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San Giovanni Crisostomo: La Verginità

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2009 19:33
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13/09/2009 19:18

LVIII. Il matrimonio, anche se sfugge ad ogni dolore, non ha in sé nulla di grande

1. Vuoi che, prescindendo da tutto ciò, supponiamo nel nostro ragionamento l'impossibile ed ammettiamo l'esistenza di un matrimonio in cui sono presenti tutti i beni, vale a dire la prole numerosa e buona, la ricchezza, una moglie saggia, bella ed intelligente, la concordia ed una lunga vecchiaia? Aggiungiamo pure il lustro della stirpe e la grande potenza, e supponiamo che un matrimonio simile non venga disturbato dal timore di un cambiamento, la malattia che è propria della nostra natura; sia bandito ogni motivo di tristezza, ogni pretesto che possa dar adito a preoccupazioni ed angustie; nessuna ragione, nessuna morte prematura sciolga tale matrimonio; tutti e due i coniugi muoiano nello stesso giorno; oppure — e questa sembra la più grande felicità — i figli restino gli eredi, ed accompagnino alla tomba i genitori morti dopo una lunga vecchiaia. Ma qual è la conclusione? Quale guadagno traggono i coniugi da questo piacere, nel momento in cui partono per l'altra vita? Il lasciare molti figli, l'avere goduto di una bella moglie, delle ricchezze e di tutte le altre cose che ho appena enumerato, l'avere trascorso una lunga vecchiaia, di quale aiuto potranno mai essere di fronte a quel tribunale, nella sfera delle cose eterne e vere? Di nessun aiuto. Tutto questo non è forse un'ombra ed un sogno? Che cosa accade dunque, se mio marito è portato a cadere in basso ed io voglio essere continente? Devi seguirlo. La catena che il matrimonio ti ha messo intorno ti trascina e ti tira tuo malgrado verso colui che fin dall’inizio è legato assieme a te; se opponi resistenza e cerchi di romperla, non solo non ti liberi dai suoi legami, ma vai incontro alla più grave punizione.

LIX. La verginità è una cosa facile

La vergine non è costretta a prendere informazioni sul suo sposo, né teme d'essere vittima di un inganno. Lo sposo è infatti Dio, non un uomo; e il Signore, non un compagno di schiavitù: tanto grande è la differenza tra i due sposi. Esamina anche le condizioni dell'unione. I doni nuziali offerti a tale fidanzata non sono rappresentati dagli schiavi, dalle misure di terreno e da un certo numero di talenti d'oro, ma dai cieli e dai beni celesti. Per di più, la donna sposata teme la morte oltre che per altri motivi anche perché la separa dal consorte. La vergine, invece, desidera la morte e considera la vita come un peso, ansiosa com'è di vedere il suo sposo "faccia a faccia" e di godere della sua gloria.

LX. La verginità non ha bisogno di nessuna delle cose che non dipendono da noi

1. Neanche una vita da miseria può danneggiare la vergine, come accade invece nel matrimonio; anzi, essa rende ancora più gradita allo sposo colei che la sopporta di buon grado. Lo stesso vale per i bassi natali, per l'assenza di una bellezza fisica risplendente e per le altre cose dello stesso genere. Ma perché parlarne? Neanche il non essere libera nuoce al suo fidanzamento: le basta mostrare un'anima bella e raggiungere il primo posto. In tale stato, non c'è motivo di temere la gelosia o di provare una dolorosa invidia nei confronti di un'altra donna che si è unita ad un uomo più illustre. Nessun uomo è infatti simile o uguale al suo sposo, nessuno gli si avvicina neanche un po'; nel matrimonio, invece, la donna sposata, anche se ha un marito molto ricco e potente, può sempre trovarne un'altra con un marito di condizione molto più alta.

2. L'essere superati da persone più importanti non diminuisce in lieve misura il piacere che si prova quando si superano gl'inferiori. Ma il grande sfarzo negli ori, nelle vesti, nella tavola e nelle altre comodità basta da solo ad incantare l'anima e ad attrarla. Ma quante donne ne godono? La maggior parte uomini vive nella povertà, nelle ristrettezze e nelle fatiche. Se ci sono donne che possono godere di tali beni, sono molto poche, e si possono facilmente contare; esse agiscono però contro il volere di Dio. Come abbiamo mostrato in precedenza nel nostro discorso, a nessuno è consentito vivere in questi piaceri.

LXI. I1 portare addosso gli ori produce più paura che piacere

Ma supponiamo pure nel nostro ragionamento che questo lusso sia permesso, e che né il profeta né Paolo si dichiarino contrari alle donne che amano troppo lo sfarzo. Ma di quale utilità sono i molti ori? Non producono altro che invidie, preoccupazioni e timori non indifferenti. Le donne che li possiedono si agitano non solo quando li ripongono nello scrigno al sopraggiungere della notte, ma anche quando li indossano: quando è giorno, provano la stessa ansia, o piuttosto un'ansia ancora più forte, giacché i bagni e le chiese sono frequentate da donne che li rubano. Ma anche non tenendo conto di queste ultime, accade spesso che le donne che portano gli ori, spinte e premute dalla folla, non si accorgono che qualche oggetto d'oro è caduto. Così pure, molte perdono non solo questi ori, ma collane di valore ancora maggiore, fatte di pietre preziose che, strappate, finiscono con il cadere. Ma ammettiamo pure che non sussista neanche questa paura, e che tale preoccupazione venga bandita.

LXII. I1 portare addosso gli ori nuoce alla bellezza e mette in risalto la bruttezza

1. Si dice: "Altri vedono ed ammirano". Ammirano però non la donna che indossa gli ori, ma gli oggetti indossati, e spesso la disprezzano per colpa loro, come se se ne fosse adornata senza esserne degna. Se infatti la donna è bella, gli ori danneggiano la bellezza naturale, perché i molti ornamenti non le permettono di mostrarsi così com'è, e ne eliminano la maggior parte; se invece è brutta e di aspetto sgradevole, essi la fanno apparire ancora più repellente: la bruttezza, quando appare da sola, si rivela unicamente per quello che è; ma quando si riveste di pietre risplendenti e di altri materiali belli, il suo aspetto sgradevole risalta ancora di più.

2. I1 colore nero di un corpo è fatto risaltare maggiormente dalla luce di una perla posta su di esso, che risplende come nell'oscurità; allo stesso modo, gli ornamenti delle vesti, non permettendo all'impressione visiva di affrontare da sola il giudizio degli spettatori, peggiorano la deformità dell'aspetto: di fronte a quella bellezza artificiale e straordinaria, la sconfitta diviene ancora più netta. L'oro disseminato sulle vesti, la varietà dei lavori eseguiti in questo campo, e tutti gli altri ornamenti - al pari di un atleta valente, in buone condizioni e vigoroso, che respinge un avversario coperto di scabbia, brutto ed affamato - annullano lo splendore del viso di colei che l'indossa ed attirano su di sé l'attenzione degli spettatori: di conseguenza, mentre la donna viene derisa, essi vengono ammirati oltre misura.

LXIII. Quali sono gli ornamenti e qual è la bellezza della verginità

1. Gli ornamenti della verginità non sono però di tale natura. Non danneggiano colei che l'indossa, giacché non sono corporei, ma appartengono interamente all'anima. Per questo, anche se la vergine è brutta, subito ne trasformano la bruttezza, rivestendola di una bellezza straordinaria; se invece essa è bella e risplendente, ne accrescono lo splendore. Le anime delle vergini non sono infatti adornate dalle pietre, dagli ori, dalle vesti sfarzose, dai vari e ricchi ricami colorati, o da qualcun'altra di queste cose caduche, ma, in loro vece, dai digiuni, dalle veglie sacre, dalla mitezza, dalla bontà, dalla povertà, dal coraggio, dall'umiltà, dalla perseveranza - in una parola, dal disprezzo di tutte le cose della vita presente.

2. L'occhio della vergine è così bello ed incantevole che fa innamorare, in luogo degli uomini, le potenze incorporee ed il loro padrone; è così puro e limpido, che è in grado di vedere in luogo delle bellezze corporee quelle incorporee, e così mite e tranquillo che non si adira mai e non si rivolta neppure contro chi le fa del male e le procura continuamente dei dolori; al contrario, guarda costoro in modo dolce e soave. Tale modestia la riveste, che anche gl'intemperanti, guardandola bene, si vergognano, arrossiscono e mitigano la propria follia. Come l'ancella che serve una padrona modesta deve assumere anch'essa questo carattere anche se non lo vuole, così anche la carne della persona che pratica tale filosofia deve uniformarsi ai suoi movimenti ed impulsi. Lo sguardo, la lingua, l'aspetto, l'andatura ed in una parola tutto ricevono un'impronta dall'ordine interiore. Come un profumo prezioso, anche se è racchiuso in un vaso, impregna l'aria della propria fragranza ed inebria non solo quelli che si trovano in casa o che sono vicini, ma anche quelli che sono fuori; allo stesso modo la fragranza dell'anima della vergine, diffondendosi nei sensi, rivela la virtù interiore, mette a tutti i cavalli le auree redini dell'ordine ed assicura il perfetto ritmo di ciascuno di loro; non permette alla lingua di pronunziare nessuna parola stonata e disarmonica, né all'occhio di guardare senza pudore e con sospetto, né all'orecchio di ascoltare qualche canto sconveniente. La vergine bada anche ai piedi, in modo da avere non un'andatura disordinata e molle, ma un passo privo di affettazione e di ricercatezza. Eliminato ogni ornamento dalle vesti, raccomanda continuamente al volto di non distendersi nelle risa, di non sorridere neanche di nascosto, di mostrare al contrario sempre una fronte vereconda e seria, e di essere sempre pronto al pianto e mai al riso.

LXIV. Ciò che soffriamo per Cristo, anche se è fastidioso, è fonte di piacere

Quando senti parlare di pianto, non nutrire dei cupi sospetti: queste lacrime procurano un piacere che neanche il riso di questo mondo riesce a procurare. Se non ci credi, ascolta le parole di Luca: "Frustati, gli apostoli si ritirarono dal cospetto del sinedrio pieni di gioia". Eppure, non è questa la natura della frusta: di solito, essa non procura né piacere né gioia, ma dolore e sofferenza. Ma se la natura della frusta non riesce a procurare gioia, la fede in Cristo è invece così forte, che domina la natura delle cose. Se è vero che le fruste producono piacere a causa di Cristo, perché ti meravigli, quando le lacrime producono lo stesso effetto, sempre a causa di Cristo? Per questo Egli chiama "giogo soave e carico leggero" quella che prima aveva chiamato "strada stretta e piena di tormenti". Per sua natura, la cosa è dolorosa ma diventa leggera grazie alla scelta compiuta da chi realizza la virtù ed alla buona speranza. Per questo è possibile vedere che chi ha scelto la strada stretta e piena di tormenti in luogo di quella larga e pianeggiante vi cammina con maggiore impegno, non perché non venga tormentato, ma perché è superiore ai tormenti e non ne risente, com'è invece naturale che risentano gli altri. Anche la vita verginale ha i suoi tormenti; ma quando li paragoniamo a quelli del matrimonio, non possiamo più dare loro questo appellativo.

LXV. Tutte le fatiche richieste dalla verginità non equivalgono ai soli dolori del parto, conseguenza del matrimonio

Dimmi: la vergine, in tutta la sua vita, sopporta forse quello che si può dire ogni anno deve sopportare la donna sposata, vittima dei dolori e dei gemiti causati dal parto? Così forte è la tirannia di questo dolore, che anche la Scrittura divina, quando vuole alludere alla prigionia, alla fame, alla pestilenza ed ai mali più insopportabili, chiama tutto questo "dolori del parto". Anche Dio li ha imposti alla donna come un castigo ed una maledizione: non parlo della generazione pura e semplice, ma della generazione in queste condizioni, di quella cioè accompagnata da fatiche e da dolori. "Nei dolori - è detto infatti - genererai i tuoi figli". La vergine, invece, si trova al di sopra di questi dolori e di questa maledizione. Chi ha abolito la maledizione della legge, assieme ad essa ha abolito anche quest'altra maledizione.

LXVI. E' più piacevole camminare che lasciarsi portare in giro dai muli

1. "Ma è piacevole farsi portare in giro dai muli per la piazza". Si tratta soltanto di un lusso inutile, privo di qualsiasi piacere. Come la tenebra non è migliore della luce, come l'essere rinchiusi non è preferibile all'essere liberi, come l'aver bisogno di molte cose non si può anteporre al non aver bisogno di niente, così non si trova meglio neanche colei che non usa i propri piedi. Tralascio tutti i fastidi che quest'abitudine costringe a sopportare. Questa donna non può uscire da casa quando vuole, ma spesso è costretta a rimanervi, anche se una ragione seria la spinge ad andar fuori: si trova nello stesso stato dei mendicanti che, avendo i piedi mutilati, non hanno modo di spostarsi. Se per caso il marito tiene impegnati i muli, ecco affacciarsi i meschini egoismi, le liti, i lunghi silenzi; se invece è lei ad agire così senza pensare alle conseguenze, finisce con il rivolgere la propria rabbia contro se stessa per aver trascurato il marito, e con l'essere continuamente rosa dal rimorso prodotto dalla sua insolenza. Come sarebbe stato meglio per lei se avesse usato i piedi - per questo Dio ce li ha fatti - evitando tutti questi fastidi, piuttosto che esporsi agl'inevitabili effetti di così forti crucci ed egoismi per amore della comodità! Non sono però solo questi i motivi che la trattengono in casa: accade la stessa cosa se i muli hanno male ai piedi - si tratti di uno solo di essi o di tutti e due. Anche quando vengono condotti al pascolo - e questo capita ogni anno e per più giorni - è costretta a rimanere a casa come una prigioniera: non può uscire neanche se la chiama fuori un bisogno impellente.

2. Chi poi dicesse che in tal modo essa evita gl'incontri con la folla e non è costretta a subire gli sguardi di ogni suo conoscente e ad arrossire, mostra d'ignorare totalmente ciò che difende la natura femminile e ciò che invece la ricopre di vergogna. A queste due cose sono estranee sia il mostrarsi che il nascondersi, giacché il secondo effetto è prodotto dalla sfacciataggine interiore che non è in grado di tenere a freno l'anima, mentre il primo è prodotto dalla saggezza e dal pudore. Per questo molte donne che pure non conoscono la prigionia di cui si è parlato e che camminano in piazza in mezzo alla folla non solo non si attirano il biasimo dei detrattori, ma grazie alla loro saggezza finiscono con l'avere molti ammiratori: attraverso il loro aspetto, il loro incedere, le loro vesti poco ricercate, fanno trapelare il raggio risplendente della loro compostezza interiore. Al contrario, non poche di quelle che se ne stanno sedute in casa si fanno una cattiva fama. La donna che rimane chiusa, più di quella che appare in pubblico, può infatti mostrarsi a chi vuole vederla in tutta la sua sfacciataggine e sfrontatezza.

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