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Giovanni Crisostomo: De inani gloria et de educandis liberis

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2009 20:10
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13/09/2009 19:56

 

Gli spettacoli

4. Si riempie il teatro e tutto il popolo si siede in alto offrendo uno spettacolo veramente splendido e composto di tanti volti che sovente lo stesso piano ed il soffitto sovrapposto sono nascosti dai corpi degli uomini e non è possibile scorgere né lastre né pietre, ma tutti i volti e i corpi degli uomini. E prima di tutto, appena entrato l’uomo generoso che li ha riuniti, sorti subito in piedi levano come da una sola bocca una sola voce, chiamandolo tutti concordemente protettore e capo della comune città e tendendo le mani.

In seguito poi lo paragonano al fiume più grande di tutti, accostando l’ampia e traboccante generosità all’abbondanza delle acque del Nilo e chiamano lui stesso un Nilo dei doni.

Altri invece adulandolo ancora di più, poiché ritengono che sia piccolo questo paragone del Nilo, adducono fiumi e mari e, mettendo in campo l’Oceano, affermano che ciò che quello è rispetto alle acque, costui lo è rispetto ai suoi benefici. Insomma, non tralasciano alcuna forma di lode.

Splendido è il volto della vanità: ma voi tenetemi bene in mente la figura della fanciulla, con la quale rappresentammo il demonio, ponendogli attorno ornamenti d’oro e dandogli la giovinezza di un’etera, e vedrete che non è molta da differenza dell’immagine.

5. Che avviene in seguito? Inchinatosi verso di essi e riveritili anche lui in tale modo, si siede felicitato da tutti quelli, mentre ciascuno di essi si augura di diventare ciò che quello è, e poi subito morire.

Dopo avere sprecato molto oro e argento, cavalli, vesti, servi e tutti quei beni ed esaurite molte sostanze, lo accompagnano di nuovo con grandi elogi, non però altrettanti: infatti, terminato lo spettacolo, ciascuno si affretta a casa. Poi in casa si svolgono banchetti sontuosi e regna molta abbondanza e grande è lo splendore della giornata.

Nel primo pomeriggio di nuovo le stesse cose e per due e tre giorni allo stesso modo. Quando poi tutto è esaurito, anche innumerevoli talenti d’oro, allora finalmente si rivela l’inconsistenza di questa fama e la cenere e la polvere.

6. Infatti quando in casa fa i conti e riflette sull’eccesso della spesa, allora si affligge.

Fino a quando gode del desiderio, come preso da un’ebbrezza della vanità farebbe spreco anche di se stesso e non può avere che un’impressione ridotta del danno.

Ma quando, trovandosi in casa, entro l’abitazione di questo demonio, si accorge che il momento della riunione, ormai scioltasi, è passato e, guardando al teatro, trova che è vuoto di uomini e che nessuno più si fa sentire in alcun modo e che si è ormai verificato il danno non nell’immaginazione, ma nelle sostanze, allora si accorge della cenere.

7. Se poi, dopo avere sperperato oltre le sue sostanze, ha bisogno e, dopo essere stato innalzato in alto, va mendicando in mezzo alla piazza, allora di quelli che un tempo lo acclamavano capo nessuno si avvicina né stende la mano, ma si rallegrano di ciò che è avvenuto (ed infatti anche allora, quando ne parlavano bene, lo mordevano di invidia e ritenevano un conforto dei loro mali il fatto che una persona divenuta così illustre stesse per diventare il più disonorato di tutti); quando dunque nessuno si avvicina né tende la mano, che cosa c’è di più compassionevole di questo? Non è piuttosto degno di lacrime? Che cosa c’è di più penoso di questo?

8. Forse non conoscete affatto qualcuno che ha sofferto questo?. Non stendessero soltanto la mano; anzi proprio al contrario è colpito da accuse da parte di coloro che lo lodavano. "Perché, dice, era impazzito? Perché innamorato di gloria? Per quale motivo si dilettava di prostitute e mimi?".

O uomo stolto, non eri tu che l’ammiravi? Non eri tu a lodarlo? Non sei tu che lo conducesti a ciò con gli applausi e le lodi? Non lo chiamavi Nilo? Non Oceano? Non sprecavi tutto il giorno nelle sue lodi? Perché dunque improvvisamente sei cambiato? E quando bisogna aver compassione, allora soprattutto lo accusi per ciò per cui un tempo lo applaudivi? Infatti se rispetto a ciò per cui l’accusiamo non siamo così duri da non essere piegati a compassione quando lo vediamo punito, non bisognerebbe che ci piegassimo molto di più quando lo vediamo soffrire qualche male rispetto a ciò per cui lo abbiamo lodato?

Adesso lo accusi: quando ti rallegrava con lo spettacolo, quando passavi l’intero giorno trascurando tutte le tue cose, perché non l’accusavi?

9. Vedi quali sono le azioni del diavolo? Quali i frutti della vanità? Io la definii cenere e polvere; vedo però che non è solo cenere e polvere, ma anche fuoco e fumo: infatti la sua azione non si arresta al non giovare per nulla, ma giunge sino al far cadere nei mali. Potrebbe essere cenere e polvere per quelli che perdono molto ma non guadagnano nulla; non certo anche per quelli che soffrono ciò di cui ho recentemente trattato.

10. "Ebbene, si dice, quando sono onorati e ammirati da molti per quei servizi , è forse piccolo questo frutto?". E molto: infatti non è grande questo onore, di cui ho trattato ora, essere colpiti dal disprezzo, accusati e calunniati.

"Ma che c’entra questo con chi è onorato?". Ora quelli non sono onorati per i servizi, ma perché si attende che si spenda di nuovo per la folla. Se è per ciò che è avvenuto prima, perché accusano quelli che non hanno? Perché non li accolgono ma li scherniscono definendoli miserabili ed empi? Hai visto quale pazzia è la vanità?

11. Ma si lasci pure questo aspetto, proprio di uno solo o di due, e passiamo ad un altro.

Se qualcuno dicesse: "Che è di coloro che spendono con misura nei divertimenti delle città?". Dimmi, ti prego, quale è il guadagno? Anche per essi infatti effimera è la gloria e l’applauso. E che ciò potrebbe succedere lo prova il fatto che se qualcuno offrisse loro la scelta di riprendere quelle ricchezze o anche un terzo o meno ancora e non sentire più in alcun modo simile applauso, non pensi che essi avrebbero infinite volte compiuto la loro scelta?

Infatti quelli che per un solo obolo si comportano spessissimo in modo spudorato e sfrontato, che cosa non avrebbero fatto per queste ricchezze perdute invano?

12. Ora per me il discorso è rivolto a quei nostri fedeli che non vogliono offrire a Cristo indigente e privo del nutrimento necessario neppure una cosa qualunque; e quanto essi elargiscono a prostitute, mimi, danzatori in cambio di un solo applauso, questo non lo danno in cambio di un regno eterno.

13. Ma passiamo ad un altro tipo di vanità. Quale è questo? È proprio di molti e non più di uno o due: ci rallegriamo quando siamo lodati ed a proposito di cose delle quali non siamo in nessun modo consapevoli neppure minimamente a noi stessi.

Ed il povero fa ogni cosa onde poter indossare delle belle vesti, per nessun altro motivo se non per ottenere fama presso i molti; e spesso pur potendo servire a se stesso, si compra un domestico non per necessità, ma perché non sembri di essere disonorato servendo a se stesso.

Infatti per quale motivo, dimmi, tu che per tutto il tempo ti servi con le tue stesse mani vuoi ora essere servito dalle mani di un altro?

Inoltre, se si aggiunge altro denaro, compra suppellettili d’argento ed una casa splendida. Niente di ciò per bisogno: se infatti ciò avvenisse per bisogno, la maggior parte della stirpe degli uomini sarebbe già perita e scomparsa.

Questo ti voglio dire: ci sono delle cose necessarie e senza le quali non è possibile vivere, come il prodotto della terra è una cosa necessaria e, se questa non porta frutto, non è possibile vivere; il ricoprirsi con vestiti, il tetto, le pareti ed i calzari: queste cose appartengono a quelle necessarie, mentre tutte le altre sono superflue.

Infatti se anche quelle fossero necessarie e non fosse possibile ad un uomo vivere senza servo, come non è possibile vivere senza di quelle, la maggior parte degli uomini perirebbe, poiché la maggior parte non possiede servitori.

Se fosse necessario usare suppellettili d’argento e non fosse possibile vivere senza di queste, la maggior parte degli uomini sarebbe pure perita, poiché neppure l’argento si trova presso i molti.

"Io acquisto per essere ammirato e non essere disprezzato, e poi nascondo per non essere invidiato e minacciato". Che cosa ci potrebbe essere di peggiore di questa illogicità?. Se possiedi per la stima presso i molti, mostralo a tutti; se invece temi l’invidia, è bene non possedere neppure la più piccola cosa.

14. Devo dirti anche un’altra illogicità? Spesso alcuni, dopo essersi privati del necessario e pur essendo divorati dalla fame, non trascurano questi oggetti.

E se tu li interrogassi: "Devo avere la mia dignità", direbbero. Quale dignità, o uomo? Non è questa la dignità di un uomo.

Allora dunque perdeva del tutto la sua grande dignità il giusto Elia ed Eliseo e Giovanni; poiché non possedeva nulla di più di un mantello di pecora e ricorreva all’aiuto di una vedova, anch’essa povera, e conduceva una vita da mendicante presentandosi alla porta di quella povera donna e pronunziando le parole dei mendicanti.

Perdeva la dignità anche Eliseo, ospite lui pure di una poveretta. Perdeva la dignità anche Giovanni non possedendo né mantello né un solo pane.

Una sola è la perdita di dignità, possedere molte cose, ed è realmente una grande perdita di dignità. Infatti si ottiene fama di crudeltà, mollezza, pigrizia ed orgoglio, vanità, brutalità. Non è dignità portare bei vestiti, ma è dignità rivestirsi di belle azioni.

15. Sento che molti si meravigliano di ciò. "Un tale, si dice, ha la sua dignità. Il letto è ben preparato e possiede molte suppellettili di bronzo. È un signore padrone di casa".

"Perché ci rinfacci, si dice, chi possiede questi beni, mentre si dovrebbe rimproverare quelli che possiedono di più?".

Mediante voi accuso molto di più quelli: infatti se non risparmio l’accusa a quelli che hanno poco, a più forte ragione accuso quelli che possiedono di più.

Non è dignità lo splendore della casa né la sontuosità dei tappeti né il giaciglio ben preparato né il letto adorno né la quantità dei domestici.

Infatti tutte queste cose sono fuori di noi e non ci riguardano affatto. Le cose che ci riguardano sono la moderazione, il disprezzo delle ricchezze, il disprezzo della gloria, il ridersi della rinomanza presso i molti, il considerare nulla le cose umane, l’abbracciare la povertà, il superare la natura con la virtù della vita.

Questa è la vera dignità, questa la gloria, questa la fama. Ma la causa di tutti i mali, questa nasce all’origine ed io ti dico come.

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