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I vescovi irlandesi in vista del referendum del 2 ottobre sul Trattato di Lisbona

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2009 08:28
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17/09/2009 18:20

I vescovi irlandesi in vista del referendum del 2 ottobre sul Trattato di Lisbona

Sostenere l'Europa unita per difendere i valori cristiani


Dublino, 17. "Ogni cattolico può, senza riserve e in coscienza, votare "sì" al Trattato di Lisbona. Non vi sono elementi per giustificare un "no" dato sulla base di preoccupazioni di natura etica o religiosa". È quanto afferma Nöel Treanor, vescovo di Down and Connor e rappresentante della Conferenza episcopale d'Irlanda presso la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), intervenuto ieri presso la commissione mista per gli affari europei del Parlamento irlandese. Il 2 ottobre, infatti, i cittadini irlandesi saranno chiamati per la seconda volta alle urne per esprimersi sulla ratifica del progetto di riforma delle  istituzioni comunitarie - il Trattato  di Lisbona - dopo l'esito negativo della consultazione del maggio 2008.

"La commissione permanente della Conferenza episcopale irlandese diffonderà una dichiarazione a tempo debito", ha anticipato monsignor Treanor, rammentando anche la fiducia espressa nei mesi scorsi dal cardinale Seán Baptist Brady, arcivescovo di Armagh e presidente dei vescovi irlandesi, nei confronti degli ideali fondatori dell'Europa unita e delle stesse istituzioni europee. 
 
Monsignor Treanor ha invitato tutti i cittadini, e in particolare i cattolici, ad approfondire l'informazione sulle questioni al centro del dibattito e ha messo in guardia da "pubblicazioni e organizzazioni che tentano, ancora una volta, d'influenzare il risultato del referendum diffondendo informazioni fuorvianti o inesatte". Ma nessuna di esse - ha chiarito - "parla per conto o a nome della Chiesa cattolica".

Tra le preoccupazioni diffuse tra l'elettorato - ha detto il presule - vi è anche quella che vede nel Trattato una minaccia alle protezioni legali vigenti in Irlanda nei confronti dei bambini non nati. Ma, in realtà, - ha ribadito - "il Trattato di Lisbona non altera la posizione legale dell'aborto in Irlanda".

Ci possono essere poi altre considerazioni di ordine economico e politico che possono orientare il voto e queste - ha riconosciuto - riguardano "il giudizio prudenziale d'ogni individuo sulla base d'una valutazione informata e precisa di tutte le questioni in gioco". Tuttavia, nella valutazione del Trattato - ha proseguito - i cittadini "devono tenere conto delle opportunità e delle sfide che comporta il fare parte di un sistema politico libero e democratico, a livello nazionale e comunitario". La prima riguarda "lo "strisciante" impatto delle istituzioni dell'Unione europea (Ue) su importanti temi etici di competenza nazionale". Il Trattato, però - ha chiarito il presule - "non dà motivi di preoccupazione al riguardo". Anzi, "in questo ambito l'esercizio energico e competente delle proprie funzioni rappresentative dei nostri ministri, in sede di Consiglio, e dei nostri europarlamentari, che noi stessi abbiamo eletto, sarà determinante nel dare forma, insieme ai colleghi europei, al tessuto sociale ed etico dell'Europa del domani".

In questo senso, proprio "l'influenza dell'ideologia secolarizzata" e "le forze culturali che minacciano l'etica della vita" così come "le preoccupazioni per lo status del matrimonio e della famiglia" richiamano i cristiani "a impegnarsi pienamente con i rappresentanti e le istituzioni democratiche a livello nazionale e comunitario", ha spiegato monsignor Treanor, che ha richiamato anche l'appello per una necessaria presenza dei cristiani nel dibattito pubblico europeo, lanciato da Benedetto XVI in occasione del convegno promosso dalla Comece a Roma nel marzo 2007.

Per monsignor Treanor occorre dunque "promuovere il dialogo della ragione e della fede nella vita dell'Ue e delle sue istituzioni. I cittadini credenti devono sfruttare le opportunità offerte alle Chiese e alle organizzazioni religiose dall'articolo 17 del Trattato di Lisbona" che "garantisce loro il diritto a uno spazio nel dialogo sull'Europa e i suoi valori", e offre "un'occasione inestimabile e senza precedenti" a queste realtà "riconoscendo per la prima volta nella legge fondamentale dell'Ue lo status già esistente di Chiese a livello nazionale, la loro identità e il loro specifico contributo alla società". E al tempo stesso impegna l'Ue a "mantenere con esse un dialogo aperto, trasparente e regolare".

Un rifiuto dunque del Trattato di Lisbona, ha avvertito Treanor, "potrebbe minacciare questa importante acquisizione" e persino "indebolire l'influenza dell'eredità e dei valori cristiani sulla futura direzione dell'Ue e sulle sue prospettive di comunità di valori". L'Ue "è un progetto e un processo. Un processo ancora giovane e per molti aspetti fragile. Il Trattato segna un punto importante nella sua evoluzione ma non è l'ultima parola". Per monsignor Treanor "la possibilità di condeterminare con i nostri compagni europei la forma e la qualità del futuro dell'Europa viene rafforzata, non diminuita, dal Trattato". Per questo il ruolo dell'Irlanda, "Stato membro chiave, non dovrebbe essere messo a rischio da un voto basato su frustrazione o rabbia verso i partiti politici nazionali".

Allo stesso tempo - ha aggiunto - "le preoccupazioni per le nostre difficoltà economiche o di altro genere non dovrebbero alimentare un voto negativo". Monsignor Treanor si è detto convinto che "l'Ue è un supporto necessario e vitale per l'Irlanda e per la sua economia".

La Chiesa, ha concluso il presule, "rispetta e non intende usurpare" il ruolo e la primaria responsabilità dei politici nell'informazione e promozione del Trattato di Lisbona. Tuttavia non può esimersi dal ricordare "ai cristiani il proprio dovere di votare su argomenti così importanti in modo informato e cosciente, in vista del perseguimento della solidarietà e del bene comune globale".


(©L'Osservatore Romano - 18 settembre 2009)
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Vescovi irlandesi: si può votare “sì” al Trattato di Lisbona

Monsignor Treanor: “Non ci sono ragioni religiose o etiche per il 'no'”


di Inma Álvarez


DUBLINO, venerdì, 18 settembre 2009 (ZENIT.org).-

Non ci sono obiezioni di tipo religioso o etico che giustifichino un nuovo “no” al Trattato di Lisbona. Al contrario, un rifiuto “potrebbe mettere in pericolo questo risultato importante per la fede e la società”.

Lo ha affermato questo mercoledì il Vescovo di Down e Connor, monsignor Noel Treanor, che è stato anche rappresentante dell'Irlanda presso la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE) davanti al Comitato parlamentare per gli affari europei del Trattato di Lisbona (Oireachtas Joint Committee on Europe Affairs on the Lisbon Treaty).La riunione si è svolta in vista del referendum che si svolgerà nel Paese il 2 ottobre per ratificare o meno il Trattato di Lisbona dopo il rifiuto espresso nella prima votazione, nel maggio 2008.

Il presule, che ha detto di avere il sostegno del Cardinale Séan Brady, primate d'Irlanda e presidente della Conferenza Episcopale, ha affermato che “un cattolico può, senza riserve e in buona coscienza, votare il Trattato di Lisbona”.

Citando lo stesso Cardinale Brady, monsignor Treanor ha ricordato che “la cristianità irlandese ha giocato un ruolo di primo piano nello stabilire gli ideali di base di un'Europa unita”, e che il rifiuto degli irlandesi per l'UE “indebolirebbe l'influenza della nostra eredità cristiana nella futura direzione dell'Europa”.“La Chiesa cattolica ha sostenuto decisamente gli obiettivi e la direzione dell'Unione Europea”, un processo “piuttosto fragile in cui non tutto è deciso” e in cui l'Irlanda, così unita all'Europa dalla sua storia, “non dovrebbe essere assente”.

Aborto e laicismo

Il presule si è anche riferito a una delle questioni che preoccupano di più l'opinione pubblica cattolica irlandese, quella dell'aborto, legalmente proibito in Irlanda. In questo campo, ha affermato monsignor Treanor, durante il dibattito ci sono stati “paure e fraintendimenti”.

“Il Trattato di Lisbona non altera la posizione legale dell'aborto in Irlanda. Questo è stato assicurato mediante garanzie legali (che diventeranno protocolli) assicurati dal Governo irlandese dal primo referendum”, ha ribadito.

Alludendo a certe pubblicazioni e organizzazioni che a suo avviso “hanno fornito informazioni incomplete o poco affidabili sulla possibilità che il Trattato elimini le difese legali irlandesi per il concepito”, il presule ha affermato che “nessuna di queste parla in rappresentanza della Chiesa cattolica”.Pur ammettendo che non è possibile dire come si evolverà la legislazione, ha spiegato che è necessario che i cristiani non siano assenti dalla “fabbrica” dell'Europa del domani.

Proprio “per l'influenza dell'ideologia secolare, con le forze culturali che attentano contro una consistente etica della vita, o per le preoccupazioni sullo status del matrimonio e della famiglia, l'ideale della partecipazione invita i cristiani a impegnarsi pienamente con i rappresentanti e le istituzioni democratiche disponibili, a livello sia nazionale che europeo”.

“Come ha detto Papa Benedetto XVI, noi cristiani dobbiamo essere attivamente presenti nel dibattito pubblico a livello europeo”, ha aggiunto. “Dobbiamo promuovere il dialogo della ragione e della fede nella vita dell'Europa e delle sue istituzioni”.


Per leggere l'intervento completo: www.catholicbishops.ie
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I Vescovi europei lodano il risultato del referendum in Irlanda

Sperano che aiuti ad affrontare i bisogni più urgenti dei popoli


(ZENIT.org).-

I Vescovi della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE) hanno lodato il risultato del referendum che ha portato l'Irlanda all'approvazione del Trattato di Lisbona, che dà la possibilità di concludere il processo di ratifica del Trattato per la fine dell'anno in corso.

I Vescovi della COMECE affermano in una nota di aver “monitorato da vicino” la riforma delle istituzioni dell'UE dall'allargamento del 2004. Dopo il rifiuto del Trattato Costituzionale nel 2005, osservano, l'Unione Europea “ha compiuti grandi sforzi per riformare le sue istituzioni per adattarle all'Unione di 27 Stati membri, dotando anche l'UE di nuovi strumenti per affrontare le sfide del XXI secolo”.

In questo contesto, i presuli sperano che il Trattato di Lisbona “permetta alle istituzioni europee di lavorare in modo più efficiente per la dignità umana e il bene comune” e si aspettando che “dia all'Unione nuovi strumenti per far sentire meglio la sua voce e applicare la propria responsabilità per la solidarietà mondiale”.

“Speriamo che, grazie alle garanzie date all'Irlanda – il diritto alla vita, la difesa della famiglia e il diritto dei genitori di educare i propri figli –, questi diritti siano resi più sicuri in tutta l'Unione”, ammettono.

“Noi Vescovi della COMECE speriamo che come conseguenza dell'istituzionalizzazione di un dialogo 'aperto, trasparente e regolare' tra le istituzioni dell'UE e le Chiese in seguito al Trattato di Lisbona (articolo 17) potremo sostenere in modo più efficace l'Unione Europea in tutti i settori in cui la gente ha bisogno di giustizia e solidarietà”, concludono.
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