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LUMILTA'

Ultimo Aggiornamento: 23/08/2009 22:22
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23/08/2009 16:25

3. ESEMPIO DI GESÙ CRISTO. - L'Evangelista, parlando della fan­ciullezza e della gioventù del Redentore, la restringe tutta in queste parole: Gesù stava soggetto a Maria e Giuseppe (Luc. II, 51). Su queste parole S. Bernardo esclama: «Chi è colui che sta soggetto? e a chi sta egli soggetto? Un Dio che si assoggetta non solamente a Maria, ma ancora a Giuseppe! Che un Dio obbedisca a uomini, è tale un'umiltà che non ha esempio. Arrossisci, o cenere orgogliosa! Un Dio si umilia, e tu t'innalzi! (Homil. super Missus)». Parlando poi di se medesimo, questo divin Redentore disse: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore» (MATTH. XI, 29). Ah sì, «abbiamo in noi, dirò con San Paolo, i sentimenti che aveva in sé Gesù Cristo il quale, essendo ve­stito della divinità ed uguale a Dio, si annientò prendendo la forma di servo, fatto a somiglianza degli uomini; e si umiliò facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Philipp. II, 7-8). Tutto l'insegnamento della sapienza cristiana consiste, come dice S. Leone, non nell'abbondanza delle parole non nell'arte del filosofare, non nella ricerca della lode e della gloria, ma nella conoscenza e nell'esercizio di quella vera e volon­taria umiltà che il Signore ha scelto per sé e tanto vivamente inse­gnato, dal seno di sua madre fino su l'albero della croce (Ad Diosc.).
«Eccomi fatto verme e non uomo, dice Gesù parlando di sé per bocca del Profeta: obbrobrio degli uomini, e scherno della plebaglia» (Psalm. XXI, 7). E infatti questo gran Dio sceglie per culla una mangiatoia; mena vita umile e nascosta per trent'anni; passa il resto della sua vita in una povertà che si può chiamare indigenza; poiché sono pochi i poveri che possano dire come lui: «Le volpi hanno la loro tana e gli uccelli il loro nido; ma il Figliuolo dell'uomo non ha dove posare il capo» (MATTH. VIII, 20); e finalmente muore come un impostore, uno scellerato, in mezzo a due ladroni. Che profonda e sublime umiltà! «Affinché l'uomo non sdegnasse di umiliarsi, Iddio si è fatto umile, osserva S. Agostino: Iddio si è abbassato affinché la superbia umana non credesse indegno di sé il seguire le orme di un Dio (12)». S. Ba­silio ci avverte che «l'anima, in tanto fa progressi nelle virtù, in quanto progredisce nell'umiltà. La conoscenza della pietà è la cono­scenza dell'umiltà. Quando l'uomo sa umiliarsi, allora sa imitare Gesù Cristo (13)».

4. ESEMPI DEI SANTI. - «Io non sono altro che cenere e polvere», diceva di sé il virtuoso patriarca Abramo (Gen. XVIII, 27). Mosè, quell'uomo così terribile per gli Egiziani, così grande, così elevato in di­gnità, era profondamente umile. E virtù prediletta di tutti i profeti fu l'umiltà.
La B. Vergine Maria, scelta da Dio fin dall'eternità ad essere la madre dell'Uomo-Dio, salutata dall'Angelo con profonda venerazione come piena di grazia, come la destinata a dare al mondo il Messia promesso, si dichiara, nella sublime sua umiltà, semplice ancella del Signore: - Ecce ancilla Domini (Luc. I, 38).
Che dirò di S. Giovanni Battista? La Verità increata aveva testificato di lui, che fra i nati di donna non vi era chi lo uguagliasse (MATTH. XI, 11); l'aveva chiamato: «Lucerna ardente e lucente» (IOANN. V, 35); l'aveva innalzato sopra Elia e i profeti (MATTH. XI, 9); l'aveva designato a suo precursore, e perciò santificato fin dal seno della madre. Or bene, questo Battista così encomiato, onorato ed esaltato, si abbassa, si umilia fino al punto di qualifi­carsi una semplice voce che grida nel deserto (MATTH. III, 3), di protestarsi che non era degno di sciogliere i sandali al figlio di Maria (Luc. III, 16).
Osservate l'umiltà del Centurione e del Pubblicano. Quegli alla profferta che Gesù gli fa di andare a casa sua a guarirgli il servo, sì dichiara confuso di tanta cortesia e indegno di accogliere sotto il misero suo tetto un tanto personaggio, del quale basta una parola a guarire a qualunque distanza l'infermo (MATTH. VIII, 8). Il Pubblicano, entrato nel tempio, non osa avanzarsi al santuario, ma prostrato su la soglia, picchiandosi il petto, grida: Mio Dio, abbiate pietà di me povero peccatore (Luc., XVIII, 13).
Pietro e Paolo, le due colonne della Chiesa, quegli per autorità, questi per la dottrina, quegli costituito capo del collegio apostolico, favorito da Gesù di speciale familiarità, questi scelto come vaso di onore a portare nell'universo il nome di Gesù Cristo, che esempi di umiltà ci dànno! Il primo si dichiara immeritevole dei favori che gli vuole fare il Redentore, si mostra turbato e compreso da timore in considerazione della sua indegnità, al vedere che Gesù aveva com­piuto un grande miracolo a suo favore e nella sua barca (Luc. V, 8). Il secondo si chiama «un nulla» (II Cor. XV, 11); «l'ultimo degli Apostoli, e indegno perfino di tal nome: un aborto» (1 Cor. XV, 8-9).
In una parola, tutti i Santi furono modelli di umiltà. Come la terra tiene celate nelle sue viscere le miniere d'oro; il mare, le perle; il suolo, le radici e il succo delle piante, così la virtù dei Santi e degli umili viene quaggiù tenuta nascosta dalla Provvidenza e da essi me­desimi... Quanto più gli uomini savi e santi sono illuminati da Dio ed elevati in perfezione, tanto più riconoscono che Dio è tutto e che essi sono niente; perciò si umiliano e si annientano.
[Modificato da Evergete 23/08/2009 16:25]
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