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Giovanni Crisostomo: De inani gloria et de educandis liberis

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2009 20:10
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                               Giovanni Crisostomo

De inani gloria et de educandis liberis

Trattato

La vanagloria

1. Ora fece qualcuno ciò che richiesi? Pregò qualcuno Dio per noi e per tutto il corpo della chiesa, cosicché si spegnesse l’incendio generato dalla vanità, che ha guastato tutto il corpo, ha diviso un solo corpo in molte membra ed ha lacerato l’amore?

Infatti come una belva piombata su un corpo nobile e delicato ed incapace di difendersi, così vi ha conficcato i denti lordi ed iniettato il veleno e diffuso un grande fetore ed alcune parti, dopo averle mutilate, ha gettato via, altre ha dilaniato, altre ha divorato. Ed anche se fosse stato possibile vedere con gli occhi la vanità e la chiesa, qualcuno avrebbe visto uno spettacolo miserando e molto più penoso di ciò che avviene negli stadi: il corpo gettato via, quella che sta ritta sopra e guarda da ogni parte e respinge chi la assale e non si allontana mai né desiste.

Chi dunque caccerà questa fiera? È compito di colui che stabilì questa lotta di inviare, invocato da noi, i suoi angeli, e, dopo aver chiuso come con freni la sua bocca ardita e sfrontata, di cacciarla in questo modo. Ma colui che stabilì la lotta farà questo allorquando non la ricercheremo, una volta cacciata; se invece la manderà via, ordinando che quella fiera per noi terribile stia lontana, e noi, dopo essere stati salvati e dopo che quella sarà stata cacciata nel suo antro, levatici con mille ferite la cercheremo di nuovo, la desteremo e la ecciteremo, allora egli non avrà più pietà di noi e non ci risparmierà: "Chi infatti avrà pietà di un incantatore morsicato da un serpente e di tutti coloro che si accostano alle fiere?".

2. Che fare allora? Come potremmo liberarci del cattivo e malvagio demonio? Infatti è un demonio che ha un aspetto amabile.

Ora come se un demonio trasformatosi in una etera e, adorna di molti oggetti d’oro, indossando delicate vesti e spirando molti profumi, si insinuasse nascondendo completamente il suo splendido aspetto di donna e l’eccesso di ogni bellezza; se poi comparisse in quell’età in cui soprattutto eccita le anime dei giovani, offrendo lo stesso fiore della bellezza, cinta di una fascia d’oro e facendo cadere dal capo dei riccioli variamente intrecciati, simili al nodo persiano; quindi cingesse sul capo un diadema ponendo il grande ornamento sulla semplice capigliatura e mostrando intorno al collo oro splendente e pietre preziose e, simulando l’età giovanissima di una prostituta, si fermasse in un luogo appartato dinanzi ad una stanza e affettasse molta riservatezza, quale dei passanti non riuscirebbe a conquistare?

E se dopo questo entrato in casa si spogliasse di tutta quella bellezza, mostrandosi nero, affocato e selvaggio, come conviene ad un demonio; facesse uscire di senno l’infelice irretito e, assalendo e conquistando la sua anima, ne sconvolgesse la mente,... qualcosa di simile è il malvagio demonio della vanità.

Infatti che cosa sembra essere più bello di essa? Che cosa di più amabile?

Ma se ci accorgeremo che la cosa è fantasia e finzione, non ci lasceremo prendere nelle reti e non cadremo nell’inganno. Infatti ciò che è stato detto della prostituta, ciò si potrebbe convenientemente dire anche di costei: "Miele stilla dalle labbra di una prostituta". Non ci si sbaglierebbe ad affermare la stessa cosa anche della vanità.

3. Infatti come è il frutto di Sodoma , tale è la vanità: quello ha uno splendido aspetto e a chi lo vede offre all’apparenza l’impressione di frutti sani. Ma se prenderai in mano una melagrana o una mela, cede subito sotto le dita e la buccia che l’avvolge di fuori, disfattasi, le lascia cadere in polvere ed in cenere.

Qualcosa di simile è pure la vanità: alla vista sembra essere qualcosa di grande ed ammirevole, ma presa dalle nostre mani fa subito cadere in cenere la nostra anima.

E che la vanità sia tale è evidente da molti esempi. Che dunque? Volete che cominciamo prima dai pagani?.

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