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Giovanni Crisostomo; Brani scelti

Ultimo Aggiornamento: 15/09/2009 15:55
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14/09/2009 15:49

Perché tanto seme si perde?

Per qual motivo, ditemi, la maggior parte della semente si perde? Non è certo per colpa del seminatore, ma della terra che accoglie i semi, dell`anima cioè che non ascolta. Perché Gesú non dice esplicitamente che i pigri hanno accolto i chicchi seminati, ma li hanno lasciati beccare dagli uccelli, i ricchi li hanno soffocati e coloro che vivono nel lusso e nelle vanità li hanno lasciati seccare? Cristo non vuole colpirli con troppa veemenza, per non gettarli nella disperazione, ma lascia la dimostrazione e l`applicazione alla coscienza dei suoi ascoltatori. E del resto, ciò accade non solo al seme, di cui una parte si perde, ma accadrà poi anche alla rete. La rete infatti prende molti pesci inutili. Gesú senza dubbio narra questa parabola per incoraggiare i suoi discepoli ed insegnar loro che, quand`anche la maggior parte di coloro che riceveranno la parola divina si perdesse, non devono per questo avvilirsi.

La stessa cosa accadde anche al Signore; ma egli, pur prevedendo chiaramente ciò che sarebbe sucesso, non per questo rinunziò a seminare.

Ma come è concepibile - mi direte voi - che si semini sugli spini, sul terreno roccioso e lungo la via? Vi rispondo che la cosa sarebbe assurda, se si trattasse della seminagione terrena che si fa in questo mondo: è invece assai lodevole il fatto, dato che si tratta delle anime e della dottrina divina.

Verrebbe certamente ripreso il contadino che disperdesse in questo modo la semente. Il terreno roccioso non può infatti divenire terra buona, né la via può cambiare, e gli spini restano sempre tali. Ma non è cosí nell`ordine spirituale. Le pietre possono mutarsi e diventare terra fertile, la via piú battuta può non esser piú calpestata e aperta a tutti i passanti, ma divenire campo produttivo, e anche le spine possono sparire per lasciar crescere e fruttificare in tutta libertà il grano seminato. Se questi cambiamenti fossero stati impossibili, il Signore non avrebbe seminato. E se in tutti non è avvenuta tale trasformazione, la colpa non è del seminatore, ma di coloro che non hanno voluto cambiar vita. Il seminatore ha compiuto quanto dipendeva da lui; ma se gli uomini non hanno corrisposto alla sua opera, non è responsabile il seminatore che ha testimoniato un cosí grande amore per gli uomini.

Notate ora, vi prego, che la via della perdizione non è una sola, ma varie e ben differenti e lontane l`una dall`altra. E` chiaro che le anime paragonate alla "via" sono i negligenti, i tiepidi, i trascurati. Coloro invece che sono rafiigurati nel "terreno roccioso" sono semplicemente i deboli. Dichiara infatti Cristo: "Il seme caduto in suolo roccioso raffigura colui che, udita la parola, subito la riceve con gioia; non avendo però radice in se stesso ed essendo incostante, venuta una qualsiasi tribolazione o persecuzione a cagione della parola, subito ne prende scandalo (Mt 13,20-21).

E ancor prima dice: Quando uno ode la parola della verità ma non la intende, viene il maligno e rapisce dal suo cuore ciò che è stato seminato. Costui è simboleggiato nel seme caduto lungo la via" (Mt 13,19). Non è però la stessa cosa trascurare e lasciar perdere l`insegnamento divino, quando nessuno ci molesta o ci perseguita e quando invece ci sovrastano prove e tentazioni; e ancor meno degni di perdono di questi sono coloro che vengono raffigurati nelle "spine".

Se vogliamo dunque evitare che qualcosa di simile ci capiti, ricopriamo le parole di Dio con il fervore della nostra anima e con il ricordo incessante della nostra memoria. Se il diavolo si sforza di rapircelo, dipende da noi rendere vani i suoi sforzi. Se il seme si secca, ciò non accade per eccesso di calore - Gesú non dice che è il caldo a produrre questo effetto, ma il fatto di non aver radice. Se poi la parola divina viene soffocata, non è per colpa delle spine, ma piuttosto di coloro che le hanno lasciate crescere.

E` possibile infatti, solo che tu voglia, impedire la crescita di questi cattivi germogli e usare, come è giusto e utile, delle ricchezze. Ecco perché il Signore non parla semplicemente del "mondo", ma delle "preoccupazioni di questo mondo" e non accusa genericamente la ricchezza, ma denunzia "la seduzione delle ricchezze". Non accusiamo dunque le cose in sé stesse, ma la nostra corrotta intenzione, la nostra cattiva volontà.

(Giovanni Crisostomo, In Matth. 44, 3 s .)

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