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SAN GIUSTINO La Prima Apologia dei cristiani

Ultimo Aggiornamento: 19/09/2009 10:06
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19/09/2009 09:49

I tre argomenti che intende trattare

 XXIII. - 1. Affinché ormai appaia evidente anche questo, vi dimostreremo che quanto noi diciamo, per averlo imparato da Cristo e dai Profeti che lo precedettero, è la sola verità, e che è più antica di tutti gli scrittori; e che chiediamo di essere creduti non perché diciamo le stesse cose ma perché diciamo la verità:

2. che il solo Gesù Cristo è stato propriamente generato figlio di Dio, Suo Logos e primogenito e potenza operatrice e, fatto uomo per Sua volontà, ci ha dato questi insegnamenti per la liberazione e la rigenerazione del genere umano;

3. e che, prima che si facesse uomo tra gli uomini, alcuni - intendo dire i cattivi demoni già nominati - per bocca dei poeti si affrettarono a raccontare come veramente accaduti i fatti di cui favoleggiarono, nello stesso modo che anche crearono infamie e nefandezze, che ci vengono rinfacciate, e di cui non esiste alcun testimone né alcuna prova.

a) Noi soli siamo perseguitati

 XXIV. - 1. In primo luogo accade che, pur sostenendo idee simili a quelle dei Greci, noi soli siamo odiati a causa del nome di Cristo, e, pur non facendo nulla di male, siamo uccisi come colpevoli, mentre altri, chi qua chi là, venerano alberi e fiumi e topi e gatti e coccodrilli e molti altri animali privi di ragione: anzi, non sono venerati da tutti sempre gli stessi, ma gli uni in un luogo gli altri in un altro, cosicché appaiono irreligiosi, gli uni rispetto agli altri, per il fatto che non venerano gli stessi elementi.

2. L'unica colpa che ci potete imputare è che non veneriamo gli stessi dèi che venerate voi, e che non portiamo libagioni ai morti, né grasso di vittime, né corone sulle tombe, né facciamo sacrifici.

3. Ma sapete benissimo che le stesse cose dagli uni sono ritenute dèi, dagli altri bestie, dagli altri ancora vittime sacrificali.

b) Ora disprezziamo la divinità che un tempo adoravamo

 XXV 1. In secondo luogo: tra tutto il genere umano, noi - che anticamente adoravamo Dioniso figlio di Semele, ed Apollo figlio di Latona (e c'è da vergognarsi anche solo a pronunciare quali azioni compirono per amore di maschi), e Persefone e Afrodite impazzite di folle passione per Adone (di esse celebrate persino i misteri), o Asclepio o qualunque altro dei cosiddetti dèi - noi abbiamo preso a disprezzarli, con l'aiuto di Gesù Cristo, anche se siamo minacciati di morte;

2. e ci siamo consacrati al Dio ingenerato ed immune da dolore. Siamo certi che Egli non fece violenza, per folle passione, né ad Antiope né ad altre donne simili, né a Ganimede; che non venne liberato grazie all'intervento di quel centimano per il soccorso ricevuto da Teti, né che per quel beneficio si fece pensiero che Achille, figlio di Teti, per la concubina Briseide rovinasse molti Greci.

3. Anzi noi abbiamo pietà di quanti vi credono: ben sappiamo che sono i demoni la causa di tutto ciò.

c) I sedicenti dèi, suscitati dai demoni, non furono perseguitati

 XXVI. - 1. In terzo luogo: anche dopo l'ascesa di Cristo al cielo, i demoni continuavano a suscitare uomini che dicevano di essere dèi; e questi non solo non furono perseguitati da voi ma furono stimati degni di onore.

2. Così un tale Simone di Samaria di un villaggio chiamato Gitton, - il quale sotto l'imperatore Claudio compiva prodigi magici, per mezzo dell'arte dei demoni che operavano in lui, nella vostra città imperiale di Roma - fu ritenuto dio, è stato onorato da voi di una statua; questa statua è stata eretta nel fiume Tevere tra i due ponti, con la scritta in latino: "Simoni deo sancto".

3. E quasi tutti i samaritani, e pochi anche di altri popoli, lo riconoscono e lo adorano quale primo dio. Sostengono anche che una certa Elena, che si accompagnava con lui in quel tempo, e che prima era stata in un lupanare, è il primo pensiero emanato da lui.

4. Sappiamo poi che un tale Menandro, anche lui samaritano, del villaggio di Capparetea, fattosi discepolo di Simone e posseduto anche lui dai demoni, recatosi ad Antiochia, ingannò molti attraverso l'arte magica: egli persuase anche i suoi seguaci che non sarebbero morti. E vi sono tuttora alcuni di quella scuola che ci credono.

5. Vi è poi un certo Marcione del Ponto, il quale tuttora insegna ai suoi seguaci a credere che esiste un altro Dio superiore al creatore. Costui, in mezzo ad ogni genere di uomini, con l'aiuto dei demoni, è riuscito a far sì che molti pronuncino bestemmie e neghino che Dio sia creatore dell'universo, e ammettano che un altro, il quale sarebbe superiore a Lui, ha compiuto cose maggiori di lui.

6. Tutti coloro che si ispirano ad essi, come abbiamo detto, sono chiamati cristiani, nello stesso modo che tra i filosofi anche coloro che non hanno in comune le stesse teorie, hanno in comune la stessa denominazione.

7. Se poi compiano quelle nefandezze di cui si favoleggia, rovesciamento di lampada ed accoppiamenti impudichi e pasti di carni umane, non sappiamo. Sappiamo però che non sono né perseguitati né uccisi da voi, almeno a causa delle loro dottrine.

8. E' stato da noi composto anche un trattato contro tutte le eresie che sono sorte: se volete leggerlo, ve lo faremo avere.

Perché non esponiamo i neonati

 XXVII. - 1. A noi, per non commettere alcuna ingiustizia o empietà, è stato insegnato che è proprio dei malvagi esporre i neonati: prima di tutto, perché vediamo che sono tutti avviati alla prostituzione, e non solo le fanciulle, ma anche i giovinetti; e, come si dice che gli antichi allevassero greggi di buoi o di capre o di pecore o di cavalli, così ora allevano anche fanciulli solo per farne un uso vergognoso. Similmente, presso tutto il popolo, ecco torme di donne e di ermafroditi e di uomini abominevoli comportarsi secondo questa nefandezza

2. e voi ne traete guadagni e tributi ed imposte, mentre bisognerebbe estirparli dalla vostra terra.

3. E qualcuno di questi profittatori, oltre alle unioni nefande ed empie e sfrenate, se capita si unisce al figlio o ad un parente od al fratello.

4. Alcuni prostituiscono anche i propri figli e le mogli; altri apertamente si evirano per impudicizia e celebrano i misteri in onore della madre degli dèi; e ad ognuno di quelli che da voi sono ritenuti dèi si attribuisce un serpente come grande simbolo e mistero.

5. Tutto ciò che è compiuto da voi apertamente ed è tenuto in onore, voi lo attribuite a noi, come se fosse rovesciato ed assente il lume di Dio. Ma questo non reca danno a noi, che siamo ben lontani dal compiere qualcuna di queste azioni, bensì a chi le compie e rende falsa testimonianza.

XXVIII. - l. Da noi infatti il capo dei demoni malvagi è chiamato serpente e satana e diavolo, come voi potete apprendere anche da un esame dei nostri scritti. Di lui Cristo ha predetto che sarà cacciato nel fuoco con il suo esercito e con gli uomini che lo seguono, per essere puniti per l'eternità.

2. L'indugio di Dio nel non compiere ancora tutto questo è a beneficio del genere umano: Egli infatti preconosce che alcuni si salveranno attraverso il pentimento, anche di quelli che non sono ancora nati.

3. Egli in principio ha creato il genere umano dotato di ragione e capace di scegliere il vero ed il buon agire, cosicché gli uomini non hanno giustificazione davanti a Dio, in quanto sono dotati di ragione e di capacità di discernimento.

4. Se qualcuno non crede che Dio si occupi di costoro, o dovrà con artifizi ammettere che Egli non esiste o che, pur esistendo, gode del male, o che rimane simile a una pietra, e che virtù e iniquità non sono nulla, e che gli uomini giudicano le cose buone o cattive solo secondo l'opinione soggettiva: e questa è gravissima empietà ed iniquità.

XXIX. - 1. Inoltre: badiamo che i neonati non siano esposti, affinché non succeda che qualcuno degli esposti muoia, perché non raccolto, e noi diveniamo omicidi. D'altra parte, o fin dall'inizio non ci dovevamo sposare, se non per allevare i figli, oppure, rifiutando il matrimonio, vivere nella perfetta castità.

2. E già uno dei nostri (per persuadervi che non è un rito misterico presso di noi l'unione libera) ad Alessandria consegnò uno scritto al governatore Felice chiedendogli di permettere al medico di evirarlo. Infatti i medici del luogo dicevano che non si poteva fare senza il permesso del governatore.

3. E poiché in nessun modo Felice volle sottoscrivere, il giovane rimase casto, contento della buona coscienza sua e di quanti sentivano come lui.

4. Non riteniamo fuor di luogo ricordare qui anche Antinoo, vissuto ai nostri tempi, che tutti, per paura, erano spinti a venerare come dio, pur sapendo chi fosse e di dove venisse.

La persona di Gesù, il Cristo

 XXX. - 1. Affinché nessuno ci faccia questa obiezione: "Che cosa impedisce che anche colui che da noi è chiamato Giusto, uomo figlio di uomini, abbia compiuto per arte magica quelli che chiamiamo miracoli, e per questo sia sembrato essere figlio di Dio?", è ormai il momento di darne la dimostrazione, non credendo per fede a coloro che li narrano, ma necessariamente persuasi da quanti profetarono prima che i fatti accadessero, dal momento che vediamo con i nostri occhi che i fatti sono accaduti ed accadono così come è stato profetato e questa non potrà non apparire anche a voi - così crediamo a dimostrazione più probante e più vera.

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