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La sessualità e la Chiesa Cattolica

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2009 11:19
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07/09/2009 11:18

La sessualità e la Chiesa Cattolica

La dottrina della Chiesa cattolica sul matrimonio e la castità è spesso
equivocata con conseguenze negative sia sul piano spirituale che su quello
psicologico.

In questi casi è difficile dire quando i problemi nascono da un'erronea
interpretazione del messaggio religioso e finiscono per dare origine a
conflitti psicologici o quando nascono da un messaggio religioso corretto ma
che viene deformato dal soggetto ricevente per l'esistenza di conflitti
psicopatologici soggiacenti: in questo caso il soggetto ricevente si
comporta in modo analogo ad una stazione radio disturbata che deforma i
segnali in arrivo.

Il Catechismo di Trento, al n.291, ricorda che il matrimonio fu istituito
da Dio perché non era bene che l'uomo fosse solo: occorreva un essere simile
a lui che lo aiutasse.

Per questo motivo, la prima ragione dell'unione matrimoniale è quella del
reciproco sostegno ed appoggio per affrontare la vita terrena.

La seconda finalità dell'unione matrimoniale è quella della procreazione e
la terza ragione - sopravvenuta dopo il peccato originale - è quella di
essere un rimedio alla concupiscenza.

La finalità naturale dell'atto sessuale è unitiva e procreativa. Il dovere
dei coniugi è quello di collaborare all'opera della creazione attraverso la
procreazione, ma l'attività procreativa deve essere un'attività responsabile
soggetta alla virtù della prudenza.

Prima del peccato originale, non esistendo problemi di salute, né problemi
di altra natura, era del tutto naturale che i coniugi procreassero in
continuazione.

Post peccatum questo non è più possibile, né è lecito, per i coniugi, a
motivo della concupiscenza e del debito coniugale, astenersi dal rapporto
sessuale, se non per breve tempo e di comune accordo: San Paolo lo afferma
chiaramente. (1)

Se la virtù della prudenza esige la sospensione dell'attività procreativa,
i coniugi possono usufruire dei naturali periodi di infecondità della donna.

Dio stesso, che è Creatore della natura, ha voluto che nella donna
esistessero dei periodi di non fecondità: i coniugi che, per seri motivi,
esercitano la sessualità durante i naturali periodi infecondi, fanno uso di
una disposizione naturale voluta da Dio. Essi non peccano, come non peccano
i coniugi che esercitano la sessualità dopo la menopausa della moglie,
quando il materiale procreativo della donna - gli ovuli - è terminato.

La finalità procreativa, in questi casi, resta potenzialmente intatta:
resta potenzialmente presente e nella disposizione naturale della donna e
nelle stesse intenzioni dei coniugi che, se le circostanze lo consentissero,
darebbero origine ad una nuova vita, facendo passare la capacità procreativa
dalla potenza all'atto.

Insegna Pio XI che non peccano i coniugi i quali, lecitamente,
usufruiscono dei naturali periodi di infecondità della donna oppure hanno
relazioni sessuali in quelle situazioni dove, per difettose circostanze, non
può nascere una nuova vita: la relazione sessuale serve, infatti, anche per
ottenere la quiete della concupiscenza, per manifestare l'affetto
vicendevole e per realizzare un aiuto reciproco. (2 )

Esistono numerose coppie giovani in cui la moglie o il marito sono sterili
e la Chiesa Cattolica ritiene, anche in questo caso, non solo leciti ma
doverosi gli atti con cui gli sposi si uniscono in intimità. Il Concilio
Vaticano II dice che questi atti, compiuti in modo veramente umano,
favoriscono la mutua donazione che essi significano ed arricchiscono gli
sposi stessi nella gioia e nella gratitudine: l'amore coniugale è un amore
spirituale e carnale che unisce totalmente le persone degli sposi. (3)

Pio XII dice che è lecito per gli sposi compiere l'atto coniugale nei
giorni di sterilità naturale . (4 )

Inoltre Pio XII insegna che, se esistono motivi seri, come ad esempio
motivi medici, eugenetici, economici e sociali, gli sposi possono compiere l
'atto coniugale nei giorni di sterilità naturale anche per l'intera durata
del matrimonio . (5)

In perfetta continuità con Pio XI e Pio XII, Paolo VI sviluppa questi
concetti nella lettera enciclica Humanae vitae. (6 )

Giovanni Paolo II dice che sul problema della procreazione:" (.) il
pensiero cattolico è sovente equivocato, come se la Chiesa sostenesse un'
ideologia della fecondità ad oltranza, spingendo i coniugi a procreare senza
alcun discernimento e alcuna progettualità. Ma basta un'attenta lettura dei
pronunciamenti del Magistero per constatare che non è così.

In realtà, nella generazione della vita, gli sposi realizzano una delle
dimensioni più alte della loro vocazione: sono collaboratori di Dio. Proprio
per questo sono tenuti ad un atteggiamento estremamente responsabile. Nel
prendere la decisione di generare o di non generare gli sposi devono
lasciarsi ispirare non dall'egoismo né dalla leggerezza ma da una generosità
prudente e consapevole, che valuta le possibilità e le circostanze, e
soprattutto che sa porre al centro il bene stesso del nascituro,

Quando dunque si ha motivo per non procreare, questa scelta è lecita, e
potrebbe persino essere doverosa.

Resta però anche il dovere di realizzarla con criteri e metodi che
rispettino la verità totale dell'incontro coniugale nella sua dimensione
unitiva e procreativa, quale è sapientamente regolata dalla natura stessa
nei suoi ritmi biologici. Essi possono essere assecondati e valorizzati, ma
non - violentati - con artificiali interventi"-: in merito al controllo
delle nascite è la coscienza degli sposi che deve valutare le circostanze e
le condizioni. (7 )

L'apostolo Paolo esorta gli sposi all'esercizio frequente della
sessualità, vietando loro di astenersi dai rapporti sessuali se non per
breve tempo e di comune accordo ( cfr 1 Cor 7,5 ), a tal punto che San
Tommaso D'Aquino, nelle sue catechesi quaresimali, svolte dal pulpito di San
Domenico Maggiore nel 1273, e cioè molto prima che venissero conosciuti i
periodi di naturale sterilità della donna, considerava difficile per gli
sposi evitare contatti sessuali a solo scopo di piacere, impedendo cioè la
finalità procreativa e, in tal caso, giudicava assolutamente veniali tali
comportamenti . (8 )

Il Catechismo della Conferenza episcopale italiana, che in conformità al
can.775 del codice di diritto canonico è stato presentato alla Sede
Apostolica e ha avuto l'approvazione della Congregazione per il Clero, dopo
che questa ha ottenuto il consenso della Sacra Congregazione per la dottrina
della fede, scrive:"- La castità coniugale è una conquista. Occorre
riconoscere umilmente che la prassi è al di sotto dell'ideale; però la
nostra debolezza non può essere la misura del bene e del male. D'altra parte
bisogna essere comprensivi, soprattutto in questo ambito: forti
condizionamenti psicologici, familiari e culturali, possono diminuire
notevolmente la responsabilità personale. Alcune coppie ritengono
impraticabile per loro la continenza periodica. Altre non vedono nessun male
nella contraccezione. Altre rimangono perplesse tra le esigenze dell'armonia
coniugale e il rispetto della finalità procreativa, temendo di sbagliare
qualunque cosa scelgano.

Occorre aiutare queste persone a fare dei passi in avanti nella giusta
direzione, secondo le loro capacità. A che cosa è dovuto il loro
comportamento? Implica egoismo e rifiuto della fecondità ? Ritengono di aver
fatto quanto potevano? Potrebbero sperimentare senza grave difficoltà e
senza pericolo i metodi naturali?

Devono essi per primi valutare la situazione della loro coscienza,
aprendosi sempre più con fiducia all'insegnamento della Chiesa "-. (9)

I precetti morali della Chiesa Cattolica, quando sono problematici e
difficili nella loro applicazione concreta - come ad esempio la ricerca
efficace, senza grave difficoltà e senza pericolo, dei naturali periodi di
sterilità della donna - e sembrano entrare in conflitto con altre esigenze
espresse dalla Rivelazione - come la necessità della frequente e costante
relazione sessuale fra i coniugi quale esigenza di armonia coniugale,
rimedio della concupiscenza, ottemperanza al debito coniugale - ( cfr 1 Cor
7, -5 ), non devono essere visti tanto come dei divieti invalicabili che
sembrano creare un ostacolo alla vita delle persone, ma devono essere visti
soprattutto come indicazioni delle strade giuste in cui incanalare l'azione,
la ricerca razionale e la stessa ricerca scientifica.

Paolo VI invitò molte volte gli uomini di scienza a far convergere i loro
studi e le loro realizzazioni per favorire una sana regolazione della
procreazione umana. (10 )

Anche se, nel momento presente, considerando le attuali conoscenze, i
metodi naturali di controllo delle nascite, validi per alcuni, non possono
essere sperimentati, da altri, senza gravi difficoltà e senza pericolo di
sbagliare, anche se per alcuni coniugi l'impraticabilità dei metodi naturali
e le esigenze dell'armonia coniugale possono giungere a diminuire la
responsabilità personale nell'esercizio della sessualità, la cui prassi non
è all'altezza dell'ideale proposto, i metodi naturali di controllo delle
nascite restano sempre un'indicazione valida e preziosa della giusta
direzione verso cui bisogna incamminarsi, della giusta direzione verso cui
deve progredire la stessa ricerca scientifica, della strada che bisognerebbe
sempre meglio conoscere e percorrere anche per poter avere dalla relazione
sessuale una piena e naturale gratificazione: tutti i sessuologi sanno, per
esempio, che il coito interrotto e la barriera artificiale del profilattico
costituiscono un ostacolo alla piena gratificazione sessuale, mentre i
farmaci contraccettivi sono nocivi alla salute della donna.

Sul problema della procreazione responsabile ci sembrano interessanti due
testi del magistero dei vescovi - che non sono mai stati sconfessati dai
Pontefici - e che tuttora costituiscono una direzione spirituale fornita dal
magistero ecclesiastico ai coniugi in merito alla questione del controllo
delle nascite.

Il primo testo è dei Vescovi Italiani: "- questa evangelica benignità si
manifesti specialmente nei confronti di quei coniugi le cui mancanze non
derivano da un rifiuto egoistico della fecondità, bensì piuttosto dalla
difficoltà a volte molto seria in cui si trovano, di conciliare le esigenze
della paternità responsabile con quelle di un amore reciproco, che è - amore
pienamente umano, vale a dire nello stesso tempo sensibile e spirituale -
( Humanae vitae , n.9 ). In tal caso, infatti, il loro comportamento, pur
non essendo conforme alla norma cristiana, non è certo valutabile nella sua
gravità come quando provenisse unicamente da motivi viziati dall'egoismo e
dall'edonismo ".(11)

La seconda riflessione magisteriale è dei Vescovi francesi: " La
contraccezione non può mai essere un bene. E' sempre un disordine; ma questo
disordine non sempre è colpevole. Capita infatti che degli sposi si
considerino di fronte a veri conflitti di doveri.

Nessuno ignora le angosce spirituali in cui si dibattono gli sposi
sinceri, specialmente quando l'osservanza dei ritmi naturali non riesce a -
dar loro una base sufficientemente sicura per la regolazione delle nascite -
( Humanae vitae, n. 24 ). Da una parte essi sono coscienti di dover
rispettare l'apertura di ogni atto coniugale alla vita; sentono ugualmente
in coscienza il dovere di evitare o dilazionare una nuova nascita e sono
privi della risorsa di affidarsi ai ritmi biologici. D'altra parte non
vedono, per quanto li riguarda, come rinunciare attualmente all'espressione
fisica del loro amore senza che sia minacciata la stabilità della loro
unione ( Gaudium et spes, n.51 ). A questo riguardo, richiamiamo
semplicemente l'insegnamento costante della

morale: quando si è nell'alternativa di doveri per cui, qualunque sia la
decisione presa, non si può evitare un male, la saggezza tradizionale
prevede di ricercare davanti a Dio quale dovere sia, nel caso maggiore. Gli
sposi si determineranno in base a una riflessione comune, condotta con tutta
la cura che richiede la grandezza della loro vocazione coniugale ". (12)

Secondo alcuni teologi, all'interno di questi casi di diminuita
responsabilità personale, l'utilizzazione dei metodi anticoncezionali deve
essere oggetto di discernimento responsabile dei coniugi affinché siano
scelti, tra vari procedimenti, quelli che comportano meno elementi negativi
ed esprimano sufficientemente l'unione dei corpi e l'amore scambievole;
procedimenti artificiali che possono essere definiti - veniali -, in
relazione alla assoluta naturalità dei periodi biologici, in quanto non
nocivi alla salute e destinati a sospendere solo temporanemente le funzioni
procreative.

Al contrario, devono essere assolutamente rifiutate quelle tecniche
chimiche o fisiche comportanti la sterilizzazione irreversibile o l'omicidio
dell'essere umano anche nella sua fase di zigote: tecniche che possono
essere definite - mortali -, in relazione alla assoluta naturalità dei
periodi biologici, in quanto destinate a distruggere irreversibilmente le
funzioni procreative o finalizzate all'uccisione del prodotto del
concepimento. (13)

Intendiamo sottolineare il concetto sopra esposto: quando i precetti
morali della Chiesa Cattolica sono problematici e difficili nella loro
applicazione concreta - quando si è nell'alternativa di doveri per cui
qualunque sia la decisione presa, non si può evitare un male- tali precetti
non devono essere visti tanto come dei divieti invalicabili che sembrano
creare un ostacolo alla vita delle persone ma devono essere visti
soprattutto come indicazioni delle strade giuste in cui incanalare l'azione,
la ricerca razionale e la stessa ricerca scientifica, nel frattempo - la
saggezza tradizionale prevede di ricercare davanti a Dio quale dovere sia,
nel caso maggiore-.

Ci è stato prospettato il caso di un fedele - paralizzato- nell'
alternativa di doveri per cui, qualunque fosse la decisione presa, non
poteva evitare un male. Questo soggetto, non coniugato, doveva escludere la
propria sterilità. Questa la sua situazione conflittuale: esaminare il
liquido seminale dopo averlo ricavato da atto masturbatorio oppure esaminare
il liquido seminale dopo intervento di laparotomia- apertura chirurgica
della cavità addominale - e prelievo del seme con incisione delle vescicole
seminali situate nella zona posteriore

delle vescica. Il precetto morale esorta a far convergere gli studi della
medicina verso una soluzione più naturale del problema ma, nel frattempo,
quale di questi atti è di fronte a Dio più contro natura dell'altro?

La dottrina della Chiesa Cattolica intende per castità la corretta
gestione della sessualità in relazione al proprio stato di vita: esiste,
dunque, la castità di coloro che non sono sposati, la castità dei fidanzati,
la castità dei coniugi e anche la castità delle vergini e dei celibi.

Quando Gesù esorta alla perfezione, con questo termine intende esortare
gli uomini di buona volontà ad adeguare progressivamente il loro
comportamento alla volontà di Dio, così come è riassunta nei dieci
comandamenti, e a realizzare la castità, ma sempre in relazione al proprio
stato di vita. (14 ).

La - perfetta continenza - ( il cosiddetto voto di castità assoluta ) è la
rinuncia al matrimonio, alla famiglia e alla sessualità coniugale con
significato - escatologico -.

La perfetta continenza ha lo scopo di testimoniare la perfezione del mondo
che verrà, quando l'unione con Dio sarà in grado di soddisfare ogni nostro
bisogno, ogni nostro desiderio, ogni nostra necessità - anche la necessità
del matrimonio e della relazione sessuale coniugale - e il corpo, sessualità
compresa, sarà glorioso, cioè un corpo trasfigurato, sostanzialmente
diverso sia da quello attuale, che è ferito, ma anche da quello originale
che doveva essere divinizzato e trasfigurato.

Senza il peccato originale, infatti, la morte non sarebbe stata una
separazione violenta dell'anima dal corpo, con produzione di cadavere, ma un
passaggio, una trasposizione nell'aldilà di tutto l'uomo, corpo e anima, e
quindi un evento gioioso e benedetto come è stato per la Santa Vergine.

La Chiesa è un corpo differenziato in cui ciascuno ha la sua funzione: le
attitudini suscitate dallo Spirito sono diverse e complementari. Lo stato di
vita religioso, con i consigli di perfezione evangelica, serve a
testimoniare l'indole escatologica della Chiesa, la sua tensione verso il
Regno di Dio, cioè serve a testimoniare la perfezione del mondo che verrà:
colui che è chiamato da Dio alla perfetta continenza non è affatto perfetto,
egli è solo il testimone di una perfezione che verrà, cioè di una vita e di
un corpo gloriosi che verranno, quella vita e quel corpo che, nell'attuale
momento, solo Cristo risorto e la Vergine assunta in cielo hanno il
privilegio di possedere.

Accanto alla vocazione religiosa esiste la vocazione laicale che è una
vocazione destinata a testimoniare la necessità dell'incarnazione: il -
chiamato - non è solo il religioso ma anche il laico perché esistono due
esigenze di testimonianza, la testimonianza escatologica e la testimonianza
dell'incarnazione. La vocazione del laico consiste nell'incarnare il
progetto di Dio nelle realtà temporali, cioè i laici devono ordinare le
realtà temporali secondo i comandamenti di Dio affinché Dio abbia il primato
su tutte le cose: sesso, famiglia, economia, cultura, politica ecc. (15)

Infatti il Concilio Vaticano II dice: "- (.) la missione della Chiesa non
mira soltanto a portare il messaggio di Cristo e la sua grazia agli uomini,
ma anche ad animare e perfezionare l'ordine temporale con lo spirito
evangelico-". (16)

La Chiesa è un corpo differenziato, nel quale ciascuno ha la sua funzione;
i compiti sono distinti, non devono essere confusi e non devono dare adito
alla superiorità degli uni verso gli altri.

Il solo carisma superiore che deve essere desiderato è la carità e i più
grandi nel regno dei cieli non sono i perfetti continenti o i ministri ma i
santi. (17)

Anche coloro che hanno fatto voto di perfetta continenza devono essere
casti.
Infatti,Paolo VI insegna che tale vocazione non comporta l'ignoranza o il
disprezzo dell'istinto sessuale ma esige la sua sapiente sublimazione su di
un piano più alto. (18 )


Il celibato non è richiesto dalla natura stessa del sacerdozio, come risulta
dalla prassi della Chiesa primitiva e dalla tradizione delle Chiese
orientali. Tuttavia la tradizione della Chiesa di Occidente ritiene che
conferire l'ordinazione sacerdotale ai celibi sia la scelta migliore.

A tale proposito, non è inutile osservare che, anche in Oriente, soltanto
i sacerdoti celibi sono ordinati vescovi e i sacerdoti stessi non possono
contrarre matrimonio dopo l'ordinazione sacerdotale. Perché questa

consuetudine plurisecolare? Perché coloro che hanno il prezioso dono della
perfetta continenza, dice San Paolo apostolo, possono dedicarsi a Dio più
facilmente e con un cuore senza divisioni. ( 19 )

Inoltre, i consigli di perfezione evangelica sono un requisito più adatto
per il servizio sacerdotale perché il sacerdote può dare, insieme ai
sacramenti, la testimonianza escatologica, cioè quella testimonianza
fondamentale che, nelle difficoltà della vita, dà coraggio e speranza perché
ricorda ai laici che esiste un'altra vita, che la scena di questo mondo
passa ( cfr 1 Cor 7,31 ), che solo in Dio sarà possibile trovare una
felicità assoluta e un amore perfetto e totale.

Tutte queste considerazioni possono essere dedotte dal capitolo settimo
della prima lettera ai Corinzi di San Paolo apostolo. I corinzi avevano
posto dei quesiti a San Paolo ( cfr 1 Cor 7,1 ) sui rapporti che dovevano
esistere fra il sacerdozio, il matrimonio e lo stato di verginità. Noi non
conosciamo queste domande ma è possibile approfondire il significato della
lettera di Paolo grazie alla riflessione del magistero della Chiesa: dice
Papa Gregorio Magno che - le parole divine crescono con chi le legge -.
(20 )

Lo stato di verginità, dice l'apostolo, è migliore del matrimonio ( cfr 1
Cor 7,25-38 ) perché dà al sacerdote la possibilità di servire Dio senza
avere il cuore diviso ( cfr 1 Cor 7,32-35 ).

Per evitare, poi, il pericolo della fornicazione, chi non ha il dono della
perfetta continenza deve sposarsi ( cfr 1 Cor 7,2-3-6-7 ). Ogni uomo ha,
infatti, il proprio dono da Dio: ci sono coloro che sono chiamati al
matrimonio e coloro che sono chiamai alla castità assoluta ( cfr 1 Cor
7,7 ).

Gli uomini sposati possono astenersi dai rapporti sessuali ma solo per il
breve tempo dedicato alla preghiera e di comune accordo ( cfr 1 Cor 7,4-5 ).
Bisogna ricordare, infatti, che i sacerdoti del Vecchio Testamento erano
sposati e, solo durante il breve periodo del loro turno nel Tempio, dovevano
astenersi dai rapporti sessuali.

Abbiamo personalmente conosciuto il caso di un giudice, che era affetto da
mania di perfezionismo.

La moglie del giudice, dopo aver avuto tre figlie - la quarta era morta
dopo il parto - non poteva più procreare senza mettere in pericolo la
propria vita.

Il marito, fortemente intenzionato a perfezionarsi, senza rispetto per la
volontà della moglie e dimenticando l'obbligo del debito coniugale, separava
non solo i letti ma anche le camere per non cedere alla tentazione della
carne. Iniziava così una guerra contro la sessualità e l'affettività, - una
sorta di neo-catarismo- che condannava tutta la famiglia ad una vita d'
inferno.

La moglie non poteva neppure aiutare il marito ad asciugarsi dopo il
bagno, ogni vicinanza fisica veniva assolutamente evitata, ogni sguardo
mortificato, ogni manifestazione di affetto respinta e prontamente
sostituita con la preghiera.

Ma San Paolo non aveva detto agli sposi di astenersi dai rapporti sessuali
soltanto di comune accordo e per breve tempo ?

La povera signora si è incamminata lungo la strada dell'esaurimento
psichico, due figlie sono andate via di casa e sono diventate atee.

La terza figlia - che era la più piccola -, condizionata dalla
spiritualità distorta del padre, ha cominciato a considerare impuro tutto
ciò che aveva a che fare con il corpo, con la carne, con il sesso: è
diventata atea e gravemente anoressica perché la sua idea ossessiva è quella
di dover distruggere il corpo reale per costruirsi un corpo etereo, angelico
e soprattutto senza sesso.

A tutt'oggi questa povera disgraziata è ridotta in condizioni scheletriche,
costantemente in pericolo di vita per lo stato di grave denutrizione.

Qui si ha un conflitto tipico fra quello che è il desiderio del paradiso
celeste, in cui dovremo andare dopo la morte, e la vita reale del paradiso
terrestre, ferito dalla colpa originale, in cui ci troviamo. Vivere nel
mondo reale in maniera separata, schizofrenica, come se la propria vita
fosse già in parte simile a quella dei beati in cielo, significa vivere in
un modo fantastico, illusorio, che non ha nulla a che vedere con il paradiso
celeste né con la santità. Chi volesse raggiungere con sforzi ascetici le
condizioni di vita del paradiso celeste, invece di perfezionare il paradiso
terrestre in cui vive, non è un santo ma la caricatura di un santo, non vive
come un angelo del cielo ma come un povero Don Chisciotte, cioè come il
prototipo di colui che non sa o non vuole vivere nel mondo reale e comincia
a sperimentare, a tutti i livelli, il processo della scissione e del
delirio: tale scissione si è manifestata nella storia a causa di numerose
sette eretiche che hanno influenzato negativamente l'inconscio e la
mentalità dei cristiani che hanno subito la loro violenza fisica e
culturale. Questi equivoci si ritrovano nel comportamento e nella cultura di
molti cattolici, brave persone che pensano, in buona fede, di difendere la
Tradizione e non si rendono conto, invece, di difendere soltanto un'immagine
della Chiesa che è stata imposta dagli altri, che è stata determinata dagli
influssi culturali di certe epoche storiche.

Teologia e cultura protestante, per esempio, hanno influenzato la cultura
moderna e in certi casi questo ha determinato una pressione non indifferente
sulla cultura cattolica, insinuando la peccaminosità di ogni forma di
piacere. Per i protestanti l'uomo non è stato ferito ma piuttosto distrutto
dal peccato originale: egli non può fare più niente di buono ed è
completamente abbandonato alla tentazione del demonio. Per tali motivi,
nella condizione terrena non c'è più niente di cui essere contenti: gioia,
piacere, godimento diventano espressione di

un compiacimento dell'esistenza terrena che non può essere che di origine
demoniaca. Queste idee già presenti in Lutero, vengono accentuate da Calvino
e - istituzionalizzate - nel puritanesimo.

Secondo lo psichiatra e psicoanalista Giacomo Dacquino, che parte da un
contesto di matrice freudiana, le errate concezioni sul sesso e sulla carne,
la sessuofobia e le idee che identificano il corpo, la carne e il sesso con
il male, con l'animalità, che identificano il corpo femminile con il
demoniaco e considerano il corpo un involucro o addirittura una prigione,
fanno la loro comparsa con i manichei, gli gnostici, gli encratiti e i
càtari. Ricorda Dacquino che, con Cartesio e il razionalismo, il dualismo
carne spirito si accentuò e così anche nei secoli successivi con il
giansenismo, che considerava la carne come fonte di cupiditas peccaminosa.
(21)

I càtari, per esempio, pretendevano di essere gli interpreti puri e
autentici del cristianesimo: per loro tutto il mondo materiale - il corpo,
il sesso, i beni materiali e le stesse istituzioni - era opera del diavolo.
Essi si dividevano in perfetti e credenti.

I perfetti, che non dovevano avere rapporti sessuali e non dovevano avere
forme di proprietà, avevano il compito di guidare gli altri , considerati
ancora impreparati a recepire modelli di vita ascetica più elevati.

Per la dottrina della Chiesa Cattolica, al contrario, le vocazioni sono
fondamentalmente due: la vocazione del religioso - testimonianza
escatologica- e la vocazione del laico testimonianza dell'
incarnazione -.

L'Apostolo Paolo insegna che - ognuno ha il proprio dono da Dio, uno in un
modo, uno in un altro-. ( 22 )

La via di perfezione della persona sposata non deve consistere nell'
allontanarsi dalla sessualità - che non è un errore di Dio, né un effetto
perverso del peccato originale - ma appartiene all'ordine della creazione, a
quell'ordine della carne per cui il Signore insegna: - (.) non sono più
due, ma una carne sola -. ( 23 )
La via di perfezione nelle persone sposate non consiste nell'allontanarsi
progressivamente dalla sessualità ma nell'unire progressivamente la
sessualità con la tenerezza, con l'affetto: nel caso dei coniugi, la
sessualità deve progressivamente purificarsi dalle conseguenze del peccato
originale, deve cercare di liberarsi da quelle forti tendenze all'egoismo e
da tutti quei disordini psicologici che rendono gli atti sessuali freddi e
distaccati, malinconicamente fine a se stessi, atti che non portano ad una
vera unione delle persone ma sono soltanto forme di masturbazione che
conducono a due piaceri solitari i quali non coinvolgono il cuore e non
sono la conseguenza di una piena manifestazione di tenerezza e di amore.
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L'apostolo Paolo esorta gli sposi ad una sana e costante sessualità: - il
marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie
verso il marito. La moglie non è arbitro del proprio corpo ma lo è il
marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma
lo è la moglie. Non vi sottraete l'uno all'altro se non d'accordo e per
breve tempo, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare
insieme -. ( 24 )

Il compito del cristiano non consiste nell'ottenere anticipatamente il
paradiso celeste con sforzi ascetici ma nel sanare con l'aiuto della
grazia - e in maniera perfettibile e mai perfetta - il paradiso terrestre
che è stato ferito dal peccato originale, non dimenticando la perfezione
ultima, cioè l'unione trasformante con Dio a cui siamo destinati in cielo.

Perfezione, etimologicamente, deriva da per facere e significa fare in
maniera compiuta: nel progetto di Dio, il cielo è la condizione definitiva
in cui portare a compimento il destino dell'uomo.

-Il cielo nel linguaggio religioso, è un simbolo per indicare Dio-
: dov'è Dio, lì è il cielo e nella visione beatifica di Dio, che né
Adamo ed Eva, né i mistici hanno avuto in vita, - (.) si quieterà il
desiderio illimitato del cuore - ( 25 ).

Verginità consacrata e matrimonio sono - due doni complementari che si
edificano reciprocamente -. ( 26 ).

-Il matrimonio è per la verginità un richiamo ad essere donazione
effettiva, non immaginaria, comunione e non isolamento-. ( 27 ).

La verginità consacrata ricorda che l'amore umano - non può saziare il
desiderio illimitato di amore; le vere nozze sono quelle con Dio - ( 28 ).

-Verginità e matrimonio sono due possibilità per il cristiano, due
modalità di realizzare pienamente la comune vocazione all'amore, due forme
di fecondità: spirituale l'una, fisica e spirituale l'altra- (29 ).

- La verginità consacrata, in quanto comunione di carità, è un matrimonio
spirituale; il matrimonio, in quanto dono totale esclusivo, è verginità del
cuore, appartenenza a uno solo-. (30)

-La verginità cristiana, come si vede, è più vicina al matrimonio che al
restare scapoli o nubili non per propria scelta- (31 ).

( Bruto Maria Bruti )


Bibliografia:

1) cfr 1 Cor 7,5

2) cfr Pio XI, Casti Connubi, n.III, p.889, in Tutte le Encicliche dei
sommi Pontefici, vol.1, Dall'Oglio, Milano 1986

3) cfr Concilio Vaticano II, Costituzione Gaudium et Spes sulla Chiesa nel
Mondo contemporaneo, 7 dicembre 1965, n. 49

4) cfr Pio XII in Matrimonio e famiglia, ed. Massimo, Milano 1986, n.258

5) cfr Pio XII, ivi, n.260

6) cfr Paolo VI Humanae vitae, in particolare n.16

7) cfr Giovanni Paolo II, Nella generazione della vita gli sposi, quali
collaboratori di Dio, sono tenuti ad un atteggiamento estremamente
responsabile, L'Osservatore Romano, suppl. settimanale, n.29, 22 luglio
1994, p. 3, n.2.

8) cfr San Tommaso D'Aquino, Opuscoli teologico spirituali, ed Paoline,
Roma 1976, commento al 6° comandamento p.240; commento al sacaramento del
matrimonio p.104

9) Conferenza Episcopale Italiana, La Verità vi farà liberi, catechismo
degli adulti, Libreria editrice Vaticana, Roma, 16 aprile 1995, n.1062

10) cfr Paolo VI, Allocuzione alla XXV Assemblea generale della Federazione
internazionale Farmaceutica e al XXIV Congresso internazionale delle scienze
farmaceutiche, settembre 1974

11) Dichiarazione dei Vescovi Italiani , in Salvino Leone, Educare alla
sessualità, ed. Dehoniane, Bologna 2000, p. 180 )

12) Dichiarazione dei Vescovi francesi, n.16, in Ibidem, pp. 180-181 .

13) cfr Marciano Vidal, Manuale di etica teologica, 2, parte seconda,
morale dell'amore e della sessualità, Cittadella editrice, Assisi 1996,
trad. italiana, pp.652-654 ).

14) cfr Le diverse forme di castità, Catechismo della Chiesa Cattolica,
n.2348, 2349, 2350

15) cfr Giovanni Paolo II, Christifideles laici n.15, 55, 56

16) Concilio Vaticano II, Decreto Apostolicam Actuositatem sull'apostolato
dei laici del 18 novembre 1965, n.5

17) cfr 1 Cor 12-13 e cfr Giovanni Paolo II, op. cit., nota n.190

18) cfr Paolo VI, Sacerdotalis Caelibatus n.54, 55, 56

19) cfr 1 Cor 7,32- 34

20) S. Gregorio in Ez. 1,7,8

21) Giacomo Dacquino, Che cos'è l'amore, l'affetto e la sessualità nel
rapporto di coppia, Mondadori, Milano 1994, p.102 e p. 317, nota n.8

22) 1 Cor 7,7

23) Mt 19,6

24) 1 Cor 7, 3-5

25) Conferenza episcopale italiana, op. cit., n.1230

26) CEI, ivi, n.1231

27) CEI, ivi, n.1076

28) CEI, ivi, n.1076

29) CEI, ivi, n.1076

30) CEI, ivi, n.1077

31) CEI, ivi, n.1077
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