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A Ottobre iniziano i colloqui tra Roma e FSSPX

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2009 08:19
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15/09/2009 13:32

Colloqui Roma-FSSPX: a ottobre, e segretati

Informa un
articolo del Figaro, che le discussioni tra Roma e la Fraternità S. Pio X cominceranno non prima di metà ottobre, stando a "fonti autorizzate, tanto a Roma che a Ecône (Svizzera)", quartier generale della FSSPX, "e non tra qualche giorno, come ha lasciato intendere lo scorso fine settimana il card. Schoenborn, arcivescovo di Vienna"
La composizione delle due delegazioni della commissione di dialogo non è ancora determinata, secondo Le Figaro. In realtà sappiamo già da autorevoli indiscrezioni chi comporrà la delegazione vaticana (v.
qui), mentre dall'altra parte sappiamo solo che, dall'esterno e senza farne parte, coordinerà i lavori della delegazione lefebvriana il vescovo Alfonso de Galarreta (v. qui).
Noi aggiungeremmo che convitato di pietra di questi colloqui sarà mons. Brunero Gherardini, il cui testo da poco pubblicato (
Concilio Ecumenico Vaticano II, Un discorso da fare), affronta precisamente i puncti dolentes e invoca una soluzione magisteriale dei tanti passaggi ambigui, oscuri o problematici dei documenti conciliari; e non al solo fine della riconciliazione con i lefebvriani, ma nel più generale interesse della Chiesa che, dopo 40 anni, deve poter uscire dalla paralizzante secca della crisi gravissima in cui l'evento Concilio, e quel che ne è seguito, l'ha cacciata.
Il Papa è ben cosciente che la posta in gioco non è soltanto la ricucitura di uno "scisma" vero o presunto, ma che con l'occasione (non diremo il pretesto!) di questi colloqui, che solo con molta leggerezza e superficialità si potrebbero definire di tipo "ecumenico", si profila la possibilità di un chiarimento dottrinale magisteriale, che serva finalmente a chiudere l'era infausta del postconcilio postsessantottino.
Allo stesso modo, in campo liturgico, il
motu proprio ha avuto il medesimo intento duale ed anfibologico: da un lato la mano tesa alla FSSPX, dall'altro lo strumento per iniziare il raddrizzamento nella lex orandi di tutta la Chiesa.
Informa infine il quotidiano parigino che le discussioni teologiche, che riguardano il disaccordo di fondo a proposito dell'interpretazione del Concilio Vaticano II, si svolgeranno in un "quadro strettamente confidenziale".
Le Figaro, come accennato, esplicitamente si preoccupa di smentire e contraddire il cardinale arcivescovo di Vienna (nella foto in basso, in una delle sue tipiche liturgie). Questi, in un'intervista al Passauer Neue Presse (v.
qui), aveva affermato che i colloqui sarebbero iniziati "nei prossimi giorni"; nell'intervista il porporato aggiungeva poi, con un tono tra il minatorio e il farisaico cui i vescovi teutonici ci hanno ormai abituato, che Roma non darà ai lefebvriani un via libera, ma imporrà loro certi principi non negoziabili, ossia la posizione della Chiesa verso la religione ebraica, le religioni non cristiane e le altre confessioni cristiane, nonché la libertà religiosa come diritto umano fondamentale.
Non sono certo toni propizi all'inizio di difficili colloqui (ve l'immaginate se una tornata di dialoghi con, ad esempio, gli ortodossi, fosse preceduta dalle affermazioni di un cardinale che intimasse loro di accettare punti non negoziabili come l'infallibilità del Papa e il filioque...). Certo, Schoenborn deve accarezzare un'opinione pubblica ecclesiale estremamente modernista; ma le sue affermazioni appaiono in certa misura velleitarie e male informate (se appunto ha ragione Le Figaro circa l'inizio dei lavori): segno, insieme ad altre analoghe sparate di Lehmann e Zollitsch (ex presidente e presidente in carica della conf. episcopale tedesca), che il riottoso episcopato della GroßGermanien è tenuto da parte in questa faccenda e si sfoga così come può, nel tentativo di imporre dall'esterno, per via mediatica, paletti e condizioni.

Da Messainlatino.it
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15/09/2009 18:18

Nella seconda metà di ottobre, al via i colloqui tra Santa Sede e Fraternità San Pio X

Al via, nella seconda metà di ottobre, i colloqui tra la Santa Sede e la Fraternità San Pio X, fondata dall’arcivescovo tradizionalista Marcel Lefebvre.
A confermarlo è il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, rispondendo alle domande di alcuni giornalisti. Confermati anche i nomi dei tre esperti, per parte vaticana, che parteciperanno agli incontri. Si tratta del domenicano svizzero Charles Morerod, del gesuita tedesco Karl Josef Becker e del vicario generale dell’Opus Dei, il prelato spagnolo Fernando Ocariz Brana.
Nei giorni scorsi, intervistato da un giornale tedesco, il cardinale arcivescovo di Vienna, Cristoph Schoenborn, aveva affermato che la Santa Sede spiegherà “molto chiaramente” ai lefebvriani “cosa non è negoziabile”, come “il dialogo con gli ebrei e le altre religioni e confessioni cristiane e la libertà religiosa quale diritto fondamentale dell'umanità”. Il porporato ha quindi ricordato che Benedetto XVI vede come “suo dovere, e con ragione, l'impegno per l'unità della Chiesa”.

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La mission impossible dei tre teologi incaricati di ricucire coi ribelli di Econe

di Paolo Rodari

set 16, 2009 il Foglio

Roma. Oltre al segretario della commissione Ecclesia Dei, monsignor Guido Pozzo, sono tre i teologi che il Papa ha scelto per formare la delegazione vaticana incaricata di condurre il dialogo teologico con i tradizionalisti della fraternità sacerdotale San Pio X che ha sede a Econe.
Un dialogo che inizierà a metà ottobre e che dovrebbe portare – anche se nessuno a oggi sa dire come e soprattutto quando – alla piena comunione degli scismatici fondati da Marcel Lefebvre con Roma.
Benedetto XVI ha scelto i tre sentendo il parere del cardinale William Joseph Levada, prefetto della dottrina della fede e presidente di Ecclesia Dei.
Un compito non facile quello affidato ai tre e a Pozzo: perché “piena comunione” vuol dire sanare tutte quelle questioni dottrinali ancora non chiarite, questioni che, a oggi, non consentono alla fraternità di godere di uno statuto canonico nella Chiesa e ai suoi ministri di esercitare in modo legittimo alcun ministero.
Coi lefebvriani, quando si parla di questioni dottrinali, si pensa principalmente, e legittimamente, a una cosa: all’interpretazione che questi danno del Concilio Vaticano II.
In sostanza, e molto semplificando, la loro lettura dei lavori conciliari è opposta a quella della rottura stigmatizzata da Ratzinger dal
discorso del 22 dicembre del 2005 in poi.
Per loro, insomma, il concilio non rappresenta un momento di novità perché di rottura col passato, ma più semplicemente un momento da dimenticare perché non in linea con la Tradizione precedente.
Guido Pozzo, per conto di Levada, dirige Ecclesia Dei con equilibrio e discrezione. Non appartengono al suo gergo, insomma, toni eccessivamente trionfalistici e nemmeno il contrario. E queste caratteristiche sono le medesime che formano la personalità dei tre teologi scelti da Ratzinger: il domenicano svizzero padre Charles Morerod, da poco segretario della commissione teologica internazionale; il gesuita tedesco padre Karl Josef Becker, ex docente di teologia all’università gregoriana; il vicario generale dell’Opus Dei, ovvero lo spagnolo padre Fernando Ocariz Brana. Tre teologi di peso, inclini a leggere il Vaticano II in linea con Ratzinger, e che dovranno confrontarsi con una delegazione, quella lefebvriana, della quale al momento si conosce soltanto il nome di colui che la coordinerà: monsignor Alfonso De Galarreta, uno dei quatto vescovi a cui Benedetto XVI ha tolto la scomunica lo scorso inverno.
Charles Morerod, è decano della facoltà di filosofia all’università San Tommaso d’Aquino, l’Angelico, e scrive sull’edizione francese della rivista Nova et Vetera. Per la dottrina della fede ha dedicato parecchi studi all’anglicanesimo e coi lefebvriani ha rapporti avviati: anche lui, infatti, ha partecipato a degli incontri preliminari con esponenti della fraternità. La sua idea di ecumenismo è precisa e ben spiegata in “Tradition et unité des chrétiens. Le dogme comme condition de possibilité de l’?cuménisme”: i motori dello sforzo ecumenico sono il dogma cattolico e quello dell’infallibilità pontificia.
Karl Josef Becker, ha insegnato teologia sacramentale in Gregoriana.
A lui l’Osservatore Romano ha affidato il 5 dicembre del 2006 (e non a caso) un articolo di approfondimento del discorso papale sull’ermeneutica del concilio del 22 dicembre 2005. Infine, Fernando Ocáriz: vicario generale dell’Opus Dei, ha insegnato alla Santa Croce ed è autore di numerosissime pubblicazioni. E’ nei suoi scritti che si è dedicato alla questione dell’interpretazione omogenea della dichiarazione sulla libertà religiosa
Dignitatis Humanae, a proposito del punto più sensibile, ovvero l’apparente sostituzione della teologia della tolleranza con quella della libertà in materia di diritto pubblico della Chiesa.

Pubblicato sul Foglio mercoledì 16 settembre 2009

© Copyright Il Foglio, 16 settembre 2009 consultabile online anche
qui, sul blog di Paolo Rodari.
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