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Assemblea generale dell'ONU

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2009 06:23
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26/09/2009 06:21

Varata all'unanimità la storica risoluzione 1887 sul disarmo

Il Consiglio di sicurezza ha un sogno


New York, 25. Un gesto coraggioso in un clima di fiducia, trasparenza e vera cooperazione. La risoluzione 1887 che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu - presieduto per la prima volta da un presidente degli Stati Uniti - ha approvato ieri all'unanimità è di quelle che rasentano l'utopia:  liberare il mondo dalle armi nucleari. "È la nostra sfida, i prossimi mesi saranno cruciali per prevenire un incubo nucleare in stile Guerra fredda", ha dichiarato il presidente americano dopo l'approvazione del documento di cinque pagine mirato ad aumentare le deterrenze contro l'abbandono del Trattato di non proliferazione nucleare e diminuire i rischi che impianti atomici a scopi civili possano essere trasformati a fini bellici.

La nuova misura adottata esprime la preoccupazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu per la proliferazione e per la minaccia del terrorismo internazionale. La risoluzione 1887 invita, ma non obbliga, i Paesi a dare luce verde agli ispettori internazionali per il controllo di materiale esportato che potrebbe servire a costruire una bomba, anche nel caso di un Paese che si ritiri dal Trattato di non proliferazione. I Quindici "incoraggiano gli sforzi per lo sviluppo degli usi pacifici dell'energia nucleare da parte di quei Paesi che vogliono mantenere queste capacità" e incoraggia il lavoro dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, (Aiea) in particolare nel minimizzare il rischio della proliferazione.

"Si apre un nuovo capitolo" ha dichiarato il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, parlando della risoluzione sul disarmo. È stata la prima volta che un inquilino della Casa Bianca ha presieduto una riunione del Consiglio di sicurezza e per l'occasione la sala dei lavori era affollata di personaggi tra cui gli ex segretari di Stato Henry Kissinger e George Shulz, e la Regina Noor di Giordania. Grande assente, il leader libico Muammar Gheddafi, il cui Paese occupa fino a dicembre un seggio non permanente e che mercoledì dal podio dell'Assemblea generale aveva inveito contro il Consiglio di sicurezza dell'Onu:  al suo posto ha votato a favore della risoluzione 1887 l'ambasciatore Abdurrahman Mohamed Shalham.

Più che Gheddafi, il cui Paese nel 2003 ha rinunciato all'atomica, il vero convitato di pietra della riunione è stato il leader iraniano, Mahmud Ahmadinejad. Il premier britannico, Gordon Brown, ha detto che il mondo dovrebbe considerare sanzioni "molto più dure" contro l'Iran se Teheran prosegue sulla strada della bomba atomica. "Mentre crescono le prove della sfida alla comunità internazionale - ha sottolineato il premier britannico - dobbiamo considerare tutti assieme sanzioni molto più dure".

Quella di ieri è stata solo la quinta volta dalla sua istituzione che il Consiglio di sicurezza dell'Onu si è riunito a livello di capi di Stato e di Governo. Obama ha sottolineato che "la legge internazionale non è una promessa vuota", mentre il collega francese, Nicolas Sarkozy, ha detto che il dialogo con Teheran deve produrre risultati, e "di risultati finora non se ne sono visti". Ma convincere la Cina - che come membro permanente ha diritto di veto nel Consiglio di sicurezza - a rafforzare le sanzioni contro l'Iran non sarà così facile:  un portavoce del Governo ha ribadito ieri la posizione di Pechino contraria a ulteriori sanzioni.

Anche il regime comunista di Pyongyang è stato al centro del dibattito nella riunione del Consiglio:  i nordcoreani hanno abbandonato il Trattato di non proliferazione e ieri in aula sia Brown che Sarkozy hanno definito illegale il loro programma nucleare:  "Se abbiamo il coraggio di affermare e imporre sanzioni contro chi viola le risoluzioni del Consiglio di sicurezza - ha detto Sarkozy - daremo credibilità al nostro impegno per un mondo con meno armi nucleari".


(©L'Osservatore Romano - 26 settembre 2009)
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