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Sinodo per l'Africa (4-25 Ottobre 2009)

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2009 10:25
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Mons. Eterović presenta il Sinodo per l'Africa

244 Padri Sinodali, 29 esperti, 49 uditori, 3 invitati speciali: con questi numeri, la Chiesa si prepara a vivere il secondo
Sinodo speciale per l’Africa. L’evento si terrà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre e rifletterà sui temi della riconciliazione, della giustizia e della pace. Ai lavori parteciperanno anche i delegati fraterni, rappresentanti di sei Chiese e comunità ecclesiali presenti in Africa, tra cui quella copta, quella anglicana e quella metodista. L’assise sinodale è stata presentata stamani nella Sala Stampa della Santa Sede, alla presenza di mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi. C’era per noi Isabella Piro:

Ottobre, mese dell’Africa. Nelle prossime tre settimane, lo sguardo della Chiesa universale si concentrerà, dunque, su questo antico continente. Era già accaduto nel 1994, con la prima Assemblea speciale dedicata alla terra africana e, a distanza di 15 anni, i Padri Sinodali hanno avvertito la necessità di riflettere sugli sviluppi del continente. Un territorio in crescita, che ha visto i cattolici aumentare da 55 a 164 milioni, in un arco di tempo che va dal 1978 al 2007. Cifre che hanno portato i cattolici dell’Africa al 17,5%, una percentuale superiore alla media mondiale, che si ferma al 17,3%.

Il
calendario dei lavori prevede 20 Congregazioni generali e 9 sessioni dei Circoli minori. Benedetto XVI presiederà tre celebrazioni eucaristiche: quella iniziale, domenica 4 ottobre, quella per la canonizzazione di 5 beati, l’11 ottobre, e la Messa finale, il 25 del mese.
Il Papa guiderà anche il Santo Rosario con l’Africa e per l’Africa che si terrà in Aula Paolo VI sabato 10 ottobre, insieme agli studenti universitari sia italiani che africani, collegati via satellite. Da segnalare anche la riflessione sull’Esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia in Africa”, che avrà luogo il 5 ottobre, nel pomeriggio.

Tre appuntamenti, poi, riguardano gli Invitati speciali che parleranno in Aula: si tratta del Patriarca della Chiesa ortodossa etiope Abuna Paulos, atteso per il 6 ottobre; di Rudolf Adada, già capo della missione di pace per il Darfur delle Nazioni Unite, che interverrà il 9 ottobre. Infine, il 12 ottobre si rivolgerà ai Padri Sinodali Jacques Diouf, direttore generale della FAO, di religione islamica.

Nell’arco della riconciliazione, della giustizia e della pace, naturalmente, largo spazio verrà dedicato ai missionari, soprattutto a coloro che hanno donato la vita per portare il nome di Cristo in Africa. Solo nel 2008, dei 20 operatori pastorali cattolici uccisi nel mondo, 5 erano africani. Così li ricorda mons. Nikola Eterović:

"Il Vangelo da loro annunciato è il vero sale della terra, garanzia di una evangelizzazione con profonde radici in grado di resistere a ogni possibile avversità. La buona notizia, accampognata dalla testimonianza limpida del loro servizio ecclesiale, diventa la luce che brilla nelle tenebre del mondo talvolta troppo densamente concentrate su alcune parti del contiente africano".

L’Africa è un continente grande tre volte l'Europa, si è detto in conferenza stampa, con molte specificità regionali. Eppure, i temi analizzati dal Sinodo riguardano l’intero continente. Ancora mons. Eterović:

"Per esempio, il dialogo cristiano con i musulmani è molto interessante per tutta l'Africa anche se ha una particolarità nel nord Africa e nella regione subsahariana, ma è una realtà che dovrebbe essere una ricchezza per tutti".

Rispondendo alle domande dei giornalisti, poi, mons. Eterović ha anticipato che i Padri Sinodali si soffermeranno anche sulla questione dell’immigrazione:

"E' un tema molto sentito sia in Africa che qui e io credo che sarà un tema ben presente. Anche i vescovi dovranno esprimere la loro posizione su questo tema che è essenziale per la Chiesa in Africa ma anche per le nostre Chiese qui in Europa e anche a livello sociale e politico".

Da segnalare, infine, che dei 244 Padri Sinodali presenti, 197 provengono dall’Africa, 34 dall’Europa, 10 dall’America, 2 dall’Asia e uno dall’Oceania. Dati che ci ricordano che il Sinodo speciale per l’Africa riguarda tutta la Chiesa cattolica.

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SINODO AFRICA: MONS. ETEROVIĆ, 244 I PADRI SINODALI. JACQUES DIOUF TRA GLI INVITATI SPECIALI

Saranno 244 i padri sinodali che parteciperanno alla
Seconda Assemblea speciale per l’Africa.
A fornire alcune “cifre” sui partecipanti all’assise sinodale (Vaticano, 4-25 ottobre) è stato oggi mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi, durante un “
briefing
” nella sala stampa vaticana.
Su 244 padri sinodali, ha spiegato mons. Eterović, “228 sono insigniti
del carattere vescovile. Essi prenderanno parte a vari titoli: 79 partecipano ex officio, 129 sono eletti e 36 sono di nomina Pontificia.
Tra essi vi sono 33 cardinali, 75 arcivescovi, 120 vescovi e 8 religiosi, eletti dall’Unione dei superiori generali”. Dei padri sinodali, ha informato ancora mons. Eterović, 197 provengono dall’Africa. Altri 47 vengono da altri continenti: 34 dall’Europa, 10 dall’America, 2 dall’Asia e 1 dall’Oceania. Tra essi vi sono presidenti delle Conferenze episcopali di altri 4 continenti che all’inizio dei lavori si rivolgeranno all’Assemblea”. Ciò, ha commentato il segretario generale, “sottolinea che l’Assemblea riguarda tutta la Chiesa cattolica”. Per quanto concerne i lavori sinodali, ha poi aggiunto il vescovo, “sono previste 20 Congregazioni generali e 9 Sessioni dei Circoli minori, divisi in tre lingue ufficiali dell’Assise: francese, inglese e portoghese”.
“All’Assise sinodale – ha detto mons. Eterović – prenderanno parte anche i Delegati fraterni, rappresentanti di 6 Chiese e comunità ecclesiali presenti in modo significativo in Africa, con le quali la Chiesa cattolica mantiene rapporti di dialogo e di collaborazione”.
Inoltre, “accogliendo l’invito del Papa parteciperanno tre invitati speciali”.
In primo luogo, “il 6 ottobre, prenderà parte alla terza Congregazione generale il patriarca della Chiesa ortodossa Tewahedo Etiope Sua Santità Abuna Paulos. Si tratta di una partecipazione al Sinodo del rappresentante della menzionata Chiesa cristiana presente in Africa ininterrottamente dai tempi apostolici”. Il 9 ottobre, è atteso Rudolf Adada, già capo della Joint United Nations/African Union Peacekeeping Mission per il Darfur. “Egli – ha affermato il segretario generale – dovrebbe riferire sugli sforzi di pace nella regione del Darfur, che interessa non solamente i Paesi africani bensì il mondo intero”. Il 12 ottobre, interverrà Jacques Diouf, direttore generale della Fao per “informare sugli sforzi della Fao intesi a garantire la sicurezza alimentare in Africa”.
Al Sinodo vi saranno, poi, 29 esperti e 49 uditori. Complessivamente, ha concluso mons. Eterović, “parteciperanno all’Assemblea sinodale circa 400 persone”.

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03/10/2009 07:07

Una lettura del segretario generale alla vigilia del Sinodo

Presente e futuro della Chiesa in Africa


di Nikola EteroviC

Essere sale della terra e luce del mondo è la vocazione di ogni cristiano. Applicata alla realtà africana questa verità aiuta a comprendere lo spirito con cui, dal 4 al 25 ottobre, si celebra la seconda assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi, che affronterà il tema della Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace, prendendo spunto dal Vangelo di Matteo (5, 13.14):  "Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo".

La priorità riguarda l'urgenza dell'evangelizzazione che ha come conseguenza necessaria la promozione umana nel contesto del continente. In questo senso, il tema dell'assise sinodale è molto significativo perché richiama il titolo dell'esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Africa, nata dalla prima assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi, svoltasi dal 10 aprile all'8 maggio 1994 e dedicata al tema della Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice verso l'anno 2000 sulla base del mandato di Gesù riportato dagli Atti degli apostoli (1, 8):  "Sarete miei testimoni". Questa scelta sottolinea la continuità tra le due assemblee. La prima ha offerto un quadro complessivo della situazione della Chiesa cattolica nel continente e indicato diverse sfide - religiose, sociali e politiche - che sono tuttora in buona parte attuali. Con la seconda i Padri sinodali vogliono approfondire la missione della Chiesa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Si tratta di temi fondamentali per il presente e il futuro della Chiesa cattolica in Africa. In questa urgente opera essa è disposta a collaborare con altre Chiese e comunità cristiane, con gli appartenenti ad altre religioni e con tutti gli uomini di buona volontà.

All'assemblea saranno presenti 244 Padri sinodali:  79 partecipano ex officio, 129 sono eletti e 36 sono di nomina pontificia. I cardinali sono 33, gli arcivescovi 75, i vescovi 120 mentre 8 sono i religiosi eletti dall'Unione dei superiori generali. Tra i partecipanti vi sono 37 presidenti di Conferenze episcopali, 189 vescovi ordinari, 4 coadiutori, 2 ausiliari e 8 emeriti. Oltre a 25 capi dicastero della Curia Romana, ci saranno anche tutti i 14 cardinali africani e i presidenti delle Conferenze episcopali nazionali, regionali e delle riunioni internazionali. Nella scelta dei Padri sinodali si è cercato di avere perlomeno un vescovo da ognuno dei 53 Paesi dell'Africa.

La maggioranza dei Padri, precisamente 197, provengono proprio dal continente. Tra gli altri presenti, 34 vengono dall'Europa, 10 dall'America, 2 dall'Asia e uno dall'Oceania. Fra di loro vi sono i presidenti delle Conferenze episcopali degli altri continenti. È un fatto che sottolinea come l'assemblea riguardi in realtà tutta la Chiesa cattolica. All'assise prenderanno parte, inoltre, i delegati fraterni, rappresentanti di sei Chiese e comunità ecclesiali presenti in modo significativo in Africa e con le quali la Chiesa cattolica mantiene rapporti di dialogo e collaborazione.

Accogliendo l'invito del Papa, parteciperanno ai lavori tre invitati speciali. Il 6 ottobre prenderà la parola il Patriarca della Chiesa ortodossa Tewahedo Etiope Abuna Paulos. Il 9 è atteso Rudolf Adada, già capo della Joint United Nations/African union peacekeeping mission per il Darfur. Il 12 interverrà Jacques Diouf, direttore generale della Fao.

Sotto la protezione di tanti santi africani e, in particolare, della Vergine Nostra Signora d'Africa, questo sinodo rappresenta un'occasione propizia di evangelizzazione e di promozione umana per tutto il continente. Solo una Chiesa riconciliata al suo interno, infatti, può diventare annunciatrice credibile della riconciliazione anche al livello della società, apportando un contributo insostituibile alla costruzione della giustizia e della pace.


(©L'Osservatore Romano - 3 ottobre 2009)
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03/10/2009 09:27

L'auspicio è stato espresso dall'arcivescovo Eterovic

Un confronto più vivace al Sinodo africano


Dalla terza esperienza di discussione libera al Sinodo dei vescovi ci si attende finalmente uno scambio e un confronto vivace. È quanto ha auspicato l'arcivescovo Nikola Eterovic, segretario generale, nel briefing di venerdì mattina 2 ottobre nella Sala stampa della Santa Sede, presentando la seconda assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi, in programma dal 4 al 25 ottobre.
L'arcivescovo ha confermato che per la discussione libera ci sarà un'ora di tempo, dalle 18 alle 19, al termine di ogni congregazione generale. Per Eterovic sta ora ai vescovi africani cogliere questa opportunità sentendosi "liberi di prendere la parola con interventi diretti e non di livello accademico". Ha anche riconosciuto che la piena riuscita della discussione libera "dipende molto dal presidente delegato di turno" che deve avere "creatività come guida", essere più coinvolto nel "suscitare" e "provocare" il dibattito, dando la parola "non sempre agli stessi" ma anche "a quelli che sono un po' più timidi" e meno abituati a parlare in un contesto particolare come l'aula nuova del sinodo.
La novità della discussione libera, ha ribadito il segretario generale, è stata introdotta appositamente per creare uno spazio aperto e franco di dialogo e non per ripetere gli interventi ufficiali per i quali sono concessi cinque minuti. Anche padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa, ha rilevato che se non prende piede un nuovo modo di utilizzare il tempo della discussione libera non potrà mai "venire fuori questo aspetto di scambio e di confronto" e dunque "non cambia poi molto" nel sistema dei lavori.
Rispondendo alle domande dei giornalisti, monsignor Eterovic ha riaffermato che il sinodo è un'esperienza di collegialità che coinvolge tutta la Chiesa, anche perché "la questione della pace, della giustizia e della riconciliazione non riguarda certo solo l'Africa". Tenendo conto dei cinque anni di lavoro preparatorio, l'arcivescovo ha presentato un quadro della realtà della Chiesa nel continente. Su questo tema sarà l'arcivescovo Laurent Monsengwo Pasinya, già nel primo giorno di lavoro, a tenere una relazione di trenta minuti. L'intervento verterà sulla ricezione dell'esortazione apostolica Ecclesia in Africa, espressione del sinodo continentale del 1994, e sarà seguito dalla discussione libera.
"La Chiesa in Africa - ha detto Eterovic - ha avuto un grande dinamismo. Dal 1978 al 2007 il numero dei cattolici africani è passato da 55.000.000 a 164.000.000. Anche le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata hanno avuto una notevole crescita". Un quadro "promettente" che si completa "con il numero di ben 521 agenti di pastorale che dal 1994 al 2008 sono stati uccisi in Africa a causa del nome di Gesù Cristo. Si tratta di africani di nazionalità e di adozione, cioè di missionari nelle terre africane. Nel 2008, per esempio, di venti operatori pastorali cattolici uccisi nel mondo cinque erano africani:  tre sacerdoti, un religioso e un volontario laico, provenienti rispettivamente dal Kenya, dalla Guinea Conakry, dalla Nigeria e dalla Repubblica Democratica del Congo". Ha aggiunto che una questione di particolare interesse sarà il dialogo con i musulmani.
Il segretario generale ha spiegato che "la celebrazione dell'assise sinodale sarà accompagnata da intensi momenti di preghiera. Il Papa presiederà tre celebrazioni eucaristiche nella basilica papale di San Pietro. Oltre quella di domenica 4 per l'inizio dei lavori sinodali e di domenica 25 per la conclusione, il Papa canonizzerà domenica 11 ottobre cinque beati che indicano in modo concreto come si diventa il sale della terra e la luce del mondo. La preghiera accompagnerà le riflessioni dei padri sinodali ogni giorno di mattino e di pomeriggio. La preghiera dell'ora terza sarà accompagnata da una breve omelia, a cura dei padri sinodali".
Ha quindi annunciato "un momento particolare" previsto per la sera di sabato 10 ottobre. Il Papa guiderà la recita del rosario "con l'Africa e per l'Africa" in collegamento televisivo via satellite dall'aula Paolo VI con gli universitari di nove capitali africane:  Il Cairo (Egitto), Antananarivo (Madagascar), Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), Nairobi (Kenya), Johannesburg (Sud Africa), Maputo (Mozambico), Khartoum (Sudan), Onitsha (Nigeria) e Ouagadougou (Burkina Faso).
Eterovic ha detto che complessivamente prenderanno parte al sinodo circa quattrocento persone. In particolare "ci saranno 29 esperti, 19 uomini e 10 donne, e 49 uditori, 29 uomini e 20 donne, che daranno il loro contributo allo svolgimento dei lavori sinodali, arricchendo la riflessione con le loro significative testimonianze". Sono previste 20 congregazioni generali e 9 sessioni dei circoli minori. Le lingue ufficiali saranno francese, inglese e portoghese ma si potrà usare anche l'italiano.
Infine sono stati presentati alcuni dati statistici sull'attività della Chiesa cattolica nel continente. In Africa esistono 53 Caritas nazionali. C'è poi Caritas del Medio Oriente e dell'Africa del nord. Tra le opere significative di promozione umana, c'è la Fondazione per il Sahel che in 25 anni ha finanziato progetti per circa quaranta milioni di dollari.
La Chiesa cattolica è molto presente nel campo della pastorale sanitaria. Secondo dati del 2007, ci sono in Africa 16.178 centri sanitari:  1.074 ospedali, 5.373 ambulatori, 186 lebbrosari, 753 case per anziani e invalidi, 979 orfanotrofi, 1.997 asili per i bambini, 1.590 consultori matrimoniali, 2.947 centri di rieducazione sociale, 1.279 centri sanitari vari. I dati sulle scuole cattoliche rilevano 12.496 materne con 1.266.444 iscritti; 33.263 elementari con 14.o61.806 alunni; 9.838 superiori con 3.738.238 studenti. Negli istituti superiori studiano in 54.362, nelle università in 11.011 frequentano gli studi ecclesiastici e 76.432 altre discipline.


(©L'Osservatore Romano - 3 ottobre 2009)
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L'Angola guarda al Sinodo come grande opportunità


Lubango, 2. "La seconda assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi è un'occasione per un Continente che è stato scosso da conflitti". Lo ha detto l'arcivescovo coadiutore di Lubango, monsignor Gabriel Mbilingi.
Il presule ritiene che la Chiesa verrà ascoltata solo se è in grado di portare un messaggio di riconciliazione e di giustizia al fine di garantire una pace più duratura.
Dopo aver ricordato la visita di Benedetto XVI in Camerun e Angola, l'arcivescovo Mbilingi ha sottolineato "l'opportunità che il tema scelto per il prossimo Sinodo ("La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace")", e assicura che "garantire la pace in Africa significa fornire un grande servizio non solo per il Continente ma anche a tutta l'umanità". Il presule ha inoltre ricordato che a 15 anni dal primo Sinodo africano, molto è cambiato nel Continente, in particolare è aumentato il numero dei cattolici che dai 102 milioni del 1994 sono arrivati a 165 milioni nel 2007.
"Questa seconda riunione - ha concluso monsignor Mbilingi - affronta diversi aspetti delle sfide più importanti, non solo alla luce delle problematiche attuali dell'Africa, ma anche dei suoi aspetti positivi".


(©L'Osservatore Romano - 3 ottobre 2009)
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Il Sinodo rifletterà sull'azione della Chiesa in Africa

Monsignor Nikola Eterović ha presentato l'andamento dei lavori


di Carmen Elena Villa

CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 2 ottobre 2002 (ZENIT.org).-

La crescita delle vocazioni missionarie e dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici impegnati è uno dei frutti dell'opera missionaria ed evangelizzatrice che centinaia di comunità religiose svolgono in Africa.

In un incontro con i giornalisti svoltosi questo venerdì mattina nella Sala Stampa della Santa Sede, monsignor Nikola Eterović ha presentato le novità del Sinodo e una riflessione sulle azioni della Chiesa in Africa in campo educativo, sanitario e sociale. La priorità nel continente, ha affermato, "riguarda l'urgente opera di evangelizzazione, che ha come riflesso inscindibile la promozione umana nel contesto del continente africano".

Il presule si è riferito anche all'importanza del tema di questa seconda assemblea sinodale, "La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace", osservando che "una Chiesa riconciliata al suo interno diventerà annunciatrice credibile della riconciliazione anche a livello della società, apportando un insostituibile contributo alla promozione della giustizia e al raggiungimento della pace".

La missione sociale, sanitaria ed educativa della Chiesa in Africa

In Africa esistono 53 Caritas nazionali per promuovere la solidarietà e lo sviluppo integrale dell'uomo. Vi operano anche Caritas del Medio Oriente e dell'Africa del Nord. Tutte le organizzazioni nazionali sono coordinate da Caritas Africa, che ha sede a Kampala (Uganda).

La rete di commissioni di giustizia e pace funziona attraverso otto commissioni regionali e 34 commissioni nazionali nelle rispettive Conferenze Episcopali. Ci sono anche 12 istituti e centri di promozione della Dottrina Sociale della Chiesa.

Tra le opere significative di promozione umana figura la Fondazione per il Sahel, istituita il 22 febbraio 1984 da Papa Giovanni Paolo II in seguito alla sua visita apostolica in Burkina Faso.

Durante questi 25 anni, la Fondazione ha distribuito circa 40 miliardi di dollari in nove Paesi africani per il finanziamento di progetti di accesso all'acqua e di risanamento di terreni coltivabili, così come di formazione ed educazione.

Il 12 febbraio 2001, Giovanni Paolo II ha costituito la Fondazione Il Buon Samaritano, che dipende dal Pontificio Consiglio per la Salute e ha il compito di sostenere i malati, soprattutto di Aids.

Monsignor Eterović ha presentato alcuni dati sulla presenza della Chiesa nel campo della pastorale sanitaria, secondo studi svolti durante il 2007: 16.178 centri di salute dei quali 1.074 ospedali, 5.373 ambulatori, 186 lebbrosari, 753 residenze per anziani e invalidi, 979 orfanotrofi, 1.997 giardini d'infanzia, 1.590 consultori matrimoniali, 2.947 centri di reinserimento sociale, 1.279 centri di salute di altro tipo.

Quanto ai centri educativi cattolici, la Chiesa promuove in Africa 12.496 scuole materne con 1.266.444 iscritti, 33.263 scuole primarie con 14.061 alunni e 9.838 scuole superiori con 3.738.238 alunni.

Negli istituti superiori studiano 54.362 allievi. Nelle università 11.011 seguono programmi di studio ecclesiastici e 76.432 sono iscritti ad altre discipline.Con questi dati, il presule ha voluto sottolineare il lavoro di tante comunità che "cercano di alleviare le ferite aperte nello spirito e nel corpo dei loro confratelli di fronte alle grandi sfide del sottosviluppo e, dunque, della fame, delle malattie, delle violenze, incluse le guerre".
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I numeri del Sinodo per l'Africa

di Carmen Elena Villa

CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 2 ottobre 2009 (ZENIT.org).-

Padri sinodali dei cinque continenti e membri di varie religioni saranno presenti alla II Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà dal 4 al 25 ottobre sul tema "La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace".

Sarà la seconda assemblea sinodale dedicata a questo continente. La prima si è svolta nel 1994. Vi parteciperanno 244 padri sinodali, 288 dei quali Vescovi, distribuiti nel modo seguente: 79 parteciperanno ex officio, 129 saranno elettori e 36 di nomina pontificia.
 
Secondo quanto ha rivelato questa mattina in un incontro con i giornalisti l'Arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, tra loro ci saranno 33 Cardinali, 75 Arcivescovi, 120 Vescovi e otto religiosi eletti dall'Unione dei Superiori Generali.

Quanto agli incarichi, ci saranno 37 presidenti di Conferenze Episcopali, 189 Vescovi ordinari, 4 coauditori, 2 ausiliari e 8 Arcivescovi emeriti. Saranno presenti 25 capi di dicastero della Curia Romana e i 14 Cardinali africani. Parteciperanno inoltre i presidenti delle Conferenze Episcopali, nazionali, regionali e delle riunioni internazionali.

Dei padri sinodali, 197 provengono dall'Africa. Gli altri 47 arrivano dagli altri continenti: 34 dall'Europa, 10 dall'America, due dall'Asia e uno dall'Oceania. Tra loro ci sono i presidenti delle Conferenze Episcopali di altri quattro continenti, che all'inizio dei lavori si rivolgeranno all'Assemblea.

Per i lavori sinodali sono previste 20 congregazioni generali e 9 sessioni di circoli minori, divise in tre lingue ufficiali: francese, inglese e portoghese.Per contribuire al corretto svolgimento dei lavori sinodali, arricchendo la riflessione con le loro testimonianze, saranno presenti al Sinodo 29 esperti - 19 uomini e 10 donne - e 49 uditori, 29 uomini e 20 donne.

Accogliendo l'invito di Papa Benedetto XVI, parteciperanno all'Assemblea Sinodale tre invitati speciali.

Si tratta di Sua Santità Abuna Paulos, Patriarca della Chiesa Ortodossa Tewahedo Etiope; di Rudolf Adada, ex capo della Joint United Nations/African Union Peackeeping Mission per il Darfur, che si riferirà agli sforzi di pace nella regione sudanese del Darfur, e di Jaques Diouf, di origine musulmana, direttore generale della FAO, che informerà sugli sforzi dell'organizzazione per garantire la sicurezza alimentare in Africa.
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Sull'Africa, i vescovi del Sinodo discuteranno per un mese

PRIMO PIANO
Di Di Andrea Bevilacqua

Vaticania - Gianfranco Fabi sulle orme di Gotti Tedeschi

Alla presidenza del Consiglio Giustizia e Pace punta Mario Toso, salesiano come Bertone

Inizia lunedì prossimo in Vaticano il
sinodo dei vescovi dedicato all'Africa.
I lavori dureranno un mese.
I vescovi convocati dibatteranno sulle problematiche principali legate alla presenza della Chiesa nel continente nero e, insieme, ascolteranno le direttive in merito espresse da Benedetto XVI. La situazione nel continente non è facile. Le tematiche di giustizia sociale sono sempre all'ordine del giorno. In Vaticano, tra l'altro, c'è un “ministero” che le segue da vicino.
È il pontificio consiglio Iustitia et Pax presieduto dal cardinale Renato Raffaele Martino. Questi ha superato da tempo l'età pensionabile. È senz'altro alla fine del sinodo, dovrà lasciare l'incarico. Secondo fonti attendibili all'interno della Santa Sede, il suo successore alla guida del battagliero organismo dovrebbe essere un prelato che è già cardinale: Théodore-Adrien Sarr arcivescovo di Dakara, la capitale senegalese.
Sarr è stato fatto cardinale da Benedetto XVI nel concistoro del 24 novembre 2007.
E' nato il 28 novembre del 1936 a Fadiouth. Ordinato sacerdote nel 1964, è diventato arcivescovo della capitale nel 2000. Se questa notizia si rivelerà fondata, sarà confermata la predilezione di Benedetto XVI per la nomina di persone già piuttosto “mature”. Anche il posto di segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace subirà un cambiamento, dopo la nomina di monsignor Crepaldi alla diocesi di Trieste. Ad oggi il favorito è don Mario Toso, rettore magnifico dell'Ateneo salesiano, molto apprezzato dal segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, che appartiene allo stesso ordine. Toso è un esperto di Dottrina Sociale della Chiesa ed ha dato un contributo fondamentale alla stesura dell'enciclica sociale di Benedetto XVI, la
Caritas in veritate
.
Quanto all'enciclica sociale, ieri nei sacri palazzi è stato notato un
intervento sul Sole24Ore a firma Gianfranco Fabi
: «Il Papa manager e la carità contro la crisi».
L'intervento parla dell'enciclica e recensisce il Dizionario di economia civile curato da Luigino Bruni e Stefano Zamagni. L'articolo di Fabi è stato notato per vari motivi. Tra questi per il fatto che l'autore dell'articolo è in lizza
per succedere a Dino Boffo alla direzione di Avvenire. Scrivere (e scrivere di Vaticano e del Papa) pare porti fortuna: ne è un esempio Ettore Gotti Tedeschi, neo presidente dello Ior lanciato anche dai tanti editoriali “economici” scritti per L'Osservatore Romano. Difficile dire se la stessa fortuna toccherà anche Fabi. Anche perché i tempi sono ancora lunghi: il nome del direttore di Avvenire dovrebbe infatti uscire dopo l'assemblea generale dei vescovi in programma a novembre.

© Copyright Italia Oggi, 3 ottobre 2009 consultabile online anche
qui.
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SINODO AFRICANO: DOMENICA PAPA APRE LAVORI CON 244 VESCOVI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 ott.

Con una solenne liturgia nella Basilica di San Pietro, Benedetto XVI aprira' domenica mattina
l'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi.
Concelebreranno con lui 244 vescovi, dei quali 197 provengono dall'Africa, 34 dall'Europa, 10 dall'America, 2 dall'Asia e uno dall'Oceania.
Ai lavori, presentati in una conferenza stampa dal segretario del Sinodo, mons. Nikola Eterovic, parteciperanno anche 29 esperti, 49 uditori, 3 invitati speciali oltre ai delegati fraterni, rappresentanti di sei Chiese e comunita' ecclesiali presenti in Africa, tra cui quella copta, quella anglicana e quella metodista.
Al centro dell'Assemblea, i temi della riconciliazione, della giustizia e della pace che furono affrontati anche nella prima Assemblea Speciale dedicata alla terra africana: a distanza di 15 anni, i padri sinodali hanno avvertito la necessita' di riflettere sugli sviluppi del Continente.
L'Assemblea riflettera' in particolare sull'Esortazione apostolica post-sinodale
''Ecclesia in Africa'', in un incontro che avra' luogo lunedi' pomeriggio dopo la presentazione della ''relatio'' redatta dal card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente della Conferenza dei vescovi del Ghana, sulla base dei ''lineamenta'' che raccolgono le proposte provenienti dalle diverse chiese nazionali.
Tra le altre questioni affrontate nei ''lineamenta'' anche il dialogo cristiano con i musulmani che mons. Eterovic ha definito ''molto interessante per tutta l'Africa anche se e' piu' sentito nel nord Africa e nella regione subsahariana''. Il documento dedica ampio spazio anche alla presenza - ancora necessaria - dei missionari e ricorda coloro che hanno donato la vita per portare il nome di Cristo in Africa. Solo nel 2008, dei 20 operatori pastorali cattolici uccisi nel mondo, 5 erano africani. Mons. Eterovic ha anticipato che i padri sinodali si soffermeranno anche sulla questione dell'immigrazione, ''tema molto sentito sul quale dovranno esprimere la loro posizione'' anche riguardo al dibattito in corso in Europa ''anche a livello sociale e politico''.
Oltre alla messa d'apertura, il Papa Ratzinger presiedera' anche il rito della canonizzazione di 5 beati, l'11 ottobre, e la messa finale, il 25 del mese. Il Pontefice guidera' anche il rosario con l'Africa e per l'Africa che si terra' in Aula Nervi sabato 10 ottobre, insieme agli studenti universitari sia italiani che africani, collegati via satellite.
Tra i padri sinodali, 189 sono vescovi ordinari, 4 coadiutori, 2 ausiliari e 8 emeriti. Sono membri di diritto i 25 capi dicastero della Curia Romana e ci saranno anche tutti i 14 cardinali africani e i 37 presidenti delle Conferenze episcopali nazionali, regionali e delle riunioni internazionali. Tra i padri sinodali 129 sono eletti e 36 sono di nomina pontificia. In totale i cardinali sono 33, gli arcivescovi 75, i vescovi 120 mentre 8 sono i religiosi eletti dall'Unione dei superiori generali.
Nella scelta dei padri sinodali, ha spiegato Eterovic, ''si e' cercato di avere perlomeno un vescovo da ognuno dei 53 Paesi dell'Africa e cosi' la maggioranza dei padri, precisamente 197, provengono proprio dal continente. Tra gli altri presenti, 34 vengono dall'Europa, 10 dall'America, 2 dall'Asia e uno dall'Oceania. Fra di loro vi sono i presidenti delle Conferenze episcopali degli altri continenti''.
I delegati fraterni rappresenteranno sei Chiese e comunita' ecclesiali presenti in modo significativo in Africa e con le quali la Chiesa cattolica mantiene rapporti di dialogo e collaborazione.
Accogliendo l'invito del Papa, parteciperanno ai lavori poi tre invitati speciali.
Il 6 ottobre prendera' la parola il Patriarca della Chiesa ortodossa Tewahedo Etiope Abuna Paulos. Il 9 è atteso Rudolf Adada, gia' capo della Joint United Nations/African union peacekeeping mission per il Darfur. Il 12 interverra' Jacques Diouf, direttore generale della Fao.

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Santa Messa per l'apertura del Sinodo: libretto della celebrazione e notificazione

4 XXVII Domenica "per annum"
Basilica Vaticana, ore 9.30 CAPPELLA PAPALE
Apertura della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi

LIBRETTO DELLA CELEBRAZIONE
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Domani il Papa presiederà la Messa di apertura del Sinodo per l'Africa dedicato alla pace e alla giustizia

Ultimi preparativi per il
Sinodo dei Vescovi per l’Africa dedicato alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace, che prenderà il via ufficialmente domani. Ad aprire la seconda Assemblea Speciale dedicata a questo continente sarà la celebrazione eucaristica presieduta da Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro, alle ore 9.30. Il Santo Padre è rientrato oggi da Castel Gandolfo, al termine del periodo estivo. La nostra emittente seguirà la Santa Messa in diretta a partire dalle ore 9.20. Ieri pomeriggio, intanto, presso la Sala Marconi della nostra emittente, si è svolto un incontro sul tema “Africa e media”, organizzato dalla Radio Vaticana insieme al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Il servizio di Isabella Piro:

Quali sono i problemi che ostacolano un’informazione giusta ed obiettiva sull’Africa? A questa domanda ha voluto rispondere l’incontro su “Africa e media” che ha visto protagonisti alcuni Padri sinodali e numerosi giornalisti. Ad aprire i lavori, il direttore generale della Radio Vaticana padre Federico Lombardi:
"Si parla spesso con delle prospettive non corrette o con delle prospettive troppo europee sulle questioni africane. Bisogna, invece, riuscire a trovare un’impostazione giusta, un’impostazione in cui anche gli africani siano veramente protagonisti del modo di parlare dell’Africa e sull’Africa, così che si trovi il posto giusto dell’Africa nell’informazione e nelle prospettive del mondo di oggi".

Sulla stessa linea il cardinale nigeriano Francis Arinze, presidente delegato del Sinodo:

"Quando qualcosa non funziona bene, allora sicuramente se ne parla in Europa. Ma quando qualcosa funziona veramente bene – e sono la maggioranza delle cose – non se ne parla, perché non fa notizia. A meno che non ci sia un europeo ucciso lì!"
Di fronte ai problemi, “è meglio accendere una candela che condannare il buio”, ha ribadito il porporato, invitando anche i laici ad agire per dare il loro contributo ad un’informazione corretta:

"I laici sono veramente chiamati al lavoro, qui. Non bisogna essere monaco, o sacerdote, o avere un dottorato dell’Università Gregoriana per essere presente in questo areopago".

No ai paradigmi occidentali, dunque, per analizzare il mondo panafricano, ha continuato Filomeno Lopes, giornalista della redazione Portoghese Africa della Radio Vaticana. Perché “l’Africa è un soggetto, e non un oggetto, di relazioni, di informazioni, di comunicazioni, di cooperazione, di partenariato”:

"Se informare significa plasmare la mente e il cuore degli africani, allora la sfida di partnership nella comunicazione e nell’informazione consiste, quindi, nell’aiutare l’Africa e gli africani a ricostruire la loro millenaria cultura comunicativa che si poggia sui valori di verità, giustizia, armonia. Se si vuole aiutare l’Africa a vincere la sfida comunicativa del futuro, bisogna investire nella cultura e nella comunicazione".
Negli ultimi anni, l’Africa ha visto un grande dinamismo nel mondo della comunicazione: basti pensare che tra il 2000 ed il 2006 gli utenti africani di Internet sono cresciuti del 625,8%, rispetto al 195% del resto del mondo. In tutto questo, naturalmente, la Chiesa non resta indietro. Padre Janvier Yaméogo, membro del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali:

"La comunicazione è sicuramente essenziale per promuovere giustizia, pace e riconciliazione. Ma non va, però, dimenticato – come scrive il Papa nella Caritas in Veritate – che il senso e la finalità dei media vanno cercati nel fondamento antropologico. In un mondo mediatico, la Chiesa non può non essere mediatica, in quanto sacramento, segno e strumento per comunicare all’uomo la sua verità".

La sfida per la comunicazione in Africa, dunque, è aperta. E se ne parlerà ancora in altri due incontri che si terranno, sempre presso la Radio Vaticana, sabato 17 e giovedì 22 ottobre.

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03/10/2009 18:45

Un seminario organizzato alla vigilia del Sinodo dei vescovi

L'Africa protagonista del suo destino


Roma, 3. Giustizia economica e politica, disuguaglianze sociali, nuove tendenze dei conflitti, interreligiosi e non, traffico d'armi, migrazioni, diritti dell'uomo, democrazia. L'Africa con le sue sfide e i suoi problemi è stata al centro del laboratorio di studio che Pax Romana, il movimento internazionale degli intellettuali cattolici, con il supporto dell'italiano Movimento ecclesiale di impegno culturale e di numerose altre organizzazioni, ha tenuto a Roma alla vigilia del Sinodo per l'Africa. Un contributo del seminario - che ha raccolto esponenti della cultura, dell'università e delle professioni provenienti da molti Paesi - verrà inviato ai vescovi e agli esperti chiamati a partecipare al Sinodo.
Dai tre giorni di studio e di confronto è emersa la convinzione condivisa che occorre analizzare la realtà africana in profondità e non soltanto attraverso gli indicatori economici e finanziari, come già aveva anticipato il presidente internazionale di Pax Romana, il peruviano Javier Iguiniz, presentando l'iniziativa. "L'economia - aveva detto Iguiniz - non basta a spiegarci l'Africa:  il Gabon, che ha un reddito pro capite decisamente alto per il continente, ben 14.000 dollari, ha una mortalità infantile del 60 per mille, mentre l'Eritrea, con un reddito individuale annuo di 519 dollari, ha un tasso del 48 per mille. Dobbiamo chiederci il perché e ripartire dai veri indicatori dello sviluppo umano".
Questi indicatori non possono essere esterni, ancora una volta calati dall'alto, come quasi sempre accaduto nella plurisecolare vicenda africana. L'Africa deve diventare protagonista del proprio sviluppo e abbandonare quell'atteggiamento di vittimismo - certo storicamente giustificato, ma infecondo - che troppo spesso è una scusa per non assumersi responsabilità, come ha rimarcato il congolese Medard Ipan Lobota, rappresentante dell'Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite. Lobata ha sottolineato che il disastro africano è anche causato delle élite politiche locali, specie in Paesi sostanzialmente ricchi, ma con popolazioni assolutamente povere.
Tra le grandi piaghe del continente africano ci sono ancora le tante guerre, devastanti e dimenticate, nutrite da un commercio delle armi che prolifera senza alcuna regola. Tra le posizioni fatte proprie dal seminario c'è quella del camerunese Zobel Behalal, responsabile del Comitato cattolico contro la fame e per lo sviluppo, secondo il quale è necessario arrivare a un trattato internazionale che regoli la compravendita delle armi e che ne impedisca l'acquiso a Paesi dove i diritti umani sono a rischio e che non danno priorità di spesa alla lotta alla povertà.
Anche per questo, l'Africa ha bisogno di una nuova educazione alla cittadinanza, che faccia nascere una nuova classe dirigente locale che si impegni realmente per lo sviluppo. I partecipanti al seminario hanno concordato che in questo ambito le Chiese locali hanno un ruolo importante, ma devono rendere ancora più accessibile il loro sistema di istruzione, da cui le classi sociali più povere sono ancora troppo spesso escluse.
La condizione della gran parte delle popolazioni africane, specialmente delle più vulnerabili, suggerisce alla Chiesa in Africa un forte coinvolgimento nella difesa e nella promozione di un modello agricolo familiare, che anteponga le necessità alimentari locali alle esportazioni. Solo la crescita della produttività di piccole fattorie aiuterà milioni di contadini a uscire dalla povertà estrema e da condizioni ingiuste.
Gli attuali metodi di sfruttamento delle terre africane compromettono, inoltre, il futuro:  il riscaldamento globale, lo sviluppo delle megalopoli e delle loro baraccopoli, lo sfruttamento dell'acqua, delle terre coltivabili, delle foreste primarie, gravano di pesanti ipoteche le prossime generazioni.


(©L'Osservatore Romano - 4 ottobre 2009)
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04/10/2009 12:12

Il Papa apre il Sinodo per l'Africa: "L'Africa rappresenta un immenso "polmone" spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza. Ma anche questo "polmone" può ammalarsi. E al momento almeno due pericolose patologie lo stanno intaccando: anzitutto, una malattia già diffusa nel mondo occidentale, cioè il materialismo pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista...va segnalato un secondo "virus" che potrebbe colpire anche l’Africa, cioè il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici..." (Omelia)

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CAPPELLA PAPALE PER L’APERTURA DELLA II ASSEMBLEA SPECIALE PER L’AFRICA DEL SINODO DEI VESCOVI, 04.10.2009

Alle ore 9.30 di questa mattina, XXVII Domenica del tempo "per annum", il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Basilica Vaticana la Celebrazione dell’Eucaristia con i Padri Sinodali, in occasione dell’Apertura della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi sul tema: «La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. "Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo" (Mt 5, 13.14)».

Concelebrano con il Papa 239 Padri Sinodali e 55 Presbiteri collaboratori del Sinodo a vario titolo.
Per la Preghiera Eucaristica, salgono all’Altare i Presidenti Delegati: l’Em.mo Card. Francis Arinze, Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, l’Em.mo Card. Wilfrid Fox Napier, O.F.M., Arcivescovo di Durban (Sud Africa), l’Em.mo Card. Théodore-Adrien Sarr, Arcivescovo di Dakar (Senegal); il Relatore Generale: l'Em.mo Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Arcivescovo di Cape Coast (Ghana); il Segretario Generale: S.E. Mons. Nikola Eterović, Arcivescovo tit. di Sisak, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi; i Segretari Speciali: S.E. Mons. Damião António Franklin, Arcivescovo di Luanda (Angola) e S.E. Mons. Edmond Djitangar, Vescovo di Sarth (Ciad).
Nel corso del Sacro Rito, dopo la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre pronuncia l’omelia che pubblichiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
illustri Signori e Signore,
cari fratelli e sorelle
!

Pax vobis – pace a voi! Con questo saluto liturgico mi rivolgo a voi tutti raccolti nella Basilica Vaticana, dove quindici anni fa, il 10 aprile 1994, il Servo di Dio Giovanni Paolo II aprì la
prima Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Il fatto che oggi ci troviamo qui ad inaugurare la seconda, significa che quello è stato un evento certamente storico, ma non isolato. E’ stato il punto di arrivo di un cammino, che in seguito è proseguito, e che ora giunge ad una nuova significativa tappa di verifica e di rilancio. Lodiamo per questo il Signore! Rivolgo il più cordiale benvenuto ai Membri dell’Assemblea sinodale, che concelebrano con me questa santa Eucaristica, agli Esperti e agli Uditori, in particolare a quanti provengono dalla terra africana. Con speciale riconoscenza saluto il Segretario Generale del Sinodo e i suoi collaboratori. Sono molto contento della presenza tra noi di Sua Santità Abuna Paulos, Patriarca della Chiesa Ortodossa Tewahedo di Etiopia, che ringrazio cordialmente, e dei Delegati fraterni delle altre Chiese e delle Comunità ecclesiali. Sono lieto anche di accogliere le Autorità civili e i Signori Ambasciatori che hanno voluto partecipare a questo momento; con affetto saluto i sacerdoti, le religiose e i religiosi, i rappresentanti di organismi, movimenti e associazioni, e il coro congolese che, insieme alla Cappella Sistina, anima questa nostra Celebrazione eucaristica.

Le letture bibliche dell’odierna domenica parlano del matrimonio. Ma, più radicalmente, parlano del disegno della creazione, dell’origine e, dunque, di Dio.
Su questo piano converge anche la seconda lettura, tratta dalla
Lettera agli Ebrei, là dove dice: "Colui che santifica – cioè Gesù Cristo – e coloro che sono santificati – cioè gli uomini – provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli" (Eb 2,11).
Dall’insieme delle letture, risalta dunque in maniera evidente il primato di Dio Creatore, con la perenne validità della sua impronta originaria e la precedenza assoluta della sua signoria, quella signoria che i bambini sanno accogliere meglio degli adulti, ed è per questo che Gesù li indica a modello per entrare nel regno dei cieli (cfr Mc 10,13-15).

Ora, il riconoscimento della signoria assoluta di Dio è certamente uno dei tratti salienti e unificanti della cultura africana. Naturalmente in Africa vi sono molteplici e diverse culture, ma sembrano tutte concordare su questo punto: Dio è il Creatore e la fonte della vita.

Ora la vita – lo sappiamo bene - si manifesta primariamente nell’unione tra l’uomo e la donna e nella nascita dei figli; la legge divina, scritta nella natura, è pertanto più forte e preminente rispetto a ogni legge umana, secondo l’affermazione netta e concisa di Gesù: "L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto" (Mc 10,9). La prospettiva non è anzitutto morale: essa, prima del dovere, riguarda l’essere, l’ordine inscritto nella creazione.

Cari fratelli sorelle, in questo senso l’odierna liturgia della Parola – al di là della prima impressione – si rivela particolarmente adatta ad accompagnare l’apertura di un’Assemblea sinodale dedicata all’Africa. Vorrei sottolineare in particolare alcuni aspetti che emergono con forza e che interpellano il lavoro che ci attende.

Il primo, già accennato: il primato di Dio, Creatore e Signore. Il secondo: il matrimonio. Il terzo: i bambini. Sul primo aspetto l’Africa è depositaria di un tesoro inestimabile per il mondo intero: il suo profondo senso di Dio, che ho avuto modo di percepire direttamente negli incontri con i Vescovi africani in visita ad Limina, ed ancor più
nel recente viaggio apostolico in Camerun e Angola, del quale conservo un gradito e commosso ricordo. È proprio a questo pellegrinaggio in terra africana che ora vorrei collegarmi, perché in quei giorni ho aperto idealmente questa Assemblea sinodale, consegnando l’Instrumentum laboris ai Presidenti delle Conferenze Episcopali e ai Capi dei Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche.

Quando si parla di tesori dell’Africa, il pensiero va subito alle risorse di cui è ricco il suo territorio e che purtroppo sono diventate e talora continuano ad essere motivo di sfruttamento, di conflitti e di corruzione.

Invece la Parola di Dio ci fa guardare a un altro patrimonio: quello spirituale e culturale, di cui l’umanità ha bisogno ancor più che delle materie prime. "Infatti – direbbe Gesù – quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?" (Mc 8,36).

Da questo punto di vista, l’Africa rappresenta un immenso "polmone" spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza. Ma anche questo "polmone" può ammalarsi. E al momento almeno due pericolose patologie lo stanno intaccando: anzitutto, una malattia già diffusa nel mondo occidentale, cioè il materialismo pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista.

Senza entrare nel merito della genesi di tali mali dello spirito, rimane tuttavia indiscutibile che il cosiddetto "primo" mondo talora ha esportato e sta esportando tossici rifiuti spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra cui in particolare quelle africane. In questo senso il colonialismo, finito sul piano politico, non è mai del tutto terminato.

Ma, proprio in questa stessa prospettiva, va segnalato un secondo "virus" che potrebbe colpire anche l’Africa, cioè il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici. Gruppi che si rifanno a diverse appartenenze religiose si stanno diffondendo nel continente africano; lo fanno nel nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioè insegnando e praticando non l’amore e il rispetto della libertà, ma l’intolleranza e la violenza.

Riguardo al tema del matrimonio, il testo del capitolo 2° del Libro della Genesi ce ne ha richiamato il perenne fondamento, che Gesù stesso ha confermato: "Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne" (Gen 2,24). Come non ricordare il mirabile ciclo di catechesi che il Servo di Dio Giovanni Paolo II ha dedicato a tale argomento, a partire da un’esegesi quanto mai approfondita di questo testo biblico? Oggi, proponendocelo proprio in apertura del Sinodo, la liturgia ci offre la luce sovrabbondante della verità rivelata e incarnata in Cristo, con la quale si può considerare la complessa tematica del matrimonio nel contesto africano ecclesiale e sociale.

Anche su questo punto, però, vorrei cogliere brevemente una suggestione che precede ogni riflessione e indicazione di tipo morale, e che si collega ancora al primato del senso del sacro e di Dio. Il matrimonio, così come la Bibbia ce lo presenta, non esiste al di fuori della relazione con Dio. La vita coniugale tra l’uomo e la donna, e quindi della famiglia che ne deriva, è inscritta nella comunione con Dio e, alla luce del Nuovo Testamento, diventa icona dell’Amore trinitario e sacramento dell’unione di Cristo con la Chiesa. Nella misura in cui custodisce e sviluppa la sua fede, l’Africa potrà trovare risorse immense da donare a vantaggio della famiglia fondata sul matrimonio.

Comprendendo nella pericope evangelica anche il testo su Gesù e i bambini (Mc 10,13-15), la liturgia ci invita a tenere presente fin d’ora, nella nostra sollecitudine pastorale, la realtà dell’infanzia, che costituisce una parte grande e purtroppo sofferente della popolazione africana. Nella scena di Gesù che accoglie i bambini, opponendosi con sdegno agli stessi discepoli che volevano allontanarli, vediamo l’immagine della Chiesa che in Africa, e in ogni altra parte della terra, manifesta la propria maternità soprattutto nei confronti dei più piccoli, anche quando non sono ancora nati.

Come il Signore Gesù, la Chiesa non vede in essi primariamente dei destinatari di assistenza, meno che mai di pietismo o di strumentalizzazione, ma delle persone a pieno titolo, che con il loro stesso modo di essere mostrano la via maestra per entrare nel regno di Dio, quella cioè di affidarsi senza condizioni al suo amore.

Cari fratelli, queste indicazioni provenienti dalla Parola di Dio si inseriscono nell’ampio orizzonte dell’Assemblea sinodale che oggi inizia, e che si ricollega a quella precedentemente già dedicata al continente africano, i cui frutti sono stati presentati dal Papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria, nell’Esortazione apostolica
Ecclesia in Africa. Rimane naturalmente valido ed attuale il compito primario dell’evangelizzazione, anzi di una nuova evangelizzazione che tenga conto dei rapidi mutamenti sociali di questa nostra epoca e del fenomeno della globalizzazione mondiale. Altrettanto si deve dire della scelta pastorale di edificare la Chiesa come famiglia di Dio (cfr ivi, 63). In tale grande scia si pone la seconda Assemblea, che ha per tema: "La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. «Voi siete il sale della terra… voi siete la luce del mondo» (Mt 5,13.14)". Negli ultimi anni la Chiesa Cattolica in Africa ha conosciuto un grande dinamismo, e l’Assise sinodale è l’occasione per ringraziarne il Signore. E poiché la crescita della Comunità ecclesiale in tutti i campi comporta anche sfide ad intra e ad extra, il Sinodo è momento propizio per ripensare l’attività pastorale e rinnovare lo slancio di evangelizzazione. Per diventare luce del mondo e sale della terra occorre puntare sempre più alla "misura alta" della vita cristiana, cioè alla santità. Ad essere santi sono chiamati i Pastori e tutti i membri della comunità ecclesiale; i fedeli laici sono chiamati a diffondere il profumo della santità nella famiglia, nei luoghi di lavoro, nella scuola e in ogni altro ambito sociale e politico. Possa la Chiesa in Africa essere sempre una famiglia di autentici discepoli di Cristo, dove la differenza fra etnie diventi motivo e stimolo per un reciproco arricchimento umano e spirituale.

Con la sua opera di evangelizzazione e promozione umana, la Chiesa può certamente dare in Africa un grande contributo a tutta la società, che purtroppo conosce in vari Paesi povertà, ingiustizie, violenze e guerre. La vocazione della Chiesa, comunità di persone riconciliate con Dio e tra di loro, è quella di essere profezia e fermento di riconciliazione tra i vari gruppi etnici, linguistici ed anche religiosi, all’interno delle singole nazioni e in tutto il continente. La riconciliazione, dono di Dio che gli uomini devono implorare ed accogliere, è fondamento stabile su cui costruire la pace, condizione indispensabile per l’autentico progresso degli uomini e della società, secondo il progetto di giustizia voluto da Dio. Aperta alla grazia redentrice del Signore risorto, l’Africa sarà così illuminata sempre più dalla sua luce e, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo, diventerà una benedizione per la Chiesa universale, apportando un contributo proprio e qualificato all’edificazione di un mondo più giusto e fraterno.

Cari Padri Sinodali, grazie per il contributo che ognuno di voi darà ai lavori delle prossime settimane, che saranno per noi una rinnovata esperienza di comunione fraterna ridondante a beneficio di tutta la Chiesa, specialmente nel contesto dell’Anno Sacerdotale. E a voi, cari fratelli e sorelle, domando di accompagnarci con la vostra preghiera. Lo chiedo ai presenti; lo chiedo ai monasteri di clausura e alle comunità religiose diffuse in Africa e in ogni parte del mondo, alle parrocchie e ai movimenti, agli ammalati e ai sofferenti: a tutti domando di pregare perché il Signore renda fruttuosa questa seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Su di essa invochiamo la protezione di san Francesco d’Assisi, che oggi ricordiamo, di tutti i santi e le sante africani e, in modo speciale, della Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa e Nostra Signora dell’Africa. Amen!

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Papa: Africa minacciata da 'virus' materialista e fondamentalista

Apre sinodo speciale: Continente è polmone spirituale per umanità


L'Africa è un "polmone spirituale" per l'intera umanità, ma "anche questo polmone può ammalarsi": lo
denuncia il Papa nella messa d'apertura del sinodo sull'Africa.
Due i "virus" che Benedetto XVI considera particolarmente pericolosi: il "materialismo" ("una malattia già diffusa nel mondo occidentale") e il "fondamentalismo religioso", che è "mischiato con interessi politici ed economici". "Quando si parla di tesori dell'Africa - ha detto Papa Ratzinger celebrando messa nella basilica di San Pietro con 239 padri sinodali - il pensiero va subito alle risorse di cui è ricco il suo territorio e che purtroppo sono diventate e talora continuano ad essere motivo di sfruttamento, di conflitti e di corruzione. Invece la Parola di Dio ci fa guardare a un altro patrimonio: quello spirituale e culturale, di cui l'umanità ha bisogno ancor più che delle materie prime". "Da questo punto di vista - ha proseguito il Papa - l'Africa rappresenta un immenso 'polmone' spirituale, per un'umanità che appare in crisi di fede e di speranza. Ma anche questo - ha messo in guardia Benedetto XVI - 'polmone' può ammalarsi. E al momento almeno due pericolose patologie lo stanno intaccando: anzitutto, una malattia già diffusa nel mondo occidentale, cioè il materialismo pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista.
Senza entrare nel merito della genesi di tali mali dello spirito, rimane tuttavia indiscutibile che il cosiddetto 'primo' mondo talora ha esportato e sta esportando tossici rifiuti spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra cui in particolare quelle africane. In questo senso - ha sottolineato il Papa - il colonialismo, finito sul piano politico, non è mai del tutto terminato. Ma, proprio in questa stessa prospettiva, va segnalato un secondo 'virus' che potrebbe colpire anche l'Africa, cioè - hascandito Ratzinger - il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici. Gruppi che si rifanno a diverse appartenenze religiose si stanno diffondendo nel continente africano. Lo fanno nel nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioè insegnando e praticando non l'amore e il rispetto della libertà, ma l'intolleranza e la violenza".

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SINODO AFRICANO: PAPA, FAMIGLIA E BAMBINI RICCHEZZE DA TUTELARE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 4 ott.

La famiglia e i bambini sono le "ricchezze" dell'Africa che andrebbero maggiormante tutelate.
Lo afferma Benedetto XVI nell'omelia
di apertura del Sinodo Africano. "Quando si parla di tesori dell'Africa - sottolinea il Papa - il pensiero va subito alle risorse di cui e' ricco il suo territorio e che purtroppo sono diventate e talora continuano ad essere motivo di sfruttamento, di conflitti e di corruzione. Invece la Parola di Dio ci fa guardare a un altro patrimonio: quello spirituale e culturale, di cui l'umanita' ha bisogno ancor piu' che delle materie prime".
"In Africa - rileva Ratzinger - vi sono molteplici e diverse culture, ma sembrano tutte concordare su questo punto: Dio e' il Creatore e la fonte della vita. Ora la vita, lo sappiamo bene, si manifesta primariamente nell'unione tra l'uomo e la donna e nella nascita dei figli; la legge divina, scritta nella natura, e' pertanto piu' forte e preminente rispetto a ogni legge umana, secondo l'affermazione netta e concisa di Gesu': 'L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto'.
La prospettiva non e' anzitutto morale: essa, prima del dovere, riguarda l'essere, l'ordine inscritto nella creazione".
"La vita coniugale tra l'uomo e la donna, e quindi della famiglia che ne deriva, e' inscritta - ricorda il Pontefice - nella comunione con Dio e, alla luce del Nuovo Testamento, diventa icona dell'Amore trinitario e sacramento dell'unione di Cristo con la Chiesa.
Nella misura in cui custodisce e sviluppa la sua fede, l'Africa potra' trovare risorse immense da donare a vantaggio della famiglia fondata sul matrimonio".
L'altro "tesoro" sono i bambini. "La liturgia - continua il Papa teologo - ci invita a tenere presente fin d'ora, nella nostra sollecitudine pastorale, la realta' dell'infanzia, che costituisce una parte grande e purtroppo sofferente della popolazione africana.
Nella scena di Gesu' che accoglie i bambini, opponendosi con sdegno agli stessi discepoli che volevano allontanarli, vediamo l'immagine della Chiesa che in Africa, e in ogni altra parte della terra, manifesta la propria maternita' soprattutto nei confronti dei piu' piccoli, anche quando non sono ancora nati. Come il Signore Gesu', la Chiesa non vede in essi primariamente dei destinatari di assistenza, meno che mai di pietismo o di strumentalizzazione, ma delle persone a pieno titolo, che con il loro stesso modo di essere mostrano la via maestra per entrare nel regno di Dio, quella cioe' di affidarsi senza condizioni al suo amore".

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VATICANO

Papa: I tesori spirituali dell’Africa, intaccati dal materialismo e dal fondamentalismo


All’apertura del Sinodo per l’Africa, Benedetto XVI mette in luce il valore del continente come “polmone spirituale” dell’umanità, ma anche i rischi che esso sta correndo con il colonialismo culturale del primo mondo e con i fondamentalismi religiosi strumentalizzati dalla politica e dall’economia. Primato di Dio, matrimonio e bambini le sfide più urgenti per l’evangelizzazione. Nel continente dove in quasi 30 anni la Chiesa è triplicata, il papa domanda la santità che porta riconciliazione e pace nella società.

Città del Vaticano (AsiaNews)

L’Africa, il continente che fa notizia solo per le risorse materiali, le guerre, la povertà, la fame, i conflitti etnici, oggi viene alla ribalta per le sue “risorse spirituali e culturali”, tanto da essere definita “un immenso ‘polmone’ spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza”. Queste risorse rischiano di essere inquinate dal “materialismo pratico” e dal”fondamentalismo religioso” e per questo necessitano di un nuovo impegno missionario della Chiesa.
Questo sguardo positivo e realista è la nota fondamentale espressa da Benedetto XVI nella sua
omelia per l’apertura della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi sul tema: “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. ‘Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo’ (Mt 5, 13.14)”.
Alla messa nella basilica di san Pietro, hanno partecipato, oltre a migliaia di fedeli da tutto il mondo, anche 239 padri sinodali e 55 sacerdoti collaboratori del Sinodo. Alla celebrazione ha partecipato anche un coro congolese che con il coro della Cappella sistina ha eseguito i canti della liturgia.
Il papa, che ha visitato Camerun e Angola lo scorso marzo, ha ricordato anzitutto l’unità ideale fra questo sinodo e quello aperto 15 anni prima da Giovanni Paolo II, in preparazione al Giubileo del 2000 e ha messo subito in luce “uno dei tratti salienti e unificanti della cultura africana” che è “il riconoscimento della signoria assoluta di Dio”.
I “tesori dell’Africa”, ha detto il pontefice, sono certo le “risorse di cui è ricco il suo territorio e che purtroppo sono diventate e talora continuano ad essere motivo di sfruttamento, di conflitti e di corruzione”, ma sono soprattutto il patrimonio “spirituale e culturale, di cui l’umanità ha bisogno ancor più che delle materie prime”.
Ma questo “polmone spirituale” che l’Africa è per l’umanità “in crisi di fede e di speranza”, rischia di “ammalarsi” di “due pericolose patologie”: “anzitutto, una malattia già diffusa nel mondo occidentale, cioè il materialismo pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista”. “Il cosiddetto ‘primo’ mondo – ha spiegato Benedetto XVI - talora ha esportato e sta esportando tossici rifiuti spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra cui in particolare quelle africane. In questo senso il colonialismo, finito sul piano politico, non è mai del tutto terminato”.
Il secondo “virus” è “il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici. Gruppi che si rifanno a diverse appartenenze religiose si stanno diffondendo nel continente africano; lo fanno nel nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioè insegnando e praticando non l’amore e il rispetto della libertà, ma l’intolleranza e la violenza”.
Oltre che su questo tema del “primato di Dio”, per il papa il lavoro del sinodo, deve concentrarsi su altri due temi: quello del matrimonio e quello dei bambini.
Di fronte ai modi molteplici in cui viene vissuto il matrimonio nelle culture africane, segnato spesso dalla poligamia e dall’umiliazione della figura della donna, Benedetto XVI afferma che “il matrimonio, così come la Bibbia ce lo presenta, non esiste al di fuori della relazione con Dio”. Questa sottolineatura viene prima di ogni “ogni riflessione e indicazione di tipo morale”. Per questo, “nella misura in cui custodisce e sviluppa la sua fede, l’Africa potrà trovare risorse immense da donare a vantaggio della famiglia fondata sul matrimonio”.
Il terzo aspetto a cui il sinodo dovrebbe essere attento è “la realtà dell’infanzia, che costituisce una parte grande e purtroppo sofferente della popolazione africana”.
La Chiesa africana, ha sottolineato il pontefice, “manifesta la propria maternità soprattutto nei confronti dei più piccoli, anche quando non sono ancora nati. Come il Signore Gesù, la Chiesa non vede in essi primariamente dei destinatari di assistenza, meno che mai di pietismo o di strumentalizzazione, ma delle persone a pieno titolo”.
Per il papa, di fronte a queste sfide, la Chiesa africana deve attuare una “nuova evangelizzazione che tenga conto dei rapidi mutamenti sociali di questa nostra epoca e del fenomeno della globalizzazione mondiale”, diventando “luce del mondo e sale della terra”, come suggerisce il titolo del sinodo.
L’impegno della Chiesa in Africa è fra le più fruttuose: dal 1978 al 2007, il numero dei cattolici nel continente sono passati da 55 milioni a 146 milioni. Per il pontefice, oltre ai numeri, “occorre puntare sempre più alla ‘misura alta’ della vita cristiana, cioè alla santità. Ad essere santi sono chiamati i Pastori e tutti i membri della comunità ecclesiale; i fedeli laici sono chiamati a diffondere il profumo della santità nella famiglia, nei luoghi di lavoro, nella scuola e in ogni altro ambito sociale e politico. Possa la Chiesa in Africa essere sempre una famiglia di autentici discepoli di Cristo, dove la differenza fra etnie diventi motivo e stimolo per un reciproco arricchimento umano e spirituale”.
“La vocazione della Chiesa – ha continuato - comunità di persone riconciliate con Dio e tra di loro, è quella di essere profezia e fermento di riconciliazione tra i vari gruppi etnici, linguistici ed anche religiosi, all’interno delle singole nazioni e in tutto il continente. La riconciliazione, dono di Dio che gli uomini devono implorare ed accogliere, è fondamento stabile su cui costruire la pace, condizione indispensabile per l’autentico progresso degli uomini e della società, secondo il progetto di giustizia voluto da Dio. Aperta alla grazia redentrice del Signore risorto, l’Africa sarà così illuminata sempre più dalla sua luce e, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo, diventerà una benedizione per la Chiesa universale, apportando un contributo proprio e qualificato all’edificazione di un mondo più giusto e fraterno”.
A conclusione dell’omelia, Benedetto XVI ha chiesto ai “monasteri di clausura e alle comunità religiose diffuse in Africa e in ogni parte del mondo, alle parrocchie e ai movimenti, agli ammalati e ai sofferenti” di accompagnare con la preghiera il lavoro dei padri sinodali “perché il Signore renda fruttuosa questa seconda Assemblea Speciale”.

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Conclusa nella Basilica Vaticana la concelebrazione dell’Eucaristia con i Padri Sinodali in occasione dell’apertura della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.


Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

  • PRIMA DELL’ANGELUS




    Cari fratelli e sorelle!

    Stamani, nella Basilica di San Pietro, ha avuto luogo la Celebrazione eucaristica di apertura della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, durante la quale si è pregato anche in diverse lingue africane.
    Il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II convocò il primo "Sinodo africano" nel 1994, nella prospettiva dell’anno 2000 e del terzo millennio cristiano. Egli, che col suo zelo missionario si fece tante volte pellegrino in terra africana, ha raccolto i contenuti emersi da quell’assise nell’Esortazione apostolica Ecclesia in Africa, rilanciando l’evangelizzazione del Continente. A distanza di quindici anni, questa nuova Assemblea si pone in continuità con la prima, per verificare il cammino compiuto, approfondire alcuni aspetti ed esaminare le sfide più recenti. Il tema scelto è: "La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace" – accompagnato da una parola di Cristo rivolta ai discepoli: "Voi siete il sale della terra … voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13.14).

    Il Sinodo costituisce sempre un’intensa esperienza ecclesiale, un’esperienza di responsabilità pastorale collegiale nei confronti di un aspetto specifico della vita della Chiesa, oppure, come in questo caso, di una parte del Popolo cristiano determinata in base all’area geografica. Il Papa e i suoi più stretti collaboratori si riuniscono insieme con i Membri designati dell’Assemblea, con gli Esperti e gli Uditori, per approfondire la tematica prescelta. E’ importante sottolineare che non si tratta di un convegno di studio, né di un’assemblea programmatica. Si ascoltano relazioni ed interventi in aula, ci si confronta nei gruppi, ma tutti sappiamo bene che i protagonisti non siamo noi: è il Signore, il suo Santo Spirito, che guida la Chiesa.

    La cosa più importante, per tutti, è ascoltare: ascoltarsi gli uni gli altri e, tutti quanti, ascoltare ciò che il Signore vuole dirci. Per questo, il Sinodo si svolge in un clima di fede e di preghiera, in religiosa obbedienza alla Parola di Dio. Al Successore di Pietro spetta convocare e guidare le Assemblee sinodali, raccogliere quanto emerso dai lavori ed offrire poi le opportune indicazioni pastorali.

    Cari amici, l’Africa è un Continente che ha una straordinaria ricchezza umana. Attualmente, la sua popolazione ammonta a circa un miliardo di abitanti e il suo tasso di natalità complessivo è il più alto a livello mondiale. L’Africa è una terra feconda di vita umana, ma questa vita è segnata purtroppo da tante povertà e patisce talora pesanti ingiustizie. La Chiesa è impegnata a superarle con la forza del Vangelo e la solidarietà concreta di tante istituzioni ed iniziative di carità.
    Preghiamo la Vergine Maria, perché benedica la II Assemblea sinodale per l’Africa e ottenga pace e sviluppo per quel grande e amato Continente.

  • DOPO L’ANGELUS



     


  • Il mio pensiero va, in questo momento, alle popolazioni del Pacifico e del Sud Est asiatico, colpite negli ultimi giorni da violente calamità naturali: lo tsunami nelle Isole Samoa e Tonga; il tifone nelle Filippine, che successivamente ha riguardato anche Vietnam, Laos e Cambogia; il devastante terremoto in Indonesia.  



     

  • Queste catastrofi hanno causato gravi perdite in vite umane, numerosi dispersi e senzatetto e ingenti danni materiali. Penso, inoltre, a quanti soffrono a causa delle inondazioni in Sicilia, specialmente nella zona di Messina. Invito tutti ad unirsi a me nella preghiera per le vittime e i loro cari. Sono spiritualmente vicino agli sfollati e a tutte le persone provate, implorando da Dio sollievo nella loro pena. Faccio appello perché non manchi a questi fratelli e sorelle la nostra solidarietà e il sostegno della Comunità Internazionale.



     

  • Al termine della preghiera dell’Angelus di questa particolare domenica, in cui ho aperto la Seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, non posso dimenticare i conflitti che, attualmente, mettono a rischio la pace e la sicurezza dei Popoli del Continente africano. In questi giorni ho seguito con apprensione i gravi episodi di violenza che hanno scosso la popolazione della Guinea. Esprimo le mie condoglianze alle famiglie delle vittime, invito le parti al dialogo, alla riconciliazione e sono certo che non si risparmieranno gli sforzi per raggiungere un'equa e giusta soluzione.


    Nel pomeriggio di sabato prossimo, 10 ottobre, insieme con i Padri sinodali, guiderò nell’Aula Paolo VI una speciale recita del santo Rosario "con l’Africa e per l’Africa", animata dai giovani universitari di Roma. Si uniranno alla preghiera, in collegamento via satellite, gli studenti di alcuni Paesi africani. Cari giovani universitari, vi attendo numerosi, per affidare a Maria Sedes Sapientiae il cammino della Chiesa e della società nel Continente africano.

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    04/10/2009 15:29

    Benedetto XVI apre in San Pietro il secondo Sinodo dei vescovi per l'Africa, "polmone spirituale" di un mondo in crisi di speranza

    L’Africa, immenso “polmone” spirituale per un’umanità in crisi di fede e di speranza.
    Così si è espresso Benedetto XVI celebrando stamani, nella Basilica Vaticana, la
    Messa di apertura del secondo Sinodo per l’Africa sul tema “La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo”. Nella sua omelia, il Papa ha messo in guardia dai pericoli del materialismo pratico e del fondamentalismo religioso ed ha ribadito i principi della difesa della vita e della famiglia fondata sul matrimonio. Tra i presenti alla celebrazione, anche il Patriarca della Chiesa ortodossa tewahedo di Etiopia, Abuna Paulos. Il servizio di Isabella Piro:

    È un’Africa dinamica e ricca di possibilità quella che traspare dalla Basilica di San Pietro, un’Africa verde di speranza, come i paramenti dei celebranti, e colma di gioia, cantata dal coro congolese che accompagna il rito. È un’Africa “depositaria di un tesoro inestimabile per il mondo intero: il suo profondo senso di Dio”, come afferma il Papa nella sua omelia, ribadendo che “il riconoscimento della signoria assoluta di Dio è uno dei tratti salienti e unificanti della cultura africana”. I tesori del continente africano non sono solo le risorse materiali, che spesso causano sfruttamento, conflitti e corruzione. No, dice Benedetto XVI, l’Africa è ricca di ben altro:

    “La Parola di Dio ci fa guardare a un altro patrimonio: quello spirituale e culturale, di cui l’umanità ha bisogno ancor più che delle materie prime. (…) Da questo punto di vista, l’Africa rappresenta un immenso ‘polmone’ spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza”.
    Ma anche questo “polmone” può ammalarsi, continua il Santo Padre, innanzitutto di quella “pericolosa patologia” già diffusa nel mondo occidentale, ovvero “il materialismo pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista”:

    “Rimane indiscutibile che il cosiddetto ‘primo’ mondo talora ha esportato e sta esportando tossici rifiuti spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra cui in particolare quelle africane. In questo senso il colonialismo, finito sul piano politico, non è mai del tutto terminato”.
    Un secondo “virus” che potrebbe colpire anche l’Africa, aggiunge Benedetto XVI, è “il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici”:
    “Gruppi che si rifanno a diverse appartenenze religiose si stanno diffondendo nel continente africano; lo fanno nel nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioè insegnando e praticando non l’amore e il rispetto della libertà, ma l’intolleranza e la violenza”.

    Poi, Benedetto XVI si sofferma “sulla complessa tematica del matrimonio nel contesto africano ecclesiale e sociale”, ricordando che il matrimonio, così come è presentato nella Bibbia, “non esiste al di fuori della relazione con Dio”:

    “La vita coniugale tra l’uomo e la donna, e quindi della famiglia che ne deriva, è inscritta nella comunione con Dio e, alla luce del Nuovo Testamento, diventa icona dell’Amore trinitario e sacramento dell’unione di Cristo con la Chiesa. Nella misura in cui custodisce e sviluppa la sua fede, l’Africa potrà trovare risorse immense da donare a vantaggio della famiglia fondata sul matrimonio”.
    Di qui, l’invito del Pontefice a tenere presente “la realtà dell’infanzia, che costituisce una parte grande e sofferente della popolazione africana”. In Africa e nel resto del mondo, sottolinea il Papa, la Chiesa manifesta la propria maternità nei confronti dei più piccoli anche quando non sono ancora nati:
    “La Chiesa non vede in essi primariamente dei destinatari di assistenza, meno che mai di pietismo o di strumentalizzazione, ma delle persone a pieno titolo, che con il loro stesso modo di essere mostrano la via maestra per entrare nel regno di Dio, quella cioè di affidarsi senza condizioni al suo amore”.

    Ricollegandosi, poi, al primo Sinodo per l’Africa, tenutosi nel 1994, Benedetto XVI ricorda che di quell’assemblea rimane ancora valido ed attuale il compito primario dell’evangelizzazione. Anzi, di una “nuova evangelizzazione” che tenga conto dei cambiamenti sociali dell’epoca e della globalizzazione mondiale:
    “Con la sua opera di evangelizzazione e promozione umana, la Chiesa può certamente dare in Africa un grande contributo a tutta la società, che purtroppo conosce in vari Paesi povertà, ingiustizie, violenze e guerre. La vocazione della Chiesa, comunità di persone riconciliate con Dio e tra di loro, è quella di essere profezia e fermento di riconciliazione tra i vari gruppi etnici, linguistici ed anche religiosi, all’interno delle singole nazioni e in tutto il continente”.

    La riconciliazione è “fondamento stabile sui cui costruire la pace”, conclude il Papa, “condizione indispensabile per l’autentico progresso degli uomini e della società”. Per diventare “luce del mondo e sale della terra” tutti, religiosi e laici, devono puntare alla alla santità, così che la Chiesa in Africa possa essere sempre una famiglia di discepoli autentici di Cristo, dove “la differenza tra etnie diventi motivo e stimolo per un arricchimento umano e spirituale reciproco”.

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    04/10/2009 21:52

    Benedetto XVI apre il secondo Sinodo dei Vescovi per l'Africa

    Il continente africano, "polmone spirituale" di un mondo in crisi di speranza

    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 4 ottobre 2009 (ZENIT.org).-

    L’Africa è un immenso “polmone” spirituale per un’umanità in crisi di fede e di speranza. E' quanto ha detto Benedetto XVI nel celebrare questa domenica mattina, nella Basilica Vaticana, la Messa di apertura del secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa.
     

    La nuova consultazione episcopale dedicata al Continente africano si tiene a quindici anni dalla prima ed ha come tema: “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. 'Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo' (Mt 5, 13.14)”.

    Nella sua omelia, alla presenza di 239 Padri sinodali e 55 presbiteri collaboratori del Sinodo a vario titolo, il Papa ha descritto un’Africa “depositaria di un tesoro inestimabile per il mondo intero: il suo profondo senso di Dio”.

    Tra i suoi tesori, ha precisato Benedetto XVI, il continente africano non annovera solo le risorse materiali, che spesso causano sfruttamento, conflitti e corruzione, ma anche quell'eredità “spirituale e culturale, di cui l’umanità ha bisogno ancor più che delle materie prime”.

    Infatti, ha sottolineato, “l’Africa rappresenta un immenso ‘polmone’ spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza”.

    Ma anche questo “polmone” può ammalarsi, ha aggiunto il Santo Padre, innanzitutto di quella “pericolosa patologia” già diffusa nel mondo occidentale, ovvero “il materialismo pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista”.

    “Rimane indiscutibile che il cosiddetto ‘primo’ mondo talora ha esportato e sta esportando tossici rifiuti spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra cui in particolare quelle africane – ha osservato –. In questo senso il colonialismo, finito sul piano politico, non è mai del tutto terminato”.

    L'altro pericolo dell’Africa, ha aggiunto Benedetto XVI, è “il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici”.

    “Gruppi che si rifanno a diverse appartenenze religiose si stanno diffondendo nel continente africano – ha evidenziato –; lo fanno nel nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioè insegnando e praticando non l’amore e il rispetto della libertà, ma l’intolleranza e la violenza”.

    Nella sua omelia, Benedetto XVI si è quindi soffermato “sulla complessa tematica del matrimonio nel contesto africano ecclesiale e sociale”, ricordando che il matrimonio, così come è presentato nella Bibbia, “non esiste al di fuori della relazione con Dio”.

    “Nella misura in cui custodisce e sviluppa la sua fede – ha quindi avvertito – , l’Africa potrà trovare risorse immense da donare a vantaggio della famiglia fondata sul matrimonio”.

    La riflessione del Pontefice si è poi spostata sulla realtà dell’infanzia “che costituisce una parte grande e sofferente della popolazione africana”, in un continente dove il tasso di natalità complessivo è il più alto a livello mondiale.

    In Africa e nel resto del mondo, ha poi sottolineato, la Chiesa manifesta la propria maternità nei confronti dei più piccoli anche quando non sono ancora nati.

    Infatti, ha spiegato, “la Chiesa non vede in essi primariamente dei destinatari di assistenza, meno che mai di pietismo o di strumentalizzazione, ma delle persone a pieno titolo, che con il loro stesso modo di essere mostrano la via maestra per entrare nel regno di Dio, quella cioè di affidarsi senza condizioni al suo amore”.

    Ricollegandosi, poi, al primo Sinodo per l’Africa, tenutosi nel 1994, Benedetto XVI ha ricordato che di quell’assemblea rimane ancora valido ed attuale il compito primario dell’evangelizzazione, anzi, di una “nuova evangelizzazione”.

    “Con la sua opera di evangelizzazione e promozione umana, la Chiesa può certamente dare in Africa un grande contributo a tutta la società” ed “essere profezia e fermento di riconciliazione tra i vari gruppi etnici, linguistici ed anche religiosi, all’interno delle singole nazioni e in tutto il continente”.

    La riconciliazione, infatti, è il “fondamento stabile sui cui costruire la pace” e la “condizione indispensabile per l’autentico progresso degli uomini e della società”.

    Al termine della concelebrazione eucaristica con i Padri sinodali nella Basilica Vaticana, il Papa ha poi guidato la preghiera dell'Angelus recitata insieme ai fedeli e pellegrini giunti in piazza San Pietro.

    Per l'occasione, il Santo Padre ha ricordato che il Sinodo non è “un convegno di studio”, né “un’assemblea programmatica”. “I protagonisti non siamo noi: è il Signore, il suo Santo Spirito, che guida la Chiesa”.

    “La cosa più importante, per tutti, è ascoltare: ascoltarsi gli uni gli altri e, tutti quanti, ascoltare ciò che il Signore vuole dirci”, ha detto.

    “Preghiamo la Vergine Maria, perché benedica la II Assemblea sinodale per l’Africa e ottenga pace e sviluppo per quel grande e amato Continente”, ha quindi concluso.


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    04/10/2009 22:04

    Il Sinodo e le aspettative delle donne africane

    A spiegarle, suor Elisa Kidanè, nel ruolo di "esperta" all'appuntamento in Vaticano

    di Mariaelena Finessi

    ROMA, domenica, 4 ottobre 2009 (ZENIT.org).-

    “Facendo la radiografia dell'Africa è inevitabile incontrare le donne quali cuore pulsante di quella pentola in ebollizione che è il Continente Nero. Le donne rappresentano il punto di massima brillantezza della "perla nera" profeticamente scoperta e valorizzata secoli fa da Daniele Comboni”. È a questa frase dell'africanista congolese, nonché deputato al parlamento italiano Jean Léonard Touadi che si aggancia suor Elisa Kidanè, consigliera generale delle missionarie comboniane, per spiegare cosa in realtà si aspettano le donne africane dalla II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi che si svolge in Vaticano dal 4 al 25 ottobre.

    Intervenendo il 1° ottobre a Roma, presso Palazzo Valentini, per un convegno sull'importanza dell'appuntamento episcopale, la reverenda Kidanè – che al Sinodo ricoprirà il ruolo di “esperta” - parte dalla considerazione che fu la stessa di Comboni, ovvero che «molti dei fallimenti all’inizio dell’opera missionaria del XIX secolo erano da iscriversi alla mancata considerazione dell’elemento femminile».

    Chiara dunque la posizione della reverenda di origine eritrea: «Che sia data la possibilità di esercitare il nostro ruolo di educatrici, di promotrici, di protagoniste della vita». Il suo, altrimenti detto, è un accorato appello a favore di tutte quelle donne che, come riconosce lo stesso Instrumentum laboris (lo strumento di lavoro che raccoglie i “desiderata” delle chiese locali in Africa), “continuano ad essere sottoposte a molte forme di ingiustizia”, donne alle quali “viene spesso attribuito un ruolo inferiore” (nn. 59-61, cfr. n. 117).

    «Non mi sento e non ho la pretesa di essere portavoce della donna d’Africa», spiega la religiosa, «ma dalla mia piccola esperienza sono certa di ciò che vorremmo». Innanzitutto, «che la Chiesa ci guardasse con gli occhi di Gesù», il quale «seppe riconoscere nella donna una leale co-protagonista del suo Progetto di Salvezza perché è a Lei che consegnò il ministero dell’annuncio della Buona Notizia, quel “Vai e dì loro che sono risorto”».

    Quindi «un chiaro riconoscimento del ruolo della donna all’interno della Chiesa stessa», un «effettivo cambio di mentalità da parte di quest'ultima nei nostri riguardi, particolarmente riconoscendo il contributo che le donne danno alla teologia». D'altra parte «vorremmo che i nostri vescovi non avvertissero il timore di avere come consigliere delle madri, delle donne sagge. L’hanno fatto i Padri della Chiesa, e sappiamo i benefici che ne hanno tratto loro e di riflesso la Chiesa stessa».

    Nell'elenco delle rivendicazioni, suor Kidanè inserisce pure «uno spazio all’interno dei luoghi in cui si “cucinano” progetti per lo sviluppo e leggi di qualsiasi genere e a tutti i livelli». In altri termini, lamenta, «le sacrestie iniziano ad esserci troppo strette». Tra i cambiamenti auspicati, anche «una pari opportunità di formazione professionale per le suore e le donne laiche». E «affinché si ampli la visione della donna, vista non solo come madre o sorella», anche una «partecipazione alla formazione integrante della persona all’interno dei seminari». Tutto questo viene chiesto, precisa la suora, «non per una mera rivendicazione femminista, ma perché come madri del continente sentiamo l’urgenza di alzare la nostra voce».

    Le rivendicazioni si fanno più vibranti quando la reverenda punta il dito contro coloro che hanno depredato l'Africa, e che ancora oggi continuano ad offendere la dignità di un'intera popolazione: «Non ne possiamo più – dice - di vedere i nostri figli e figlie trattati come zimbello dei paesi che fino ad ieri hanno fatto man bassa delle nostre materie prime, ed ora ci rigettano in mare, come merce scaduta o di seconda mano. Non ne possiamo più di convegni mondiali, di summit dove si parla e parla e parla, ma di fatto poco e niente arriva nelle nostre case».

    La religiosa non sa tacere i soprusi dei potenti: «Vorremmo che i nostri Pastori rivolgessero un monito anche a coloro che sottobanco trafficano armi, diamanti, petrolio con i nostri governanti lasciando sul lastrico i nostri popoli». Quanto alla possibilità di esportare in Africa il modello democratico dei Paesi occidentali, la risposta è ferma: «No, grazie. I popoli dell’Africa possono inventare nuovi modi di fare democrazia se solo glielo permettessero».

    L'ultima richiesta della missionaria comboniana tocca le corde dell'anima: «Vorremmo che da questo Sinodo uscisse un documento che avesse tra le sue pagine un capitolo che iniziasse così: “Amatissime sorelle e madri dell'Africa, è soprattutto a voi che ci rivolgiamo, perché siete voi che portate sulle vostre spalle e nel vostro cuore il nostro Continente. Molto prima avremmo dovuto includere nei nostri Piani pastorali la vostra peculiare genialità femminile. Molto prima, giungiamo adesso e abbiamo fretta di ricuperare il tempo perduto”».


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