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Giovanni Crisostomo: De inani gloria et de educandis liberis

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2009 20:10
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13/09/2009 20:08

 

La padronanza di sé

66. Rivolgiamoci ora alla parte dominante, la passione. Né la si deve stroncare del tutto da parte del giovane né gli si deve permettere che vi accondiscenda dovunque: invece educhiamoli sin dalla prima età a sopportare, qualora ricevano un’ingiustizia, e, se vedessero qualcuno vittima di un’ingiustizia, ad andare coraggiosamente in suo aiuto e a difendere in misura conveniente chi si trova in difficoltà.

67. Come avverrà questo? Se si esercitano tra i loro stessi servitori e sopportano di essere disprezzati e non si affliggono di essere ingannati, ma piuttosto esaminano attentamente le loro mancanze verso gli altri.

Dovunque in tali circostanze è sovrano il padre, severo ed intransigente riguardo la trasgressione delle leggi, ma dolce e benevolo riguardo la loro osservanza e dispensatore di molti doni al figlio.

Così infatti anche Dio regge il mondo col timore dell’inferno e la promessa del regno: allo stesso modo pure noi i nostri stessi figli.

68. E ci siano molti d’ogni parte a stimolarli, in modo che si esercitino ed imparino con quelli di casa a sopportare la passione.

E come nella palestra prima dei combattimenti gli atleti si esercitano con quei di casa, in modo che, superando quelli, diventino invincibili con gli avversari, così anche il fanciullo sia educato in casa.

E spesso il padre o il fratello sia colui che in modo particolare lo mette alla prova: e tutti si diano da fare soprattutto per la sua vittoria; oppure qualcuno gareggi e gli si opponga nella lotta, in modo da esercitarlo in quella.

Così anche i servi lo provochino continuamente e giustamente ed ingiustamente, in modo che dovunque impari a dominare la passione.

Infatti se lo provoca il padre, non c’è nulla di notevole, poiché il nome del padre condizionando la sua anima non gli permette di reagire. Invece facciano ciò coetanei, schiavi e liberi, affinché per mezzo di quelli impari l’equilibrio.

69. C’è dell’altro. Che cosa dunque? Quando si adirerà, ricordagli le proprie passioni; quando si irriterà con uno schiavo, ricordagli se egli non ha mai sbagliato e come si comporterebbe trovandosi egli stesso in questa situazione.

E se vedrai che batte lo schiavo, puniscilo; e se lo tratta con arroganza, fa’ altrettanto.

Non sia né fiacco né rozzo, affinché possa essere uomo ed equilibrato. Infatti spesso egli ha bisogno dell’energia se per caso dovesse avere lui stesso dei figli o diventare padrone di schiavi.

Dovunque è utile l’energia; là soltanto è inutile, quando difendiamo noi stessi. Per questo motivo anche Paolo non approfitta mai della situazione per se stesso, ma solo per quelli che subiscono l’ingiustizia. E Mosè, avendo visto un fratello vittima dell’ingiustizia, si valse dell’ira e molto coraggiosamente, lui che era il più mite di tutti gli uomini`; invece quando fu oltraggiato, non si difese affatto, ma fuggì.

E ascolti questi racconti: infatti quando orniamo ancora le porte, c’è bisogno di quei racconti più semplici; quando però educhiamo i cittadini già entrati, è tempo di questi discorsi più elevati.

Così ci sia per lui quest’unica legge, di non difendere mai se stesso oltraggiato o maltrattato e di non tollerare mai che un altro soffra questo.

70. Insegnando tali cose ed educando se stesso, anche il padre sarà molto migliore: infatti, se non per un altro motivo, almeno per non compromettere l’esempio sarà molto migliore di se stesso.

Così impari ad essere trascurato, disprezzato. Non chieda a quei di casa nulla di quanto può chiedere un uomo libero, ma si faccia da solo i maggiori servizi. Gli schiavi lo servano in quelle cose soltanto in cui non gli è possibile servirsi da sé: ad esempio non può un uomo libero cucinare. Non bisogna infatti destinarlo a questi lavori dopo averlo sottratto alle fatiche che si adattano ad un uomo libero.

E se avrà poi bisogno di lavarsi i piedi, non faccia questo servizio uno schiavo, ma se li lavi da sé: renda così l’uomo libero bene accetto e grandemente amabile a quei di casa.

E nessuno gli porti il mantello né attenda in bagno l’aiuto da parte di un altro, ma faccia ogni cosa da sé: ciò lo renderà vigoroso, modesta ed affabile.

71. Insegnagli anche ciò che riguarda la condizione umana, che cos’è uno schiavo e che cosa un libero. Digli: " Piccolo, non c’erano schiavi anticamente al tempo dei nostri progenitori; ma fu il peccato ad introdurre la schiavitù. Poiché, infatti, uno divenne violento contro il padre, pagò questa pena, di diventare schiavo dei fratelli. Bada dunque di non essere schiavo degli schiavi. E se ti adirerai come quelli e farai tutte le loro stesse cose e rispetto alla virtù non avrai niente in più di essi, non avrai pure niente rispetto alla stima.

"Sforzati dunque di essere loro padrone e di diventarlo non in questo modo, ma con la condotta, perché, pur essendo libero, non ti si rinvenga loro schiavo.

Non vedi forse quanti padri diseredarono i loro figli e li sostituirono con gli schiavi? Bada quindi che non ti capiti niente di simile. Io né voglio né mi auguro questo: tu però sei arbitro di entrambe queste possibilità".

72. Così frena la sua passionalità, imponendogli di trattare con quei di casa come con dei fratelli ed insegnandogli ciò che riguarda la condizione umana col dirgli le parole di Giobbe: "Se disprezzai il diritto del mio servo o della mia serva, quando erano in giudizio con me, che cosa farò se il Signore farà giustizia di me? Se farà un esame, che risposta darò? Forse che come io nacqui nel ventre anch’essi non vi nacquero? Siamo nati nello stesso ventre". E di nuovo: " Forse che spesso mi dissero le mie serve: "Chi ci darà da saziarci delle sue carni? Infatti io sono troppo buono".

73. Ti pare forse ingenuo Paolo, per il quale colui che non sa governare una casa non deve neppure essere a capo della chiesa?.

Dì dunque: "Se vedrai che è stato perso uno stilo o una penna è stata spezzata da un servo, non adirarti né insultarlo, ma sii indulgente, sii comprensivo".

Così a partire dalle piccole perdite saprai sopportare anche le grandi: o una cinghia intorno alla tavoletta smarrita o una catena di bronzo. Infatti i fanciulli si sdegnano per tali perdite e preferirebbero rimettere la vita piuttosto che lasciare impunito il male che deriva da queste cose.

A questo punto dunque sia mitigata l’asprezza dell’ira. Sai bene infatti che colui il quale è divenuto calmo e mite e virile rispetto a ciò, sopporterà facilmente ogni perdita.

Ora quando, possedendo una tavoletta fatta di legno prezioso, tutta pulita e priva di macchia, con all’interno catene di bronzo e cinghie non inferiori all’argento ed altri simili oggetti da fanciulli, se per caso chi l’accompagna la perde o la rovina, quello non si adira, ha già mostrato i segni di una grandissima saggezza.

E non comprargliela subito, purché non si sia spenta l’ira; ma quando vedrai che non ne sente più il bisogno né continua ad essere risentito, allora provvedi alla sua irritazione.

74. Qui non si tratta di cose senza importanza: il nostro discorso riguarda il governo della terra intera. Educalo anche a preferire il fratello, se ne ha uno più giovane; se ciò non è possibile, anche il servo: pure questo è segno di grandissima saggezza.

75. E addolcisci la sua ira così da rendere miti i suoi pensieri per noi: infatti quando non sarà risentito per nulla, quando sopporterà la perdita, quando non avrà bisogno di alcun rimedio, quando non si sdegnerà perché un altro è onorato, donde mai avrà motivo per adirarsi ancora?

76. È tempo ormai di passare al desiderio della carne. Qui duplice è la saggezza e duplice il danno, io credo, dovendo fare in modo che egli né si prostituisca né si dia alla fornicazione.

I medici affermano che questo desiderio si presenta intorno ai quindici anni.

Come riusciremo ad incatenare questa belva? Quale freno le imporremo? Non ne conosco altro se non quello dell’inferno.

77. Anzitutto distogliamolo dal vedere e sentire cose vergognose ed un fanciullo libero non vada mai a teatro.

Se andrà alla ricerca di quel piacere, qualora trovassimo qualche suo coetaneo che se ne astiene indichiamoglielo, cosicché sia trattenuto dall’ammirazione, poiché nulla è così educativo come l’emulazione, proprio nulla.

E facciamo così in tutto, specialmente se è sensibile all’emulazione: ciò possiede una forza ancora maggiore del timore, delle promesse e di ogni altra cosa.

78. Inoltre ricorriamo per lui ad altri piaceri non dannosi. Conduciamolo da uomini santi, procuriamogli una distensione. Onoriamolo con molti doni, in modo che la sua anima accetti di sopportare il disonore che ne deriva: e al posto di quegli spettacoli presenta dilettevoli racconti, praterie e magnifici edifici.

E dopo questo disprezziamo col discorso quelle cose dicendogli: "O figlio, sono da schiavi quegli spettacoli, il vedere donne nude che parlano in modo turpe. Abituati a non ascoltare né a dire nulla di sconveniente, e va’ pure. Ma non è possibile non udire là niente di vergognoso. Ciò che là accade è indegno dei tuoi occhi".

E contemporaneamente mentre parliamo baciamolo ed abbracciamolo e teniamolo stretto, così da mostrargli il nostro affetto. Confortiamolo con tutto questo.

79. Che cosa poi ancora? Come già dissi, nessuna fanciulla si avvicini né lo serva, ma una domestica già adulta, una donna anziana.

E si introduca il discorso del regno e di coloro che un tempo brillarono per la loro continenza, pagani e cristiani . Accostiamo continuamente al suo orecchio questi esempi.

E se avessimo pure dei domestici continenti, anche da costoro si prendano gli esempi, affermando che è del tutto sconveniente che il domestico sia così continente e l’uomo libero gli sia inferiore.

C’è anche un altro rimedio Quale? Impari pure a digiunare, se non sempre, almeno due giorni la settimana, il mercoledì ed il venerdì . E si rechi in chiesa.

I1 padre poi prendendolo alla sera, quando il teatro si svuota, gli indichi quelli che escono di là e prenda in giro i vecchi, che sono divenuti più dissennati dei giovani, ed i più giovani che si sono lasciati bruciare dalla passione.

Ed interroghi il fanciullo: "Che cosa hanno guadagnato tutti costoro? Nient’altro che vergogna, colpa e biasimo".

In breve, non è piccolo vantaggio rispetto alla continenza astenersi da tutto questo e da ciò che si vede e si sente.

80. C’è ancora altro: impari a pregare con grande cura e compunzione. E non dirmi che un fanciullo non sarebbe in grado di accogliere ciò. Soprattutto il fanciullo, che ha uno sguardo penetrante e sveglio, potrebbe essere in grado di accogliere ciò. Vediamo infatti molti esempi simili tra gli antichi, come Daniele e Giuseppe.

E non venirmi a parlare dei diciassette anni di Giuseppe, ma pensa a questo, in che modo riuscì ad accattivarsi il padre ed in misura maggiore degli stessi fratelli più vecchi.

E Giacobbe non era più giovane? E Geremia? E Daniele non aveva dodici anni? E Salomone non aveva anche lui dodici anni, quando fece quella meravigliosa preghiera? E Samuele, pur essendo giovane, non istruì lo stesso suo maestro?

Così non disperiamo: infatti non potrebbe accogliere ciò se fosse più giovane rispetto all’anima, non rispetto all’età.

Sia educato dunque a pregare con molta compunzione ed a vegliare secondo le sue possibilità: in breve, si imprima nel fanciullo il carattere di un uomo santo.

Chi infatti si preoccupa di non giurare, di non offendere se offeso e di non diventare arrogante ed odioso, digiunando e pregando, ha da tutto questo lo stimolo sufficiente alla continenza.

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