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LUMILTA'

Ultimo Aggiornamento: 23/08/2009 22:22
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23/08/2009 16:26

8. VANTAGGI DELL'UMILTÀ. - 1° L'umiltà vince i demoni e le tenta­zioni; snerva tutta la forza dei nostri nemici. L'umile è quel giusto di cui dice lo Spirito Santo, che si accusa e si condanna da sé (Prov. XVIII, 17); egli dunque strappa di mano al demonio ogni arma con cui questi potrebbe assalirlo e accusarlo e vincerlo. «Tutta la vittoria del Salvatore che ha trionfato del demonio e del mondo fu come dice San Leone, immaginata nell'umiltà e compiuta nell'umiltà (De Vocatione)». S. Macario udì un giorno il demonio che gli diceva: Grande violenza tu mi fai, o Macario, così che con tutta la voglia che ho di nuocerti, non posso: Tu di­giuni e vegli spesso; anch'io fo questo; ma vi è cosa nella quale non posso gareggiare con te e quindi tu mi vinci. Macario volle sapere quale fosse e avendoglielo domandato, il diavolo rispose: Solo la tua umiltà mi vince (Vit. Pat. lib. VII, c. XIII).
2° L'umiltà innalza: è parola immancabile di Gesù Cristo: «Chi si umilia sarà esaltato» (Luc. XIV, 11). Infatti dice S. Paolo del divin Redentore: «Gesù Cristo si è an­nientato; perciò Dio lo ha innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, così che al nome di Gesù si piega ogni ginocchio in cielo e in terra e nell'inferno». (Philipp. II, 7, 9-10). Maria si umilia, confessandosi ancella del Signore, ed ecco in quel punto me­desimo il Verbo eterno incarnarsi nel seno di lei. La sua umiltà la innalza all'unica e sublimissima dignità di madre di Dio. «E a giusto titolo, come dice S. Bernardo, divenne la signora di tutti, colei che si confessava e riconosceva ancella di tutti (Serm. in Apoc.)».
L'umile si considera come il più abbietto di tutti, benché viva più degnamente di tutti, e credendosi l'ultimo fra tutti, è in realtà il primo. Vera grandezza dell'anima è l'umiltà, con la quale l'uomo nasconde la sua grandezza, ad esempio del Verbo incarnato che nasconde la sua grandezza divina sotto il velo della sacra sua umiltà... «L'umiltà in mezzo agli onori, scrive S. Bernardo, è l'onore dell'onore, è la dignità della dignità. Ogni dignità non merita questo nome, se si mostra altera e superba. Primeggi tu su gli altri per condizione od uffizio? sii loro uguale per volontario abbassamento; sei messo a comandare? sappi sottometterti. Perché gonfiarti ed esaltarti senza cagione? Infinitamente elevato è il Signore, ma non in questo egli si propone a te come modello. Da lodare è la sua grandezza, non da imitare. Umiliati, e sarai padrone di Dio. Solo l'umiltà innalza, solo l'umiltà conduce alla vita; essa ne è la vera strada e non ve n'è altra che questa. Chi cammina fuori di lei, cade, non ascende (Serm. XXXIV, in Cant.) ».
L'umiltà è l'albero della vita, che cresce incessantemente e si innalza altissimo. Quanto l'uomo si abbassa, tanto s'innalza, come l'al­bero cresce e si eleva a misura che le sue radici discendono e si sprofondano nella terra. L'orgoglio si eleva fino al cielo ed è costretto a indietreggiare fino all'inferno; l'umiltà si abbassa fino all'inferno ed è sollevata fino al cielo. Tale è l'insegnamento dei Padri. «Quanto più sarete umili, dice S. Bernardo, tanto più l'aumento della gloria vi seguirà da vicino. Discendete, se volete ascendere; umiliatevi se vi piace essere innalzati, affinché non vi capiti che esaltandovi siate abbassati. L'umiltà ignora che cosa é il cadere, ma ben sa che cosa è ascendere (De Modo bene vivendi, c. XXXIX)». L'umiltà, dice S. Cipriano, solleva l'uomo al più eccelso stato (Serm. ad Martyr.). Prendiamo dunque il consiglio di S. Agostino che ci esorta ad essere piccoli ai nostri occhi, affinché siamo grandi agli occhi di Dio (Serm. CCXIII, de Temp.). Dio è largo rimuneratore degli umili, cammina innanzi a loro per guidarli in alto, finché tocchino alla corona.
«Dio solleva dalla polvere il povero, cioè l'umile, canta il Salmista, e toglie dal suo immondezzaio l'indigente, e lo mette a sedere in mezzo ai princìpi del suo popolo, tra lo stuolo dei suoi eletti» (Psalm. CXII, 7-8). Ne abbiamo l'esempio vivo e parlante in Giuseppe: i suoi fratelli non gli risparmiano nessun oltraggio, lo umiliano fino a ven­derlo come schiavo; e Dio l'innalza al punto di farlo il dio di Faraone e di tutto l'Egitto; e i superbi suoi fratelli sono costretti, se non vo­gliono morire di fame e ottenere grazia, di prostrarsi ai suoi ginocchi. «I suoi fratelli lo vendono, nota qui S. Gregorio, per non onorarlo; ed egli é onorato ed esaltato, perché è venduto (In Gen.)». Giuseppe così venduto, così maltrattato dai fratelli, appariva miserabile e degno di compassione agli occhi dei suoi fratelli e del mondo, eppure egli non l'era, perché Dio comincia per quel fatto stesso ad innalzare il suo covone di gloria e ad abbassare i covoni dei fratelli di lui. E come fa in Giuseppe, così fa in tutti Iddio; comincia ad ele­vare quando umilia; e quanto più vuole esaltare uno, tanto più prima l'abbassa. Il superbo ed onorato Aman cerca di perdere l'umile e disprezzato Mardocheo, ed ecco l'abbietto Mardocheo innalzato più alto di Aman, e questi pendere dal patibolo che per quello aveva preparato. O quanti esempi simili ci potrebbe fornire la storia!...
Il carro trionfale della virtù e della gloria è fatto di umiliazioni, di derisioni, di avversità e di disprezzi. «Quando tu eri piccolo ai tuoi occhi non ti ho io posto a capo delle tribù d'Israele, disse Samuele a Saulle, non ti ha il Signore consecrato re d'Israele?» (1 Reg. XV, 17). Ecco il frutto dell'umiltà... «Dinanzi al Signore che mi ha eletto e comandato che fossi re in Israele, io comparirò più basso e vile di quello che non fossi prima, diceva Davide; sarò umile agli occhi miei e ne avrò maggior gloria» (II Reg. VI, 21-22). «Davide, commenta qui il Crisostomo, riconosceva di essere pastore di armenti e non chiaro per nobiltà di sangue. Divenuto poi nobile e grande, sente e confessa che é stato tolto dalla polvere; perché non dimenticò la sua primiera condizione, perseverò nella dignità reale (In Lib. 2 Reg.); avverandosi in lui più che mai quel detto del Savio: L'umiltà precede la gloria» (Prov. XV, 33), ripetuto da S. Gregario Nazian­zeno con queste altre frasi: «Lo splendore e la gloria vanno di pari passo con l'umiltà» (Orat. III).
«Vuoi tu essere grande? comincia ad essere piccolo. Vuoi innal­zare un magnifico edifizio? comincia dall'umiltà che ne è il fondamento (In Evang. Matth. Serm. X)». E questo il consiglio di S. Agostino il quale in altro luogo dice: Quanto più l'uomo ha basso sentire di se stesso, tanto più è grande alla presenza di Dio; al contrario tanto più vile e abbietto giudica Iddio l'uomo orgoglioso, quanto più pare grande al mondo. Umiliatevi dunque, se volete essere innalzati, affinché non vi accada che, innalzandovi per superbia, non siate abbassati. Poiché chi è povero e spregevole agli occhi propri, è caro e pregevole agli occhi di Dio. Nella vostra esaltazione, tenetevi in profonda umiltà; l'innalzamento in tanto ridonda a vostro onore, in quanto siete umili (Serm. CCXIII). A cagione dell'orgoglio l'ammirabile natura degli Angeli cadde dal cielo; in virtù dell'umiltà del Figliuolo di Dio, la fragilità della natura umana ascese al cielo. Più un cuore si abbassa e discende con l'umiltà, più si solleva. Credete a me, scrive S. Cirillo, chi si stima grande diventa vile, come chi si crede saggio diventa folle. La somma dignità si trova dunque dove regna una profonda umiltà; e quando voi vi disprezzate sommamente, allora la vostra dignità cresce infinitamente. Mentre ci giudichiamo indegni di ogni grandezza umana, l'umiltà ci rende degni della dimora eterna del cielo (Catech. III). Chi vuole seguire le orme della divinità, dice S. Ambrogio, cammini per la via dell'umiltà; chi vuole sovrastare al suo fratello in cielo, lo preceda e sopravanzi in umiltà sulla terra (Offic.). La strada del cielo è l'umiltà e l'umiliazione; la strada della rovina e dell'inferno è l'orgoglio.
Leggiamo nei Proverbi, che «la gloria riceverà l'umile di spirito» (XXIX, 23). Come l'aquila nutre i suoi aquilotti, li prende, li trasporta in aria, ve li tiene e sostiene perché non cadano, così la grazia celeste accoglie gli umili, li innalza, li sostiene nel loro innalzamento, li rinforza e non li lascia cadere. L'umiltà è la madre di ogni vero onore, perché l'umile è onorato da Dio, dagli Angeli, dagli uomini; egli non riceve un solo onore, ma li riceve tutti, e temporali, ed eterni. L'umile accresce e moltiplica la sua gloria in proporzione che moltiplica gli atti di umiltà, poiché non vi è atto più glorioso, e più mirabile che quello di riguardarsi come un nulla, mentre si compiono grande fatti. La vera gloria consiste nell'adempire esattamente quell'esortazione di Cristo: «Dopo che avrete fatto tutto ciò che vi è stato ordinato, dite: Noi siamo servi inutili e abbiamo fatto ciò che dovevamo fare» (Luc. XVII, 10). «Vuoi tu essere grande? dice S. Efrem; fatti l'ultimo di tutti. Desideri di godere buona fama? compi le tue opere nell'umiltà e nella mansue­tudine (Tract. de Timore Dei, t. III)». S. Giovanni Battista, come osserva Papa S. Gregorio, non volle usurpare il nome del Cristo e perciò divenne membro di Gesù Cristo; avendo avuto cura di confessare con schietta umiltà la sua bassezza, meritò di essere innalzato alla più elevata altezza (Moral.): perché, come dice S. Agostino, quelli che Dio innalza fino a sé, li innalza e ne fa suo cielo (Serm. XII).
3° Solo gli umili sono capaci di grandi cose. «Niente è impossibile, anzi neppure difficile agli umili», dice S. Leone (Serm. de Quadrag.). E infatti l'umile diffida in tutto di se stesso e fa tutto in Dio; Iddio quindi lo aiuta... Consulta in ogni affare Iddio, e Dio lo guida... Attribuisce tutto a Dio, e Dio lo be­nedice e prospera in ogni cosa, e allora egli può tutto. Egli esclama con Pietro: «Su la vostra parola, o Signore, io getto le reti» (Luc. V, 5); e con miracolo non meno stupendo di quello ottenuto da Pietro, egli vede rimunerata la sua umile e confidente fede... Il superbo si appoggia su un braccio di carne; resta deluso nelle sue speranze, non è sostenuto, cade; l'umile non si affida che al potente braccio, di Dio, quindi sta fermo ed incrollabile, mette mano a grandi imprese e le compie. Il filugello fa un bel la­voro, ma esso si nasconde e non si vede che la sua casa preziosa. Facciamo anche noi così: nascondiamoci, e lasciamo solo vedere le opere nostre. Era questo il sentimento di Davide quando diceva: «Sono un verme, non un uomo» (Psalm. XXI, 7). Chi fece mai cose più mirabili e più utili di quelle fatte da Mosè, da Giuda Maccabeo, dagli Apostoli, dai Santi in tutti i tempi? Ora essi nulla facevano di per se stessi, ma facevano tutto in Dio e per Iddio... I superbi non sanno fare che rovine; solo gli umili compiono opere durevoli ed eroiche.
4° L'umiltà di Maria ripara tutto. «Il favore divino che la natura umana aveva perduto con l'orgoglio nei primi nostri padri, fu ricuperato da lei, dice S. Agostino, per mezzo dell'umiltà in Maria (Serm. XII)». Iddio guardò l'umiltà della sua ancella, scrive l'Evangelista, e la riempì della sua grazia, commenta S. Bernardo (Luc. I, 48); (Serm. Super Missus). «O vera umiltà, esclama S. Agostino, che partorisce un Dio agli uomini, che dà la vita ai morti, che rinnova i cieli, che purifica il mondo, che apre il cielo, che libera le anime degli uomini! (Serm. XII)». A proposito di quelle parole del Signore: «Su chi poserò il mio occhio, se non sul cuore contrito?» (Isai. LXVI, 2), S. Bernardo fa la seguente osservazione: «Iddio assicura che egli tiene l'occhio sul povero, non sul vergine. Se dunque Maria non fosse stata umile, lo Spirito Santo non si sarebbe posato sopra di lei, né l'avrebbe resa feconda. Dio ha guardato l'umiltà della sua ancella, anziché la sua verginità; e se gli piacque per la verginità, per l'umil­tà però gli divenne madre e perciò ella va debitrice all'umiltà, se la sua verginità le ingraziò Dio (Homil, I, super Missus)».
5° L'umiltà è il fondamento, il sostegno, l'accrescimento delle virtù. «L'umiltà, scrive S. Basilio, è il più sicuro ricettacolo, la radice, la base di ogni virtù (In Constit. monast, c. XVII)». In altro luogo il medesimo autore la chiama l'arsenale, il magazzino di tutte le virtù (Admonit. ad fil. spirit.). S. Giovanni Crisostomo avverte che siccome la superbia è fonte di ogni male, così l'umiltà è origine di ogni virtù (Hom. XV, in Matth.). Cassiano la saluta come la signora e la regina di tutte le virtù, la dichiara il più solido fondamento del celeste edifizio (Collat. XV, c. VII). S. Bernardo la encomia quale custode della pudicizia, madre della pazienza, scuola compitissima di cristiana sapienza (Epist., ad Dioscor.). Perciò S. Paolino ci esorta a non tenerci cosa né più cara né più preziosa dell'umiltà, perché essa è la principale conservatrice, la guardiana di tutte le virtù (Epist. XV, ad Celant,), così che dov'essa manchi, queste con ogni altro dono di Dio, come dice S. Gregorio, sono in pericolo (Moral.).
6° L'umiltà è la virtù che più presto ci fa trovare Dio e ci avvicina di più a lui. «Avvicinatevi a Dio, ci dice S. Giacomo, e Dio si avvici­nerà a voi» (Iac. IV, 8). «Vedete, o fratelli, esclama S. Agostino (Serm. II, de Ascens.), mirabile cosa! Dio sta in alto; eppure se tu t'innalzi, egli ti fugge; se ti abbassi, discende a te». Queste parole sono il commento di quelle del Profeta Davide: «Dall'alto del suo trono il Signore guarda gli umili e ri­getta lungi da sé i volti dei superbi» (Psalm. CXXXVII, 6), e a queste altre: «L'uomo salirà in vetta al suo cuore altero, e Dio si eleverà ancora più in alto» (Psalm. LXIII, 7-8). Perché, come nota S. Agostino nel luogo citato, «nelle cose materiali e visibili, vede meglio gli oggetti posti in alto, colui che sale in luogo elevato: ma a vedere Dio si arriva non con l'innalzarsi, ma con l'umiliarsi (Ibid.)». Trova più presto Iddio un peccatore umile, che non un giusto superbo... Col passo dell'umiltà si arriva al cielo. Impariamo dunque ad essere umili, se vogliamo an­dare vicino a Dio. «Udite, esclama Isaia, quello che dice l'Altissimo, il Sublime, quegli il cui nome è il Santo, e la cui dimora è l'eternità: lo abito al disopra dei cieli, e intendo i gemiti del cuore umiliato; io dò vita allo spirito degli umili» (ISAI. LVII, 15). Notiamo qui l'ammirabile grandezza e magni­ficenza di Dio, nella stupenda connessione con cui unisce i due estre­mi, cioè la somma elevazione al sommo abbassamento, il cielo e l'umile: egli che sta elevato nell'infinito, si congiunge al sommo nulla che si umilia. Egli abita nel cuore umile, come abita nel cielo, perché nel cuore umile se ne forma un cielo. Ecco come Dio innalza gli umili fino al cielo, fino all'eternità, e così innalzati, come non troveranno essi Iddio, mentre egli è in loro, ed essi in lui?
7° L'umiltà è la distruzione del peccato. L'uomo cade in peccato per l'orgoglio; se ne rizza per l'umiltà. Un cuore umile non è mai rimasto lungamente nel peccato, né Dio ha mai rifiutato il perdono agli umili, secondo quelle parole del Salmista: «Voi non rigettate mai, o mio Dio, un cuore contrito e umiliato» (Psalm. L, 19); e quel detto di S. Ago­stino: « Iddio perdona il peccato, quando il peccatore lo riconosce e umilmente lo confessa» (Confess.). S. Egidio, discepolo di S. Francesco, paragona l'umiltà alla folgore; perché come questa colpisce e scoscende, ma scompare, così l'umiltà abbatte e distrugge ogni peccato, e fa che l'uomo divenga come un nulla ai suoi propri occhi (In Vita). L'umile diventa quasi impeccabile, perché diffidando continuamente di se stesso, e non confidando che in Dio solo, vigila, teme, fugge, prega,..
8° L'umiltà cambia i demoni in Angeli, secondo quella sentenza di S. Anselmo: «La superbia ha trasformato gli Angeli in demoni; l'umiltà muta i demoni in Angeli (Lib. de Similit.)»; infatti, come dice S. Gregorio, per mezzo dell'umiltà gli uomini vanno ad occupare in cielo i seggi la­sciati vuoti dagli Angeli apostati (Homil. in Evang.). Bastano gli esempi di Davide, della Maddalena, del Pubblicano, di Paolo, di Agostino, a provarci che il più laido peccatore il quale si umilia diventa un angelo. Se i diavoli dell'inferno potessero e volessero umiliarsi, Dio loro perdo­nerebbe.
9° L'umiltà è il sacrifizio più gradito a Dio, «Sacrifizio eccellentissimo sopra tutti i sacrifizi è l'umiltà», scrive S. Giovanni Crisostomo (Hom. II, in Psalm. L). E infatti l'umiltà è l'immolazione del cuore, dell'anima, dello spirito, della volontà, del corpo, insomma di tutto l'uomo.
10° L'umiltà illumina e fa conoscere il vero. «Nel profondo dell'umiltà sta riposta la cognizione della verità», dice S. Bernardo (Epist.). E di fatti se Dio si rivela all'uomo, sceglie sempre l'umile. Gesù dice al Pa­dre: «Io ti rendo grazie, o Padre mio, Signore del cielo e della terra; perché hai nascosto queste cose ai saggi ed ai prudenti (cioè agli orgogliosi), e le hai rivelate ai piccoli (cioè agli umili)» (MATTH, XI, 25). Se gli eretici sono nell'errore e fuori della verità, la causa si deve cercare nell'orgoglio... La mancanza di umiltà di spirito e di cuore è la più grave disgrazia che possa accadere a un uomo, è uno dei più terribili ca­stighi di Dio... Ad uno spirito umile basta la fede per vedere e cono­scere tutte le verità essenziali necessarie alla salute, mentre l'orgoglioso non vuole che la sua ragione. E siccome Iddio si è ritirato da lui, perciò la sua ragione è oscurata e corrotta; egli non è più che un insensato.
11° L'umiltà dà la vera libertà. «Io mi sono umiliato, cantava il Profeta, e Dio mi ha reso alla libertà» (Psalm. CXIV, 6), «Chi si umilia a confessare la propria schiavitù, merita la libertà della grazia», dice S. Giovanni Crisostomo (Hom. II, in Psalm. L). L'umiltà signoreggia i movimenti della collera; supera le offese e gli ostacoli dell'amor proprio; trionfa del demonio, della carne e di ogni genere. di peccati; apre la via e la porta al cielo. Si può dare una libertà più bella e più preziosa di questa?
12° L'umiltà reca la vera sapienza. Dice lo Spirito Santo: «Dovunque abita l'orgoglio, ivi succederà la confusione; ma dove vi è l'umiltà si trova la sapienza» (Prov. XI, 2). «L'umiltà, dice S. Agostino, merita di essere guidata dalla luce di Dio; e la luce di Dio è il premio dell'umiltà (Tract. CIV, in Ioann.)».
13° L'umiltà dà la grazia e la pace, come apertamente ci assicura Gesù Cristo: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e troverete riposo alle anime vostre» (MATTH. XI, 29); e S. Giacomo dice: «Iddio è largo della sua grazia agli umili» (IAC. IV, 6). S. Agostino lasciò scritto: «Chiunque non è umile, non può aver la grazia di Dio in sé (Tract. CIV, in Ioann.)»... Fi­glia dell'umiltà è la pace del cuore... L'umile sta in pace con Dio, col prossimo, con se stesso... Dio non nega nessuna grazia all'umiltà.
14° Di qui deriva un altro vantaggio all'umile, ed è che la sua preghiera ottiene sempre ascolto presso Dio. «Scrivano, dice il Salmista, le generazioni venture nella loro memoria questa consolante verità: che Dio ascolta la preghiera degli umili, e non lascia mai inesaudita la loro orazione» (Psalm. CI, 18-19). Quindi egli medesimo, per essere esaudito dal Signore, gli rappresentava che viveva profondamente umiliato (Psalm. CXII, 7). Anche Giuditta ci assicura che l'orazione degli umili e dei mansueti tornò sempre accetta a Dio (Iudith. IX, 16).
15° L'umiliazione è un bene prezioso. «Buon per me, diceva Davide al Signore, che mi avete umiliato» (Psalm. CXVIII, 71). E infatti le umiliazioni ci fanno rien­trare in noi medesimi, ci aprono gli occhi di modo che conosciamo e deploriamo i nostri traviamenti, ci distaccano dai beni, dagli onori, dai piaceri del mondo, ci mettono in grado di ravvisare il nulla del corpo e delle creature e ci portano a stringerci a Dio, che solo è ricco, grande, buono, sommamente amabile e degno di ammirazione e di lode... All'uomo umile si possono applicare in mistico senso quelle parole del Salmista: «Le valli abbonderanno di frumento» (Psalm. LXIV, 14), tanti sono i beni che l'umile ritrae dall'umiliazione.
16° L'umiltà soddisfa ad ogni ingiustizia e piace infinitamente a Dio. Per l'umiltà l'uomo si sdebita di quanto deve a Dio; poiché l'umile si assoggetta a Dio per spirito di religione, fa tutto ciò che Dio da lui esige e desidera. Si sdebita col prossimo, trattando tutti con affabile cortesia e carità sincera; poiché l'umile è sempre caritatevole, sempre disposto a fare servigi, ad aiutare, a soccorrere, a consolare. Si sdebita di quello che deve a se stesso, sottomettendo, mediante la continenza, il corpo all'anima, e l'anima a Dio... E così facendo, non sarà egli il diletto, il favorito di Dio? Aveva dunque ragione S. Luigi, vescovo di Tolosa, di asserire che non vi è cosa più cara e accetta a Dio di una vita piena di meriti e accompagnata da profonda umiltà; perché l'uomo è tanto più caro a Dio, quanto più disprezza se stesso per amore di lui (In Vita).
17° Nell'umiltà si trova la perfezione e la vera felicità. La virtù dell'umiltà è l'albero della vita che sempre cresce e continuamente si innalza... Più una spica è piena e più curva il capo; più un albero è carico di frutti, e più i suoi rami si abbassano: così è dell'umile del quale davvero si può dire che va sempre facendo nuovi progressi (Psalm. LXXXIII, 6); e Dio per parte sua lo riempie di gioia e di consolazione, e da ciò risulta la felicità e la beatitudine.
Quindi s'intende quel detto del Salmista: «Noi ci siamo ralle­grati, o Signore, per i giorni nei quali ci avete umiliati» (Psalm. LXXXIX, 15). E Maria Vergine esclamava: «Perché il Signore ha volto l'occhio su l'umiltà della sua serva, perciò tutte le nazioni mi proclameranno beata» (Luc. I, 4-8).
Gesù Cristo chiamò beati i poveri di spirito (MATTH. V, 3); e con questo nome a buon diritto, come afferma S. Agostino, s'intendono gli umili, il cui spirito non è gonfio di orgoglio (In haec verba). L'umiltà è il principio della grazia, della glo­ria, del regno celeste. Ora la vera felicità, dove si trova se non nella grazia e nella gloria celeste? Felice, esclama S. Nilo, colui la cui vita è altissima e lo spirito umilissimo! (In Vit. Patr.). In lui si avvererà quello che dice S. Gerolamo di Santa Paola: «Fuggendo la gloria, si meritava la gloria». «Grande felicità e splendida gloria è l'umiltà, scrive S. Efrem; essa non conosce né caduta, né rovina (Serm.)». Perfino Seneca ci lasciò que­sto avviso: «Se vuoi essere beato, abbi cura anzitutto di disprezzare te stesso, poi desidera di essere disprezzato dagli altri (Prov.)». Aspettiamo dunque nell'umiltà la consolazione del Signore, dirò con Giuditta (IUDITH. VIII, 20).
18° L'umiltà assicura la salute. «Signore, diceva Davide, voi salverete il popolo che è umile» (Psalm. XVII, 28). «Il Signore salverà gli umili di spirito» (Psalm. XXXIII, 19). E come mai non si salverebbe l'umile, se l'umiltà di Gesù e di Maria è la causa della nostra salute? S. Ottato dice che valgono meglio i peccati con l'umiltà, che non l'innocenza con l'orgoglio (Cont. Donat. lib. II); e S. Giovanni Crisostomo osserva che l'umiltà introdusse nel paradiso il buon ladrone prima degli Apostoli (In Luc. c. XIX). L'umiltà venne dal cielo e al cielo ci conduce.

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