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Come infatti costui brucia a causa della malattia che lo affligge, anche noi, come soffocati dal fuoco, non riusciamo mai a dire: « basta » alle passioni e lasciamo che l'ira e l'avarizia prendano sempre di più il sopravvento su di noi. Perciò mi vergogno e mi stupisco quando vedo tra i pagani molti che disprezzano la ricchezza, mentre noi impazziamo tutti per andarne in cerca. Se poi vediamo alcuni tra voi che non danno importanza al denaro, anche quelli sono preda di altri vizi, dell'ira e dell'invidia: ed è oltremodo difficile trovare la vera saggezza. Questo però dipende dal fatto che non ci sforziamo di prendere dalle sacre Scritture le medicine adatte al caso nostro e non ascoltiamo la loro lettura con compunzione, con dolore e con effusione di lacrime, ma con noncuranza, e lo facciamo soltanto quando non sappiamo come passare il tempo. Perciò, siccome le faccende terrene hanno fatto irruzione su di noi come un'ondata di piena, ci hanno sommerso e hanno distrutto tutto il profitto spirituale che avevamo raggiunto. Se qualcuno, ferito, versa il medicamento sulla piaga, ma poi non la fascia accuratamente, lasciando che il farmaco vada perduto ed esponendolo all'acqua, alla polvere, al caldo e ad innumerevoli altri fattori che possono produrre infezione, non otterrà alcun vantaggio; e non l'otterrà, non perché il medicamento è inefficace, ma a causa dell'incuria del malato. Qualcosa di simile accade di solito anche a noi, che prestiamo attenzione alla parola divina per un tempo troppo breve, mentre dedichiamo tutto il nostro tempo alle faccende terrene. Il seme di quella parola resta cosi soffocato e non potrà dar frutto. Perché ciò non accada, guardiamo un po' più in alto, alziamo i nostri occhi al cielo e poi abbassiamoli sui sepolcri e sulle tombe di tutti quelli che vissero prima di noi. La stessa fine e lo stesso inellutabile destino di andarcene da questo mondo attende anche noi, e spesso ancor prima che sia venuta la sera. Prepariamoci dunque a questa partenza: abbiamo bisogno di molte provviste per il viaggio. Là dove andiamo fa molto caldo, la canicola imperversa e la solitudine è grande. Non ci sarà più consentito allora di frequentare le osterie e le taverne, né di andare a far la spesa al mercato, ma dovremo portarci tutto di qui. Ascolta quello che dicono le vergini: «Andate dai venditori»23; ma quelle altre, benché fossero andate in cerca di essi, non ne trovarono alcuno. Ascolta quello che dice Abramo: « Tra noi e voi è stata posta una grande voragine »24. Ascolta quello che dice Ezechiele aproposito di quel giorno: « Noè, Giobbe e Daniele non libereranno i loro figli »25. Ma voglia il cielo che non dobbiamo udire anche noi parole come queste e che invece, dopo aver preso con noi provviste bastevoli al nostro viaggio verso la vita eterna, possiamo finalmente vedere il nostro Signore Gesù Cristo, al quale, insieme con il Padre e con lo Spirito Santo, sia gloria, regno e onore, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Cosi sia.
23 Mt. 25, 9. 24 Lc. 16, 26. 25 Ez. 14, 14. __________________________________________________
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Discorso ottantacinquesimo
Allora Pilato lo consegnò ad essi perché fosse crocifisso. Presero dunque Gesù e lo condussero via. Ed egli, portandosi la croce, usci verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Golgota, dove lo crocifissero 1.
1. - La prospera sorte può facilmente abbattere e rovinare chi non presta la dovuta attenzione ai precetti divini. Cosi i giudei, che da principio godevano del favore di Dio, cercarono poi di seguire i costumi e gli usi vigenti tra i pagani e nel deserto, mentre ricevevano la manna, si ricordavano con rimpianto delle cipolle. Nello stesso modo in questa occasione, ricusando e disconoscendo il regno del Cristo, acclamarono il regno di Cesare. Pilato dunque aveva proposto ad essi un re, senza tener conto del loro parere. Avendoli però sentiti parlare così, consegnò nelle loro mani Gesù, perché lo crocifiggessero: risoluzione quanto mai ingiusta. Egli avrebbe dovuto svolgere un'inchiesta per accertarsi se veramente Gesù aspirava al regno; ma, spinto soltanto dalla paura, emise proprio la sentenza che già il Cristo aveva ammonito di non emettere, con le parole: « Il mio regno non è di questo mondo ». Pilato, però, tutto preso dagli interessi terreni, non volle saperne di cose che avevano attinenza con la filosofia. Eppure il sogno fatto da sua moglie avrebbe dovuto spaventarlo. Finì cosi col non essere migliore di nessuno dei giudei: non rivolse i suoi pensieri al cielo, ma consegnò Gesù a costoro. E lo misero in croce, come se fosse già stato condannato. Detestavano quel legno, tanto che non volevano neppure toccarlo. Tutto questo si era già verificato nell'allegoria: Isacco infatti portò la legna. 1 Gv. 19, 16-18.
Ma allora venne messa soltanto alla prova la volontà di suo padre (si trattava infatti di una prefigurazione); ora invece il sacrificio si compie interamente, perché si tratta della realtà. « E usci verso il luogo del Cranio ». Alcuni sostengono che in quel luogo morì Adamo e ivi sono sepolte le sue ossa e che Gesù, proprio nel luogo dove aveva regnato la morte, aveva eretto il suo trofeo. Egli portava infatti la croce come un trofeo guadagnato nella lotta contro la tirannia della morte; e, come i vincitori, portava sulle spalle il simbolo della vittoria.
Che importa se i giudei hanno predisposto tutto questo con una ben diversa intenzione? Essi lo crocifiggono insieme ai ladroni, adempiendo, loro malgrado, la profezia. Tutto ciò che essi facevano per ingiuriarlo, serviva alla causa della verità: da ciò puoi capire quanto grande è la sua potenza. Anche questo un tempo il profeta aveva predetto, con le parole: « E' stato annoverato tra i malfattori »2. Il demonio volle oscurare la grandezza del suo /gesto, ma non vi riuscì. I crocifissi furono tre, ma solo Gesù risplendette di fulgida luce, in modo che si sapesse che la sua potenza compì ogni cosa. Difatti, dopo che tutti e tre furono crocifissi, si compirono prodigi, tuttavia nessuno li attribuì ad altri se non a Gesù: tanto deboli erano le insidiose macchinazioni del diavolo, che si ritorsero tutte sul suo capo. Uno dei ladroni ottenne infatti la salvezza. Non solo dunque non portò pregiudizio alla gloria del Crocifìsso3, ma l'accrebbe non poco; non era cosa meno mirabile infatti il convertire un brigante sulla croce e condurlo in paradiso, che scuotere le pietre.
Pilato fece scrivere anche un cartello4: sia per prendersi la rivincita sui giudei, come per far risaltare l'innocenza del Cristo. Siccome costoro glielo avevano consegnato come un malfattore e per farlo apparire tale lo avevano messo insieme a dei briganti, Pilato, perché poi nessuno potesse accusarlo di aver condannato Gesù come un criminale e un peccatore, chiude la loro bocca e quella di tutti coloro che vorrebbero accusarlo; e per dimostrare che essi si erano ribellati al loro re, fece mettere sul cartello quell'iscrizione, come si usa fare per i trofei.
2 Is. 53, 12. 3 Altrove si legge « toÙ stauroà » (della croce) invece di « toÙ stauroumenou » (del crocifisso). 4 Cf. Gv. 19, 19. __________________________________________________
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Parole tali che emettevano una voce sonora ed annunciavano la sua vittoria ed il suo regno, anche se non tutto il regno. E questo lo spiegò non in una lingua sola, ma in tre. Poiché c'era da aspettarsi che, in occasione della festa, molti stranieri si trovassero là, mescolati con i giudei, perché nessuno ignorasse l'apologia di Gesù contenuta in quell'iscrizione, notò d'infamia la pazzia furiosa dei giudei in tutte le lingue. Costoro infatti provavano astio ed invidia anche per il Crocifisso. Ma che cosa poteva farvi di male in quelle condizioni? Assolutamente niente. Ma se Gesù era mortale, se era un debole, e stava per emettere l'ultimo respiro, perché mai avete paura di un'iscrizione in cui si dice che lui è il re dei giudei? E che dicono costoro? « Scrivi che lui aveva detto questo »5. « Si tratta infatti di una sentenza e di un verdetto; ma se vi verrà aggiunto: " Egli disse ", ciò verrà attribuito alla sua presunzione ed alla sua arroganza ». Pilato tuttavia non modificò quello che aveva scritto, ma si ostinò a lasciarlo cosi com'era. Non si trattava di un fatto trascurabile, ma di un fatto che era stato disposto in vista di uno scopo importante. Siccome il legno della croce sarebbe stato divelto dal luogo dov'era stato piantato e nessuno avrebbe osato staccare quel cartello, sia per la paura che si aveva di avvicinarsi a quel luogo, sia perché i fedeli erano occupati in altre cose importanti e molto urgenti; e tuttavia in un'epoca successiva sarebbero state fatte delle ricerche, era opportuno che si trovassero tutte e tre le croci insieme, perché si potesse riconoscere qual era la croce del Signore. Questa venne dunque riconosciuta da tutti chiaramente, anzitutto perché si trovava in mezzo alle altre due, ed in secondo luogo perché recava quell'iscrizione; le croci dei ladroni infatti non avevano alcun cartello.
I soldati poi si divisero tra di loro i suoi vestiti, ma non la tunica. Non vedi come, anche in questo caso, le profezie si avverano interamente per mezzo delle loro azioni perverse? Anche questo fatto era stato un tempo predetto. Tre erano i crocifissi, ma soltanto in lui la profezia si avverava. Perché i soldati non fecero così anche per gli altri, ma solo per Gesù? Vorrei che tu notassi la precisione della profezia. Il profeta non dice soltanto che alcuni dei vestiti vennero spartiti, ma anche che altri non vennero spartiti; difatti i soldati si divisero tra loro tutti gli altri vestiti, meno la tunica, ma tirarono a sorte a chi sarebbe spettata.
5 Gv. 19, 21. __________________________________________________
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L'Evangelista non riporta certo a caso la notizia che essa era tessuta per intero dacima a fondo6: alcuni sostengono che queste parole hanno un significato allegorico, in quanto il Crocifisso non era semplicemente un uomo, ma fin dall'eternità possedeva la Divinità.
2. - Altri invece dicono che l'Evangelista descrive quel particolare tipo di vestito. Siccome in Palestina si confezionavano i vestiti cucendo insieme due panni, Giovanni, per indicare che si trattava di una tunica, dice: « Tessuta per intero da cima a fondo ». A me sembra che con ciò voglia alludere anche alla povertà dei vestiti di Gesù, dato che, come in ogni altra cosa, egli volle apparire povero e misero anche negli abiti che indossava. Furono appunto i soldati a fare questo7.
Il Crocifisso poi raccomanda sua madre al discepolo, per insegnarci che fino all'ultimo respiro dobbiamo avere grande cura dei nostri genitori. Quando dunque sua madre gli si avvicinò in un momento poco opportuno, egli disse: « Che c'è tra me e te, o donna? »8, ed anche: « Chi è mia madre? »9. Qui invece manifesta un grande affetto verso di lei, raccomandandole il discepolo prediletto. Di nuovo Giovanni tace il proprio nome per modestia: se avesse voluto procurarsi gloria, avrebbe detto anche il motivo per cui Gesù lo prediligeva, motivo che, verosimilmente, sarebbe apparso grande e mirabile. Perché non dice niente altro a Giovanni e non lo consola nella sua tristezza? Perché non era allora il momento della consolazione. Del resto, non era cosa da nulla il fatto che egli fosse ritenuto degno di tanto onore e ricevesse il premio della sua perseveranza. Ma osserva un po' come Gesù crocifisso compia ogni cosa senza turbarsi: parla al discepolo della propria madre, adempie le profezie, suscita la buona speranza nel cuore del brigante; anche se prima di essere inchiodato alla croce era stato visto sudare, provare i dolori dell'agonia e la paura. Che significa tutto ciò? Non vi sono dubbi né incertezze in proposito.
6 Gv. 19, 23. 7 Gv. 19, 24. 8 Gv. 2, 4. 9 Mt. 12, 48. __________________________________________________
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In quell'occasione era stata dimostrata la debolezza della sua natura umana, in quest'altra circostanza appare tutta la sua potenza. Inoltre, comportandosi in questi due modi, ci esorta a non sottrarci alla sofferenza, anche se proviamo turbamento prima che essa ci affligga, ed a considerare facile e sopportabile ogni cosa, una volta che siamo venuti a trovarci in mezzo al combattimento. Non abbiamo dunque paura della morte: certo l'amore per la vita è insito nella nostra natura, ma è in nostra facoltà, sia di allentare quel legame, rendendo meno intenso il desiderio di vivere, sia di stringerlo ancora di più, intensificandolo. Come noi proviamo il desiderio dell'amplesso carnale, ma, se siamo saggi, riusciamo a sottrarci alla sua tirannia, altrettanto accade nei confronti del desiderio di vivere. Come Dio ha associato alla procreazione della prole l'attrattiva reciproca tra i due sessi, perché ha stabilito la continuazione e la propagazione della razza umana, senza tuttavia impedire che noi seguiamo la via più perfetta della continenza, così ci ha istillato l'amore per la vita, vietandoci di darci da noi stessi la morte, senza vietarci però di disprezzare questa vita terrena. Conoscendo questi decreti divini, dobbiamo comportarci con prudenza e moderazione: né correre volontariamente alla morte, anche quando uno si trova oppresso da innumerevoli mali, né, allorché siamo costretti ad affrontarla per ragioni gradite a Dio, dimostrare paura e tirarci indietro, ma andarvi incontro fiduciosi, anteponendo la vita futura a quella presente. Le donne stavano presso la croce10. Il sesso più debole si rivelò allora il più forte, fino a tal punto in quel momento tutto veniva sovvertito. Ma egli, raccomandando la madre, dice: « Ecco il figlio tuo »11. Quanto onore, davvero, viene concesso al discepolo! Siccome lui ormai stava per andarsene, l'affida alle cure del discepolo. Poiché c'era da aspettarsi che essa, come madre, fosse addolorata e cercasse protezione, opportunamente egli l'affida al discepolo con queste parole: « Ecco la madre tua »12. Usava queste espressioni, per unirli nel reciproco affetto: e il discepolo, comprendendo ciò, l'accolse in casa sua. Ma perché il Cristo non fece menzione di nessun'altra donna, benché anche altre si trovassero presso la croce?
10 Gv. 19, 25. 11 Gv. 19, 26. 11 Gv. 19, 27. __________________________________________________
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Per insegnarci che alle madri va attribuita più importanza che ad ogni altra persona. Come non dobbiamo neanche riconoscere i nostri genitori, quando ci impediscono di dedicarci alle cose spirituali, cosi, quando non ce lo impediscono, dobbiamo assisterli in ogni loro necessità e dobbiamo anteporli a qualsiasi altro, perché ci hanno generati, ci hanno educati ed hanno sostenuto per noi innumerevoli sacrifici. Ecco che qui il Cristo condanna la sfrontatezza di Marcione 13. Se non fosse nato secondo la carne, e se non avesse una madre, perché dimostrerebbe tanta cura per essa sola? Dopo questo fatto Gesù, sapendo che ormai tutto era finito...14, cioè: che niente mancava all'attuazione del piano della salvezza. Egli si era dato sempre da fare per dimostrare che si trattava di una morte nuova; cioè, che ogni cosa era posta nella facoltà di colui che moriva e la morte non poteva entrare nel suo corpo, prima che lui stesso lo volesse: in quel momento però lo voleva, perché aveva già compiuto ogni cosa. Per questo aveva detto: « Ho il potere di dare la mia vita e ho il potere di riprenderla di nuovo »15. Sapendo dunque che ogni cosa è compiuta, dice: « Ho sete ». Ecco che realizza ancora una volta una profezia. Osserva l'animo degli scellerati che gli stanno intorno. Anche se abbiamo innumerevoli nemici e abbiamo sofferto da loro molestie e offese intollerabili, quando ci accadesse di vederli uccisi, non tratteniamo le lacrime. Costoro invece non provarono alcuna commozione nel vedere lo scempio che si faceva di lui, e non divennero più miti. Si mostrarono, se mai, più feroci, dandosi a schernirlo con maggiore acredine, tanto da offrirgli una spugna imbevuta d'aceto; così gli diedero da bere nel modo in cui si dà da bere ai condannati: la spugna gli venne offerta, come si usava per costoro, per mezzo di una canna di issopo. Quando lo ebbe preso, disse: « E' compiuto »16. Vedi come, senza provare alcun turbamento, si comporta come chi possiede grande autorità? E ciò appare anche dalle parole che seguono. Essendo ormai tutto compiuto, chinato il capo (che non era statoinchiodato alla croce), rese lo spirito, cioè, spirò. Eppure ordinariamente un moribondo non emette l'ultimo respiro dopo aver chinato il capo: qui invece accade il contrario.
13 Marcione diceva che il Cristo non era nato da Maria. 14 Gv. 19, 28. 15 Gv. 10, 18. 16 Gv. 19, 30. __________________________________________________
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Non chinò il capo dopo essere spirato, come accade di solito a noi, ma spirò dopo averlo chinato. Narrando tutti questi fatti, l'Evangelista dimostra a tutti che egli è il Signore dell'universo. 3. - Ma i giudei, che ingoiavano un cammello e col filtro toglievano via il moscerino 17, giunti al punto di commettere un simile delitto, si consultano tra loro sul giorno: Essendo la Parasceve, perché i corpi non rimanessero sulla croce, chiesero a Pilato che si spezzassero loro le gambe 18.
Non vedi quanto è forte la verità? Mentre essi attuano ciò che stava loro a cuore, fanno sì che si avveri la profezia. Si realizza adesso anche un'altra predizione. Vennero infatti i soldati e spezzarono le gambe agli altri due crocifissi 19, ma non fecero altrettanto al Cristo. Essi però, per fare cosa gradita ai giudei, gli squarciarono con la lancia il costato, oltraggiando il suo corpo ormai privo di vita. Quanto è scellerata e detestabile questa azione! Ma non turbarti, non abbatterti nell'animo, o diletto. Anche quello che essi facevano con cattiva intenzione, serviva alla causa della verità. C'era infatti una profezia che diceva: « Guarderanno a colui che hanno trafitto »20. E non accadde soltanto questo; ma anche per quelli che si sarebbero mostrati riluttanti a credere, questo gesto delittuoso si sarebbe trasformato in una prova, come fu per Tommaso e per altri che si comportarono come lui. Inoltre si compiva anche un mistero ineffabile. Infatti « ne usci sangue ed acqua ». Non fu senza ragione né casualmente che scaturirono queste due fonti, ma perché la Chiesa è fondata su entrambe queste fonti. Lo sanno bene gli iniziati che, per mezzo dell'acqua, vengono rigenerati e si nutrono con il sangue e con la carne. E' di qui che prendono origine i misteri: perciò, quando ti accosti a quel calice tremendo, avvicinati ad esso come se tu dovessi bere da questo costato.
Chi ha visto l'ha testimoniato, e la sua testimonianza è vera21. Cioè: « Non l'ho sentito dire da altri, ma l'ho visto coi miei propri occhi, perché mi trovavo presente, e la mia testimonianza è vera ».
17 Cf. Mt. 23, 24. 18 Gv. 19, 31. 19 Cf. Gv. 19, 32. 20 Gv. 19, 37. 21 Gv. 19, 35. __________________________________________________
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Ha ben ragione di parlare così. Egli descrive gli oltraggi e i vituperi, cose quindi tutt'altro che grandi e mirabili, tali da non far nascere alcun sospetto sulla sua veridicità; ma per ridurre al silenzio gli eretici, preannunciando i futuri misteri e avendo presente il tesoro che in essi è racchiuso, ci espone minutamente i fatti avvenuti. Si compì dunque quella profezia: « Non gli sarà spezzato alcun osso »22. Anche se queste parole vennero pronunciate a proposito dell'agnello dei giudei, la realtà però venne preceduta da una prefigurazione che doveva trovare appunto in questo episodio il suo pieno compimento. Per questo l'Evangelista citò la profezia: siccome, presentando in ogni occasione soltanto se stesso come testimone, non sarebbe apparso sufficientemente degno di fede, adduce come testimone Mosè, per far capire che tutti questi eventi non si verificarono per caso, ma già da un pezzo erano stati preannunciati dalle sacre Scritture. Da Mosè infatti è stato scritto: « Le sue ossa non saranno spezzate »23. Poi di nuovo lui stesso fornisce una conferma alle parole del profeta. « Ho detto questo — precisa — perché apprendiate che grandissima è l'affinità tra l'immagine e la verità ». Non vedi quanta cura ha posto nel persuaderci che sono realmente accaduti fatti che appaiono ignominiosi e infamanti? Il fatto che il suo corpo venisse oltraggiato da un soldato, era ancor più grave della stessa crocifissione. « Tuttavia vi ho parlato anche di questo — aggiunge — e ho descritto diligentemente tutti i particolari, perché anche voi crediate »24. Nessuno perciò si rifiuti di credergli e non rechi danno ai nostri per una falsa vergogna. Poiché anche i fatti che appaiono i più infamanti, sono in realtà quelli che, tra tutti i nostri beni spirituali, meritano maggiormente la nostra stima e la nostra venerazione. Dopo questi fatti, essendo venuto Giuseppe d'Arimatea, che era discepolo...25: egli non era uno dei dodici, ma forse uno dei settanta. Ritenendo che ormai, dopo la crocifissione, si fosse placata la collera dei giudei, i discepoli si avvicinarono senza paura, occupandosi del funerale.
22 Gv. 19, 36. 23 Es. 12, 46; Num. 9, 12. 24 Gv. 19, 35. 25 Gv. 19, 38. __________________________________________________
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Venuto dunque costui, chiede la grazia a Pilato, e questi la concede. Perché mai non avrebbe dovuto farlo? Allora anche Nicodemo venne in aiuto di Giuseppe: e danno a Gesù una dignitosa sepoltura. Lo ritenevano infatti ancora un semplice uomo. E portano gli aromi più adatti a conservare a lungo il corpo, perché non si corrompa troppo presto: cosa che indica che essi non avevano del Cristo un concetto molto alto: gli dimostravano però in tal modo il loro grande affetto. Ma perché non venne nessuno dei dodici, non Giovanni, non Pietro e nemmeno qualche altro tra i più illustri? L'Evangelista ne lascia intravedere anche il motivo. Se si avanzasse infatti l'ipotesi che quelli erano assenti per timore dei giudei, sta di fatto che anche questi altri avevano paura: tanto che Giuseppe « se ne stava nascosto per paura dei giudei ». E non si dica che egli fece tutto ciò perché sprezzava il pericolo, dato che anche lui ne aveva paura; Giovanni invece, che aveva assistito alla sua agonia e lo aveva visto spirare, non fece niente di questo genere. Che dovremo dunque dire? Io ritengo che Giuseppe fosse uno degli uomini più illustri, come risulta chiaro dal fatto che si accollò le spese del funerale e che era conosciuto da Pilato: proprio per questo ottenne tale grazia. E poi seppellisce il corpo di Gesù, non come quello di un condannato, ma nel modo in cui i giudei usavano seppellire un uomo grande e illustre.
4. - Ma siccome il tempo stringeva (Gesù era morto infatti all'ora nona; poi, essendosi essi recati da Pilato e avendo portato via il corpo, è probabile che fosse ormai per scoccare l'ora vespertina, dopo la quale non era più lecito esercitare qualsiasi lavoro), lo depongono nella tomba vicina. Era stabilito però che egli venisse sepolto in un sepolcro nuovo, nel quale, cioè, non fosse mai stato precedentemente sepolto nessun altro, perché non si credesse che era risuscitato un altro sepolto insieme con lui; e perché i discepoli potessero facilmente venire là e rendersi conto coi propri occhi dell'accaduto, trattandosi di un luogo vicino; e perché potessero essere testimoni della risurrezione non soltanto loro ma anche i nemici di Gesù. Il fatto che sul sepolcro fossero stati apposti i sigilli e fossero stati messi dei soldati dinanzi ad esso per sorvegliarlo, era una testimonianza certa dell'avvenuta sepoltura: il Cristo infatti ebbe cura che essa fosse al di sopra di ogni dubbio non meno che la sua risurrezione. Per questo i discepoli si sforzano con ogni mezzo di dimostrare che egli morì effettivamente. Tutto il tempo che sarebbe seguito, avrebbe confermato infatti la sua risurrezione: ma se la sua morte fosse stata oscura e non fosse stata manifesta a tutti, avrebbe privato la risurrezione della sua ragion d'essere. Ma non soltanto per questi motivi venne sepolto in un luogo vicino, ma perché fossero smentite le voci secondo cui il suo corpo sarebbe stato sottratto furtivamente.
Il primo giorno della settimana (cioè la domenica) Maria di Magdala viene, dibuon'ora, e vede che la pietra era tolta dal sepolcro26. Egli infatti era risorto, nonostante la pietra ed i sigilli posti sulla tomba. Ma siccome era necessario che anche gli altri venissero a conoscenza del fatto, viene aperto il sepolcro, e così si ha una conferma di quello che era accaduto. Tutto ciò commosse profondamente anche Maria. Colei che amava tanto il Maestro, non appena trascorso il sabato, non indugiò un solo istante, ma sul far dell'alba si recò là, per ricevere qualche consolazione dal luogo. E com'ebbe veduto che vi era stata tolta la pietra, non entrò, non guardò nemmeno nell'interno; ma corse dai discepoli, struggendosi dal desiderio. Le stava a cuore soprattutto di aver notizie su ciò che era successo al corpo. La sua corsa lasciava intravedere quest'ansia e le sue parole la manifestavano chiaramente. « Hanno portato via il mio Signore, e non so dove l'hanno posto »21. Non vedi come non sapeva ancora niente di preciso sulla risurrezione, ma credeva che il corpo fosse stato trasferito in un altro posto, e come annuncia tutto senza finzione ai discepoli? L'Evangelista non privò la donna della gloria che le spettava, né considerò disdicevole per lei l'essersi recata di notte al sepolcro ed avere, per prima, informati i discepoli dell'accaduto: così rifulge ancora una volta la sua sincerità. Appena fu arrivata ed ebbe riferito questi fatti, i discepoli, udito ciò, si recano di corsa al sepolcro, e vedono le bende abbandonate sul suolo e il sudario messo da una parte, dimostrazione questa dell'avvenuta risurrezione.
E' chiaro infatti che, se qualcuno avesse trasportato altrove il corpo, non lo avrebbe prima spogliato delle sue bende; cosi come, se qualcuno lo avesse rubato, non si sarebbe preoccupato di togliere il sudario, di piegarlo e di metterlo da una parte28, ma avrebbe portato via il corpo cosi come si trovava.
26 Gv. 20, 1. 27 Gv. 20, 2. 28 Cf. Gv. 20, 7. __________________________________________________
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Per questo Giovanni ha detto precedentemente che Gesù venne messo nel sepolcro dopo essere stato cosparso abbondantemente di mirra, unguento che fa aderire le bende al corpo non meno di quanto potrebbe fare il piombo; cosicché, quando tu senti dire che il sudario viene trovato piegato in disparte, non dare retta a quelli che sostengono che il corpo sia stato sottratto furtivamente. D'altra parte, il ladro non sarebbe stato cosi sciocco da preoccuparsi tanto di una cosa del tutto superflua. Per quale ragione avrebbe abbandonato il sudario e le bende? Come avrebbe potuto nascondersi se avesse fatto ciò? Non si sarebbe potuto trattenere troppo a lungo in quell'operazione e, se avesse tardato, sarebbe stato colto sul fatto. Perché dunque le bende vennero trovate da una parte, ed il sudario da un'altra parte piegato? Perché tu apprenda che tutto questo è avvenuto senza fretta e senza precipitazione, cosicché vi fu il tempo di mettere da una parte le prime e dall'altra parte, piegato, quest'altro; tutto ciò avvenne dunque perché credessero nella risurrezione. Perciò Cristo appare ad essi dopo che hanno costatato coi loro propri occhi ciò che è avvenuto.
Osserva come l'Evangelista sia alieno dal dare importanza a se stesso, e come invece accuratamente descrive l'indagine condotta da Pietro. Infatti, pur essendo giunto prima di lui, pur avendo visto per primo le bende poste da una parte, non indagò oltre, ma si allontanò di là; quell'altro invece, dopo essere entrato pieno di fervore, ispezionò tutto diligentemente, notò ogni particolare e infine richiamò indietro Giovanni perché costatasse anche lui coi propri occhi l'accaduto. Entrato nel sepolcro dopo di questo, vide le bende e il sudario posti sul pavimento e spartiti. Il fatto che i lini si trovassero cosi divisi e da una parte fossero state collocate le bende e da un'altra parte il sudario piegato, denotava l'intervento di qualcuno molto diligente e ordinato che non aveva niente che lo turbasse.
5. - Ma tu, sapendo che il Signore è risuscitato nudo, rinuncia a fare spese pazze per i funerali. Che senso hanno queste spese vane e superbe, che arrecano molto danno ai parenti in lacrime, e nessun vantaggio al defunto; anzi, se si vuole essere sinceri, portano anche a lui molto danno? Il lusso e la ricchezza ostentati in occasione della sepoltura furono spesso esca per i ladri che, spogliata la salma, l'abbandonarono nuda e insepolta. O gloria vana! Com'è grande la tirannia che dimostra anche nel lutto, e le sciocchezze che suggerisce!
Molti infatti, per evitare appunto che ciò accada, tagliano i lini in strisce sottili o li imbevono esageratamente di unguenti, affinchè, per una duplice ragione, i ladri non possano servirsene, e cosi lo sotterrano. Non son queste cose da pazzi furiosi, sia l'ostentare tanta ambizione, come il passare all'estremo opposto, cioè, alla mancanza di ogni senso di dignità?
« D'accordo — essi dicono — ma escogitiamo tutti questi espedienti perché il defunto possa starsene al sicuro ». Che dunque? se anche non lo deruberanno i ladri, non lo consumeranno forse i vermi e le tarme? Ma come? Se anche i vermi e le tarme lo risparmieranno, forse che il tempo e la putrefazione non lo ridurranno in polvere? Supponiamo infine che né i profanatori di tombe, né i vermi, né le tarme, né il tempo, né qualsiasi altra cosa mandino in rovina tutto quello che si trova nei sepolcri, ma che il corpo resti intatto sino alla risurrezione, e che tutti i lini si conservino come se fossero nuovi fiammanti: a che servirà tutto questo ai defunti, dal momento che il loro corpo risusciterà nudo, e tutto il resto rimarrà nel sepolcro, e non ci sarà di nessun giovamento quando dovremo rendere conto del nostro operato?
« Perché allora — tu mi chiederai — per il Cristo è stato usato questo trattamento? ». Non confondere le cose divine con quelle umane: anche quella donna pubblica infatti profuse l'unguento profumato sui piedi santi. Se dobbiamo parlare di questo, diciamo anzitutto che questo trattamento venne fatto al suo corpo da persone che ancora non sapevano della sua risurrezione: per questo l'Evangelista precisa che avvenne « secondo l'usanza dei giudei ». Coloro che tributavano questi onori al Cristo non appartenevano ai dodici, e si trattava ad ogni modo di onori tutt'altro che grandi. Non così l'onoravano i dodici, ma affrontando per lui la morte, il martirio e i pericoli. Anche quello era un modo per tributargli onore, ma un modo molto inferiore a quest'altro. D'altra parte, come ho detto, ora stiamo parlando di uomini, mentre allora onori del genere erano resi al Signore. E perché tu comprenda che di tali onori Cristo non si curò affatto, ricorda quelle sue parole: « Mi avete visto affamato e mi avete dato da mangiare; assetato e mi avete dato da bere; nudo e mi avete vestito »29. Non disse mai: « Mi avete visto morto e mi avete seppellito ». Dico questo però non perché sia abolita l'usanza di seppellire i morti (lungi da me una simile idea!), ma perché vengano eliminati il lusso e l'inopportuna ostentazione dettata dall'ambizione.
« Ma queste — tu obietterai — sono manifestazioni a cui siamo indotti dall'affetto, dal dolore e dalla pietà che proviamo per il defunto ». Non si tratta affatto di pietà per il morto, ma di vanagloria. Se vuoi manifestare il tuo cordoglio per il defunto, ti indico un altro modo per farlo, e ti insegno in che modo puoi rivestirlo di abiti che risorgeranno con lui e lo renderanno splendido, abiti che né i vermi, né il tempo consumeranno e non verranno rubati dai ladri. Di che si tratta? Del vestito fatto di elemosine.
Esso risusciterà insieme a lui: le elemosine da lui fatte avranno impresso su di lui un segno indelebile. Risplenderanno di queste vesti coloro che allora udranno le parole: « Ero affamato e mi avete dato da mangiare ». Sono queste le cose che rendono illustri e famosi e che fanno trovare la sicurezza: quelle altre di cui abbiamo parlato un momento fa, altro non sono che la provvista delle tarme, il pasto dei vermi. Dico tutto questo, ripeto, non per vietarvi di celebrare le onoranze funebri, ma per proibirvi di commettere degli eccessi; in modo che il corpo del morto venga coperto e non venga sotterrato nudo. Se ai vivi si ordina di non avere più di una veste, a maggior ragione ciò vale per i morti. Il morto non ha certo bisogno della veste come ne ha bisogno il vivo.
Finché viviamo abbiamo bisogno di vestirci, sia per difenderci dal freddo, sia per ragioni di pudicizia; invece, una volta che siamo morti, non abbiamo bisogno di lenzuoli funebri per questi motivi, ma unicamente perché il nostro corpo non rimanga esposto nudo agli occhi di tutti; e in mancanza di lenzuoli funebri, possiamo venir coperti benissimo dalla sola terra, che ha molta affinità naturale con la sostanza di cui è composto il nostro corpo. Ebbene, se non si deve ricercare il superfluo dove già tante sono le cose necessarie, a maggior ragione è inopportuna l'ambizione, là dove le necessità sono poche.
29 Mt. 25, 35-36. __________________________________________________
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6. - « Ma quelli che vedranno, rideranno », mi dirai. Non è il caso che tu ti preoccupi di chi ride di te, dato che costui dimostra soltanto la sua follia. Saranno, invece, molto più numerosi quelli che ci ammireranno, e che loderanno la nostra saggezza. Non di queste cose c'è ragione di ridere, ma di quello che noi facciamo quando, piangendo e lacrimando, sotterriamo quasi noi stessi insieme con i morti. Questo modo di agire merita riso e insieme castigo. Mostrarci saggi in queste manifestazioni di cordoglio e serbare la misura nel vestire i defunti ci fa guadagnare corone e lodi; e tutti ci applaudiranno e ammireranno la potenza del Cristo e diranno: « E' davvero grande la potenza del Crocifisso! Ha convinto i moribondi che la morte non è morte, infatti questi non si comportano come dei moribondi, ma come persone che vengono trasferite ad una vita migliore. Egli infatti ci ha convinto che questo effimero corpo terreno deve essere rivestito di incorruttibilità, infinitamente più preziosa delle vesti di seta e d'oro. Perciò non mettono tanta cura nei funerali, ma ritengono che la più splendida delle onoranze funebri sia una vita ottima ». Questo diranno nel vederci comportare con tanta saggezza; se invece ci vedranno andare in giro affranti, portando con noi gruppi di donne pagate per piangere, ci scherniranno, ci prenderanno in giro, diranno un gran male di noi, biasimando il nostro inutile spreco. Ci sentiremo accusare da tutti per questo, e con ragione. Qaule giustificazione potremo infatti invocare se, mentre adorniamo un cadavere che sarà preda della corruzione e dei vermi, disprezziamo Cristo che ha sete, che va in giro nudo, che va in cerca di chi lo ospiti in casa sua? Poniamo dunque fine a queste inutili preoccupazioni, seppelliamo i morti in modo conveniente per noi e per loro, a gloria di Dio. Doniamo loro molto suffragio: mandiamo loro delle ottime provviste per il viaggio che devono compiere. Infatti, se la memoria dei defunti illustri giova ai viventi (sta scritto: «Proteggerò questa città per me e per Davide servo mio»30), a maggior ragione l'elemosina sortirà un simile effetto. Questa, dico, certamente questa risuscitò i morti, quando le vedove si fecero intorno a Pietro per mostrargli ciò che la loro compagna Dorcade aveva fatto per loro31.
30 2 Re, 19, 34. 31 Cf. Atti, 9, 36. __________________________________________________
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Quando qualcuno è prossimo a morire, il suo parente più prossimo prepari il funerale e convinca il moribondo a lasciare qualcosa ai poveri. Lo faccia partire dal mondo con questo vestito: lo convinca anche a designare come suo erede il Cristo. Se infatti i re, quando designano i loro eredi, lasciano una parte dell'eredità in usufrutto ai parenti, chi nomina il Cristo erede insieme con i suoi figli, pensa un po' quanta benevolenza attirerà su di sé e sui suoi. Ecco un funerale davvero bello, che arreca vantaggi ai superstiti e al defunto. Se avremo di questi funerali, saremo splendidi al momento della risurrezione: se invece ci preoccuperemo troppo del corpo, trascurando l'anima, allora subiremo gravi supplizi e ci attireremo il riso di tutti. Non è poca vergogna andarsene da questo mondo privi di virtù: un corpo lasciato insepolto e abbandonato non appare tanto disonorato come un'anima priva di virtù. Rivestiamoci di questa e restiamone sempre vestiti; l'abbiamo trascurata durante la nostra vita, almeno in punto di morte ravvediamoci e preoccupiamoci che i nostri familiari ci aiutino con le elemosine, quando ce ne saremo andati da questo mondo. Così, aiutandoci a vicenda, ci guadagneremo molta fiducia presso Dio, per grazia e bontà del nostro Signore Gesù Cristo, cui sia gloria insieme con il Padre e lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Così sia. __________________________________________________
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Discorso ottantaseesimo
Quindi i discepoli ritornarono a casa loro. Maria invece se ne stava presso il sepolcro, fuori, singhiozzando 1
1. - Il sesso femminile è più incline alla misericordia. Dico questo perché tu non ti stupisca per il fatto che Maria piange amaramente presso il sepolcro, mentre Pietro non fa altrettanto; dice infatti l'Evangelista: « I discepoli ritornarono a casa loro. Quella se ne, stava là, singhiozzando ». La sua natura era debole, ed ella non sapeva ancora chiaramente nulla della imminente risurrezione; gli altri due, invece, dopo aver visto i lini, ritornarono a casa loro emozionati e convinti che Gesù era risorto. E perché non andarono subito in Galilea, come era stato loro ordinato prima della passione? Forse perché aspettavano gli altri. Ad ogni modo erano ancora molto perplessi. Questi dunque se ne andarono, mentre Maria restò là. Come ho già detto, ella provava molta consolazione anche nel vedere il sepolcro. Non ti sembra di vederla, mentre cerca conforto, chinandosi a guardare il luogo ove giaceva il corpo di Gesù? Ecco perché ricevette un non piccolo premio alla sua diligenza.
La donna vide per prima quello che i discepoli non videro: gli angeli seduti, uno a capo e l'altro ai piedi del sepolcro, con candide vesti; anche i loro abiti conferivano all'apparizione una nota di letizia e di gioia. Siccome la mente della donna non era così perspicace da poter trarre dalla vista delle bende una prova dell'avvenuta risurrezione, accadde qualcosa di straordinario: vide gli angeli seduti e vestiti a festa, in modo che ella si sentisse confortata e consolata da tale apparizione. Essi però non le dicono niente sulla risurrezione, ma a poco a poco la portano a credere tale verità. Ella guardò quelle figure gioiose e inconsuete.
1 Gv. 20, 10-11. __________________________________________________
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Vide gli abiti luminosi, ascoltò la loro voce che la consolava. Che diceva questa voce? « Donna, perché piangi? »2. Con queste parole, come si fosse aperta una porta, pian piano veniva condotta a comprendere la risurrezione. Ella era indotta a rivolger loro delle domande anche dal modo come stavano là seduti: avevano l'aria, infatti, di essere al corrente dell'accaduto. Non stavano seduti l'uno accanto all'altro, ma ad una certa distanza l'uno dall'altro. Poiché non c'era da aspettarsi che essa avrebbe avuto il coraggio di interrogarli, con la loro domanda e la maniera di stare seduti la invitano al dialogo. Che fa dunque quella? Fervorosamente e in tono affettuoso dice: « Hannoportato via il mio Signore, e non so dove l'hanno posto ». Che dici? Non pensi ancora che sia risorto, e credi tuttora che lo abbiano portato in qualche altro luogo? Vedi che non aveva ancora ricevuto gli insegnamenti più elevati? Detto questo, si voltò indietro3.
Ma quale ragione aveva per comportarsi così? Mentre stava parlando con quelli, e senza averne avuto alcuna risposta, si volta indietro. Io penso che, mentre ella così parlava, il Cristo apparve all'improvviso alle sue spalle, riempiendo gli angeli di stupore, e che essi, visto il Signore, fecero capire immediatamente dall'espressione del volto e dai gesti di vedere il Signore: e tutto ciò fece si che la donna si voltasse indietro. Agli angeli dunque egli apparve com'era effettivamente; alla donna però non apparve in tal modo per non spaventarla, dato che era la prima apparizione, ma con un vestito molto modesto e dimesso. Evidentemente, ella lo scambiò per l'ortolano. Non era conveniente spiegare subito i concetti più elevati ad una persona di capacità intellettuali cosi modeste, ma bisognava condurla gradualmente fino a tali altezze. Gesù dunque le chiede: « Donna, perché piangi? Chi cerchi? »4, mostrando cosi di aver capito ciò che lei vuol sapere; e la invita a rispondere. Pur comprendendo questo, la donna non fa il nome di Gesù, come se lui già sapesse di chi si trattava, ma dice: « Se lo hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto, e io me lo prenderò ». Di nuovo dice « posto », « portato via », come se si trattasse di un morto. Il significato delle sue parole è questo: « Se lo avete portato via per timore dei giudei, ditemi dov'è, e lo prenderò ».
2 Gv. 20, 13. 3 Gv. 20, 14. 4 Gv. 20, 15. __________________________________________________
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Grande è la bontà, grande è l'affetto che la donna dimostra, ma la sua mente non è capace di afferrare concetti troppo alti. Per questo lui si fa riconoscere da lei non dall'aspetto, ma dalla voce. Allo stesso modo in cui talvolta si faceva riconoscere dai giudei e talvolta no, pur essendo presente, cosi, quando parlava, si faceva riconoscere soltanto quando voleva. Infatti, quando diceva ai giudei: « Chi cercate? », né dal volto, né dalla voce lo riconobbero, finché non lo volle lui stesso: e cosi accade anche in questo caso, e la chiamò soltanto per nome, quasi rimproverandole di immaginare con la fantasia tali cose riguardo a lui, che invece era vivo.
Ma come mai lei si volta e gli dice...5, se egli stava già parlando con lei? Credo che lei, dopo aver chiesto: « dove l'avete messo? », si sia voltata verso gli angeli per chieder loro perché erano tanto stupiti: e che poi il Cristo, chiamandola, l'abbia fatta voltare verso di lui e si sia fatto riconoscere dalla voce. Non appena infatti egli l'ebbe chiamata: « Maria! », ella lo riconobbe. Il riconoscimento avvenne dunque non con la vista, ma con la voce. E se tu chiederai: « Da che cosa risulta che gli angeli si siano stupiti, e che la donna si sia voltata verso di loro? », ti risponderò che potresti anche chiedere: « Da che cosa risulta che lei lo abbia toccato e sia caduta in ginocchio? ». Ma come questo si comprende dalle parole che lui le dice: « Non mi toccare »6, cosi anche quest'altro fatto risulta da quanto afferma l'Evangelista, cioè che ella si voltò. Perché Gesù le disse: « Non mi toccare »? Alcuni sostengono che ella desiderasse ottenere da lui la grazia spirituale, per averlo udito dire ai discepoli: « Quando sarò andato dal Padre, lo pregherò ed egli vi darà un altro Paraclito »7.
2. - Ma lei, che non era insieme ai discepoli, come avrebbe potuto ascoltare queste parole? Ad ogni modo, una simile ipotesi è frutto della fantasia e non si può fondare su quella frase di Gesù. Come poteva chiedergli una tale grazia, se egli non era ancora andato dal Padre? E allora? Mi sembra piuttosto che ella desiderava trattenersi ancora con lui, come accadeva prima, e che, presa dalla gioia, non pensava di lui niente di grande, anche se nel suo aspetto fisico appariva molto più bello di prima.
5 Gv. 20, 16. 6 Gv. 20 17. 7 Gv. 14, 3.16. __________________________________________________
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Gesù, allora, per distoglierla da questo pensiero e dissuaderla dalla eccessiva confidenza che si era presa nel parlare con lui (nemmeno con i discepoli lo vediamo avere rapporti cosi confidenziali), cerca di elevare i suoi pensieri, perché si rivolga a lui con maggiore riverenza. Se dunque le avesse detto: « Non avvicinarti come facevi prima; non sono infatti nello stesso stato di allora, né d'ora innanzi starò con voi nello stesso modo di prima », le avrebbe dato l'impressione di superbia e di arroganza. Mentre con la frase « ancora non sono salito al Padre », esprime lo stesso concetto, ma in modo più modesto. Affermando che non è ancora salito, fa capire che si affretta ad andare al Padre: chi dunque stava per salire lassù e non si sarebbe trattenuto più a lungo con gli uomini, non doveva essere riguardato con la stessa mentalità di prima. Che così stiano le cose, appare chiaramente anche dalla frase che segue: « Ma va', edi' ai fratelli: " Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro " ».
Eppure non l'avrebbe fatto subito, ma soltanto dopo quaranta giorni. Perché allora si esprime così? Per elevare la sua mente e convincerla che stava per salire al cielo. Le parole « Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro », si riferiscono all'incarnazione; perché il salire è un'azione propria dei corpi. Queste cose dice a Maria, ancora incapace di comprendere concetti elevati. Dunque il Padre è in un modo suo Padre, e in un altro nostro? Certamente. Infatti, se in un modo è Dio dei giusti, e in un altro, Dio degli altri uomini, a maggior ragione in un modo è Padre del Figlio ed in un altro Padre nostro. Difatti dopo aver detto: « di' ai fratelli », affinchè nessuno immagini che lui e i discepoli sono uguali, subito precisa la differenza. Egli infatti sta per sedere sul trono paterno: ad essi invece sarà concesso solo di stare in piedi dinanzi al suo trono. Perciò, anche se secondo la nostra sostanza carnale è nostro fratello, per la sua dignità molto differisce da noi: e la differenza è tanto grande che non possiamo neanche esprimerla a parole.
Ella dunque andò ad annunciare quanto era accaduto ai discepoli8. Che alto valore è la costanza e la perseveranza! Ma come mai essi non furono addolorati dal fatto che se ne era andato, e non parlarono come avevano parlato prima?
8 Cf. Gv. 20, 18. __________________________________________________
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Allora piangevano perché stava per morire: perché dovrebbero piangere proprio ora che è risorto? Maria infatti ha annunciato loro quello che ha visto e le parole che ha udito, tutte cose che ben potevano consolarli. Siccome però c'era da aspettarsi che essi, udendo tali cose, o non avrebbero prestato fede alla donna, oppure, se le avessero creduto, avrebbero provato disappunto per il fatto che Gesù non si fosse degnato di farsi vedere da loro, nonostante la promessa che sarebbe apparso loro in Galilea: perché essi, meditando su queste cose, non ne provassero dispiacere, non lasciò trascorrere neppure un giorno. Subito dopo aver suscitato in loro il desiderio di vederlo con la notizia della sua risurrezione e con il racconto della donna, quando già essi ardevano dal desiderio di vederlo, che la paura rendeva più intenso, venuta la sera, apparve loro, in modo da suscitare stupore e meraviglia. Perché apparve al calar della sera? Perché era verosimile che verso quell'ora provassero più paura. Ma ciò che desta meraviglia è il fatto1 che essi non lo presero per un fantasma.
Le porte infatti erano chiuse, ed egli entrò all'improvviso. Certo il racconto fatto precedentemente dalla donna aveva istillato nei loro animi una grande fede: d'altra parte, egli mostrò ad essi il suo volto raggiante e soave. Non era apparso prima, perché aspettava che tutti si fossero riuniti: e infatti essi erano tutti ripieni di grande stupore. Non bussò alla porta, ma apparve improvvisamente in mezzo a loro, mostrando le cicatrici al costato e alle mani, mentre con la sua voce tranquillizzò le loro menti turbate e agitate dai pensieri più diversi, dicendo: « Pace a voi! »9. Cioè: non turbatevi; e richiama alla loro mente le parole che aveva detto loro prima della crocifissione: « Vi lascio la mia pace »; e: « Abbiate la pace in me: nel mondo soffrirete tribolazioni ».
I discepoli gioirono al vedere il Signore 10. Vedi che con i fatti vengono confermate le sue parole? Allora infatti realizzò pienamente quello che aveva detto prima di essere crocifisso: « Di nuovo vi vedrò, e si rallegrerà il vostro cuore, e nessuno vi toglierà la vostra gioia»11.
9 Gv. 20, 19. 10 Gv. 20, 20. 11 Gv. 16, 22. __________________________________________________
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Tutte queste cose alla fine li indussero a credere con una fede saldissima. Poiché essi erano impegnati in una guerra senza quartiere contro i giudei, spesso egli ripete le parole: « Pace a voi », per dar loro una consolazione altrettanto grande come la guerra che si preparavano a combattere.
3. - Questo è il primo saluto che rivolse ai discepoli dopo la risurrezione (anche Paolo dice in ogni occasione: « A voi grazia e pace »); alle donne invece rivolse un saluto in cui era contenuta la parola « gioia », perché il sesso femminile era stato assoggettato al dolore e fu questa la prima volta in cui ricevette la gioia12. Egli annuncia molto a proposito agli uomini, che sono impegnati spesso nella guerra, la pace, ed alle donne, che sono soggette ai dolori del parto, la gioia: e finalmente, dopo aver posto fine alla tristezza di tutti, annuncia le gloriose e mirabili opere della croce, che consistono nella pace. Vinto ogni ostacolo, conseguita una splendida vittoria e compiuta ogni cosa nella maniera dovuta, finalmente disse: « Come il Padre ha mandato me, cosi iomando voi » 13. Non incontrerete nessuna difficoltà, sia per i fatti che sono accaduti, sia perché vi farete forti della mia autorità, dato che sono io che vi mando. Perciò dice questo e solleva i loro animi e con le sue parole accresce la loro fede in modo che essi si sentano stimolati ad intraprendere la sua opera. E non prega più il Padre, ma di propria autorità conferisce loro un arcano potere.
Alitò su di loro e disse: « Ricevete lo Spirito Santo! A chiunque rimetterete i peccati, saranno rimessi, a chiunque li riterrete, saranno ritenuti »14. Come il re, quando manda i suoi governatori nelle varie province, dà loro il potere di imprigionare e il potere di assolvere i loro sudditi, così il Cristo, inviandoli nel mondo, conferisce loro tale autorità.
Come mai allora aveva detto: « Se io non me ne sarò andato via, lo Spirito non verrà », mentre ora è lui stesso che dà lo Spirito? Alcuni dicono che lui non diede loro realmente lo Spirito, ma, alitando sul loro volto, li rese idonei a riceverlo. 12 Secondo Savil. e Morel. si dovrebbe leggere « prèthn aran» (primamaledizione) invece di « prèthn caran » (prima letizia ».
13 Gv. 20, 21. 14 Gv. 20, 22-23. __________________________________________________
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Infatti, se Daniele restò colpito dall'apparizione dell'angelo15, che cosa non sarebbe accaduto di male a loro, nel ricevere una grazia cosi ineffabile, senza che egli li avesse preparati adeguatamente quando erano ancora suoi discepoli? Per questo non disse: « Avete ricevuto », ma: « Ricevete lo Spirito Santo ». Tuttavia non sbaglierebbe chi dicesse che allora ricevettero un certo potere spirituale ed una grazia: non un potere tale da risuscitare i morti e da compiere prodigi, ma da rimettere i peccati: ben diversi infatti sono i carismi dello Spirito. Ecco perché aggiunse: « A chi rimetterete i peccati saranno rimessi », per precisare di quale natura è la facoltà che viene loro concessa. Quando, dopo quaranta giorni, essi ricevettero il potere di operare miracoli, ciò era stato loro preannunciato con queste parole: « Riceverete la potenza dello Spirito Santo che discenderà in voi, e sarete miei testimoni in Gerusalemme e in Giudea » 16. Essi sono stati suoi testimoni con i miracoli, perché ineffabile è la grazia dello Spirito e multiforme è il suo dono.
Cosi accade perché tu apprenda che unico è il dono del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, come unico è il loro potere. Le cose che appaiono proprie del Padre, si ritrovano anche nel Figlio e nello Spirito Santo. Come mai allora nessuno viene al Figlio « se il Padre non lo attira »17? Ma si dimostra che così avviene anche per il Figlio; egli dice infatti: « Io sono la via; nessuno viene al Padre se non per mezzo mio » 18. Slmilmente puoi vedere anche per lo Spirito Santo; infatti: « Nessuno può direSignore Gesù Cristo, se non nello Spirito Santo » 19. Inoltre si afferma che gli Apostoli sono stati dati alla Chiesa ora dal Padre, ora dal Figlio e ora dallo Spirito Santo; allo stesso modo vediamo che la distribuzione delle grazie viene fatta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo.
4. - Facciamo dunque tutto quanto è in nostro potere per avere con noi lo Spirito Santo e teniamo in gran conto la grazia che ci è stata concessa di fare il bene. Grande infatti è la dignità dei sacerdoti. « A chiunque rimetterete i peccati — dice Gesù — saranno rimessi ».
15 Cf. Dan. 8, 17. 16 Atti, 1, 8. 17 Gv. 6, 44. 18 Gv. 14, 6. 19 1 Cor. 12, 3. __________________________________________________
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Per questo Paolo diceva: « Obbedite ai vostri capi e siate sottomessi »20, cioè teneteli nel massimo rispetto. Tu devi preoccuparti soltanto di te stesso, e, una volta che sarai riuscito a vivere nella rettitudine, non dovrai rendere conto anche delle azioni degli altri; il sacerdote, invece, se condurrà una vita ben regolata, ma non si preoccuperà con altrettanta diligenza della tua anima e di quella di tutti gli altri che gli sono stati affidati, andrà all'inferno insieme agli scellerati; spesso anzi non è per le sue colpe, ma per quelle altrui che si perde, se non avrà fatto tutto quanto era in suo potere per impedirle. Vedendo a quanti pericoli essi sono esposti, dimostrate dunque per loro grande benevolenza. Questo vi insegnò anche Paolo dicendo: « Essi vigilano per le vostre anime », non in un modo qualsiasi, ma « perché dovranno renderne conto »21. Ecco perché essi debbono essere onorati con il massimo rispetto. Ma se voi li insulterete come fanno altri, non curerete certo così il bene delle vostre anime.
Fintantoché il timoniere è di buon umore, anche i marinai saranno al sicuro: ma se la ciurma lo insulta e lo tratta con ostilità, ed egli si viene a trovare in un pietoso stato di prostrazione fisica e morale, non potrà più controllare la nave, né dar prova della sua perizia nell'arte nautica, ma finirà, suo malgrado, col portarli verso ogni genere di disastri. Così, se i sacerdoti godranno presso di voi dell'onore che è loro dovuto, potranno curare come si deve anche gli interessi delle vostre anime; ma se, con il vostro comportamento, li gettate nella tristezza, paralizzando le loro mani, li farete travolgere insieme con voi dai flutti, anche se saranno d'animo coraggiosissimo. Ricorda che cosa dice il Cristo dei giudei: « Sulla cattedra di Mosè siedono gli scribi e i farisei. Fate tutto quello che vi diranno di fare »22. Ora non dobbiamo dire: « sulla cattedra di Mosè siedono i sacerdoti », ma: « sulla cattedra del Cristo »: sono loro che hanno ricevuto la sua dottrina. Perciò Paolo dice: « Noi siamo dunque gli ambasciatori del Cristo, come se Dio vi esortasse per mezzo nostro »23. Non vedete che tutti sono sottomessi alle autorità secolari e spesso anche coloro che per la nobiltà della loro famiglia, per la loro virtù e per la loro prudenza sono a quelle superiori?
20 Ebr. 13, 17. 21 Ebr. 13, 17. 22 Mt. 23, 2-3. 23 2 Cor. 5, 20. __________________________________________________
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