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Viaggio Apostolico del Papa Benedetto XVI il 17 e 18 aprile a Malta

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2010 21:39
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14/09/2009 06:34

Benedetto XVI a Malta nell'aprile 2010

Nel 1950° anniversario del naufragio di San Paolo

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 13 settembre 2009 (ZENIT.org).-

Benedetto XVI compirà una visita apostolica a Malta nell'aprile del prossimo anno, secondo quanto hanno annunciato questo sabato i Vescovi maltesi in un comunicato.

Si tratta della terza visita pontificia nel Paese insulare mediterraneo dopo quelle di Giovanni Paolo II nel 1990 e nel 2001. La visita avrà luogo in seguito all'invito presentato dai Vescovi locali e dal Presidente maltese e celebrerà il 1950° anniversario del naufragio di San Paolo nell'arcipelago, che secondo la tradizione avvenne nell'anno 60 durante il suo viaggio verso Roma.

L'Apostolo delle Genti - narrano gli Atti degli Apostoli - fu accolto dalla popolazione locale "con rara umanità". Qui rimase tre mesi prima di salpare per la Sicilia: morso da una vipera, non ebbe alcuna conseguenza; molti isolani che avevano malattie accorsero da lui e vennero guariti.
La "Radio Vaticana" ha annunciato che il dottor Alberto Gasbarri, responsabile dei viaggi apostolici del Papa fuori dall'Italia, si recherà a Malta a ottobre per l'organizzazione del programma.

Malta, che ha ottenuto l'indipendenza dal Regno Unito nel 1964, ha oltre 410.000 abitanti, per il 98% cattolici. Dal 1° maggio 2004 è membro dell'Unione Europea e dal 1° gennaio 2008 ha adottato l'euro.

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14/11/2009 19:52

Papa/ Il viaggio a Malta fissato per il 17 e 18 aprile

L'annuncio è stato dato del vescovo dell'isola

Il vescovo di Malta ha annunciato oggi che Papa Benedetto XVI sarà in visita a Malta il 17 e 18 aprile, in occasione del 1950esimo anniversario del naufragio di San Paolo sull'isola.
Il vescovo Paul Cremona ha precisato che Benedetto XVI celebrerà una messa all'aperto e incontrerà i giovani maltesi durante la sua visita di due giorni. Secondo la tradizione, San Paolo soggiornò tre mesi sull'isola mediterranea nel 60 d.C., dopo un naufragio della nave che lo stava conducendo a Roma.
Il tema dell'immigrazione clandestina, particolarmente caldo a Malta a causa dei flussi di barconi di migranti diretti in Italia, potrebbe essere sull'agenda del Pontefice durante la sua visita.
Il Papa ha in programma altri tre possibili viaggi per il 2010, a Cipro, in Gran Bretagna e a Fatima.

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25/03/2010 15:44

Presidente maltese: il Papa porterà un "rinnovamento spirituale"
Intervista a George Abela in vista del prossimo viaggio apostolico

di Silvia Gattas


ROMA, martedì, 23 marzo 2010 (ZENIT.org).-

La visita del Papa che porterà “un rinnovamento spirituale tra i fedeli”; le speranze e le attese del viaggio che Benedetto XVI compirà nell’Isola il 17 e 18 aprile, in occasione del 1950° anniversario del naufragio di San Paolo.

Le radici cristiane di Malta e il suo ruolo all’interno dell’Unione europea. Ma anche il fenomeno, delicato e problematico allo stesso tempo, dell’immigrazione, e la politica dell’Isola. E un commento sulla decisione della Corte europea di vietare i crocifissi nelle aule scolastiche.

Il presidente della Repubblica di Malta, George Abela, parla a ZENIT in questa intervista a tutto campo, alla vigilia della tanto attesa visita del Santo Padre.

Papa Benedetto XVI visiterà Malta per la prima volta. Con quali sentimenti di speranza e di attesa il suo Paese accoglierà il Pontefice?

George Abela: La maggior parte dei maltesi si considera cattolica e molti sono ancora praticanti, come si evince dalle statistiche sulla partecipazione alle messe. Papa Benedetto XVI, quindi, in quanto capo della Chiesa cattolica e Vicario di Cristo, è considerato il nostro pastore spirituale. La visita del Papa dovrebbe contribuire a un rinnovamento spirituale tra i fedeli e dare l’opportunità ai giovani maltesi di poterlo incontrare di persona e conoscerlo meglio. Speriamo che gli insegnamenti del Pontefice, come quelli contenuti nelle tre encicliche, vengano diffusi maggiormente tra la popolazione; consideriamo tali insegnamenti importanti non solo per i cattolici, dato che i valori rappresentati dal Papa trascendono spazio e tempo.

Cosa pensa delle radici cristiane di Malta? Ritiene che possano essere risvegliate dalla visita del Pontefice, nell’anniversario dello sbarco di San Paolo?

George Abela: Malta è stata cristiana e la sua cultura europea lo è da secoli: la nostra fede, le nostre tradizioni e i nostri costumi sono stati forgiati dai valori cristiani. In passato la vita quotidiana – nascite, matrimoni, anche i riti associati alla fine della vita – era incentrata sulla Chiesa e la fede religiosa. Sebbene oggi ciò avvenga in misura minore, le vestigia del passato permeano ancora la nostra vita moderna; anche se l’albero ha cambiato le sue foglie, le radici restano immutate. Anche se lo Stato maltese è laico, molte delle nostre leggi riflettono ancora i valori cristiani: la laicità di uno Stato non implica che non vi possa essere cooperazione con la Chiesa quando si tratti del bene comune, come per esempio la cooperazione nell’espansione delle scuole religiose. Abbiamo fiducia nel fatto che la visita del Papa possa contribuire a far capire che la fede che San Paolo portò nelle nostre isole è ancora importante oggi non solo per la vita dello spirito, ma anche per quei valori fondamentali e senza tempo che possono rendere migliore la nostra vita terrena.

Quale è il ruolo di Malta, oggi, nell’Unione europea?

George Abela: Malta è parte dell’Europa non solo geograficamente, ma anche culturalmente: oggi esiste un ampio consenso sul fatto che il posto di Malta sia nell’Unione Europea, e il suo ruolo è quello di qualsiasi altro Paese membro; tuttavia, pensiamo di poter avere qualche compito speciale, come quello di fare del nostro meglio per promuovere la pace e il dialogo tra i Paesi e le culture della regione mediterranea e di lavorare per migliorare in tutti i settori le buone relazioni dell’Ue con il mondo arabo. Le nostre politiche nazionali riflettono tale ruolo, pensiamo che la nostra posizione geo-strategica al centro di questo storico mare così come i nostri contatti con gli Stati e le culture del litorale meridionale ci forniscano delle conoscenze che ci rendono adatti a tale compito. Se poi Malta potesse essere di aiuto nel generare un approccio più positivo a determinati valori fondamentali come la dignità della persona umana e la sacralità della vita umana, saremmo lieti di assumerci anche questo compito.

Il fenomeno dell’immigrazione e gli sbarchi di clandestini è un tema di vivace discussione per molti Paesi. Qual è la sua opinione in merito? Pensa che il Papa possa dare un contributo alla soluzione del problema?

George Abela: L’immigrazione ha raggiunto proporzioni impreviste e che nella situazione attuale sono insostenibili. Occorre che si trasformi in un fenomeno pianificato e strutturato, se l’Europa crede che le sue future necessità economiche implichino degli arrivi da altri Paesi. L’immigrazione senza regole è talvolta sfociata in condizioni di vita insoddisfacenti per gli stessi immigrati e alla delusione riguardo a che cosa questa “terra promessa” avrebbe dovuto loro offrire. E’ necessario che i Paesi di origine dei migranti cooperino con l’Europa per garantire che l’immigrazione abbia luogo in modo pianificato, tale da assicurare non solo che i Paesi europei siano preparati a riceverli secondo i bisogni economici e sociali, ma anche che la dignità di questi migranti sia pienamente rispettata. Nella situazione attuale la maggior parte dei migranti è vittima di organizzazioni criminali senza scrupoli il cui scopo non è il benessere degli immigrati ma il loro sfruttamento.

Al momento, Malta si sta facendo carico di un peso totalmente sproporzionato rispetto alle sue risorse materiali: crediamo che, come soluzione temporanea, il nostro fardello debba essere condiviso con i nostri partner europei, dato che si tratta di un problema che non riguarda solo Malta, ma l’Europa. Una soluzione più stabile consisterebbe nell’aiutare i Paesi di origine dei migranti a raggiungere uno sviluppo economico maggiore e una soluzione ai loro conflitti interni che renderebbero minore la necessità di emigrare.

Credo che il problema dell’immigrazione, in quanto dramma politico così come sociale e umano, interessi il Papa: il suo ruolo tuttavia è quello di insegnare i valori della persona umana e che tutti dovrebbero essere trattati con la dignità che merita ogni essere umano. La Chiesa dà un importante contributo in molti Paesi da cui provengono i migranti gestendo scuole ed ospedali che contribuiscono al benessere delle popolazioni e ne favoriscono lo sviluppo.

Cosa pensa della decisione europea di rimuovere il crocifisso dalle aule scolastiche? Ritiene che la Corte possa legiferare su queste materie che riguardano i diritti umani, come la libertà religiosa?

George Abela: La sentenza della Corte Europea per i Diritti Umani in base alla quale la presenza dei crocifissi nelle scuole viola i diritti umani è a parer mio poco felice. Un tribunale non esiste nel vuoto: se la Corte di Strasburgo si considera competente per decidere su questa materia – che a mio avviso non lo è – allora doveva considerare tutti gli aspetti della questione, fra cui il principale è la sensibilità religiosa europea, la storia, la cultura e la stessa identità del nostro continente. Gran parte della popolazione europea si considera ancora cristiana anche se non tutti sono praticanti; a parte il significato religioso fondamentale del crocifisso, la storia e la cultura europee sono inestricabilmente legate alla storia del cristianesimo, di cui il crocifisso è il simbolo più sublime. La cultura europea ha le sue radici nel cristianesimo, alcune delle più grandi opere dell’arte e della letteratura sono stati ispirati dalla fede e dai valori cristiani.

Il crocifisso non rappresenta solo il simbolo fondamentale dell’importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura europee, ma è anche un simbolo di unità e solidarietà con tutta l’umanità, un simbolo di tolleranza e non di esclusione, o di negazione dei diritti dei non cristiani o degli atei. La figura del Cristo crocifisso racchiude la compassione per tutti gli esseri umani e ispira preoccupazione disinteressata per tutti coloro che soffrono. La dignità e l’inviolabilità della persona umana, dal momento del concepimento fino alla fine naturale della vita e il concetto del valore inestimabile della vita umana sono tutti simboleggiati dal crocifisso, segno inequivocabile della cristianità.

Come tutto ciò possa essere considerato offensivo o in violazione dei diritti umani va al di là della mia comprensione: il governo di Malta, che riflette il sentimento della maggior parte del nostro popolo, è in radicale disaccordo con questa decisione ed ha chiesto alla Corte Europea dei Diritti Umani di prendere nota del suo sostegno all’appello presentato dall’Italia.

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09/04/2010 14:29

Il 17 e 18 aprile Benedetto XVI a Malta

Quei cristiani sopravvissuti alla dominazione araba


di Stanley Fiorini
Università di Malta

L'isola di Melita, dove secondo gli Atti degli Apostoli (27-28) naufragò l'apostolo Paolo, viene comunemente identificata dagli esperti con Malta, l'isola più grande nell'arcipelago a cento chilometri a sud della Sicilia, anche se altre isole, in particolare Mljet, sulla costa della Dalmazia, hanno in passato contestato questa identificazione. Comunque, come nelle altre parti dell'Impero romano, il cristianesimo si manifestò apertamente nelle isole maltesi con la benedizione data da Costantino il Grande alla nuova religione.
Evidenze archeologiche e documentarie testimoniano tale presenza:  dal complesso estensivo di ipogei per la sepoltura cristiana del primo periodo, alle successive liste di vescovi soggetti a Roma che hanno retto la comunità locale.
All'apice della controversia iconoclasta, nella prima metà dell'ottavo secolo, le isole, insieme con la Sicilia, la Calabria e l'Illyricum, vennero sottratte all'influenza di Roma dal Basileus e integrate nella Chiesa bizantina. Per circa un secolo, fino alla cacciata dei bizantini per mano degli arabi tra l'869 e l'870, la Chiesa in queste isole era greca.
Quel che accadde dopo, però, non è altrettanto chiaro.
In questi ultimi cinquant'anni, ricercando la scarsa documentazione che si riferisce al periodo della dominazione araba, gli studiosi sembrano inclini a convergere verso la descrizione di uno scenario piuttosto austero, di quasi totale spopolamento delle isole, implicante una rottura etnica praticamente totale col primo millennio. Tale frattura porterebbe con sé la mancanza di continuità in fatto di presenza cristiana. E a sostegno di questa posizione sono state avanzate alcune ragioni forti, ivi compreso il fatto che i primi due secoli dopo l'870 si sono finora dimostrati relativamente sterili dal punto di vista archeologico, forse a motivo di una sanguinosa eliminazione dell'opposizione bizantina da parte dei musulmani. Lo dimostrano:  la presenza del vescovo di Malta in catene a Palermo poco più tardi; l'iscrizione tunisina che riporta come Qasr Habashi venne costruita con le pietre della chiesa di Malta; e i segni di bruciature nella basilica bizantina a Tas-Silg, sulle cui rovine venne edificata una moschea.
La prova decisiva per questa teoria "della frattura" era un testo di Al-Himyari - rinvenuto di recente - che conferma lo scenario di desolazione e parla di un totale spopolamento per circa centosettanta anni, prima della nuova ondata di incremento demografico portata dagli arabi. Inoltre la lingua, come pure le evidenze toponomastiche e antroponimiche sopravvissute fino al presente sono essenzialmente di origine araba.
Più di recente, però, qualche nuova evidenza è venuta alla luce sotto forma di un lungo poema in versi bizantini dodecasillabici. Si trova nella Biblioteca Nacional a Madrid e, analizzato a fondo, dimostra che esisteva uno scenario alquanto diverso. Il poeta, esiliato dal re Ruggiero di Sicilia per circa nove anni nell'isola di Gozo (Melitegaudos) inter alia descrive - dal proprio punto di vista - le gesta del sovrano, compreso il suo attacco nel 1127 a Gozo, dove il sovrano ha trovato una comunità di cristiani col loro vescovo.
Questa informazione completamente nuova è convalidata da altre asserzioni, come il fatto che Ruggiero abbia cacciato dall'isola gli sceicchi musulmani con i loro familiari e molti schiavi, sostituendo le loro moschee con chiese affidate a sacerdoti che avevano "adorato la Santissima Trinità dal tempo dei loro antenati" (patrothen). Le parole usate per descrivere la comunità cristiana - hostis kinetheis dexias pros tes ano, cioè chi aveva fatto rottura col patto del passato - hanno una portata particolare. Il "patto del passato" poteva essere soltanto la dhimma, che implica come questi cristiani a Gozo fossero sempre stati soggetti ai loro padroni musulmani, attraverso un patto che come cittadini di seconda classe garantiva la pratica relativamente libera della loro religione dietro pagamento di un tributo, la gizja.
Ci si dovrebbe domandare allora come abbiano potuto due isole così vicine - Malta e Gozo - avere una sorte così diversa sotto gli arabi. Per la risposta ci vengono in soccorso due medaglie del periodo bizantino:  una di Teofilatto, archon di Gozo, e l'altra di Nicetas, archon kai droungarios di Malta. Questo implica che un droungarios a capo di un contingente di circa tremila soldati probabilmente oppose resistenza agli arabi. La risposta di questi ultimi fu severa, secondo le abitudini del tempo, con la conseguente devastazione dell'isola più grande di Malta. Dall'altro lato, non aveva molto senso resistere per l'isola più piccola di Gozo, che di conseguenza capitolò firmando il succitato patto di sudditanza.
Oltre al fatto che Al-Himyari non parla mai di Gozo, lo scenario è convalidato dall'informazione importante - di un secolo dopo l'attacco di Ruggiero - contenuta nei dati di un censimento delle popolazioni delle isole sotto il re Federico ii. Dimostra che i numeri relativi alle popolazioni musulmane e giudaiche per Malta erano all'incirca quattro volte superiori a quelli per Gozo (come era da aspettarsi), ma il contrario si verificava per la popolazione cristiana di Gozo, che risulta di ben quattro volte maggiore di quella di Malta.
Affinché la solida ipotesi "della continuità" possa essere accettata, occorrerebbe ricercare tracce della sopravvivenza della Chiesa greca. E questa ricerca premierebbe lo studioso:  è noto, infatti, che anche nel tardo Cinquecento la stragrande maggioranza dei santi venerati in queste isole erano greci. Di più:  viene alla luce con sempre maggiore evidenza che le date di celebrazione delle festività di gran parte di essi - Elena, Basilio, Ciriaco, Venera - fino a tempi molto tardi erano quelle del rito greco, e non di quello latino. Anche l'amministrazione dei sacramenti mostra elementi residuali del rito bizantino, come il battesimo per immersione, la comunione sotto le due specie e il rito del matrimonio attraverso l'incoronazione.
Su questo sfondo si può correttamente reinterpretare quanto venne detto in passato da eminenti studiosi di alcuni termini liturgici maltesi che ricordano il rito greco.
Tale nuova evidenza implica che, mentre Malta potrebbe aver sperimentato una rottura della propria tradizione cristiana risalente ai tempi apostolici, Gozo sembra aver mantenuto vivo un sottile "istmo" di fede che collega i due millenni.



(©L'Osservatore Romano - 9 aprile 2010)
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17/04/2010 13:02

Sabato 17 e domenica 18 aprile il quattordicesimo viaggio internazionale

Benedetto XVI a Malta


È Malta - l'isola dove, secondo la tradizione, nell'anno 60 naufragò l'imbarcazione che conduceva l'apostolo Paolo prigioniero a Roma - la meta del viaggio apostolico che Benedetto XVI intraprende sabato 17 e domenica 18 aprile, alla vigilia del quinto anniversario della sua elezione alla cattedra di Pietro. In questo suo quattordicesimo pellegrinaggio internazionale il Papa tocca Luqa, dove atterra sabato pomeriggio all'aeroporto internazionale, e quindi si reca a Valletta, Rabat e Floriana. Poco più di ventisei ore per una visita che - sottolinea il nunzio apostolico, l'arcivescovo Tommaso Caputo - costituisce per Malta "un nuovo inizio nel lungo e non facile cammino di fede della sua gente". Queste isole - aggiunge il presule - "sono ben consapevoli del privilegio di questa visita, attesa con ansia e posta nella prospettiva di un evento capace di far crescere e maturare le speranze vive di un popolo e di una Chiesa segnati da un cammino comune".



(©L'Osservatore Romano - 17 aprile 2010)
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17/04/2010 13:08

Il cristianesimo a Malta tra il VI e il XVI secolo

Arrivò Ruggero ma l'isola aveva già la sua Signora


di Vincent Borg

Come si evince dagli scavi effettuati nella parte meridionale dell'isola di Malta, a Tas-Silg il famosissimo tempio di Era, poi di Giunone, immortalato da Cicerone nella sua quarta orazione Verrina, era ancora attivo nel quarto secolo dopo Cristo. La sua importanza pagana cominciò a scemare solo verso gli ultimi decenni di quel secolo. Il sito poi fu parzialmente adattato a luogo di culto paleocristiano con un battistero adiacente. Fino al periodo teodosiano, in tutto il mondo romano, i templi pagani insieme con la società aristocratica e le aree rurali furono due delle ultime roccaforti che si opponevano alla diffusione del cristianesimo. Malta, nonostante le sue piccole dimensioni, non faceva eccezione a questa situazione prevalente. Tuttavia, il cristianesimo aveva già attecchito ovunque come attestano i numerosi siti di sepoltura cristiana.

Un po' di tempo dopo, probabilmente verso la fine del vi secolo la vita monastica si inserì in questo complesso. Ciò può essere derivato da un intervento diretto di Papa Gregorio Magno che nominando un nuovo vescovo per Malta, lo esortò a portare con sé dalla Sicilia monaci che avrebbero potuto aiutarlo durante la sua permanenza. I summenzionati scavi a Tas-Silg hanno fornito la prova definitiva della presenza monastica sull'isola. Scavi precedenti al di fuori dell'antica città romana di Melite, ora Mdina, a Tad-Dejr, avevano indicato sviluppi simili.
Uno studio accurato di un certo numero di frammenti di vasi trovati a Tas-Silg può, infine, fornire ulteriori informazioni e prove sulla vita monastica attiva in quell'ambiente dal vi secolo in poi.
Alcuni hanno ipotizzato che il cristianesimo a Malta cessò di esistere dopo la conquista di queste isole da parte dei musulmani nell'870. In effetti, prove storiche hanno mostrato che da allora il Papa cessò di nominare vescovi per la provincia siciliana, inclusa Malta. L'ultimo vescovo menzionato fu fatto prigioniero dai musulmani. L'Imperatore Leone l'Isaurico, in seguito alla frattura causata dalla controversia con il papato sull'iconoclastia, nel 730 privò quest'ultimo della giurisdizione su vasti territori occidentali, che inserì nella giurisdizione ecclesiastica del patriarca di Costantinopoli e in parte nell'impero bizantino.

Questi territori includevano la Sicilia e le isole maltesi. Dopo la conquista musulmana di Malta non vi è più alcun riferimento a vescovi di Malta nominati dal papato. Questa era anche la situazione prevalente nelle isole siciliane. I patriarchi di Costantinopoli, da parte loro, continuarono a nominare vescovi per queste diocesi, incluse le isole maltesi. Tra l'altro nelle liste dei nominati c'erano due vescovi distinti, uno per Malta e un altro per Gozo. Tuttavia, questa situazione precaria non esclude la possibilità della sopravvivenza di una comunità cristiana. Ricerche recenti hanno dimostrato che i musulmani, dopo aver saccheggiato le isole non vi si insediarono. Le abbandonarono per tornarvi soltanto due secoli dopo, all'incirca nel 1050. Nel 1090, dopo un breve periodo di quarant'anni, furono definitivamente cacciati dal conte Ruggero i d'Altavilla, che aveva ricevuto dal Papa l'incarico di liberare la provincia siciliana dal giogo musulmano, cosa in cui riuscì alcuni anni prima dell'inizio del periodo delle crociate. Il risultato di tale impresa fu che Malta fu ancor più inserita nel cristianesimo.
 
Le prove archeologiche sembrano evidenziare che, durante i due secoli summenzionati, la popolazione cristiana sopravvissuta a Malta, utilizzava per il culto i primi luoghi cristiani di sepoltura, in particolare quelli oggi denominati catacombe di san Paolo. In effetti, furono apportate importanti modifiche strutturali all'interno per adattarli al culto della comunità cristiana. In quella fase potrebbe essere stato murato l'ingresso principale e creato un nuovo accesso. Ciò potrebbe anche far supporre che la comunità cristiana subisse una qualche forma di coercizione in quanto non libera di praticare il culto. Ciononostante questo indica la sua continuità anche se in circostanze difficili. Inoltre, anche uno studio delle rappresentazioni precedenti della Madonna a Malta, punta in questa direzione.

Vi è un immagine che si trova nel santuario troglodita di Mellieha. Il suo studio accurato ha permesso a chi scrive di arrivare a conclusioni molto importanti e di decifrare e a stabilire la cronologia epigrafica di certe lettere inserite in tale immagine. La tradizione del XVI secolo, seguita da innumerevoli storici, affermava che Madonna significa "madre di Dio" scritto nel greco tipico di tutte le icone greche. Dopo il restauro di questo dipinto negli anni settanta, si è accertato che i caratteri del suddetto titolo non sono affatto greci, ma appartengono alla scrittura carolina. Quest'analisi, infatti, ha fatto nascere ipotesi molto importanti. Oltre a evidenziare una tradizione culturale differente, ha dato la cronologia esatta di questo dipinto. Infatti la scrittura carolina appartiene a un periodo preciso, ovvero dalla fine dell'ottavo secolo fino alla fine dell'undicesimo. Di recente, questa conclusione ha trovato il sostegno di un'autorità dell'iconografia cristiana come Adolf Nokolaevich Ovchinnikov, già rettore dello Grabar Institute of Icon Art a Mosca, un esperto di iconografia orientale cristiana. Analizzando il dipinto da un punto di vista iconografico, egli ha fissato la data dell'esecuzione per il decimo secolo il che attesta che il culto cristiano era sopravvissuto anche in una località piuttosto lontana dal centro principale dell'isola durante il periodo musulmano.

Dopo la conquista normanna dell'isola, l'organizzazione della Chiesa a Malta, in gran misura, era identica al modello prevalente in Sicilia. Il capitolo della cattedrale è già documentato durante il xiii secolo. Questa entità era il cardine della vita ecclesiastica. Era pratica ordinaria concedere il vescovado locale a stranieri. Difficilmente i vescovi risiedevano nella loro diocesi. Questo infatti era normale ovunque nel medioevo. Il sistema parrocchiale esisteva già. A questo proposito esistono documenti del primo decennio del XV secolo che attestano chiaramente che era stato introdotto molto prima. Già nel 1436 esistevano non meno di dodici prebende parrocchiali in tutta Malta.

La concessione a feudo delle isole di Malta all'ordine di San Giovanni di Gerusalemme nel 1530, aprì nuovi orizzonti. L'ordine religioso militare era un'organizzazione cattolica interamente dedicata alla difesa dell'ideale cristiano anche attraverso la forza delle armi - manu armata. L'aspetto religioso consisteva nelle opere di misericordia, in particolare verso i malati. Era stato fondato a Gerusalemme per accudire i pellegrini malati in visita nei luoghi santi nel 1099. Per tre secoli Malta fu governata da questo ordine come stato teocratico. Di conseguenza, diviene un importante baluardo a difesa del fianco meridionale dell'Europa cristiana, in particolare contro l'infiltrazione di forze islamiche provenienti da vari paesi del bacino del Mediterrano. Già nel xv secolo Malta e Gozo avevano, di fatto, subito diversi massacri da quelle forze, che, però, si erano considerevolmente intensificati con l'arrivo dell'ordine di san Giovanni. Nel 1551, Gozo fu completamente saccheggiata e la maggior parte della sua popolazione fu resa schiava negli stati barbareschi e a Costantinopoli stessa. Anche gli archivi furono presi e portati a Costantinopoli. Malta, quello stesso anno, subì un attacco simile, ma le fu risparmiata la tragedia di Gozo. Periodiche schermaglie erano tipiche forme di rappresaglia per gli attacchi compiuti dai vascelli maltesi, in particolare lungo la costa nordafricana. Il peggio però doveva ancora venire. Il Grande Assedio di Malta, nel 1565, fu un massiccio attacco teso a cancellare la presenza cristiana dal territorio. Se allora Malta avesse perso, molto probabilmente la storia europea avrebbe preso altre direzioni. Papa Pio v si rese pienamente conto dell'importanza vitale raggiunta grazie alla vittoria ottenuta da Malta dopo l'assedio. Immediatamente dopo aiutò e promosse le difese dell'isola permettendole di proseguire la sua missione di fortezza impenetrabile a difesa dell'Europa cristiana.


(©L'Osservatore Romano - 17 aprile 2010)
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17/04/2010 18:22

 



CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Presidente,
Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Distinte Autorità,
Signore e Signori,

Jien kuntent ħafna li ninsab fostkom! [sono lieto di essere in mezzo a voi].

E’ per me motivo di gioia essere oggi qui a Malta tra di voi. Giungo come pellegrino per adorare il Signore e lodarlo per le meraviglie che qui ha compiuto. Vengo inoltre come Successore di san Pietro per confermarvi nella fede (cfr Lc 22,32) ed unirmi a voi nella preghiera all’unico Dio vivo e vero, in compagnia di tutti i Santi, incluso il grande Apostolo di Malta, san Paolo. Anche se la mia visita sarà breve, prego che essa porti molti frutti.

Le sono grato, Signor Presidente, per le parole gentili con le quali mi ha dato il benvenuto a nome suo e del Popolo maltese. La ringrazio per l’invito e per il duro lavoro che Lei ed il Governo hanno posto in atto per preparare la mia visita. Ringrazio il Primo Ministro, le Autorità civili e militari, il Corpo Diplomatico e ognuno di voi qui convenuto per onorare questa circostanza mediante la vostra presenza e il vostro cordiale benvenuto.

Saluto in modo speciale l’Arcivescovo Paolo Cremona, il Vescovo Mario Grech e l’Ausiliare Annetto Depasquale, come pure tutti gli altri Vescovi presenti. Nel salutare voi, desidero esprimere il mio affetto ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose ed a tutti i fedeli laici affidati alle vostre cure pastorali.

L’occasione della mia visita a queste isole è il 1950° anniversario del naufragio di san Paolo sulle spiagge dell’isola di Malta. San Luca descrive questo evento negli Atti degli Apostoli, ed è dal suo racconto che avete scelto il tema della visita odierna: “Jeħtieg iżda li naslu fi gżira” [“Dovremo però andare a finire su qualche isola”] (At 27,26). Qualcuno potrebbe considerare l’arrivo di san Paolo a Malta, attraverso un evento umanamente imprevisto, come un semplice accidente della storia. Gli occhi della fede, tuttavia, ci permettono di riconoscervi l’opera della Divina Provvidenza.

In realtà, Malta è stata un crocevia di molti dei grandi eventi e degli scambi culturali nella storia europea e mediterranea, fino ai nostri stessi giorni. Queste isole hanno giocato un ruolo chiave nello sviluppo politico, religioso e culturale dell’Europa, del Vicino Oriente e del Nord Africa. A questi lidi, pertanto, secondo gli arcani disegni di Dio, il Vangelo fu recato da san Paolo e dai primi seguaci di Cristo. La loro opera missionaria ha portato molti frutti lungo i secoli, contribuendo in innumerevoli modi a plasmare la ricca e nobile cultura di Malta.

Quanto alla loro posizione geografica, queste isole sono state di grande importanza strategica in più di un’occasione, anche in tempi recenti: la “Georg Cross” posta sulla bandiera nazionale offre fiera testimonianza del grande coraggio del vostro popolo durante i giorni bui dell’ultima guerra mondiale. Allo stesso modo, le fortificazioni che risaltano in maniera così prominente nell’architettura dell’isola parlano di lotte precedenti, quando Malta contribuì moltissimo alla difesa della cristianità sia per terra che per mare. Voi continuate a giocare un valido ruolo nei dibattiti odierni sull’identità, la cultura e le politiche europee. Allo stesso tempo, sono lieto di rilevare l’impegno del Governo nei progetti umanitari ad ampio raggio, specialmente in Africa. E’ da auspicare vivamente che ciò possa servire per promuovere il benessere dei meno fortunati di voi, quale espressione di genuina carità cristiana.

In realtà, Malta ha molto da offrire in campi diversi, quali la tolleranza, la reciprocità, l’immigrazione ed altre questioni cruciali per il futuro di questo Continente. La vostra Nazione dovrebbe continuare a difendere l’indissolubilità del matrimonio quale istituzione naturale e sacramentale, come pure la vera natura della famiglia, come già sta facendo nei confronti della sacralità della vita umana dal concepimento sino alla morte naturale, e il vero rispetto che si deve dare alla libertà religiosa secondo modalità che portino ad un autentico sviluppo integrale sia degli individui sia della società.

Malta gode di stretti vincoli con il Vicino Oriente, non soltanto in termini culturali e religiosi, ma anche linguistici. Permettetemi di incoraggiarvi a porre questo insieme di abilità e di punti di forza a favore di un suo uso più grande, per poter servire da ponte nella comprensione tra i popoli, le culture e le religioni presenti nel Mediterraneo. Molto deve essere ancora fatto per costruire rapporti di genuina fiducia e di dialogo fruttuoso, e Malta si trova in buona posizione per stendere la mano dell’amicizia ai propri vicini a nord e a sud, ad est e ad ovest.

Il popolo maltese, illuminato per quasi due millenni dagli insegnamenti del Vangelo e continuamente irrobustito dalle proprie radici cristiane, è giustamente fiero del ruolo indispensabile che la fede cattolica ha avuto nello sviluppo della propria Nazione.

La bellezza della nostra fede viene espressa qui in vari e complementari modi, non ultimo nelle vite di santità che hanno portato i maltesi a donare se stessi per il bene degli altri. Tra di loro dobbiamo includere Dun Ġorġ Preca, che ho avuto la gioia di canonizzare tre anni orsono (3 giugno 2007). Invito tutti voi ad invocare la sua intercessione perché questa mia prima visita pastorale fra voi porti molti frutti spirituali.

Attendo di pregare con voi durante il tempo che trascorrerò a Malta e vorrei, come padre e fratello, assicurarvi del mio affetto nei vostri confronti, come pure del desiderio di condividere questo tempo nella fede e nell’amicizia. Con tali pensieri, affido tutti voi alla protezione di Nostra Signora di Ta’Pinu e del vostro padre nella fede, il grande Apostolo Paolo.

Il-Mulej ibierek lill-poplu kollu ta’ Malta u ta’ Għawdex! [Dio benedica tutta la gente di Malta e di Gozo].

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PAPA A MALTA: BAGNO DI FOLLA NELLE STRADE DELLA CAPITALE

Salvatore Izzo

(AGI) - La Valletta, 17 apr.

Un vero e proprio bagno di folla per Benedetto XVI nelle vie di La Valletta, attraversate in "papamobile" al suo arrivo dall'aeroporto di Luqa. La piazza antistante alla residenza del Presidente della Reubblica, ad esempio, e' gremita di allievi delle scuole cattoliche che agitano fazzoletti e bandiere bianco gialle in segno di saluto. Il Pontefice, ora in visita al presidente George Abela, appare sorridente e molto contento di tanto calore.

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PAPA A MALTA: MIGLIAIA DI RAGAZZI GLI CANTANO "TANTI AUGURI A TE"

Salvatore Izzo

(AGI) - La Valletta, 17 apr.

Benedetto XVI ha salutato dal balcone del Palazzo dei Gran Maestri - oggi residenza del presidente della Repubblica - le migliaia di ragazzi delle scuole cattoliche di Malta radunate per lui nella grande piazza antistante. I giovani sventolavano fazzoletti e bandierine bianco gialle e hanno intonato in italiano il tradizionale canto "Tanti auguri a te" per festeggiare l'83esimo compleanno del Papa. Prima di impartire loro la benedizione, Ratzinger ha pronunciato a braccio alcune parole di ringraziamento colpito da un cosi' grande affetto.

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Pope Benedict XVI's motorcade passes through Floriana on its way to the presidential palace in Valletta April 17, 2010. Roman Catholicism has been "wounded by our sins", Pope Benedict said at the start of a two-day visit to Malta, but he avoided directly referring to the sexual abuse scandals sweeping the world's largest Church.

Pope Benedict XVI greets children from the balcony of the presidential palace in Valletta April 17, 2010.

A girl looks on before Pope Benedict XVI arrives to visit St Paul's church in Rabat, outside Valletta April 17, 2010. Roman Catholicism has been "wounded by our sins", Pope Benedict said at the start of a two-day visit to Malta, but he avoided directly referring to the sexual abuse scandals sweeping the world's largest Church. The pope visited the grotto where Saint Paul is believed to have stayed when he came to Malta in 60 A.D. , converting the islanders to Christianity.

Pope Benedict XVI arrives with Malta's President George Abela (3rd R) and his wife Margaret (2nd R) at the presidential palace in Valletta April 17, 2010. Roman Catholicism has been "wounded by our sins", Pope Benedict said at the start of a two-day visit to Malta, but he avoided directly referring to the sexual abuse scandals sweeping the world's largest Church.

Pope Benedict XVI talks with Malta's President George Abela and his wife Margaret at the presidential palace in Valletta April 17, 2010.

Pope Benedict XVI leaves after he visiting St Paul's church in Rabat, outside Valletta April 17, 2010. Roman Catholicism has been "wounded by our sins", Pope Benedict said at the start of a two-day visit to Malta, but he avoided directly referring to the sexual abuse scandals sweeping the world's largest Church. The pope visited the grotto where Saint Paul is believed to have stayed when he came to Malta, in 60 A.D. , converting the islanders to Christianity.

Pope Benedict XVI addresses faithful on April 17, 2010 outside St Paul church in Rabat during his visit to Malta. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

Pope Benedict XVI signs the guests book during his visit at the Saint Paul church in Rabat, Malta, Saturday, April 17, 2010.

Pope Benedict XVI prays in front a of statue of St.Paul in the grotto of the Saint Paul church in Rabat, Malta, Saturday, April 17, 2010.
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CONFERENZA STAMPA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI DURANTE IL VOLO VERSO MALTA

Volo Papale
Sabato, 17 aprile 2010

PADRE LOMBARDI

Cari amici, ecco che Sua Santità è di nuovo con noi per il primo di quei cinque viaggi di quest’anno che sono già in programma. Siamo molto contenti di averlo con noi anche all’inizio di questo viaggio perché possiamo così fargli pure gli auguri per i due anniversari di questi giorni, quello di ieri, il compleanno, e quello di lunedì prossimo. Il Santo Padre ha ricevuto le domande che alcuni di voi hanno presentato e che interpretano un po’ le attese che tutti abbiamo all’inizio di questo viaggio e quindi ci farà alcune riflessioni, alcune considerazioni, sulla base di queste nostre attese. Non seguiremo lo schema delle altre volte di domanda-risposta, lasciamo che il Santo Padre, da par suo, ci faccia un suo discorso sintetico. Grazie Santità e buon viaggio

PAPA

Cari amici, buonasera! Auguriamoci un buon viaggio, senza questa nuvola oscura che sta sopra parte dell’Europa.

Allora, perché questo viaggio a Malta?

I motivi sono molteplici.

Il primo è San Paolo. E’ finito l’Anno paolino della Chiesa universale, ma Malta festeggia 1950 anni dal naufragio e questa è per me un’occasione per mettere ancora una volta in luce la grande figura dell’Apostolo delle genti, con il suo messaggio importante proprio anche per oggi. Io penso si possa sintetizzare l’essenziale del suo viaggio con le parole che lui stesso ha riassunto alla fine della lettera ai Galati: fede operante nella carità.

Queste sono le cose importanti anche oggi: la fede, la relazione con Dio, che si trasforma poi in carità. Ma penso anche che il motivo del naufragio parla per noi. Dal naufragio, per Malta è nata la fortuna di avere la fede; così possiamo pensare anche noi che i naufragi della vita possono fare il progetto di Dio per noi e possono anche essere utili per nuovi inizi nella nostra vita.

Il secondo motivo: mi fa piacere di vivere in mezzo ad una Chiesa vivace che è quella di Malta, che è feconda nelle vocazioni anche oggi, piena di fede, in mezzo al nostro tempo, e che risponde alle sfide del nostro tempo. So che Malta ama Cristo e ama la sua Chiesa che è il suo Corpo e sa che, anche se questo Corpo è ferito dai nostri peccati, il Signore tuttavia ama questa Chiesa, e il suo Vangelo è la vera forza che purifica e guarisce.

Terzo punto: Malta è il punto dove le correnti dei profughi arrivano dall’Africa e bussano alla porta dell’Europa. Questo è un grande problema del nostro tempo, e, naturalmente, non può essere risolto dall’isola di Malta. Noi tutti dobbiamo rispondere a questa sfida, lavorare perché tutti possano, nella loro terra, vivere una vita dignitosa e dall’altra parte fare il possibile perché questi profughi trovino qui dove arrivano, trovino, in ogni caso, uno spazio di vita dignitosa. Una risposta ad una grande sfida del nostro tempo: Malta ci ricorda questi problemi e ci ricorda anche che proprio la fede è la forza che dà carità, e dunque anche la fantasia per rispondere bene a queste sfide.

Grazie

PADRE LOMBARDI

Grazie Santità e buon viaggio allora, l’accompagneremo anche con il nostro lavoro e la nostra informazione.

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Visita alla Grotta di San Paolo

Caro Arcivescovo Cremona,
Cari fratelli e sorelle,

il mio pellegrinaggio a Malta è iniziato con un momento di preghiera silenziosa nella grotta di san Paolo, che per primo portò la fede in queste isole. Sono venuto sulle orme di quegli innumerevoli pellegrini lungo i secoli, che in questo santo luogo hanno pregato, affidando se stessi, le loro famiglie e la prosperità di questa Nazione all’intercessione dell’Apostolo dei Gentili. Mi rallegro di essere finalmente tra di voi e vi saluto tutti con grande affetto nel Signore.

Il naufragio di Paolo e la sua sosta per tre mesi a Malta hanno lasciato un segno indelebile nella storia del vostro Paese.

Le sue parole ai compagni prima di giungere a Malta sono ricordate per noi negli Atti degli Apostoli e sono state un tema speciale nella vostra preparazione alla mia visita. Queste parole – “Jeħtieg iżda li naslu fi gżira” [“Dovremo però andare a finire su qualche isola”] (At 27,26) – nel contesto originale sono un invito al coraggio di fronte all’ignoto e alla fiducia incrollabile nella misteriosa provvidenza di Dio. I naufraghi, infatti, furono calorosamente accolti dalla gente di Malta, a seguito dell’esempio dato da san Publio. Nel piano di Dio, san Paolo divenne perciò il vostro padre nella fede cristiana. Grazie alla sua presenza tra voi, il Vangelo di Gesù Cristo si radicò saldamente e portò molto frutto non soltanto nella vita degli individui, delle famiglie e delle comunità, ma anche nella formazione dell’identità nazionale di Malta, come pure nella sua vibrante e particolare cultura.

Le fatiche apostoliche di Paolo portarono pure una ricca messe nella generazione di predicatori che seguirono le sue orme, e particolarmente nel gran numero di sacerdoti e religiosi che imitarono il suo zelo missionario lasciando Malta per andare a portare il Vangelo in lidi lontani.

Sono lieto di aver avuto l’opportunità di incontrarne oggi così tanti in questa Chiesa di san Paolo, e di incoraggiarli nella loro vocazione piena di sfide e spesso eroica. Cari missionari: ringrazio ciascuno di voi, a nome di tutta la Chiesa, per la vostra testimonianza al Signore Risorto e per le vite spese al servizio degli altri. La vostra presenza ed attività in così tanti Paesi del mondo fa onore alla vostra Patria e testimonia la spinta evangelica innestata nella Chiesa a Malta. Preghiamo il Signore affinché susciti ancor più uomini e donne, che continuino la nobile missione di proclamare il Vangelo e di operare per il progresso del Regno di Dio in ogni terra e in tutti i popoli!

L’arrivo di san Paolo a Malta non era programmato. Come sappiamo, si stava recando a Roma quando sopraggiunse un violento temporale e la sua nave fu scaraventata su quest’isola. I marinai possono tracciare una rotta, ma Dio, nella sua sapienza e provvidenza, dispiega il proprio itinerario. Paolo, che aveva incontrato in maniera drammatica il Signore Risorto sulla via di Damasco, lo sapeva molto bene.

Il corso della sua vita cambiò improvvisamente; per lui, pertanto, vivere era Cristo (cfr Fil 1,21); ogni sua azione ed ogni suo pensiero erano diretti ad annunciare il mistero della croce ed il suo messaggio d’amore di Dio che riconcilia.

Quella stessa parola, la parola del Vangelo, ha tutt’oggi il potere di irrompere nelle nostre vite e di cambiarne il corso. Oggi lo stesso Vangelo che Paolo predicò continua a esortare il popolo di queste isole alla conversione, ad una nuova vita e ad un futuro di speranza. Mentre mi trovo fra voi come Successore dell’apostolo Pietro, vi invito ad ascoltare la parola di Dio con animo nuovo, come fecero i vostri antenati, e di lasciare che essa sfidi i vostri modi di pensare e la maniera in cui trascorrete la vostra vita.

Da questo luogo santo dove la predicazione apostolica si diffuse per prima in queste isole, invito ciascuno di voi a far propria la sfida esaltante della nuova evangelizzazione. Vivete la vostra fede in maniera ancor più piena assieme ai membri delle vostre famiglie, ai vostri amici, nei vostri quartieri, nei luoghi di lavoro e nell’intero tessuto della società maltese. In modo particolare esorto genitori, insegnanti e catechisti a parlare agli altri del vostro stesso incontro vivo con Gesù risorto, specialmente ai giovani che sono il futuro di Malta. “La fede si rafforza quando viene offerta agli altri” (cfr Redemptoris missio, 2). Sappiate che i vostri momenti di fede assicurano un incontro con Dio, il quale nella sua onnipotenza tocca il cuore dell’uomo. Così, introdurrete i giovani alla bellezza e alla ricchezza della fede cattolica, offrendo loro una solida catechesi ed invitandoli ad una partecipazione sempre più attiva alla vita sacramentale della Chiesa.

Il mondo ha bisogno di tale testimonianza! Di fronte a così tante minacce alla sacralità della vita umana, alla dignità del matrimonio e della famiglia, non hanno forse bisogno i nostri contemporanei di essere costantemente richiamati alla grandezza della nostra dignità di figli di Dio e alla vocazione sublime che abbiamo ricevuto in Cristo? Non ha forse bisogno la società di riappropriarsi e di difendere quelle verità morali fondamentali che sono alla base dell’autentica libertà e del genuino progresso?

Proprio ora, mentre stavo davanti a questa grotta, riflettevo sul grande dono spirituale (cfr Rm 1,11) che Paolo diede a Malta, ed ho pregato che voi possiate mantenere integra l’eredità consegnatavi dal grande Apostolo.

Possa il Signore conservare voi e le vostre famiglie nella fede che opera mediante l’amore (cfr Gal 5,6), e rendervi gioiosi testimoni di quella speranza che non delude (cfr Rm 5,5). Cristo è risorto! Egli è veramente risorto!

Alleluia!

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Pope Benedict XVI (C), flanked by his personal secretary Georg Gaenswein (L) Vatican State Secretary Tarcisio Bertone (back) and Vatican spokesman Federico Lombardi (R), speaks to the press aboard a plane taking him to Malta on April 17, 2010. Pope Benedict XVI said the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

Pope Benedict XVI answers reporters' questions during a news conference aboard his flight to Malta April 17, 2010.

          Pope Benedict XVI waves as he disembarks from the plane for the welcoming ceremony on April 17, 2010 at  Malta International Airport in Luqa. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.
    Pope  Benedict XVI meets Malta's President George Abela listen to national anthems as they meet in La Valletta's international airport, Malta, Saturday, April 17, 2010.

                            Pope  Benedict XVI talks with Malta's President George Abela as they meet in La Valletta's international airport, Malta, Saturday, April 17, 2010.

                            Pope Benedict XVI (L) and Malta President George Abela attend the welcoming ceremony on April 17, 2010 at Malta International Airport in Luqa. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.
Pope Benedict XVI reads a speech during a welcoming ceremony at Malta International airport April 17, 2010. Pope Benedict, starting a trip to Malta overshadowed by the sexual abuse scandal sweeping Roman Catholicism, said on Saturday that the Church had been "wounded by our sins."

Pope Benedict XVI reads a speech during a welcoming ceremony at Malta International airport April 17, 2010. Pope Benedict, starting a trip to Malta overshadowed by the sexual abuse scandal sweeping Roman Catholicism, said on Saturday that the Church had been "wounded by our sins."

Crowds of children cheer as Pope Benedict XVI arrives at the Presidential Palace in Valletta April 17, 2010. Pope Benedict, starting a trip to Malta overshadowed by the sexual abuse scandal sweeping Roman Catholicism, said on Saturday that the Church had been "wounded by our sins."

A man holds a poster reading "Welcome to Malta Benedict" while waiting for Pope Benedict XVI to arrive at the presidential palace in Valletta April 17, 2010. Roman Catholicism has been "wounded by our sins", Pope Benedict said at the start of a two-day visit to Malta, but he avoided directly referring to the sexual abuse scandals sweeping the world's largest Church.
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Pope Benedict XVI salutes faithful on April 17, 2010 outside St Paul church in Rabat. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

Pope Benedict XVI (L) arrives on April 17, 2010 at St Paul church in Rabat during his visit to Malta. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

Pope Benedict XVI salutes faithful on April 17, 2010 outside St Paul church in Rabat. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

Faithful greet Pope Benedict XVI (C) on April 17, 2010 at St Paul church in Rabat. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

Pope Benedict XVI (C) prays in front of faithful on April 17, 2010 outside St Paul church in Rabat. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

Pope Benedict XVI waves after visiting St. Paul's church in Rabat, outside Valletta April 17, 2010. Roman Catholicism has been "wounded by our sins", Pope Benedict said at the start of a two-day visit to Malta, but he avoided directly referring to the sexual abuse scandals sweeping the world's largest Church. The pope visited the grotto where Saint Paul is believed to have stayed when he came to Malta in 60 A.D. , converting the islanders to Christianity.

Pope Benedict XVI arrives in front of the Presidential Palace in Valletta April 17, 2010. Pope Benedict, starting a trip to Malta overshadowed by the sexual abuse scandal sweeping Roman Catholicism, said on Saturday that the Church had been "wounded by our sins." The pope is in Malta for the celebrations of the 1950th anniversary of the coming of Saint Paul to the island and its conversion to Christianity.
Pope Benedict XVI prays  in the Saint Paul church in Rabat, Malta, Saturday, April 17, 2010.
Pope Benedict XVI prays inside St Paul's Grotto in Rabat, outside Valletta April 17, 2010. Roman Catholicism has been "wounded by our sins", Pope Benedict said at the start of a two-day visit to Malta, but he avoided directly referring to the sexual abuse scandals sweeping the world's largest Church. The pope visited the grotto where Saint Paul is believed to have stayed when he came to Malta in 60 A.D. , converting the islanders to Christianity.
A woman waits for the arrival of Pope Benedict XVI on April 17, 2010 outside St Paul church in Rabat during the Pontiff's visit to Malta. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

A woman waits for the arrival of Pope Benedict XVI on April 17, 2010 outside St Paul church in Rabat. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.

People wait for the arrival of Pope Benedict XVI on April 17, 2010 outside St Paul church in Rabat. Pope Benedict XVI said Saturday the Roman Catholic Church had been wounded by sin as he flew to Malta on his first foreign trip since a wave of priest sex abuse scandals broke in Europe and the United States.
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SANTA MESSA NEL PIAZZALE DEI GRANAI, A FLORIANA

Alle ore 9.15 di questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI lascia la Nunziatura Apostolica a Rabat e si trasferisce in auto panoramica al Piazzale dei Granai a Floriana, dove alle ore 10.00 presiede la Santa Messa della III Domenica di Pasqua davanti alla Chiesa di San Publio.
Nel corso della Celebrazione Eucaristica, introdotta dal saluto dell’Arcivescovo di Malta e Presidente della Conferenza Episcopale maltese, S.E. Mons. Paul Cremona, O.P., dopo la proclamazione del Santo Vangelo il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli e Sorelle in Gesù Cristo,
Maħbubin uliedi [Miei cari figli e figlie],

Sono molto contento di essere qui con voi tutti oggi davanti alla bella chiesa di San Publio per celebrare il grande mistero dell’amore di Dio reso manifesto nella Santa Eucarestia. In questo tempo, la gioia del periodo Pasquale riempie i nostri cuori perché stiamo celebrando la vittoria di Cristo, la vittoria della vita sul peccato e sulla morte. E’ una gioia che trasforma le nostre vite e ci riempie di speranza nel compimento delle promesse di Dio. Cristo è risorto alleluia!

Saluto il Presidente della Repubblica e la Signora Abela, le Autorità civili di questa amata Nazione e tutto il popolo di Malta e Gozo. Ringrazio l’Arcivescovo Cremona per le sue gentili parole e saluto anche il Vescovo Grech e il Vescovo Depasquale, l’Arcivescovo Mercieca, il Vescovo Cauchi e gli altri Vescovi e sacerdoti presenti, così come i fedeli cristiani della Chiesa che è in Malta e in Gozo. Fin dal mio arrivo ieri sera ho avvertito la stessa calorosa accoglienza che i vostri antenati hanno riservato all’apostolo Paolo nell’anno sessanta.

Molti viaggiatori sono sbarcati qui nel corso della vostra storia. La ricchezza e la varietà della cultura maltese è un segno che il vostro popolo ha tratto grande profitto dallo scambio di doni ed ospitalità con i viaggiatori venuti dal mare. Ed è significativo che voi abbiate saputo esercitare il discernimento nell’individuare il meglio di ciò che essi avevano da offrire.

Vi esorto a continuare a fare così. Non tutto quello che il mondo oggi propone è meritevole di essere accolto dai Maltesi.

Molte voci cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa e di scegliere da se stessi i valori e le credenze con i quali vivere. Ci dicono che non abbiamo bisogno di Dio e della Chiesa.

Se siamo tentati di credere a loro, dovremmo ricordare l’episodio del Vangelo di oggi, quando i discepoli, tutti esperti pescatori, hanno faticato tutta la notte, ma non hanno preso neppure un solo pesce. Poi, quando Gesù è apparso sulla riva, ha indicato loro dove pescare e hanno potuto realizzare una pesca così grande, che a stento potevano trascinarla. Lasciati a se stessi, i loro sforzi erano infruttuosi; quando Gesù è rimasto accanto a loro, hanno catturato una grande quantità di pesci. Miei cari fratelli e sorelle, se poniamo la nostra fiducia nel Signore e seguiamo i suoi insegnamenti, raccoglieremo sempre grandi frutti.

La prima lettura della Messa odierna è di quelle che so che amate ascoltare: il racconto del naufragio di Paolo sulla costa di Malta e la calorosa accoglienza a lui riservata dalla popolazione di queste isole. Notate come i componenti dell’equipaggio della barca, per poter sopravvivere, furono costretti a gettare fuori il carico, l’attrezzatura della barca ed anche il frumento che era il loro unico sostentamento. Paolo li esortò a porre la loro fiducia solo in Dio, mentre la barca era scossa dalle onde. Anche noi dobbiamo porre la nostra fiducia in lui solo. Si è tentati di pensare che l’odierna tecnologia avanzata possa rispondere ad ogni nostro desiderio e salvarci dai pericoli che ci assalgono. Ma non è così. In ogni momento della nostra vita dipendiamo interamente da Dio, nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo la nostra esistenza. Solo lui può proteggerci dal male, solo lui può guidarci tra le tempeste della vita e solo lui può condurci ad un porto sicuro, come ha fatto per Paolo ed i suoi compagni, alla deriva sulle coste di Malta. Essi hanno fatto ciò che Paolo esortava loro di compiere e fu così che “tutti poterono mettersi in salvo a terra” (At 27,44).

Più di ogni carico che possiamo portare con noi – nel senso delle nostre realizzazioni umane, delle nostre proprietà, della nostra tecnologia – è la nostra relazione con il Signore che fornisce la chiave della nostra felicità e della nostra realizzazione umana. Ed egli ci chiama ad una relazione di amore. Fate attenzione alla domanda che per tre volte egli rivolge a Pietro sulla riva del lago: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?”. Sulla base della risposta affermativa di Pietro, Gesù gli affida un compito, il compito di pascere il suo gregge. Qui vediamo il fondamento di ogni ministero pastorale nella Chiesa. E’ il nostro amore per il Signore che deve plasmare ogni aspetto della nostra predicazione ed insegnamento, della celebrazione dei sacramenti, e della nostra cura per il Popolo di Dio. E’ il nostro amore per il Signore che ci spinge ad amare quelli che Egli ama, e ad accettare volentieri il compito di comunicare il suo amore a coloro che serviamo.

Durante la passione del Signore, Pietro lo ha rinnegato tre volte. Ora, dopo la Resurrezione, Gesù lo invita tre volte a dichiarare il suo amore, offrendo in tal modo salvezza e perdono, e allo stesso tempo affidandogli la sua missione. La pesca miracolosa aveva sottolineato la dipendenza degli apostoli da Dio per il successo dei loro progetti terreni. Il dialogo tra Pietro e Gesù ha sottolineato il bisogno della divina misericordia per guarire le loro ferite spirituali, le ferite del peccato. In ogni ambito della nostra vita necessitiamo dell’aiuto della grazia di Dio. Con lui possiamo fare ogni cosa: senza di lui non possiamo fare nulla.

Conosciamo dal Vangelo di san Marco i segni che accompagnano coloro che hanno posto la loro fede in Gesù: prenderanno in mano serpenti e questo non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno (cfr Mc 16,18). Tali segni sono stati presto riconosciuti dai vostri antenati, quando Paolo venne fra loro. Una vipera si attaccò alla sua mano ma egli semplicemente la scosse e gettò nel fuoco senza soffrire alcun danno. Paolo fu condotto a vedere il padre di Publio, il “protos” dell’isola, e dopo aver pregato e imposto le mani su di lui, lo guarì dalla febbre. Di tutti i doni portati a queste rive nel corso della storia della vostra gente, quello portato da Paolo è stato il più grande di tutti, ed è vostro merito che esso sia stato subito accolto e custodito. Għożżu l-fidi u l-valuri li takom l-Appostlu Missierkom San Pawl. [Preservate la fede e i valori che vi sono stati trasmessi dal vostro padre, l’apostolo San Paolo.] Continuate ad esplorare la ricchezza e la profondità del dono di Paolo e procurate di consegnarlo non solo ai vostri figli, ma a tutti coloro che incontrate oggi. Ogni visitatore di Malta dovrebbe essere impressionato dalla devozione della sua gente, dalla fede vibrante manifestata nelle celebrazioni nei giorni di festa, dalla bellezza delle sue chiese e dei suoi santuari. Ma quel dono ha bisogno di essere condiviso con altri, ha bisogno di essere espresso. Come insegnò Mosè al popolo di Israele, i precetti del Signore “ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai” (Dt 6,6-7). Ciò è stato ben capito dal primo santo canonizzato di Malta, Dun Ġorɍ Preca. La sua instancabile opera di catechesi, ispirando giovani ed anziani con un amore per la dottrina cristiana ed una profonda devozione al Verbo incarnato, è diventata un esempio che vi esorto a mantenere. Ricordate che lo scambio di beni tra queste isole ed il resto del mondo è un processo a due vie. Quello che ricevete, valutatelo con cura, e ciò che possedete di valore sappiatelo condividere con gli altri.

Desidero rivolgere una particolare parola ai sacerdoti qui presenti in questo anno dedicato alla celebrazione del grande dono del sacerdozio. Dun Ġorɍ era un prete di straordinaria umiltà, bontà, mitezza e generosità, profondamente dedito alla preghiera e con la passione di comunicare le verità del vangelo. Prendetelo come modello ed ispirazione per voi, mentre adempite la missione che avete ricevuto di pascere il gregge del Signore. Ricordate anche la domanda che il Signore Risorto ha rivolto tre volte a Pietro: “Mi ami tu?”. Questa è la domanda che egli rivolge a ciascuno di voi. Lo amate? Desiderate servirlo con il dono della vostra intera vita? Desiderate condurre altri a conoscerlo ed amarlo? Con Pietro abbiate il coraggio di rispondere: “Sì, Signore, tu sai che io ti amo” e accogliete con cuore grato il magnifico compito che egli vi ha assegnato. La missione affidata ai sacerdoti è veramente un servizio alla gioia, alla gioia di Dio che brama irrompere nel mondo (cfr Omelia, 24 aprile 2005).

Guardando ora attorno a me alla grande folla raccolta qui in Floriana per la celebrazione dell’eucarestia, mi torna alla mente la scena descritta nella seconda lettura di oggi, nella quale miriadi di miriadi e migliaia di migliaia unirono le loro voci in un grande inno di lode: “A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli” (Ap 5,13). Continuate a cantare questo inno, a lode del Signore risorto ed in ringraziamento per i suoi molteplici doni.

Con le parole di San Paolo, Apostolo di Malta, concludo la mia esortazione a voi questa mattina: “L-imħabba tiegħi tkun magħkom ilkoll fi Kristu Ġesù” ["Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!"] (1 Cor 16,24).

Ikun imfaħħar Ġesù Kristu! [Sia lodato Gesù Cristo!]

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18/04/2010 14:25

 



RECITA DEL REGINA CÆLI NEL PIAZZALE DEI GRANAI, A FLORIANA

Al termine della Santa Messa nel Piazzale dei Granai a Floriana, il Santo Padre guida la recita del Regina Cæli con i fedeli presenti. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana del tempo pasquale:

PAROLE DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

quando voi rendete grazie, quando avete particolari intenzioni di preghiera e quando cercate celeste protezione per i vostri cari, è vostra usanza rivolgervi alla Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa e Madre nostra.

Conosco la particolare devozione del popolo maltese alla Madre di Dio, espressa con grande fervore a Nostra Signora di Ta’ Pinu e sono lieto di avere l’opportunità di pregare davanti alla sua immagine, portata qui appositamente da Gozo per questa occasione. Sono inoltre compiaciuto di presentare una Rosa d’Oro a lei, come segno del nostro filiale affetto, che condividiamo per la Madre di Dio.

Vi chiedo in particolare di pregarla con il titolo di Regina della Famiglia, un titolo aggiunto alle Litanie Lauretane dal mio amato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, egli stesso ospite, in varie occasioni, di queste terre. Offrendovi questo tangibile ricordo della mia stessa visita, vi ringrazio per tutto quello che ho ricevuto da voi in contraccambio, specialmente per il calore della vostra devozione e per il sostegno delle vostre preghiere per il mio ministero di Successore di Pietro.

Ci volgiamo ora in preghiera a Maria, Madre della Chiesa e Regina del Cielo, rallegrandoci nella Risurrezione di Colui che lei ha portato nel suo seno.

Regina Cæli, lætare …

[We join in prayer those gathered in Valladolid Cathedral, in Spain, where Bernardo Francisco de Hoyos, a priest of the Society of Jesus, was beatified this morning. Let us give thanks to God for all the holy men and women he has given to his Church.]

Sono lieto di salutare tutti i pellegrini di lingua italiana qui presenti oggi in questa felice occasione, specialmente quelli che sono giunti da Lampedusa e Linosa! Grazie per essere venuti a condividere questo momento di celebrazione e di preghiera con i fratelli e le sorelle maltesi. Che l’Apostolo Paolo, del quale commemoriamo l’anniversario della presenza in queste isole, sia per voi un esempio di fede salda e coraggiosa di fronte alle avversità.

Su tutti voi e sui vostri familiari a casa, ben volentieri invoco abbondanti Benedizioni del Signore per un felice e santo tempo di Pasqua.

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Pope Benedict XVI leads a mass at the Granaries in Floriana, outside Valletta April 18, 2010.

Pope Benedict XVI waves at the end of a mass at the Granaries in Floriana, outside Valletta April 18, 2010.
Pope Benedict XVI greets the faithful as he arrives to lead a mass at the Granaries in Floriana outside Valletta April 18, 2010.
Pope Benedict XVI is helped during a mass at the Granaries in Floriana, outside Valletta April 18, 2010.
Pope Benedict XVI blesses a child as he arrives to lead a mass at the Granaries in Floriana,outside Valletta April 18, 2010.
Pope Benedict XVI nods off during a mass at the Granaries in Floriana, outside Valletta April 18, 2010.
Faithful wait for the arrival of Pope Benedict XVI (not pictured) for a Pontifical Mass on the Granaries on April 18, 2010 in Floriana. The 83-year-old pope arrived in Malta the day before on his first foreign trip since having to deal with the fallout from a wave of priest sex abuse scandals across Europe and the Americas.
Pope Benedict XVI is helped by a clergyman as he leads a mass at the Granaries in Floriana in Valletta April 18, 2010.
Pope Benedict XVI waves to faithful after a mass on the Granaries in Floriana, outside Valletta, April 18, 2010.
Pope Benedict XVI (C) waves to faithful as he arrives to celebrate a Pontifical Mass on the Granaries on April 18, 2010 in Floriana. The 83-year-old pope arrived in Malta the day before on his first foreign trip since having to deal with the fallout from a wave of priest sex abuse scandals across Europe and the Americas.
Faithful wait for the arrival of Pope Benedict XVI (not pictured) for a Pontifical Mass on the Granaries on April 18, 2010 in Floriana. The 83-year-old pope arrived in Malta the day before on his first foreign trip since having to deal with the fallout from a wave of priest sex abuse scandals across Europe and the Americas.
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VIAGGIO APOSTOLICO A MALTA IN OCCASIONE DEL 1950° ANNIVERSARIO DEL NAUFRAGIO DI SAN PAOLO (17-18 APRILE 2010)

INCONTRO CON I GIOVANI

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Banchina del Porto Grande – La Valletta


Domenica, 18 aprile 2010

Żgħażagħ Maltin u Għawdxin, jien kuntent ħafna li ninsab maghkom,

[Cari giovani di Malta e Gozo, sono molto felice di essere con voi],

quale gioia è per me essere con voi oggi nella vostra terra natia. In questo significativo anniversario ringraziamo Dio di aver inviato l’apostolo Paolo in queste isole, che sono state fra le prime a ricevere la Buona Novella di Nostro Signore Gesù Cristo.

Saluto cordialmente l’Arcivescovo Cremona e il Vescovo Grech che ringrazio per le sue gentili parole, e tutti i vescovi, sacerdoti e religiosi che sono qui. In particolare saluto voi, giovani di Malta e Gozo, e vi ringrazio per avermi parlato dei problemi che maggiormente vi interessano. Apprezzo il vostro desiderio di cercare e trovare la verità e di conoscere cosa dovete fare per raggiungere la pienezza della vita.

San Paolo, da giovane, ha avuto un’esperienza che lo ha cambiato per sempre. Come sapete, un tempo egli era nemico della Chiesa ed ha fatto di tutto per distruggerla.
Mentre era in viaggio verso Damasco, con l’intento di eliminare ogni cristiano che vi avesse trovato, gli apparve il Signore in visione. Una luce accecante brillò attorno a lui ed egli udì una voce dirgli: “perché mi perseguiti?… Io sono Gesù, che tu perseguiti” (At 9,4-5). Paolo venne completamente sopraffatto da questo incontro con il Signore e tutta la sua vita venne trasformata. Divenne un discepolo fino ad essere un grande apostolo e missionario. Qui a Malta avete un particolare motivo di rendere grazie per le fatiche missionarie di Paolo, che divulgò il Vangelo nel Mediterraneo.

Ogni incontro personale con Gesù è un’esperienza travolgente d’amore. Dapprima, come Paolo stesso ammette, aveva “perseguitato ferocemente la Chiesa di Dio e cercato di distruggerla” (cfr Gal 1,13). Ma l’odio e la rabbia espresse in quelle parole furono completamente spazzate via dalla potenza dell’amore di Cristo. Per il resto della sua vita, Paolo ha avuto l’ardente desiderio di portare l’annuncio di questo amore fino ai confini della terra.

Forse qualcuno di voi mi dirà che San Paolo è stato spesso severo nei suoi scritti. Come posso affermare che egli ha diffuso un messaggio d’amore? La mia risposta è questa.

Dio ama ognuno di noi con una profondità e intensità che non possiamo neppure immaginare. Egli ci conosce intimamente, conosce ogni nostra capacità ed ogni nostro errore. Poiché egli ci ama così tanto, egli desidera purificarci dai nostri errori e rafforzare le nostre virtù così che possiamo avere vita in abbondanza. Quando ci richiama perché qualche cosa nelle nostre vite dispiace a lui, non ci rifiuta, ma ci chiede di cambiare e divenire più perfetti.

Questo è quanto ha chiesto a San Paolo sulla via di Damasco. Dio non rifiuta nessuno. E la Chiesa non rifiuta nessuno. Tuttavia, nel suo grande amore, Dio sfida ciascuno di noi a cambiare e diventare più perfetti.

San Giovanni ci dice che questo amore perfetto scaccia il timore (cfr 1Gv 4,18). E perciò dico a tutti voi “Non abbiate paura!”. Quante volte ascoltiamo queste parole nelle Scritture! Sono state indirizzate dall’angelo a Maria nell’Annunciazione, da Gesù a Pietro, quando lo ha chiamato ad essere un discepolo, e dall’angelo a Paolo la vigilia del suo naufragio. A quanti di voi desiderano seguire Cristo, come coppie sposate, genitori, sacerdoti, religiosi e fedeli laici che portano il messaggio del Vangelo al mondo, dico: non abbiate paura! Certamente incontrerete opposizione al messaggio del Vangelo. La cultura odierna, come ogni cultura, promuove idee e valori che sono talvolta in contrasto con quelle vissute e predicate da nostro Signore Gesù Cristo. Spesso sono presentate con un grande potere persuasivo, rinforzato dai media e dalla pressione sociale da gruppi ostili alla fede cristiana. E’ facile, quando si è giovani e impressionabili, essere influenzati dai coetanei ad accettare idee e valori che sappiamo non sono ciò che il Signore davvero vuole da noi. Ecco perché dico a voi: non abbiate paura, ma rallegratevi del suo amore per voi; fidatevi di lui, rispondete al suo invito ad essere discepoli, trovate nutrimento e aiuto spirituale nei sacramenti della Chiesa.

Qui a Malta vivete in una società che è segnata dalla fede e dai valori cristiani. Dovreste essere orgogliosi che il vostro Paese difenda sia il bambino non ancora nato, come pure promuova la stabilità della vita di famiglia dicendo no all’aborto e al divorzio. Vi esorto a mantenere questa coraggiosa testimonianza alla santità della vita e alla centralità del matrimonio e della vita famigliare per una società sana. A Malta e a Gozo le famiglie sanno come valorizzare e prendersi cura dei loro membri anziani ed infermi, ed accolgono i bambini come doni di Dio. Altre nazioni possono imparare dal vostro esempio cristiano. Nel contesto della società europea, i valori evangelici ancora una volta stanno diventando una contro-cultura, proprio come lo erano al tempo di San Paolo.

In quest’Anno Sacerdotale, vi chiedo di essere aperti alla possibilità che il Signore possa chiamare alcuni di voi a darsi totalmente al servizio del suo popolo nel sacerdozio e nella vita consacrata. Il vostro Paese ha dato molti eccellenti sacerdoti e religiosi alla chiesa. Siate ispirati dal loro esempio e riconoscete la profonda gioia che proviene nel dedicare la propria vita all’annuncio del messaggio dell’amore di Dio per tutti, senza eccezione.

Ho già parlato della necessità di aver cura dei più giovani, degli anziani e degli infermi. Ma il cristiano è chiamato a portare il salutare messaggio del Vangelo a tutti.

Dio ama ogni singola persona di questo mondo, anzi egli ama ogni singola persona di ogni epoca della storia del mondo. Nella morte e risurrezione di Gesù, resa presente ogni volta che celebriamo la Messa, egli offre la vita in abbondanza a tutte queste persone. Come cristiani siamo chiamati a manifestare l’amore di Dio che comprende tutti.

Dobbiamo perciò soccorrere il povero, il debole, l’emarginato; dobbiamo avere una cura speciale per coloro che sono in difficoltà, che patiscono la depressione o l’ansia; dobbiamo aver cura del disabile e fare tutto quello che possiamo per promuovere la loro dignità e qualità di vita; dovremmo prestare attenzione ai bisogni degli immigrati e di coloro che cercano asilo nelle nostre terre; dovremmo tendere la mano con amicizia ai credenti e non. Questa è la nobile vocazione di amore e di servizio che tutti noi abbiamo ricevuto. Lasciate che ciò vi spinga a dedicare le vostre vite a seguire Cristo. La tibżgħux tkunu ħbieb intimi ta’ Kristu.[Non abbiate paura di essere amici intimi di Cristo!]

Cari giovani, mentre sto per lasciarvi, desidero che sappiate quanto vi sono vicino e che ricordo voi, i vostri familiari e i vostri amici nelle mie preghiere. “Selluli għaż-żgħażagħ Maltin u Għawdxin kollha.” [“Date i miei saluti a tutti i giovani di Malta e Gozo”].

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VIAGGIO APOSTOLICO A MALTA IN OCCASIONE DEL 1950° ANNIVERSARIO DEL NAUFRAGIO DI SAN PAOLO (17-18 APRILE 2010)

CERIMONIA DI CONGEDO

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Aeroporto Internazionale di Malta – Luqa
Domenica, 18 aprile 2010

Signor Presidente,
Eccellenze,
Signore e Signori,

è per me giunto il tempo di dare l’addio a Malta. Ringrazio Dio per l’opportunità datami di incontrare molti di voi e di visitare questa bella isola.

Ringrazio il Presidente per le cortesi parole e ringrazio voi tutti, che mi avete offerto un così caloroso e generoso benvenuto.

Questo viaggio mi ha offerto l’occasione di un più profondo apprezzamento di come il Vangelo predicato da san Paolo ha plasmato l’identità spirituale del popolo maltese. Nel momento in cui mi congedo da voi, permettetemi di incoraggiarvi ancora una volta a coltivare una profonda coscienza della vostra identità ed accogliere le responsabilità che ne discendono, specialmente promuovendo i valori del Vangelo che vi offrono una chiara visione della dignità umana e della comune origine, nonché destino, del genere umano.

Siate un esempio, sia qui che altrove, di una dinamica vita cristiana. Siate fieri della vostra vocazione cristiana e conservate con cura la vostra eredità religiosa e culturale.

Guardate al futuro con speranza, con profondo rispetto per la creazione di Dio, ossequio per la vita umana, alta stima per il matrimonio e l’integrità della famiglia! Kunu wlied denjit ta’ San Pawl! [Siate degni figli e figlie di san Paolo].

Tenendo presente la sua posizione geografica nel cuore del Mediterraneo, molti migranti arrivano ai lidi di Malta, alcuni per fuggire da situazioni di violenza e di persecuzione, altri alla ricerca di migliori condizioni di vita.

So delle difficoltà che possono causare l’accoglienza di un gran numero di persone, difficoltà che non possono essere risolte da alcun Paese di primo approdo, da solo. Allo stesso tempo, sono anche fiducioso che, contando sulla forza delle radici cristiane e sulla lunga e fiera storia di accoglienza degli stranieri, Malta cercherà, con il sostegno di altri Stati e delle Organizzazioni internazionali, di venire in soccorso di quanti qui arrivano ed assicurarsi che i loro diritti siano rispettati.

Questi nobili scopi dipendono da un’instancabile dedizione al compito pieno di sfide del dialogo e della cooperazione all’interno della comunità internazionale ed europea, luoghi privilegiati presso i quali Malta rende testimonianza dei valori cristiani che hanno aiutato a forgiarne l’identità. Unità, solidarietà e rispetto reciproco stanno alla base della vostra vita sociale e politica. Ispirati dalla vostra fede cattolica, essi sono la bussola che vi guiderà alla ricerca di un autentico ed integrale sviluppo. Il tesoro dell’insegnamento sociale della Chiesa ispirerà e guiderà tali sforzi. Non lasciate mai che la vostra vera identità venga compromessa dall’indifferentismo o dal relativismo. Possiate essere sempre fedeli all’insegnamento di san Paolo, che vi esorta: “Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi in modo virile, siate forti.
Tutto si faccia tra voi nella carità” (1 Cor, 13-14).

Grazzi ħafna, il-Bambin iberikkom! [Molte grazie e Dio vi benedica].

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