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Incontri (e scontri) culturali all'interno delle comunità giudaiche d'Oriente e d'Occidente

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2009 18:19
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La stretta collaborazione tra Biblioteca Apostolica Vaticana e istituzioni culturali di Gerusalemme per la pubblicazione del catalogo dei manoscritti ebraici

Lavorare insieme è il modo migliore per riconoscersi


di Claudia Montuschi

Quando si pensa a un progetto scientifico, generalmente si considera il "prodotto finito" tangibile, visibile, ovvero la pubblicazione che illustra i contenuti della ricerca. Raramente, però, siamo portati ad apprezzare un ulteriore valore che si cela dietro le pagine del libro, dietro i risultati dell'indagine scientifica:  il percorso di studio, i contatti, gli scambi e le collaborazioni con altri studiosi, con istituzioni e biblioteche che hanno permesso di raggiungere gli obiettivi prefissati, o, nei casi in cui gli autori dell'opera siano molteplici, il complesso lavoro a più mani e "a più menti".

È il caso del catalogo Hebrew Manuscripts in the Vatican Library:  Catalogue. Alle origini della pubblicazione la proposta di collaborazione di Sarah Japhet, in qualità di direttrice della Biblioteca di Gerusalemme, proposta immediatamente accolta da don Raffaele Farina, allora prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana e attuale cardinale archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, firmatari, il 31 gennaio del 2000, di una lettera di intenti che formalizzò l'accordo; poi il quasi decennale lavoro di un'équipe di specialisti.
L'accordo si concretizzò presto in una stretta collaborazione tra gli studiosi e il personale appartenenti alle due istituzioni, motivati e accomunati dall'amore per la cultura intesa come servizio all'umanità, valore capace di condurre al di là di ogni confine e appartenenza geografica e religiosa.

Il catalogo è stato presentato al pubblico per la prima volta a Roma, il 30 gennaio scorso, presso la Sala conferenze del Palazzo San Pio x in via della Conciliazione, organizzata dalla Biblioteca Vaticana e dall'Ambasciata di Israele presso la Santa Sede; il giorno successivo per iniziativa dell'Associazione italiana amici dell'università di Gerusalemme è stato il Museo diocesano di Milano a ospitare la presentazione. Infine a distanza di circa un mese, il 2 marzo, la National Library of Israel di Gerusalemme, con la coordinazione del direttore scientifico Carl Posy, ha organizzato un simposio celebrativo del volume ospitando la delegazione della Biblioteca Vaticana composta dal cardinale Farina, dal prefetto monsignor Cesare Pasini e da chi scrive, membro del Dipartimento manoscritti. Si è trattato di un evento di particolare rilevanza proprio perché ha visto riunite le direzioni delle due biblioteche.

Le presentazioni hanno ben messo in evidenza la stretta collaborazione delle due istituzioni protagoniste; ovvero, concretamente, lo studio e il contatto quotidiani che periodicamente i rispettivi staff scientifici hanno svolto e vissuto nelle sale di consultazione della Biblioteca Vaticana. Un lavoro comune che ha avuto molti risvolti, tra cui quello notato e sottolineato dall'ambasciatore di Israele presso la Santa Sede Mordechay Lewy, protagonista dell'evento romano e presente anche a quello milanese, che il 30 gennaio la definì "un'occasione molto importante per dimostrare quanto sia apprezzabile la collaborazione culturale tra Israele e la Santa Sede. La dimensione culturale - aggiunse - è molto importante e oggi abbiamo avuto la dimostrazione di quanto possa essere realizzato in uno spirito positivo e di collaborazione, anche in futuro. Io credo che oggi ci sia stato un arricchimento delle relazioni tra Israele e la Santa Sede".

Nella stessa occasione, l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha affermato che la via della comunicazione tra le religioni è prima di tutto quella culturale:  "Prima ancora di essere credente, ogni persona è anche una persona umana, appartiene a quello che la Bibbia chiama "Adamo", che letteralmente significa "l'uomo", "l'umanità". Ed è per questo che ogni impegno per la cultura è anche un modo per riuscire a costruire pian piano un grande dialogo non solo umano, ma anche religioso e spirituale".

A inaugurare le presentazioni di Roma e di Gerusalemme è stato il cardinale Farina, che ha seguito fin dalle origini e guidato - per la parte vaticana - il progetto. Si sa che le grandi imprese, oltre che regolate e determinate da accordi teorici, sono costruite attraverso la rete di relazioni e il dialogo che le parti coinvolte stabiliscono. E l'impronta competente e rasserenante conferita dall'allora prefetto, da lui voluta e realizzata anche attraverso i suoi collaboratori (secondo uno stile che continua ad appartenere alla Biblioteca Vaticana), ha avuto un ruolo fondamentale nello svolgimento dei lavori e per la piena riuscita del progetto.

Vorrei ricordare ancora due elementi - apparentemene secondari - che hanno contribuito a sottolineare lo spirito di armonico dialogo culturale percepibili sia tra il pubblico (a Gerusalemme era presente anche il nunzio apostolico, l'arcivescovo Antonio Franco) sia tra i protagonisti del progetto. Innanzitutto le vetrate artistiche del Weintraub Hall della Biblioteca di Gerusalemme, che hanno offerto all'incontro un coloratissimo sfondo biblico (l'autore, Mordecai Ardon, vi ha istoriato motivi tratti dal libro di Isaia, trascrivendo le parole del profeta in diversi alfabeti), evocatore delle comuni radici; e inoltre gli intermezzi musicali, che a Roma come a Gerusalemme hanno alternato melodie e canti di musica ebraica e cristiana, scelti - in particolare a Gerusalemme - tra i brani centrali delle due liturgie.

Per quanto riguarda i contenuti delle relazioni, il lettore ricorderà di aver visto riportate sulle pagine di questo giornale sia le parole inaugurali pronunciate dal cardinale Farina (pubblicate il 4 marzo 2009) sia il testo di uno degli interventi conclusivo dell'incontro di Gerusalemme di Moshe Idel (26 luglio 2009). Oggi è la volta di Menachem Ben Sasson della Hebrew University. Gli ultimi due interventi sono incentrati su specifiche questioni legate al contenuto di alcuni codici descritti nel catalogo:  la Cabala nel contributo di Idel, tra i massimi esperti in questo ambito, e l'"incontro" tra comunità proposto da BenSasson in un affascinante viaggio tra alcuni codici (in particolare il manoscritto Neofiti 11) testimoni delle opere di Maimonide.

La cooperazione tra la Biblioteca Vaticana e la Biblioteca di Gerusalemme, elemento che potenzia il già notevole valore scientifico del corposo volume (composto di quasi 800 pagine), è stata possibile grazie alla reciproca ospitalità e disponibilità, all'aver messo in comune le rispettive competenze, alla volontà di studiare, approfondire, analizzare.

Il gemellaggio tra Biblioteca Vaticana e istituzioni culturali di Gerusalemme, d'altra parte, non è il primo in ordine di tempo. Tra le collaborazioni degli ultimi anni, da ricordare, per esempio, l'esposizione di quattro manoscritti ebraici del fondo Rossiano nella mostra intitolata "Rome to Jerusalem", organizzata nel 2005 presso l'Israel Museum in occasione del quarantesimo anniversario della sua fondazione. Essa si inseriva in un'iniziativa più ampia che prevedeva l'esposizione di diversi capolavori provenienti dai più noti musei e biblioteche del mondo, dal titolo "Beauty and Sanctity", locuzione che suggerisce la possibilità di avvicinarsi a Dio attraverso la bellezza, ovvero attraverso l'arte e la condivisione di ciò che essa suscita in chi la ammira. L'esposizione fu accuratamente preparata insieme ad alcune rappresentanti dello staff scientifico dell'Israel Museum, in particolare Daisy Raccah Djivre e Rachel Sarfati, periodicamente in visita alla Vaticana per studiare i codici e per concordarne il prestito.

Alla solenne inaugurazione (27 settembre 2005) intervennero diverse autorità politiche e religiose (tra cui monsignor Pietro Sambi, allora Nunzio apostolico in Israele, i due Gran Rabbini di Gerusalemme, Yona Metzger e Shlomo Moshe Amar, Sandro De Bernardini, ambasciatore d'Italia in Israele) e, in rappresentanza della Biblioteca Vaticana, l'allora prefetto Raffaele Farina; il pubblico, molto numeroso, fu accolto dal direttore dell'Israel Museum, James Snyder.

Fin dal tempo della preparazione, le persone coinvolte da entrambe le parti hanno sperimentato la forza di un dialogo culturale costruttivo, orientato a rivivere insieme la ricchezza della storia comune e dei meravigliosi codici che ne tramandano i testi e che, anche attraverso il dettaglio e le modalità con cui furono realizzati (alcuni codici ebraici furono miniati da artisti cristiani), ci pongono in dialogo gli uni con gli altri.

Lavorando insieme, tra i rispettivi staff è nata anche una sincera amicizia, come è avvenuto per la preparazione del catalogo dei manoscritti ebraici ("in genere, quando si lavora bene insieme, si creano amicizie. Tutto questo crea un clima di comprensione":  sono alcune delle parole con cui il cardinale Farina commentava la collaborazione decennale in un'intervista rilasciata a "Radio Vaticana" il 30 gennaio scorso).

Attraverso esperienze di questo tipo, frutto di progetti e studi comuni, è possibile comprendere che la cultura e la ricerca scientifica hanno il potere di condurci, pacificamente e nel pieno rispetto delle rispettive identità, alla comprensione delle diversità, senza pretendere di annullarle, anzi valorizzandole. Proprio attraverso la condivisione culturale queste diventano ricchezza comune, piuttosto che motivo di contrasto; volontà di conoscersi, piuttosto che di appiattire l'interlocutore sulla propria visione e posizione. Il lavoro finalizzato a raggiungere obiettivi culturali comuni impegna le parti "alla pari", spostando automaticamente lo sguardo da ciò che potrebbe dividere a ciò che realmente unisce.

Un clima disteso e positivo predispone all'apertura e al confronto libero da pregiudizi, e rende possibile anche confrontarsi su temi religiosi senza che nessuno si senta offeso o invaso. Attraverso lo scambio culturale e il lavoro comune è possibile dunque anche contribuire a un sereno dialogo religioso e far mutare in positivo opinioni e sentimenti.

Queste brevi note relative ad alcune attività scientifiche condotte dalla Biblioteca Vaticana con istituzioni israeliane costituiscono solo un esempio di un'articolata attività culturale (la Vaticana, infatti, intraprende normalmente collaborazioni con istituzioni culturali di diversi Paesi); testimoniano una ricchezza acquisita ad ampio raggio e in vari ambiti, e soprattutto la possibilità di lavorare insieme con notevoli risultati, e di apprezzare la cultura non come erudizione fine a se stessa, ma anche come veicolo di humanitas, di crescita, di comunione e di scambio.


(©L'Osservatore Romano - 18 settembre 2009)
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