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GRAVISSIMO APPELLO DEL PATRIARCA DI GERISALEMME fate conoscere

Ultimo Aggiornamento: 18/12/2009 06:24
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Riunione del gran magistero dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme

Luci e ombre per i cattolici in Terra Santa


di Gianluca Biccini

Le luci e le ombre della situazione dei cattolici in Terra Santa sono state illustrate nei giorni scorsi dal patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal, durante la sessione autunnale del gran magistero dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro. All'incontro, svoltosi a Roma sotto la presidenza del gran maestro, cardinale John Patrick Foley, il patriarca ha tracciato un bilancio del 2009 che sta per concludersi:  un anno segnato in negativo dai drammatici avvenimenti di Gaza e in positivo dal pellegrinaggio di Benedetto XVI in Giordania, Israele e Territori palestinesi. Tra le ombre denunciate da Twal "la mancanza di giustizia, di pace e di sicurezza. L'ottimismo iniziale per l'elezione del presidente Obama negli Stati Uniti d'America e per la visita del Papa non si è dissolto completamente - ha spiegato - ma non si sono ancora visti passi concreti per alleviare la sofferenza e per spingere le parti verso negoziati seri".

In concreto, per il capo spirituale dei cattolici di Terra Santa - che è gran priore dell'istituzione gerosolimitana - "la situazione si sta deteriorando di nuovo. Inizialmente i palestinesi hanno tratto conforto dal cosiddetto Rapporto Goldstone sulla missione delle Nazioni Unite per l'accertamento dei fatti nel conflitto di Gaza. Tuttavia, questo conforto si è trasformato in indignazione". 

Nelle ultime settimane, inoltre, si sono riacutizzate le tensioni tra palestinesi e israeliani - con scontri alle frontiere e lanci di razzi - a motivo "della demolizione di abitazioni, degli espropri e di nuovi progetti per Gerusalemme, che stanno minacciando non solo la pace della Città Santa, ma anche la sua identità pluriconfessionale. Un segmento importante di questa terra appartiene, infatti, a differenti Chiese". Oltre a ciò, prosegue "l'insediamento ebraico nella Gerusalemme orientale araba", attraverso la costruzione di quartieri e l'ampliamento di quelli esistenti. "Il fatto più preoccupante è che l'Haram al-Sharif, il Monte del Tempio, sta diventando di nuovo un luogo di tensione".

Dal punto di vista ecclesiale l'instabilità dell'area ha portato a un afflusso di rifugiati nel territorio del Patriarcato. Uomini e donne - ha denunciato Twal - che "vivono in condizioni disagiate e noi dobbiamo aiutarli, occuparci delle loro esigenze pastorali e fare loro posto nelle nostre parrocchie:  in Giordania ci sono centinaia di migliaia di iracheni e fra loro decine di migliaia di caldei; in Israele, migliaia di sudanesi e di lavoratori filippini per la maggior parte cattolici".
Le conseguenze di tale contesto si riflettono sui fedeli cristiani che - ha argomentato il patriarca di Gerusalemme - "si demoralizzano sempre più e hanno la tentazione costante di cercare un futuro altrove. Le nostre comunità si stanno restringendo e dobbiamo raddoppiare gli sforzi per persuadere i cristiani a restare".

Nonostante queste difficoltà, monsignor Twal intravede luci di speranza. "La visita del Pontefice - ha detto - continua a ispirarci. Sebbene, prima del suo arrivo, molti fossero pieni di dubbi, al momento del congedo erano pieni di gratitudine per quel tempo prezioso in cui la voce della Chiesa aveva consolato, incoraggiato e parlato profeticamente".

Un altro passo positivo è stato l'incontro, svoltosi quest'estate, del Consiglio delle istituzioni religiose della Terra Santa. L'assemblea di leader religiosi ha deciso di promuovere lo studio comune di libri musulmani ed ebraici. Un progetto molto concreto - ha commentato il patriarca - che "potrebbe recare frutti importanti per l'insegnamento della tolleranza. È stato incoraggiante osservare l'atteggiamento aperto fra i presenti e il loro impegno a promuovere la coesistenza".

Altro segno importante della vitalità della Chiesa di Terra Santa, il progetto dell'Università di Madaba in Giordania, della quale il Papa ha benedetto la prima pietra. "Siamo convinti che il nostro sistema scolastico cattolico ampio, ben radicato e rispettato, abbia sortito un effetto positivo e significativo sulla vita e sulla cultura giordane - ha detto Twal - e sia stato un fattore non trascurabile del ruolo del Paese quale forza di moderazione e di tolleranza in Medio Oriente. Desideriamo estendere quell'effetto aprendo questo ateneo, che ci aspettiamo attragga studenti di tutta la regione". Da qui l'esortazione rivolta agli stati generali dell'Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme "a prendere a cuore questa iniziativa. Impegno - ha spiegato - significa anche aiuto a creare forti legami con altri atenei europei e americani. Auspichiamo che dame e cavalieri riescano a facilitare la formazione professionale del nostro personale, a esortare le università nella regione a una maggiore collaborazione con quella di Madaba e a sostenere i nostri studenti cristiani con borse di studio". In proposito, monsignor Twal ha fatto riferimento all'opera delle scuole del Patriarcato finanziate dall'ordine equestre. "Crediamo davvero - ha concluso - di poter cambiare le cose nella nostra regione grazie a queste scuole".

Alla sessione del gran magistero sono intervenuti, tra gli altri, il luogotenente generale Peter Wolff Metternich, che ha ricevuto l'onorificenza della Palma d'oro di Gerusalemme per i cinquant'anni di ininterrotto servizio, diciotto membri - otto dall'Italia, tre dagli Stati Uniti d'America, due dalla Germania e uno ciascuno per Australia, Belgio, Canada, Austria e Regno Unito - e l'amministratore generale del Patriarcato Humam Khzouz, con il direttore generale delle scuole Majidi Syriani.

Il cardinale Foley ha ricordato come settanta fra cavalieri e dame dei cinque continenti abbiano seguito il Pontefice in tutti i luoghi visitati in Terra Santa e come l'ordine abbia sostenuto l'organizzazione delle cerimonie offerte dal patriarcato durante il viaggio del Papa. "Tutti i membri - ha assicurato - perseverano nelle preghiere, perché il pellegrinaggio di Benedetto XVI possa produrre frutti di giustizia e di pace nella Terra di Cristo. Qui infatti - ha riferito - i cristiani continuano a soffrire per la mancanza di mobilità, di opportunità e di speranza".

Alla vigilia della riunione, il cardinale Foley aveva celebrato in San Pietro, all'altare della cattedra, la messa per i venticinque anni di episcopato. Con il porporato hanno concelebrato numerosi cardinali, presuli e prelati della Curia Romana - tra i quali il decano del Collegio cardinalizio Angelo Sodano - e del clero statunitense, come il cardinale Justin Francis Rigali, arcivescovo di Philadelphia.

E nell'arcidiocesi della Pennsylvania che gli ha dato i natali il cardinale Foley è tornato con la memoria all'omelia, parlando della propria consacrazione episcopale, conferitagli in cattedrale l'11 maggio 1984 dal cardinale John Krol, il quale lo aveva anche ordinato sacerdote, nello stesso luogo, ventidue anni prima. Quindi ha spiegato come non abbia potuto celebrare la data effettiva della ricorrenza, trovandosi ad Amman in occasione del pellegrinaggio di Benedetto XVI in Terra Santa. Il porporato ha anche ricordato come abbia vissuto i suoi venticinque anni di episcopato tutti a Roma, dapprima come arcivescovo presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, quindi come cardinale gran maestro dell'Ordine gerosolimitano. Un servizio - ha concluso - "per sostenere la vita spirituale di coloro che le Scritture definiscono le "pietre viventi" di Terra Santa, cioè i cristiani discendenti dai primi discepoli di Gesù".


(©L'Osservatore Romano - 27 novembre 2009)
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