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L'azione della Chiesa in Argentina

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2009 06:50
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Fa discutere la sentenza della corte suprema sulla depenalizzazione dell'uso di stupefacenti

La Chiesa in Argentina continua a lottare contro la droga


Buenos Aires, 2. "Le conclusioni della corte suprema sulla depenalizzazione del possesso e dell'uso della droga sembrano distanti dalla realtà". L'arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz, monsignor José María Arancedo, torna a sollevare le questioni della depenalizzazione della droga in Argentina. L'arcivescovo ha ammonito che nonostante tutto, la droga continua a essere un male sociale, una macchia  d'olio  che  si  allarga sempre di più.

Monsignor Arancedo, dopo aver ribadito la posizione della Chiesa secondo la quale la droga è sinonimo di morte, ha insistito molto sul fatto che occorre allontanare i giovani dalla droga, non avvicinarli con decisioni spesso ambigue.

La testimonianza delle madri di questi ragazzi - ha spiegato il presule - è molto eloquente e non si può pensare subito che non coinvolga anche altri. L'arcivescovo ha anche ammonito che il messaggio che la sentenza della Corte suprema trasmette è semplice:  la droga adesso è legale, vale a dire c'è il permesso giuridico per il consumo. Da adesso in poi non sarà l'adulto a utilizzare la droga, ma si assisterà a una crescita esponenziale del consumo di stupefacenti tra i giovani, i quali rappresentano un mercato appetibile e rischiano di cadere nelle reti degli adulti. Non solo, ma appariranno piccoli trafficanti anche tra i giovani stessi.

"Non credo - ha proseguito - che debba considerarsi un atto contro la mia libertà il fatto che la società, attraverso le sue leggi, definisca, penalizzi e ponga i limiti a un flagello che aumenta, distrugge e uccide. Penalizzare ciò che mina la salute - insiste il presule - in particolar modo tra i giovani dei nostri quartieri poveri, non significa negare la libertà, bensì pensare al bene comune. Sebbene il diritto al possesso della droga per uso personale non permetterebbe di per sé la vendita, tuttavia la sentenza della Corte suprema potrebbe apparire come se la rendesse socialmente meno pericolosa".

Infine, monsignor Arancedo ha sottolineato che "penalizzare il possesso della droga non significa criminalizzare la persona che ne fa uso, al contrario, il tossicodipendente deve essere aiutato con tutti i mezzi possibili, compreso il ricovero. Deve essere invece punito il trafficante. Questo - ha concluso l'arcivescovo - aiuta il tossicodipendente, la punizione per il trafficante dimostra la presenza di uno Stato in grado di decidere e di mobilitare le risorse necessarie per affrontare queste situazioni".
Intanto, le Pontificie opere missionarie (Pom) dell'Argentina hanno celebrato nel mese di agosto in tutto il Paese "il mese dell'infanzia e dell'adolescenza missionaria-Iam. Giovani e bambini, dunque, al centro dell'attenzione della Chiesa. Obiettivo dell'iniziativa è stato quello di proporre a bambini e adolescenti di tutte le diocesi argentine un programma di vita fondato sulla preghiera, sul sacrificio e su gesti concreti di solidarietà, come cammino di formazione dei discepoli missionari di Gesù in una relazione di amicizia con i bambini e gli adolescenti del mondo intero.

"Sappiamo bene che questo impegno di missione e solidarietà non si limita ad alcune settimane o solamente al mese della Iam - ha scritto in un messaggio padre Osvaldo Leone, direttore nazionale delle Pontificie opere missionarie dell'Argentina - ma si estende a tutta la vita. Per questo, occorre ancora una volta aprire gli animi per rispondere generosamente alle innumerevoli richieste di aiuto che ci giungono dai Paesi più poveri del nostro. Fortunatamente - ha concluso il direttore nazionale delle Pontificie opere missionarie dell'Argentina - esistono storie bellissime di ragazzi che, per aiutare i loro amici, si sono immedesimati nel dolore e nelle sofferenze di moltissimi altri ragazzi come loro; hanno rinunciato a un gioco o a un divertimento costoso per finanziare i libri del catechismo o per costruire scuole in zone di missione".


(©L'Osservatore Romano - 3 settembre 2009)
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L'iniziativa annuale della Conferenza episcopale

La colletta Más por menos per i poveri dell'Argentina


Buenos Aires, 12. "Più solidarietà per meno esclusione" è il titolo della colletta nazionale "Más por menos" che si svolge domenica in tutte le parrocchie e le istituzioni cattoliche dell'Argentina.

L'iniziativa, giunta quest'anno alla sua quarantesima edizione, è stata presentata da monsignor Adolfo Armando Uriona, vescovo di Añatuya, da monsignor Carlos Fernando Maletti, vescovo di San Carlos de Bariloche, da monsignor Oscar Ricardo Faifer, vescovo di Goya e da monsignor Marcelino Palentini, vescovo di Jujuy.

I presuli hanno sottolineato l'importanza e il successo ottenuto in questi anni da questa importante iniziativa di solidarietà e hanno ringraziato tutti coloro che hanno offerto il loro contributo e il loro sostegno per aiutare a combattere l'esclusione sociale e la povertà nel Paese.

"La raccolta fondi ha un duplice obiettivo - ha spiegato Marcelino monsignor Palentini - il cinquanta per cento dei proventi sarà destinato a progetti pastorali nel Paese, l'altra metà andrà a sostenere progetti di sviluppo umani e sociali, dal momento che non ci può essere una promozione sociale senza il supporto pastorale. I fondi - ha aggiunto il vescovo di Jujuy - non saranno devoluti soltanto alle istituzioni cattoliche, ma ai bisognosi poiché chi è povero non deve essere necessariamente credente. Il povero va aiutato a prescindere dal credo religioso. Il servizio offerto dalla nostra comunità, da sempre attenta alle esigenze e alle priorità più disparate, ha uno scopo ben preciso:  essere vicino a chi soffre, accompagnarlo in tutte le fasi e i momenti della sua vita ed evitare che venga escluso dalla società in cui vive. Dobbiamo con tutti i nostri sforzi - ha proseguito il presule - dare ai poveri la possibilità di vivere una vita dignitosa e di conoscere Dio".

Il vescovo Maletti ha sottolineato il successo della precedente iniziativa. "L'anno scorso - ha detto - abbiamo raccolto quasi sette milioni di dollari. Non ce lo aspettavamo perché tutti, ricchi e anche i meno abbienti, hanno dato la loro offerta. Monetina dopo monetina abbiamo raggiunto una somma che è servita per aiutare migliaia di persone in difficoltà economiche".

Ma i proventi della colletta non vanno soltanto alle famiglie povere. "Quest'anno, per esempio - ha sottolineato il vescovo Faifer - abbiamo devoluto centocinquantamila dollari alle popolazioni colpite da catastrofi naturali. In particolare, cinquantamila dollari sono stati messi a disposizione per le vittime del tornado che ha devastato un intero villaggio del comune di San Pedro e centomila dollari per gli abitanti di Tartagal, dove una valanga ha provocato ingenti danni alle abitazioni".

I vescovi argentini hanno ribadito ancora una volta l'importanza di questa raccolta. "Anche Benedetto XVI - hanno spiegato i presuli - ha parlato più volte dello scandalo della povertà nel mondo e ha sempre esortato tutti a uno sforzo di cooperazione per ridurre la povertà e la disuguaglianza sociale. Il messaggio del Papa - hanno concluso i vescovi argentini - è riuscito a entrare nei cuori di tutti, anche di coloro che non appartengono alla Chiesa cattolica e che adesso contribuiscono ad abbattere la povertà nel nostro Paese".


(©L'Osservatore Romano - 13 settembre 2009)
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