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“Solidarietà: le ali della speranza – Etica ed economia oggi”

Ultimo Aggiornamento: 10/09/2009 07:15
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Omelia del Card. Bertone per i consiglieri ecclesiastici Coldiretti

Per il Convegno “Solidarietà: le ali della speranza – Etica ed economia oggi”




ROMA, mercoledì, 9 settembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'omelia pronunciata questo mercoledì dal Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, in occasione della Messa da lui presieduta nella Basilica di San Pietro, ad inaugurazione del XXXVI Convegno dei Consiglieri Ecclesiastici sul tema “Solidarietà: le ali della speranza – Etica ed economia oggi” che si chiuderà l'11 settembre.

 * * *

Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per avermi invitato a pregare insieme a voi, prima dell’incontro che avrete con il Santo Padre Benedetto XVI, e volentieri celebro per voi e con voi il Sacrificio eucaristico. Tra poco, all’offertorio, offriremo il pane e il vivo, “frutto della terra e del lavoro dell’uomo”. Quest’oggi avvertiamo la verità di tali parole più intensamente, poiché la nostra assemblea liturgica è formata in gran parte da voi, cari Consiglieri ecclesiastici dei Coltivatori Diretti, convenuti a Roma per il vostro Convegno Nazionale dal titolo: “Solidarietà: le ali della speranza - etica ed economia oggi”. A ciascuno rivolgo il mio cordiale saluto, ad iniziare da Padre Renato Gaglianone, Consigliere ecclesiastico nazionale, ed esprimo a tutti viva gratitudine per il servizio che rendete alla Chiesa con la quotidiana azione pastorale nel mondo rurale.

Il vostro è un servizio apostolico importante e prezioso, tenendo conto anche delle molteplici problematiche e difficoltà che caratterizzano, in questo nostro tempo, l’attività agricola non solo in Italia, a seguito, a esempio, del vasto fenomeno dell’industrializzazione urbana e dell’abbandono delle campagne. Se è vero che con il progresso scientifico, industriale e tecnologico molte cose vanno cambiando, resta però indispensabile, per la sopravvivenza umana, coltivare la terra, al fine di trarre da essa un sufficiente e sano nutrimento per tutti gli uomini. In tale contesto, acquista significativo rilievo il tema sul quale volete riflettere: la solidarietà, la speranza ed il rapporto tra etica ed economia oggi. E’ un vasto campo di riflessione che tanto sta a cuore alla Chiesa e al Papa, e al riguardo non sono mancati, negli ultimi decenni, diversi e precisi riferimenti del magistero pontificio. Pensiamo alla Rerum novarum, che pose in modo nuovo, alla fine dell’800 e all’alba del 900, la questione del lavoro, seguita poi, lungo il secolo XX, da altre Encicliche sociali dei Papi, i quali non hanno mai trascurato la questione del lavoro, in particolare quello agricolo.

Cari Consiglieri ecclesiastici diocesani della Coldiretti, sostenete ed incoraggiate coloro che in vario modo sono occupati nel settore agricolo-alimentare, aiutandoli a fare della loro attività un’autentica missione al servizio della società e della Chiesa. E per questo preoccupatevi che la promozione economica del mondo rurale sia sempre ispirata ai valori del Vangelo, come emergono nel costante insegnamento sociale della Chiesa.

Cerchiamo di trarre ora dalla parola di Dio, che è stata proclamata, qualche utile spunto di riflessione. Soffermiamoci dapprima sulla pagina evangelica. San Luca ci presenta Gesù che, alzati gli occhi verso i suoi discepoli (gesto che indica l’importanza di quanto si appresta a dire), proclama il noto discorso delle Beatitudini. Nella versione lucana notiamo una differenza rispetto al racconto di san Matteo. Qui - come abbiamo ascoltato - Gesù proclama per quattro volte “Beati” e poi aggiungerà alcune volte “Guai”. Beati sono i poveri, perché proprio di essi è il regno di Dio, beato è chi ora ha fame, perché sarà saziato, beato è chi ora piange, perché riderà, beato chi è odiato e messo al bando, insultato e respinto a causa del Figlio dell’uomo. “Rallegratevi - dice Gesù - ed esultate, perché ecco la vostra ricompensa è grande nei cieli”. Segue poi l’ammonimento: “Guai a voi che ora siete sazi… guai a voi che ora ridete... guai a voi quando tutti diranno bene di voi...”.

Potremmo dire che Gesù fotografa la realtà quotidiana: spesso chi cerca di seguire il Vangelo non ha vita facile; chi si adatta o sceglie lo spirito del mondo, pare invece godere di un benessere e di un successo che si rivelano però ben presto apparenti e fallaci. Ma egli ci mette in guardia e ci invita a saper leggere le vicende di questa terra in una prospettiva ben più alta, la prospettiva dell’eternità. Presenta una contrapposizione tra “ora” e il domani: chi ha fame “ora”, sarà domani saziato. Gesù parla del futuro, ma il futuro a cui fa riferimento è già presente nell’oggi della nostra esistenza. Se il nostro cuore si apre a Lui e nella fede lo accogliamo con amore, siamo con Lui e si realizza già la beatitudine che egli proclama.

La via che Egli indica è l’opposto di quella che il mondo ci propone. Non spende molte parole: ne bastano quattro. Quattro beatitudini, ben delineate e chiare. Annuncia ai poveri, agli affamati, agli abbandonati e agli assetati di giustizia che Dio ha scelto di stare accanto a loro. La sua vicinanza e quella dei suoi discepoli sarà per loro il segno di una gioia grande. E’ per questo che sono “beati”. La beatitudine, la felicità, non scaturisce certo dalle tristi e precarie condizioni di vita, che al contrario dobbiamo cercare sempre di migliore. Non è bello, infatti, né essere poveri, né essere afflitti, né essere affamati, né essere insultati. La loro beatitudine sta nel fatto che Dio ha scelto di stare con loro, essi accolgono il suo amore e ne fanno la ragione della propria vita. La nostra beatitudine, pur tra prove e fatiche, è dunque Dio nella nostra esistenza. Tocca a noi credenti e specialmente a noi, cari sacerdoti, far sentire l’amore di Dio, unica vera ricchezza che non si acquista nei mercati del mondo, ma che Dio dona gratuitamente a chi si affida a Lui.

Accogliamo pertanto, cari fratelli e sorelle, l’invito che l’apostolo Paolo rivolgeva ai Colossesi e che abbiamo ascoltato nella prima Lettura, l’invito a “cercare le cose di lassù dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio” (cfr Col 3,1). In nessuna attività umana, come in quella agricola, l’uomo avverte quanto sia importante essere “collaboratori” di Dio. La terra – ha scritto il Santo Padre nella sua ultima Lettera enciclica Caritas in veritateè dono prezioso del Creatore che ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci, dandoci così gli orientamenti doverosi per “custodirla e coltivarla” (Gn 2,15), come amministratori della sua creazione. Ed è a partire da questa consapevolezza, che la Chiesa considera le questioni connesse con l’ambiente e la sua salvaguardia intimamente legate anche con il tema dello sviluppo umano integrale. Il Papa richiama allora “l’urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà” non solo tra i Paesi, ma tra i singoli uomini, perché l’ambiente naturale è dato da Dio per tutti, e il suo uso comporta una nostra personale responsabilità verso l’intera umanità, in particolare verso i poveri e le generazioni future (cfr. 48,49,51). La Chiesa non soltanto promuove la difesa della terra, dell’acqua e dell’aria, che il Creatore ha donato a tutti, ma si adopera soprattutto per proteggere l’uomo contro la distruzione di se stesso. In effetti – aggiunge il Papa – “Quando l’ecologia umana è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio” (ibid.). “Se viene meno il rapporto della creatura umana con il Creatore la materia è ridotta a possesso egoistico, l’uomo ne diventa l’ultima istanza e lo scopo dell’esistenza si riduce ad essere una affannata corsa a possedere il più possibile” (Catechesi di Benedetto XVI del 26 agosto scorso).

Auguro di cuore che il vostro XXXVI Convegno Nazionale possa essere un’occasione propizia per sottolineare l’importanza della presenza di Dio nell’esistenza e nell’attività dell’uomo. In proposito, vorrei richiamare un altro passo della Caritas in veritate, dove Benedetto XVI scrive: “Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia”. E prosegue:“Dio ci dà la forza di lottare e di soffrire per amore del bene comune, perché Egli è il nostro tutto, la nostra speranza più grande”. Bella e suggestiva è poi l’immagine che evoca il Sommo Pontefice laddove osserva: “Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera, cristiani mossi dalla consapevolezza che l’amore pieno di verità, caritas in veritate, da cui procede l’autentico sviluppo, non è da noi prodotto ma ci viene donato”. Si comprende pertanto perché il Papa insiste nel ribadire che “Lo sviluppo implica attenzione alla vita spirituale, seria considerazione delle esperienze di fiducia in Dio, di fraternità spirituale in Cristo, di affidamento alla Provvidenza e alla Misericordia divine, di amore e di perdono, di rinuncia a se stessi, di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace” (cfr ibid. 78,79).

Mi piace chiudere con queste parole del Pontefice Beato Giovanni XXIII, figlio di contadini, da lui rivolte ai partecipanti alla XI Conferenza della FAO: “Il mondo di oggi aspira a due grandi beni, che sono la pace e il pane”. Il legame tra pace e pane fa pensare all’indispensabile ricerca della giustizia, della solidarietà che deve sempre animarci e, in questo ambito, al contributo che la Coldiretti e il mondo agricolo possono offrire alla costruzione di un mondo dove la pace sia frutto di reale condivisione dei beni della terra fra tutti i suoi abitanti. Per questo occorre il ricorso all’aiuto di Dio con la preghiera e l’impegno concreto di ognuno di noi.

Per chi lavora nel mondo agricolo, questo impegno legato alla preghiera è fortemente evocato dal pane e dal vino che offriremo tra poco sull’altare e che diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo. Invochiamo per il vostro servizio pastorale la celeste intercessione di san Pietro Claver, che oggi ricordiamo, il quale trascorse lunghi anni in America Latina e in Africa al fianco di schiavi che lavoravano nelle campagne. Invochiamo su di voi e sull’intero mondo agricolo la materna protezione della Vergine Maria, Madre sollecita dell’intera umanità. Amen!

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Benedetto XVI incoraggia gli agricoltori nel contesto della crisi

Li esorta a vivere "i principi etici nell'economia per rianimare la speranza"


CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 9 settembre 2009 (ZENIT.org).-
 
Benedetto XVI ha incoraggiato un gruppo di agricoltori, fascia particolarmente colpita dalla crisi economica, esortando a "riaffermare i principi etici nell'economia per rianimare la speranza con la solidarietà".

Gli agricoltori, appartenenti alla federazione di organizzazioni professionali del mondo rurale Coldiretti, hanno partecipato questo mercoledì all'Udienza generale nell'Aula Paolo VI del Vaticano in occasione del convegno nazionale dei loro consiglieri ecclesiastici.

"Vi incoraggio a proseguire con impegno il vostro servizio sociale e spirituale nel mondo dell'agricoltura", ha affermato il Papa. Il Pontefice ha auspicato che il convegno, inaugurato questo mercoledì a Roma sul tema "Etica ed economia oggi - Solidarietà: le ali della speranza", sia "di stimolo a riaffermare i principi etici nell'economia per rianimare la speranza con la solidarietà".

L'incontro è diventato una lettura della grave crisi mondiale attraverso le pagine dell'Enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI.

Prima dell'Udienza, gli agricoltori e i loro assistenti spirituali hanno partecipato a una celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Tarcisio Bertone nella Basilica vaticana.

Nell'omelia, il Segretario di Stato ha definito il lavoro nelle campagne "un servizio apostolico importante e prezioso", "tenendo conto anche delle molteplici problematiche e difficoltà che caratterizzano, in questo nostro tempo, l'attività agricola non solo in Italia".Il Cardinal Bertone ha riconosciuto che soprattutto nell'attività agricola "l'uomo avverte quanto sia importante essere collaboratore di Dio" e amministratore della creazione, come suggerito dal Papa nella Caritas in Veritate. Con questa consapevolezza, ha aggiunto il porporato, "la Chiesa considera le questioni connesse con l'ambiente e la sua salvaguardia intimamente legate anche al tema dello sviluppo integrale".

"Il Papa richiama allora l'urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà non solo tra i Paesi, ma tra i singoli uomini, perché l'ambiente naturale è dato da Dio per tutti e il suo uso comporta una nostra personale responsabilità verso l'intera umanità, in particolare verso i poveri e le generazioni future". La Chiesa, infatti, "non soltanto promuove la difesa della terra, dell'acqua e dell'aria, che il Creatore ha donato a tutti, ma si adopera soprattutto per proteggere l'uomo contro la distruzione di se stesso".

L'"ecologia ambientale", dunque, va di pari passo con l'"ecologia umana".
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Vescovi italiani in difesa dell'ambiente e dei diritti dei coltivatori

Nel messaggio per la Giornata del Ringraziamento dell’8 novembre



ROMA, mercoledì, 9 settembre 2009 (ZENIT.org).- In Italia l'eccessivo e sconsiderato sfruttamento del suolo, in particolare di quello agricolo, è un problema emergente.

È quanto si legge nel messaggio intitolato “Tu prepari il frumento per gli uomini” (Sal 65,10) e reso noto dalla Commissione della Conferenza Episcopale Italiana per i Problemi sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace, in vista della Giornata del Ringraziamento dell’8 novembre prossimo.La Giornata è un'occasione annuale in cui si invitano le comunità cristiane a rendere grazie al Signore per i doni del creato e a riflettere sulla situazione mondiale, troppo spesso segnata da ingiustizie e disuguaglianze che mettono in pericolo la sopravvivenza di milioni di esseri umani. Nel testo i presuli italiani invitano a non dimenticare come “il nostro Paese detenga un primato nel consumo di suolo, risorsa pregiata e di fatto non rinnovabile, non di rado oggetto di trasformazione senza una corretta pianificazione del territorio e senza controlli adeguati”. “Con la scomparsa del suolo e del suolo agricolo in particolare, scompaiono - per sempre - paesaggio agrario, biodiversità, imprenditorialità e aziende agricole, cultura e tradizioni rurali”, avvertono.

Già nella nota pastorale Frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Mondo rurale che cambia e Chiesa in Italia (19 marzo 2005) la Commissione aveva evidenziato che “gli agricoltori appaiono oggi non solo produttori di beni materiali fondamentali, ma sempre più custodi di un territorio amato e servito, nel suo spessore culturale e, ovviamente, prima ancora nella sua identità fisica (n. 23)”.

“Invitiamo, pertanto, i singoli cristiani e le comunità ecclesiali a vigilare in modo positivo e le istituzioni a intervenire con leggi e piani idonei alla gravità del fenomeno”, continuano poi.

“Il rispetto per le 'leggi' ecologiche è una sfida e un valore – spiegano – perché i mutati stili di vita, introducendo esigenze nuove e diverse opportunità, spesso relegano in secondo piano la programmazione per l’uso delle risorse energetiche e materiali e i controlli sullo smaltimento di rifiuti e scorie, mettendo a repentaglio l’equilibrio biologico e ambientale”.

Il messaggio lamenta inoltre l'esistenza ancora al giorno d'oggi, nei confronti del mondo agricolo, di “forme di ingiustizia”. “Le economie emergenti accaparrano terre nei Paesi poveri, specialmente in Africa, espropriandone le popolazioni con la complicità di dirigenti locali – affermano i Vescovi –. Inoltre, recano danno all’ambiente e deturpano il creato che ispira la pace e il benessere e con cui le popolazioni vivono in armonia”. “Occorre anche denunciare lo sfruttamento del lavoro contadino e condizioni di mercato internazionale che portano a privilegiare colture destinate all’esportazione a danno delle colture destinate all’alimentazione locale”, si legge nel messaggio.

Tutto ciò, sottolineano, genera “effetti gravissimi di ingiustizia e di squilibri sociali, fame e malattie, analfabetismo e arretratezza, spargendo semi di discordia e di guerra e rendendo i poveri sempre più poveri e dipendenti da chi ha il potere di decidere per gli altri e sulla vita degli altri”. “Dobbiamo dire – cintinua il messaggio – che queste situazioni di ingiustizia si verificano anche in Italia, sia con l’iniqua distribuzione del valore aggiunto a danno degli agricoltori lungo le filiere agroalimentari, sia con riferimento al lavoro nero”.

Secondo quanto denunciato dalla Coldiretti, i prezzi degli alimenti, nel tragitto dal campo alla tavola, vengono quintuplicati e per ogni euro speso dai consumatori in generi alimentari ben 60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all'industria alimentare e appena 17 centesimi agli agricoltori. Per questo i presuli rivendicano “l’universale destinazione dei beni della terra” e fanno appello a una maggiore solidarietà che “sarà monca, specialmente verso i popoli poveri, se non si riconosce che l’impatto dell’immigrazione extracomunitaria è oggi uno dei fattori importanti e decisivi per il mantenimento stesso del mondo agricolo”.
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