio: Lc.2,41 Qui Gesù ha già 12 anni e quando si parla di questa situazione non risulta che Maria e Giuseppe abbiano altri figli, anzi si legge il particolare della carovana nella quale Gesù viene cercato, ma non risulta che lasciarono a loro gli eventuali altri figli, dunque a 12 anni Gesù risulta ancora un FIGLIO UNICO DI MARIA, dopo questa scena di Giuseppe non sappiamo più nulla.

Dovremmo allora aggiungere che fino a quando Gesù aveva 12 anni di altri figli di Maria non si ha menzione, e se dopo Giuseppe esce dalla scena, inutile ed antievangelico sarebbe andare a cercare ciò che i Vangeli non hanno riportato.

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21/08/2009 15:45

GESU' E' STATO IL "PRIMOGENITO", IL PRIMO DI ALTRI FIGLI…?? UN TERMINE CURIOSAMENTE SCOMODO??  (parte nona)

PARTE SETTIMA

Ho posto alcuni punti interrogativi all'impostazione di Luca sul titolo perchè alla luce di quanto ci fa capire il vangelo di Lc.2,41-52, non risulta che Maria e Giuseppe avessero altri figli quando Gesù aveva 12 anni. Dopo di chè s.Giuseppe non viene più raccontato dai vangeli, perciò di altri figli non ne sappiamo nulla ^__^
 
Vediamo il termine PRIMOGENITO

Ci sono parecchie cose da dire riguardo al termine "primogenito" e partono dalle stesse considerazioni già fatte per il termini eòs (finchè) e adelfos (fratello). Il linguaggio biblico non è né semplice né di immediata comprensione. A maggior ragione lo è per chi pretende di capire tutto da una traduzione che, di per sé, è già un’interpretazione.

Soprattutto in campo evangelico c’è un rifiuto della Tradizione che non è, come spesso alcuni vogliono far credere, il devozionalismo e/o la ritualità. La Tradizione è ben altro. La Tradizione (dal latino traditio che significa consegna, affidamento e quindi insegnamento) è il tesoro di conoscenze, di studi e di meditazioni dei cristiani che ci hanno preceduti. Rifiutarla a priori significa comportarsi come uno scalatore che, per arrivare in vetta ad una montagna, invece di appoggiarsi ai campi base già esistenti pretende di fare tutto da solo. Il risultato? Sicuramente si fermerà all’altezza del primo campo base e non arriverà mai in cima.

E adesso torniamo al tema di questa sezione. Prima di affrontare il significato del termine "primogenito" nelle sue vari accezioni è bene evidenziare questa frase:

Scrive Luca: Se l’evangelista Luca, che è sempre stato tra i più precisi e meticolosi, ci fa sapere che Gesù è stato il primo figlio (e non l’unico, come avrebbe potuto certamente scrivere), allora vuol dire che questo era proprio quello che la Bibbia voleva trasmetterci.

Quindi, diciamo noi, l’evangelista Luca era "tra i più precisi e meticolosi". E tuttavia la sua precisione e la sua meticolosità non lo hanno preservato da errori ed imprecisioni. Il grande esegeta neo testamentario (ebreo) Pinchas Lapide commentando Mt 6,22 e Lc 11,34 (quindi nel suo giudizio è compreso anche l’evangelista Luca) afferma: "Quel che qui i due evangelisti evidentemente non hanno inteso bene…" Quindi a volte anche la meticolosità e la precisione possono non bastare. Ecco perché San Girolamo volle recarsi a Gerusalemme e studiare l’ebraico. Sicuramente non lo fece solo per cultura personale ma anche per cercare di dare ai posteri una traduzione il più possibile (nei limiti concessi dalla sua umanità, cultura e conoscenza dell’epoca) fedele a quello che la Bibbia voleva trasmettere.

Del resto lo stesso Lutero, già 500 anni fa, scriveva nei suoi "Discorsi conviviali": La lingua ebraica è semplice e di poche parole ma dentro c’è molto di nascosto" ^__^

Abbiamo già visto come la prima delle considerazioni di Luca (non l’evangelista) sia contestabile alla luce di quanto ci dice un esperto di ebraismo. Adesso vediamo quest’altra: Notiamo una cosa molto importante.

Quando ci si riferisce a Gesù come "Figlio di Dio", la Bibbia usa il termine unigenito.

Quando invece ci si riferisce come Figlio di Maria, la Bibbia usa il termine primogenito.

In realtà nel NT è solo Giovanni che usa il termine unigenito riferito a Gesù. Ma lo stesso Giovanni è poco interessato a suo albero genealogico in quanto solo due volte ne cita la paternità (facendolo chiamare "figlio di Giuseppe" mentre noi sappiamo che le cose non stanno così ^__^) ma non dice nulla di fratelli e sorelle.

La frase: Quando ci si riferisce a Gesù come "Figlio di Dio", la Bibbia usa il termine unigenito.

Quando invece ci si riferisce come Figlio di Maria, la Bibbia usa il termine primogenito. Non è neppure biblicamente fondata poiché nei seguenti versetti:

- Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. (Rm 8, 29-30)

-Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa;

il principio, il primogenito di coloro

che risuscitano dai morti,

per ottenere il primato su tutte le cose. (Col 1,18)

E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice:

Lo adorino tutti gli angeli di Dio. (Eb 1,6)

- Giovanni alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. (Ap 1, 4-5)

si usa il termine "primogenito" riferito evidentemente a Gesù inteso come Figlio di Dio.

Quindi all’affermazione di Luca: "Pertanto, visto che questa prova non è l'unica, unita alle altre dimostrazioni acquisisce un enorme valore linguistico, e va quindi considerata importante." Si può tranquillamente rispondere che, viste le indicazioni bibliche, questo tentativo di dimostrazione si rivela in realtà di scarsissimo valore.

Un’altra imprecisione, che in realtà è una grave accusa, è la seguente, dice Luca: il testo originale è molto diverso dalla maggior parte delle traduzioni giunte fino a noi, oggi. E' stato tolto il termine "primogenito"... perchè, se esso è presente negli originali?

Innanzitutto è bene precisare che noi non abbiamo gli originali dei testi biblici. Abbiamo solo dei codici. Quindi scrivere che una parola o una frase "è presente negli originali" è fuorviante. Immagino che Luca provvederà subito a correggere questa imprecisione che rischia di trarre in inganno qualche sprovveduto.

Per quanto riguarda la presunta falsificazione cattolica, segnaliamo due versioni protestanti che concordano con la traduzione della CEI:

Nuova Riveduta: e non ebbe con lei rapporti coniugali finché ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù.

Luzzi: e non la conobbe finch'ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù.

Questi due testi seguono il testo in latino di San Girolamo che dice: et non cognoscebat eam, donec peperit filium, et vocavit nomen eius Iesum.

Il testo critico del Merk (protestante) riporta: "kai oik eginosken auten eos oi eteken ton uion auton kai ekalesen to onoma autou Iesoun.

Manca l’aggiunta "ton prototokon" come invece riporta Luca il quale, probabilmente, in questo caso segue la versione della Nuova Diodati. ^__^

La differenza è data dalla diversità dei codici seguiti. Senza addentrarci in dibattiti che escono dal discorso è bene notare che non è vero (quante volte abbiamo dovuto scrivere questa frase!) che i cattolici hanno volutamente "cancellato" una parola dal testo (del resto sarebbe stato ben sciocco toglierla solo dal Vangelo di S. Matteo e lasciarla in quello di S.Luca 2,7 visto che per lo stesso Luca pastore questo Vangelo 2,7 è di grande importanza ^__^) ma hanno optato per codici ritenuti più affidabili come anche i riformatori.

Praticamente tutto l’esame del termine "primogenito" da parte di Luca termina qui. Si tratta solo di obiezioni marginali e, in tutti i casi, molto discutibili. Sicuramente come "prove" lasciano molto a desiderare.

Allora, vediamo il vero significato della parola primogenito.

La parola prototokos (πρωτοτοκος) indica nel Nuovo Testamento sia il primo nato di donna (Matteo 1,25; Luca 2,7; Ebrei 11,28) sia il primo per ordine, rango e dignità senza stretto riferimento alla nascita e all'ordine della generazione (Romani 8,29; Colossesi 1,15-18; Ebrei 1,6; Apocalisse 1,5). Anche la parola monogenes (μονογενής) è usata nelle scritture greche-cristiane sia nel senso di figlio unico (Luca 7,12; Luca 8,42; Luca 9,38) sia nel senso di prediletto o molto amato (Giovanni 1,14; Giovanni 1,18; Giovanni 3,18; Ebrei 11,7; 1 Giovanni 4,9).

Nella Bibbia dei Settanta in Esodo 11,5 "Primogenito di Faraone" è il primo figlio del re egiziano, mentre nel Salmo 89,27-28 prototokos è usato nel senso di "capo", "leader", "primo", "re messia". Di Davide viene infatti detto: "Egli mi invocherà: Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza. Io lo costituirò mio primogenito (πρωτοτοκος), il più alto tra i re della terra."

Il fatto che il primogenito sia solo il primo di una serie di almeno due figli è un ragionamento valido ai giorni nostri, ma non lo era ai tempi di Gesù. Nell’ambiente ebraico il termine "primogenito" aveva un valore legale e tecnico in quanto era il rappresentante della famiglia. Era "colui che apre il grembo materno" (quindi in quest’appellativo era compreso anche il figlio unico) e, secondo quanto dice Dt 21,17, era la "primizia del vigore paterno". Anche in questo caso poteva essere un figlio unico. Che la primogenitura non fosse semplicemente un ordine di nascita è inoltre testimoniato dall’episodio di Esaù che vendette la sua primogenitura per un piatto di lenticchie.

Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra di lenticchie; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito. Disse a Giacobbe: "Lasciami mangiare un pò di questa minestra rossa, perché io sono sfinito" - Per questo fu chiamato Edom - . Giacobbe disse: "Vendimi subito la tua primogenitura". Rispose Esaù: "Ecco sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura? ". Giacobbe allora disse: "Giuramelo subito". Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe. Giacobbe diede ad Esaù il pane e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura. (Gn 25,29-34)

Dai passi evidenziati in neretto si capisce perfettamente come per gli ebrei la primogenitura avesse un valore diverso dal semplice ordine cronologico di nascita!

Sempre Gesù viene definito "il primogenito della creazione" (Col 1,15). E’ ovvio che con questo titolo si vuole esaltare la Sua regalità mentre per i protestanti dovrebbe significare che, dopo di Lui, altri vennero generati.

Che il termine "primogenito" potesse anche essere dato all’unico figlio nato, ci viene anche confermato dall’archeologia. Nel 1922 in Egitto è stata scoperta una necropoli giudaica di Tell el Yehudieh. In questa necropoli è stata trovata una tomba che reca questa iscrizione: "Ma la sorte, nei dolori del parto del mio figlio primogenito, mi condusse al termine della vita." Quindi in quella tomba era stata sepolta una donna morta mettendo alla luce il suo (ovviamente) unico figlio che però viene definito "primogenito" E’ ragionevole pensare che successivamente quella donna non abbia avuto altri figli. La data dell’ iscrizione corrisponde al 28 gennaio del 5 a.C. quindi quella donna era contemporanea di Gesù. Questo ci dimostra che il valore del termine "primogenito" che il marito di quella donna sfortunata aveva attribuito al suo unico figlio e ugualmente applicato da San Luca nei confronti di Gesù, era quello usuale presso gli Ebrei dell’epoca.

Per concludere questa sezione del nono intervento di Luca possiamo dire che se Maria "semplicemente" partorì il suo primo figlio questo non vuol dire che "semplicemente per forza DOPO" avrebbe dovuto partorire una squadra di calcio ^__^ Come specificavo al messaggio precedente il "finchè" o anche l'uso del "primogenito" in questo caso non vogliono far dire agli scrittori del Vangelo il loro "dopo", qui nei Vangeli TUTTO IL CONCETTO DI PRIMOGENITURITA' ED UNICITA', vogliono semplicemente incentrare l'attenzione sul Cristo Gesù UNICO FIGLIO DI DIO IERI, OGGI E SEMPRE: Cristo ieri, oggi e sempre. I racconti anche sulle persone non sono un censimento sulla situazione familiare dei protagonisti di questa storia. Nei versetti di Col 1,15,  si capisce che quella parola PRIMOGENITO viene usata in quel contesto per rivestire Gesù di regalità, importanza, predominanza. Mentre coloro che non credono usano questo termine non come la usò san Paolo, ma per voler dimostrare che "dopo" allora, Maria ebbe altri figli quando abbiamo visto che almeno fino a 12 anni Gesù era da solo con i suoi genitori al Tempio.

Cosa ci vuole trasmettere veramente san Luca insieme a tutto il contesto BIBLICO?

Vediamo che presso gli ebrei il primogenito ereditava dei diritti che gli altri fratelli non avevano, quindi abbiamo visto come con queste parole Paolo vuole indicare la regalità di Gesù, la potenza di Gesù, il primato di Gesù su tutte le cose create, infatti qualche versetto più avanti dice chiaramente che tutte le cose sono state create per mezzo di Lui, “Egli è principio”, e il Verbo è principio come il Padre. Ora se rileggiamo attentamente l'evangelista Luca all'inizio nell'Annunciazione cosa dice? Ci dice che: " IL SIGNORE GLI DARA' IL TRONO DI DAVIDE, SUO PADRE, E REGNERA' SULLA CASA DI GIACOBBE IN ETERNO E IL SUO REGNO NON AVRA' MAI FINE!" (Lc.1,32)
In questo senso, l'utilizzo del termine PRIMOGENITO NON RIGUARDA CERTO IL FUTURO DI MARIA, MA LA SUPREMAZIA DI GESU', l'Unigenito di Dio è il Primogenito di Maria, cioè della VERGINE che non ha avuto figli prima non perchè fosse sterile, ma perchè era VERGINE DI MENTE, DI CORPO E DI SPIRITO  ^__^ "L'umile ancella sulla quale si posò lo sguardo di Dio".

Come vediamo san Luca voleva dirci ben altro e non certo parlarci di eventuali figli di Maria al futuro, se Luca avesse avuto questo interesse quando poi racconterà il Ritrovamento al Tempio, avrebbe di certo fatto sapere all'auditore che Maria aveva avuto così altri figli, 12 anni non sono pochi dalla primogenitura ^__^, perciò decade la motivazione del pastore Luca quando dice che l'evangelista voleva farci capire che "dopo" il primogenito, ci sarebbero stati "altri figli".

Scriveva Origene:

“Occorre quindi avere l'ardire di affermare da una parte che i vangeli sono le primizie dell'intera Scrittura e dall'altra parte che primizia dei Vangeli è quello di Giovanni, il cui senso profondo non può essere colto se non da colui che ha "appoggiato il capo sul petto di Gesù e che ha ricevuto Maria come sua propria Madre".  Ma ora fai attenzione a quel che ti dico: colui che sarà un altro Giovanni deve diventare tale da essere indicato da Gesù, per così dire, come un altro Giovanni, vale a dire come un altro Gesù. Se infatti non esiste alcun figlio di Maria all'infuori di Gesù, secondo il parere di coloro che pensano rettamente di lei, e ciò nonostante Gesù disse a sua madre:  < Ecco il tuo figlio! >( Gv.19,26), e non già: < Ecco anche questo ti è figlio >, ciò significa: Questi (Giovanni) è Gesù che hai partorito. Perché chiunque infatti è perfetto, non è più lui a vivere, ma in lui vive il Cristo (cf.Gal.2,20); perciò fate attenzione fratelli miei, che quando si parla di lui a Maria, si dice: < Ecco il tuo figlio >, cioè, ecco colui che è diventato un bravo cristiano è Gesù Cristo, quindi < Ecco tua Madre >, cioè, come è veramente Madre dell'unico Gesù Cristo, ora ti è Madre a te nella salvazione! "
 (Origene, "Commento a Giovanni" -la catechesi- 1,4,PG 11,1048 - "Maria nel pensiero dei Padri della Chiesa" di  L. Gambero, Ed.Paoline pp.80-81)


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(10^ parte)

PERCHE' GESU' AFFIDO' SUA MADRE A GIOVANNI E NON AI FRATELLI NATURALI?

Perte Nona delle risposte che sto mettendo io ^__^

 

Dalla croce Gesù morente affidò la propria madre a un ;discepolo: "Poi disse al discepolo: " Ecco tua madre ". E da quel momento il discepolo la prese in casa sua" (Giovanni 19,, 27).

Questo discepolo non era un figlio di Maria. Quasi certamente era Giovanni, l'evangelista, così come ci è tramandato.

Ma Luca scrive: Dando per scontato che "il discepolo che Gesù amava" fosse Giovanni e non qualcun altro …^_^… chiediamoci, perchè mai Gesù affidò Maria a Giovanni, e non agli altri figli, come sarebbe stato più naturale?

Sarebbe molto interessante fare un’esegesi biblica che ci metta sulle tracce di questo discepolo sconosciuto eppure così importante. I Padri della Chiesa hanno scritto bellissime riflessioni su questo personaggio che è al tempo stesso una figura sia reale che simbolica.

Ma se proprio vogliamo restare alla SCRITTURALITA' DEL TESTO, cioè alla Sola Scriptura, una risposta ce l'abbiamo:

Giovanni 20:2: Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava

Giovanni 21:7: Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro

Certo, il nome di Giovanni non si fa, tuttavia  si capisce che l'evangelista è colui che è stato presente alla scena tanto da descriverla bene, al verso 20 si legge che "Pietro voltatosi, vide che li seguiva il discepolo che Gesù amava", al verso 24, l'evangelista Giovanni scrive: "QUESTO E' IL DISCEPOLO CHE RENDE TESTIMONIANZA DI QUESTE COSE", sembra che parli quasi in terza persona, tipico di chi è molto umile e di chi vuol rimanere in un umile anonimato ^__^

E’ comunque veramente molto riduttivo affrontare questo testo avendo in mente il tema "verginità sì contro verginità no" e la prima tentazione sarebbe quella di non rispondere neppure. Tuttavia una risposta, anche se breve, diventa doverosa.

E allora chiediamoci, perchè mai Gesù affidò Maria a Giovanni, e non agli altri figli, come sarebbe stato più naturale?

La risposta di Luca sarebbe più o meno questa: Affidando la madre a Giovanni, il Signore Gesù ha voluto risparmiarle il dover dipendere da quei fratelli che "non credevano in lui" o che erano forse gelosi e avrebbero potuto rinfacciare alla madre l'apparente fallimento del ministero di Gesù.

Questa è la sola spiegazione che Luca riesce a dare. Molto povera, per la verità, soprattutto perchè esce fuori dal concetto di Sola Scriptura e avanza per ipotesi interpretando dunque la Bibbia ^__^

Cosa ci può dire in merito la lettura delle Scritture? Dai Vangeli appare che quando Gesù ha iniziato la sua vita pubblica, coloro che lo seguivano (eccetto sua madre) non riuscivano a comprenderlo. Ma questo solo all’inizio perché man mano che lo seguivano nella sua opera di predicazione, cambiarono idea e divennero suoi discepoli.

Infatti, li troviamo concordi con gli Apostoli ed assidui nella preghiera in attesa dello Spirito Santo (cf. Atti 1, 14). Giacomo fu messo alla guida della comunità cristiana di Gerusalemme (cf. Galati 2, 9; Atti 15, 13,) e gli altri parenti si dedicarono alla predicazione del Vangelo anche fuori della Palestina (cf. 1 Corinzi 9, 5).

Restando alla letteralità del testo (una cosa assolutamente squallida, vista la solennità di quei versetti) , il gesto di Gesù morente è comprensibile solo se si ammette che Gesù era figlio unico. Se Maria avesse avuto altri fìgli quattro maschi e un imprecisato numero di fìglie - quel gesto di Gesù sarebbe stato offensivo o almeno poco riguardoso ed anche illegale. I supposti figli di Maria, le fìglie, i generi, le nuore, oltre a sentirsi offesi, avrebbero contestato a Giovanni il diritto di avere con sé la loro madre, specialmente se avevano in sè il dubbio su chi fosse il Cristo ^__^  Avrebbero giudicato irresponsabile il gesto di un morente.

Nulla di tutto questo nei vangeli. Se dovessimo attenerci come gli evangelici dicono di fare, alla Sola Scriptura, Giovanni prese Maria con sé in casa sua, pacificamente, senza contestazione alcuna e l'unica ragione plausibile era perchè, rimasta probabilmente vedova visto che di Giuseppe non se ne parla più, era la cosa più logica da farsi. Gesù, perché figlio unico, poteva e doveva provvedere a sua madre un rifugio conveniente dopo la sua morte. Non avendo fratelli scelse quello di un discepolo.

Possiamo dire che anche questo testo, romanzato da Luca nella collocazione e nel commento, può  solo dimostrare che effettivamente Gesù non aveva fratelli, se si vuole per forza trarre da esso una risposta al quesito "verginità sì contro verginità no" citato all’inizio.

Ma chiudo con un altro aspetto: cosa credeva di questo fatto TUTTA LA CHIESA dopo il primo secolo? Perchè queste domande non nascono oggi ^__^ S.Agostino riprende un pò di citazioni dei Padri passati e nell'Omelia 119 scrive:

Questa è l'ora della quale Gesú, nel momento di mutare l'acqua in vino, aveva parlato alla madre, dicendo: Che c'è tra me e te, o donna? La mia ora non è ancora venuta (Gv 2, 4). Egli aveva annunciato quest'ora, che non era ancora giunta, e nella quale, morendo, avrebbe riconosciuto colei dalla quale aveva ricevuto questa vita mortale. Allora, quando stava per compiere un'opera divina, sembrava allontanare da sé, come una sconosciuta, la madre, non della divinità ma della sua debolezza umana; al contrario, ora che stava sopportando sofferenze proprie della condizione umana, raccomandava con affetto umano colei dalla quale si era fatto uomo. Allora colui che aveva creato Maria, si manifestava nella sua potenza; ora colui che Maria aveva partorito, pendeva dalla croce.

2. C'è qui un insegnamento morale. Egli stesso fa ciò che ordina di fare, e, come maestro buono, col suo esempio insegna ai suoi che ogni buon figlio deve aver cura dei suoi genitori. Il legno della croce al quale erano state confitte le membra del morente, diventò la cattedra del maestro che insegna. E' da questa sana dottrina che l'Apostolo apprese ciò che insegnava, dicendo: Se qualcuno non ha cura dei suoi, soprattutto di quelli di casa, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele (1Tim 5, 8). Chi è più di casa dei genitori per i figli, o dei figli per i genitori? Il maestro dei santi offrì personalmente l'esempio di questo salutare precetto, quando, non come Dio ad una serva da lui creata e governata, ma come uomo alla madre che lo aveva messo al mondo e che egli lasciava, provvide lasciando il discepolo quasi come un altro figlio che prendesse il suo posto. Perché lo abbia fatto viene spiegato da ciò che segue. Infatti l'evangelista dice: e da quel momento il discepolo la prese in casa sua. E' di sé che egli parla. Egli è solito designare se stesso come il discepolo che Gesú amava. E' certo che Gesú voleva bene a tutti i suoi discepoli, ma per Giovanni nutriva un affetto tutto particolare, tanto da permettergli di poggiare la testa sul suo petto durante la cena (cf. Gv 13, 23), allo scopo, credo, di raccomandare a noi più efficacemente la divina elevazione di questo Vangelo che egli avrebbe dovuto proclamare.

[Si prese cura di Maria.]

3. Ma in che senso Giovanni prese con sé la madre del Signore? Non era egli forse uno di coloro che avevano detto al Signore: Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito (Mt 19, 27)? Ma ad essi il Signore aveva anche risposto che qualunque cosa avessero lasciato per seguirlo, avrebbero ricevuto, in questo stesso mondo, cento volte tanto (cf. Mt 19, 29). Quel discepolo pertanto conseguiva il centuplo di quello che aveva lasciato, fra cui anche il privilegio di accogliere la madre del donatore. Il beato Giovanni aveva ricevuto il centuplo in quella società, nella quale nessuno diceva proprio qualunque suo bene, in quanto tutto era comune a tutti; come appunto si legge negli Atti degli Apostoli. E cosí gli Apostoli non avevano niente e possedevano tutto (cf. 2 Cor 6, 10). In che modo, dunque, il discepolo e servo ricevette la madre del suo maestro e Signore tra i suoi beni, in quella società dove nessuno poteva dire di avere qualcosa di suo? Poco più avanti, nel medesimo libro, si legge: Quanti possedevano terreni e case, li vendevano e ne portavano il ricavato e lo deponevano ai piedi degli Apostoli; ed esso veniva man mano distribuito a ciascuno proporzionalmente al bisogno (At 4, 34-35). Da queste parole si può arguire che a questo discepolo venne assegnato quanto personalmente egli aveva bisogno e in più quanto gli era necessario per il mantenimento della beata Maria, considerata come sua madre. Non è forse questo il senso più ovvio della frase: da quel momento il discepolo la prese in casa sua, che cioè egli prese su di sé l'incarico di provvedere a lei in tutto? Egli se la prese con sé, non nei suoi poderi, perché non possedeva nulla di proprio, ma tra i suoi impegni, ai quali attendeva con dedizione.

Maria entra perciò a diritto nella Chiesa quale Madre non solo di Giovanni, ma di tutti i discepoli e degli Apostoli i quali erano i dispensatori anche del materiale di mantenimento fra loro stessi. E se Madre degli Apostoli e dei discepoli come la Pentecoste di quel giorno ci fa comprendere benissimo, Maria è così Madre di tutti i redenti e dentro la Chiesa continua ad esercitare il suo ruolo che è quello di richiamare i figli alle attenzioni di Dio, incessantemente mentre le generazioni la chiameranno "Beata" Ella continua a dire " Fate tutto quello che Gesù vi dirà di fare"!

CONCLUSIONE:

Luca dice che le sue argomentazioni sono state BEN FONDATE, ci dispiace aver dimostrato che sono tutte smontabili ^__^ e sempre con la Bibbia alla mano. Ricordo che almeno noi diciamo chiaramente che non siamo per la Sola Scriptura, cioè che ad Essa noi accostiamo l'esperienza dei Padri della Chiesa che hanno difeso e mandato avanti la Chiesa in anni critici e di eresie e dove non risulta nessun pastore evangelico vescovo che si sia opposto con una chiesa.

Abbiamo invece dimostrato che questa dottrina non è una novità della Chiesa Cattolica (Romana) di oggi, ma è un insegnamento di 2000 anni di storia che condividiamo con gli Ortodossi e con i Padri della Riforma che almeno su questo aspetto concordavano.

Poi Luca scrive nelle conclusioni: Abbiamo dimostrato che Maria ha avuto altri figli oltre Gesù   numerando alcuni aspetti ai quali rispondo con il numero:

1) l'aspetto biblico non ha affatto dimostrato che Gesù avesse altri fratelli e sorelle carnali, per la verità almeno fino a 12 anni si è sicuri che Gesù era ancora solo con i suoi genitori, dopo questa scena Giuseppe scompare dai riflettori degli evangelisti, perciò per chi è per la Sola Scriptura saggio sarebbe riconoscere che queste prove non ci sono come dimostrato poi dalcontesto biblico che ho inserito ^__^ (postato n. 104 e il 110/112) cioè qui....il n.1 n.6 e n.9.....

2) l'aspetto linguistico del Koinè ha dimostrato invece tutt'altro dello studio riportato da Luca ^__^  (postato n.105 e il 110/112) qui invece...il n.2,n.6 e n.9...

3) l'aspetto storico di Luca ha estraniato completamente il lungo lavorio dei PADRI APOSTOLICI, coloro che ebbero contatti con qualche apostolo o chi da loro fu istruito e come vi abbiamo dimostrato erano di tutt'altra idea ^__^ (postato n. 106/107/108 e il 112) qui invece n.3-4 e 5 con il n.9........

4) per la verità Luca non è stato in grado di confutare nessuna tesi cattolico-romana, perchè effettivamente tale tesi è ANCHE ORTODOSSA e dunque è parte della Tradizione bimilennaria di tutta la Chiesa alla quale non si opposero neppure i Padri della Riforma ^__^  (postato con questo n.117). che qui è il n.12, cioè questo.....

5) aggiungo il particolare del Salmo 69,9 nel particolare postato al n. 115 (che qui è il n.10 dei messaggi inseriti)

Speriamo che quanto è emerso possa essere stato accolto serenamente e senza pregiudizi dai fratelli evangelici con i quali condividiamo il medesimo Cristo Signore nato dalla medesima Madre Maria Vergine che insieme ricordiamo nella professione del Credo Apostolico che sappiano essere accolto da tutti i cristiani che riconoscono che Gesù è "venuto nella carne" .

Pace Gino e Company

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