3. ESEMPIO DI GESÙ CRISTO. - L'Evangelista, parlando della fanciullezza e della gioventù del Redentore, la restringe tutta in queste parole: Gesù stava soggetto a Maria e Giuseppe (Luc. II, 51). Su queste parole S. Bernardo esclama: «Chi è colui che sta soggetto? e a chi sta egli soggetto? Un Dio che si assoggetta non solamente a Maria, ma ancora a Giuseppe! Che un Dio obbedisca a uomini, è tale un'umiltà che non ha esempio. Arrossisci, o cenere orgogliosa! Un Dio si umilia, e tu t'innalzi! (Homil. super Missus)». Parlando poi di se medesimo, questo divin Redentore disse: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore» (MATTH. XI, 29). Ah sì, «abbiamo in noi, dirò con San Paolo, i sentimenti che aveva in sé Gesù Cristo il quale, essendo vestito della divinità ed uguale a Dio, si annientò prendendo la forma di servo, fatto a somiglianza degli uomini; e si umiliò facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Philipp. II, 7-8). Tutto l'insegnamento della sapienza cristiana consiste, come dice S. Leone, non nell'abbondanza delle parole non nell'arte del filosofare, non nella ricerca della lode e della gloria, ma nella conoscenza e nell'esercizio di quella vera e volontaria umiltà che il Signore ha scelto per sé e tanto vivamente insegnato, dal seno di sua madre fino su l'albero della croce (Ad Diosc.).
«Eccomi fatto verme e non uomo, dice Gesù parlando di sé per bocca del Profeta: obbrobrio degli uomini, e scherno della plebaglia» (Psalm. XXI, 7). E infatti questo gran Dio sceglie per culla una mangiatoia; mena vita umile e nascosta per trent'anni; passa il resto della sua vita in una povertà che si può chiamare indigenza; poiché sono pochi i poveri che possano dire come lui: «Le volpi hanno la loro tana e gli uccelli il loro nido; ma il Figliuolo dell'uomo non ha dove posare il capo» (MATTH. VIII, 20); e finalmente muore come un impostore, uno scellerato, in mezzo a due ladroni. Che profonda e sublime umiltà! «Affinché l'uomo non sdegnasse di umiliarsi, Iddio si è fatto umile, osserva S. Agostino: Iddio si è abbassato affinché la superbia umana non credesse indegno di sé il seguire le orme di un Dio (12)». S. Basilio ci avverte che «l'anima, in tanto fa progressi nelle virtù, in quanto progredisce nell'umiltà. La conoscenza della pietà è la conoscenza dell'umiltà. Quando l'uomo sa umiliarsi, allora sa imitare Gesù Cristo (13)».
4. ESEMPI DEI SANTI. - «Io non sono altro che cenere e polvere», diceva di sé il virtuoso patriarca Abramo (Gen. XVIII, 27). Mosè, quell'uomo così terribile per gli Egiziani, così grande, così elevato in dignità, era profondamente umile. E virtù prediletta di tutti i profeti fu l'umiltà.
La B. Vergine Maria, scelta da Dio fin dall'eternità ad essere la madre dell'Uomo-Dio, salutata dall'Angelo con profonda venerazione come piena di grazia, come la destinata a dare al mondo il Messia promesso, si dichiara, nella sublime sua umiltà, semplice ancella del Signore: - Ecce ancilla Domini (Luc. I, 38).
Che dirò di S. Giovanni Battista? La Verità increata aveva testificato di lui, che fra i nati di donna non vi era chi lo uguagliasse (MATTH. XI, 11); l'aveva chiamato: «Lucerna ardente e lucente» (IOANN. V, 35); l'aveva innalzato sopra Elia e i profeti (MATTH. XI, 9); l'aveva designato a suo precursore, e perciò santificato fin dal seno della madre. Or bene, questo Battista così encomiato, onorato ed esaltato, si abbassa, si umilia fino al punto di qualificarsi una semplice voce che grida nel deserto (MATTH. III, 3), di protestarsi che non era degno di sciogliere i sandali al figlio di Maria (Luc. III, 16).
Osservate l'umiltà del Centurione e del Pubblicano. Quegli alla profferta che Gesù gli fa di andare a casa sua a guarirgli il servo, sì dichiara confuso di tanta cortesia e indegno di accogliere sotto il misero suo tetto un tanto personaggio, del quale basta una parola a guarire a qualunque distanza l'infermo (MATTH. VIII, 8). Il Pubblicano, entrato nel tempio, non osa avanzarsi al santuario, ma prostrato su la soglia, picchiandosi il petto, grida: Mio Dio, abbiate pietà di me povero peccatore (Luc., XVIII, 13).
Pietro e Paolo, le due colonne della Chiesa, quegli per autorità, questi per la dottrina, quegli costituito capo del collegio apostolico, favorito da Gesù di speciale familiarità, questi scelto come vaso di onore a portare nell'universo il nome di Gesù Cristo, che esempi di umiltà ci dànno! Il primo si dichiara immeritevole dei favori che gli vuole fare il Redentore, si mostra turbato e compreso da timore in considerazione della sua indegnità, al vedere che Gesù aveva compiuto un grande miracolo a suo favore e nella sua barca (Luc. V, 8). Il secondo si chiama «un nulla» (II Cor. XV, 11); «l'ultimo degli Apostoli, e indegno perfino di tal nome: un aborto» (1 Cor. XV, 8-9).
In una parola, tutti i Santi furono modelli di umiltà. Come la terra tiene celate nelle sue viscere le miniere d'oro; il mare, le perle; il suolo, le radici e il succo delle piante, così la virtù dei Santi e degli umili viene quaggiù tenuta nascosta dalla Provvidenza e da essi medesimi... Quanto più gli uomini savi e santi sono illuminati da Dio ed elevati in perfezione, tanto più riconoscono che Dio è tutto e che essi sono niente; perciò si umiliano e si annientano.
[Modificato da Evergete 23/08/2009 16:25]