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Duecento anni fa Pio VII, prigioniero di Napoleone, venne trionfalmente accolto a Cuneo durante il viaggio che lo portava a Savona

Ultimo Aggiornamento: 28/08/2009 21:21
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28/08/2009 21:21

Duecento anni fa Pio VII, prigioniero di Napoleone, venne trionfalmente accolto a Cuneo durante il viaggio che lo portava a Savona

Non sta bene gettare gli ufficiali francesi nel burrone


Nell'ambito delle celebrazioni per il bicentenario del passaggio di Pio VII a Cuneo, nell'agosto del 1809, il decano del Collegio Cardinalizio tiene venerdì 28 una conferenza presso il Teatro "Alla Confraternita" di Limone Piemonte. Ne pubblichiamo uno stralcio.

di Angelo Sodano

Dopo dieci giorni di detenzione del Papa a Grenoble, giunse un improvviso ordine di Napoleone, che, preoccupato delle crescenti critiche del mondo cattolico e delle potenze europee per l'arresto del Pontefice, dispose che il grande suo prigioniero fosse trasferito a Savona.

Iniziò così la penosa avventura che oggi ci interessa, con tappe forzate a Valence, Avignone, Aix e Nizza, per le strade meno frequentate, per evitare i contati del Papa con i fedeli. Da Nizza l'ordine fu poi di passare dal Col di Tenda e passando per Vievola, Limone, Vernante, Roccavione, Borgo San Dalmazzo, puntare su Cuneo, Mondovì, Carcare, Colle di Cadibona e Savona. Si concludeva così un viaggio doloroso e umiliante, iniziato a Roma nella famosa notte del 6 luglio del 1809 e terminato a Savona il 17 agosto successivo.



Di là, dopo tre anni, il Papa sarà trasferito in gran segreto in Francia, e precisamente a Fontainebleau, presso Parigi, per restarvi quasi due anni sotto custodia di Napoleone. Solo la sua ritirata dalla Russia e la sua sconfitta a Lipsia da parte della coalizione europea, il 18 ottobre 1813, obbligherà Napoleone a trattare con il Papa, prima per un nuovo Concordato, e poi per rimandarlo libero a Savona, il 23 febbraio del 1814. Termineranno solo allora i lunghi cinque anni di prigionia di Pio VII.
Nel commentare quel doloroso viaggio di Pio VII da Grenoble a Savona, non posso esimermi nel dirvi la grande soddisfazione con cui ho appreso le notizie della grande devozione con la quale fu qui accolto il successore di Pietro.

Il vostro vescovo, monsignor Giuseppe Cavallotto, mi ha fatto conoscere alcune notizie apparse sulla stampa dell'epoca circa quel viaggio. La loro lettura mi ha rivelato la fede profonda della gente di questa valle e la concreta devozione dei fedeli verso il vicario di Cristo. Rendere oggi onore a Pio VII è, quindi, anche un'occasione per rendere onore alla comunità cristiana di questa terra e alla sua storia.

Le autorità francesi erano allora preoccupate dalle grandi dimostrazioni d'affetto verso il Papa, se si fosse andati da Nizza a Savona passando per la riviera. Esse si dovettero ben presto pentire d'aver deciso di prendere la strada più solitaria del Col di Tenda. I gendarmi francesi pensavano che forse fra queste montagne non fosse giunta la notizia del viaggio del Papa a Savona. In ogni caso se vi fossero stati degli applausi, almeno essi non sarebbero giunti alle orecchie di Napoleone! I gendarmi francesi dovettero ben presto ricredersi.

Ciò che successe qui quel 12 agosto del 1809 vi è ben noto. Di buon'ora il Papa era passato per il Col di Tenda, rannicchiato in fondo alla carrozza per il freddo del mattino (egli aveva solo con se gli abiti leggeri con cui vestiva a Roma). Ben presto il Papa incontrò i buoni limonesi che erano venuti con una portantina e con i muli per trasportare il suo bagaglio. I limonesi accompagnarono subito il Papa a scaldarsi presso il fuoco di una buona donna del posto, e accompagnarono poi il vicario di Cristo a Limone. Il Papa non se la sentiva di andare a cavallo, e allora lo trasportarono con una apposita portantina. Il signor Tosello, detto "Bridon", a un certo punto fece un cenno al Papa di voler gettare giù da un burrone il comandante francese, il capitano Boissard, ma il Papa sottovoce lo sgridò ed egli dovette così esclamare commosso:  "Questo Papa è davvero un santo" (cfr. Ram Repertorio di Antiche Memorie, Cuneo, tomo ii, p. 481).

A Limone il Papa giunse verso mezzogiorno di quel 12 agosto, accolto fin dalla prima cascina del paese dalla gente del posto con il baldacchino che s'usava per la processione del Corpus Domini. Suonavano a festa le campane e giungeva correndo il parroco e il clero in cotta e stola. Il comandante francese impedì però al Papa di entrare nella vostra chiesa, già tutta addobbata a festa, come nelle grandi solennità. Il Papa fu poi condotto per un poco di riposo e refezione all'albergo del signor Gioanni Battista Viale detto "Buffon". Lì il clero e i fedeli poterono finalmente baciare la mano al Papa e ricevere la sua benedizione. Tutto avvenne in gran fretta perché alle tre dopo mezzodì il Papa fu già obbligato a partire per Cuneo e Mondovì. Le forze fisiche del Papa andavano però scemando e così dovettero andare a Mondovì da Limone dodici portantini molto affezionati, che di là lo portarono fino a Savona. I loro nomi sono citati con orgoglio nella storia della vostra terra, dai Blangero, Bottero e Dalmasso fino ai Fiandino, Tosello e ai Viale. Il Papa li ricorderà sovente come esempi di fedeltà del popolo cristiano al successore di Pietro.

Parimenti fu di gran conforto al Papa prigioniero l'affetto dimostratogli in tutto il suo percorso dalla gente di Cuneo. Il Papa non fu però autorizzato a recarsi in Duomo. Allora alcuni canonici ottennero dal comandante francese di recarsi a salutare il Papa nella casa del marchese Lovera, dove era stato alloggiato. Il Papa, che aveva potuto celebrare la messa nella cappelletta del marchese, donerà poi a quei canonici il calice che sempre portava con se. Quel calice è ancor oggi un caro ricordo del Papa per tutta la diocesi.

Pio VII poté salutare, sempre chiuso in casa, numerosi fedeli. Dovette poi partire per Rocca dei Baldi, per essere verso sera a Mondovì, che allora era il centro della diocesi. Pio VII però, appena ritornato libero a Roma, come segno di grande stima e affetto verso queste popolazioni, eresse subito la diocesi di Cuneo, smembrandola da quella di Mondovì. Di questa cara Chiesa particolare il Papa conserverà sempre grato ricordo.

Dopo tutte le peripezie di un lungo viaggio, il Papa prigioniero di Napoleone poteva infine giungere a Savona, il luogo definitivo della sua detenzione. Lì rimarrà tre anni, da lui offerti al Signore per tutta la Santa Chiesa, di cui si sentiva sempre pastore.


(©L'Osservatore Romano - 29 agosto 2009)
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