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Viaggio Apostolico di Benedetto XVI in Portogallo 13 maggio 2010

Ultimo Aggiornamento: 30/05/2010 21:24
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11/05/2010 19:13

 



VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA (11-14 MAGGIO 2010) , 11.05.2010

Saluto al Personale del Palazzo di Belém

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Di seguito pubblichiamo una nostra traduzione italiana del saluto del Papa.
 

Carissimi Amici!

Nell’ambito della mia visita al Signor Presidente, non potevo tralasciare di vedervi e salutarvi, voi che collaborate per servire bene gli alti obiettivi della Presidenza della Repubblica e curare questo bel Palazzo e quanti in esso vivono o vengono ricevuti.

Per quanto mi riguarda, vi esprimo la mia sincera riconoscenza augurandovi il miglior successo nelle rispettive funzioni. Vi assicuro uno speciale ricordo nelle mie preghiere per ognuno e ognuna di voi con i propri familiari. Voglia il buon Dio del Cielo benedirvi e fortificarvi con la sua grazia e la sua luce affinché, tramite la considerazione che dimostrate gli uni per gli altri nel posto di lavoro e mediante la vostra sollecitudine per il bene comune che servite, possiate favorire, nel centenario della Repubblica portoghese, una società più giusta e un futuro migliore per tutti.

Su voi tutti scenda la benedizione di Dio Onnipotente Padre, Figlio e Spirito Santo.

© Copyright 2010 – Libreria Editrice Vaticana

(©L’Osservatore Romano – 12 maggio 2010)

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Nell'incontro con i giornalisti in volo verso il Portogallo il Papa auspica che fede e secolarismo si incontrino

L'economia senza l'etica crea problemi irresolubili


Oggi le sofferenze della Chiesa vengono proprio dal peccato che esiste al suo interno

Le più grandi persecuzioni alla Chiesa non vengono oggi dall'esterno, ma dai peccati al suo interno. Lo ha detto il Papa parlando con i giornalisti che lo accompagnano in questo suo nuovo viaggio apostolico, durante l'incontro a bordo dell'aereo, poco dopo il decollo verso Lisbona. Definisce "realmente terrificante" quanto emerso a proposito dello scandalo degli abusi sessuali. Afferma che il perdono non sostituisce la giustizia. Parla delle sofferenze della Chiesa per queste drammatiche vicende. Le accosta a quelle annunciate nel terzo segreto di Fátima. Si sofferma sulla crisi economica dell'Europa e avverte che è necessario l'incontro tra fede e secolarismo che oggi si confrontano, se si vuole realmente trovare la strada verso il futuro.
Le domande formulate dai giornalisti - e rivolte al Pontefice dal gesuita Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede - hanno sostanzialmente riguardato tre tematiche:  la situazione complessiva del Portogallo; la crisi economica che ha colpito l'Europa e i risvolti che essa può avere sul futuro del continente; l'attualità del significato del messaggio di Fátima.
 Benedetto XVI ha espresso sentimenti di gratitudine per quanto il Portogallo ha fatto nel corso della storia, per la profonda umanità di un popolo che ha confidato di aver da sempre voluto conoscere. Questo Paese, ha aggiunto, è stato una grande forza per la fede cattolica. L'ha diffusa in tante parti del mondo come una fede coraggiosa, intelligente e creativa. Ha saputo poi creare grandi culture. Il Pontefice ha fatto poi risalire la dialettica tra fede e secolarismo indietro nel tempo, sino all'illuminismo. Naturalmente oggi questa dialettica si è radicalizzata e ciò rappresenta la grande sfida per l'Europa. Per affrontarla il Papa ha indicato la strada del dialogo. Una cultura europea che fosse solo razionalista, ha detto in sostanza, e non avesse la dimensione religiosa e trascendente, non sarebbe in grado di entrare in dialogo con le grandi culture dell'umanità, al contrario aperte alla dimensione religiosa dell'essere umano. È un errore, ha aggiunto, pensare a una ragione pura, solo esistente in se stessa, antistorica. La ragione come tale, ha ricordato, è aperta alla trascendenza e solo nell'incontro tra realtà trascendente, fede e ragione l'uomo trova se stesso. Compito dell'Europa è cercare e trovare il dialogo per integrare fede e razionalità moderna in un'unica visione antropologica che completi l'essere umano e renda comunicabili le culture. In definitiva, la grande sfida di questo momento è fare in modo che secolarismo e fede si incontrino per trovare la loro vera identità. A proposito della crisi economica che attraversa l'Europa Benedetto XVI ne ha sottolineato i risvolti etici e morali. Un puro pragmatismo economico che prescinde dalla realtà etica e morale dell'uomo non contribuisce positivamente alla soluzione della crisi ma crea nuovi problemi. La Chiesa deve proporre la sua tradizione, condensata nella dottrina sociale. La Caritas in veritate - ha ricordato - allarga l'aspetto etico e della fede sopra l'individuo alla responsabilità del mondo, a una razionalità "performata" dall'etica. E l'andamento dei mercati in questi ultimi anni - ha fatto notare - mostra che la dimensione etica è interna e deve entrare all'interno dell'agire economico. Solo così l'Europa realizza la sua missione.
A proposito del messaggio di Fátima il Papa si è ricollegato alle sofferenze attuali della Chiesa. Il Signore ha detto che la Chiesa sarà sofferente sino alla fine del mondo. E oggi - ha aggiunto il Pontefice - lo si vede in modo particolare. Oltre alla sofferenza come missione del Papa - esemplare in questo senso Giovanni Paolo ii vittima dell'attentato - Papa Ratzinger ha spiegato che nel messaggio di Fátima ci sono indicazioni precise su realtà e futuro della Chiesa.
Anche nel suo primo discorso, pronunciato all'aeroporto subito dopo l'arrivo, Benedetto XVI ha ripetuto che "da una visione sapiente sulla vita e sul mondo deriva il giusto ordinamento di una società".


(©L'Osservatore Romano - 12 maggio 2010)
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11/05/2010 19:15

L'ottimismo di Benedetto XVI


Nella storia il male non avrà l'ultima parola, nonostante difficoltà e dolore, nonostante l'ingiustizia, nonostante la stessa morte. Volando sul Mediterraneo verso il Portogallo, nel consueto incontro con i giornalisti il Papa ha dato la chiave di lettura di questo suo nuovo viaggio internazionale diretto soprattutto a Fátima, il santuario mariano che è divenuto uno dei luoghi simbolici più evocativi del cattolicesimo contemporaneo:  è l'ottimismo, una chiave di lettura che gli è propria da sempre, contrariamente a tenaci pregiudizi che da decenni ormai accompagnano la rappresentazione mediatica di Joseph Ratzinger.
Benedetto XVI guarda alla storia con occhi cristiani. Con uno sguardo positivo e sereno che non ignora i drammi e le tragedie della storia, gli abissi del male spalancati dal Novecento, il limite e la colpa originaria dell'uomo, il peccato degli stessi cristiani che mostra la continua necessità di rinnovamento della Chiesa (Ecclesia semper reformanda). Il suo ottimismo è dunque realista perché sa che il male attacca sempre, ma sa anche che le forze del bene sono presenti e che il Signore è più forte del male. Come mostra il messaggio di Fátima, del quale proprio il cardinale Ratzinger, per incarico di Giovanni Paolo ii, diede una lettura profondamente radicata nella tradizione cristiana.
Lo stesso sguardo ottimista porta il Papa a leggere la crisi, che sembra ora concentrarsi sull'Europa, come un esempio chiarissimo della necessità di riaprire il pragmatismo dell'economia alle ragioni dell'etica. Secondo una linea che percorre tutta l'enciclica Caritas in veritate e che ha suscitato interesse e consensi ben al di là degli ambienti cattolici. E l'ultima conferma di questa importante condivisione è venuta proprio dalle parole del presidente portoghese. A queste Benedetto XVI ha risposto ricordando che la sua visita nel Paese cade nel centenario della proclamazione della Repubblica e della distinzione fra Chiesa e Stato, occasione di "un nuovo spazio di libertà" per i cattolici.
E segnata dall'ottimismo si è rivelata la considerazione del secolarismo da parte del Papa. Un fenomeno antico che ora si è radicalizzato. Esso tuttavia - ha voluto sottolineare significativamente Benedetto XVI - costituisce allo stesso tempo una sfida e una possibilità:  nonostante spesso abbia prevalso la logica dello scontro non sono mai mancate, infatti, persone che hanno cercato di costruire ponti. Quei ponti che secondo il Pontefice devono essere gettati oggi per rendere possibile la comprensione e l'intesa tra l'odierno razionalismo europeo che tende a escludere il trascendente e la ragione che, in quanto tale, al trascendente è invece aperta. Solo così le culture occidentali, pragmatiche e materialiste, potranno entrare in dialogo con le altre culture. Per lo sguardo ottimista di Benedetto XVI, infatti, la presenza del secolarismo è di per sé normale, mentre anomale e negative sono invece la contrapposizione e l'esclusione di Dio dall'orizzonte dell'uomo.

g. m. v.


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I primi incontri nella capitale lusitana

Un viaggio mariano nel segno della speranza


dal nostro inviato Nicola Gori

È il Portogallo, estremo lembo occidentale dell'Europa, la meta del quindicesimo viaggio apostolico del Pontefice fuori dei confini italiani, il nono in Europa. Benedetto XVI è giunto martedì mattina 11 maggio alle 10.57 ora locale.
Si tratta di un viaggio prettamente mariano, in quella terra dove, 93 anni fa la Vergine apparve a tre pastorelli a Fátima, a Cova da Iria. Lo ha precisato il Papa stesso sin dal suo primo discorso, durante la cerimonia di benvenuto all'aeroporto di Portela de Sacavém di Lisbona. Non a caso il motto proposto dalla Conferenza episcopale è "Con te camminiamo nella speranza - saggezza e missione". E di speranza parlerà il Papa ai portoghesi che incontrerà nei quattro giorni di permanenza nel Paese. Nel decimo anniversario della beatificazione dei pastorelli Francisco e Giacinta Marto, il Papa sosterà due giorni a Fátima, santuario a lui familiare e località mariana tra le più visitate a livello mondiale dai pellegrini. Al suo arrivo il Pontefice è stato accolto dal nunzio apostolico, l'arcivescovo Rino Passigato e dal capo del Protocollo, saliti per salutarlo a bordo dell'aereo A320 "Giuseppe Ungaretti" dell'Alitalia. Ai piedi della scaletta lo hanno atteso il patriarca di Lisbona, il cardinale José da Cruz Policarpo, e il presidente della Repubblica Aníbal Cavaco Silva con la consorte Maria Alves da Silva Cavaco Silva, il presidente della Conferenza episcopale portoghese, l'arcivescovo Ortiga Jorge Ferreira da Costa, i vescovi lusitani e numerose autorità.
Festoso il benvenuto dei fedeli presenti sottolineato dal canto del Coro dei bambini di Santa Cecilia di Lisbona.
Dopo lo scambio di discorsi, Benedetto XVI in papamobile ha percorso i pochi chilometri che separano l'aeroporto dal centro città, per recarsi in nunziatura, all'esterno della quale si è radunata una piccola folla che lo ha calorosamente salutato. Dopo una breve sosta il Papa si è recato al Mosteiro dos Jerónimos, dove l'attendevano il presidente della Repubblica, con la consorte e le autorità civili e militari.
Il Mosteiro è un luogo di particolare importanza per i portoghesi, perché ricorda i grandi viaggi di esplorazione del XVI secolo e, in epoca più recente, ha ospitato la cerimonia per la firma del Trattato di Lisbona dell'Unione Europea. Nello storico edificio sono conservati i resti mortali di Vasco de Gama, Luís de Camões, re, principi e i discendenti di Manuel i. Dopo l'esecuzione degli inni pontificio e portoghese, lo sparo delle salve di cannone, gli onori militari e la sfilata della Guardia d'onore, il Papa ha sostato alcuni minuti in adorazione davanti al Santissimo Sacramento esposto nella chiesa vuota di Santa Maria di Belém. Conclusa la visita al Mosteiro il Pontefice, scortato da guardie a cavallo, si è trasferito al palacio de Belém, noto anche come Palazzo Cor de Rosa, per il colore della facciata. È stato residenza dei sovrani del Portogallo fino alla proclamazione della Repubblica, quando è diventato sede dei presidenti. Benedetto XVI è stato accolto dal capo dello Stato nel Patio dos Bichos e accompagnato al piano superiore, dove ha firmato nel Libro d'oro. Il Pontefice ha lasciato in dono al presidente un quadro in mosaico raffigurante una benedizione di Gregorio XVI, dalla Loggia della Basilica in piazza San Pietro. L'opera realizzata dallo Studio del Mosaico Vaticano in smalti policromi, applicati con stucco oleoso su base metallica.
Successivamente si è svolto un colloquio privato con il presidente della Repubblica. Al termine il Papa, dalla veranda dello studio, ha rivolto un saluto al personale riunito in giardino, quindi ha raggiunto la nunziatura. Benedetto XVI in questo viaggio è accompagnato dai cardinali Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, dagli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, Manuel Monteiro De Castro, segretario della Congregazione per i Vescovi; dai monsignori António Ferreira da Costa, della Segreteria di Stato, Guido Marini, maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, con i cerimonieri Camaldo e Krajewski, da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, dal dottor Patrizio Polisca, suo medico personale, da Alberto Gasbarri, organizzatore dei viaggi del Papa e dal direttore del nostro giornale.


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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA (11-14 MAGGIO 2010) , 11.05.2010

Santa Messa nel Terreiro do Paço

OMELIA DEL SANTO PADRE

Carissimi Fratelli e Sorelle,
Giovani amici!

«Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, […] insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20). Queste parole di Cristo risorto si rivestono di particolare significato in questa città di Lisbona, da dove sono partiti in grande numero generazioni e generazioni di cristiani – Vescovi, sacerdoti, consacrati e laici, uomini e donne, giovani e meno giovani -, obbedendo all’appello del Signore e armati semplicemente di questa certezza che Egli ha loro lasciato: «Io sono con voi tutti i giorni».

Glorioso è il posto che il Portogallo si è guadagnato in mezzo alle nazioni per il servizio offerto alla diffusione della fede: nelle cinque parti del mondo ci sono Chiese locali che hanno avuto origine dall’azione missionaria portoghese
.

In passato, la vostra partenza alla ricerca di altri popoli non ha impedito né distrutto i vincoli con ciò che eravate e credevate, anzi, con cristiana saggezza, siete riusciti a trapiantare esperienze e particolarità, aprendovi al contributo degli altri per essere voi stessi, in un’apparente debolezza che è forza. Oggi, partecipando all’edificazione della Comunità europea, portate il contributo della vostra identità culturale e religiosa. Infatti Gesù Cristo, così come si è unito ai discepoli sulla strada di Emmaus, così anche oggi cammina con noi secondo la sua promessa: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Pur se diversa da quella degli Apostoli, abbiamo anche noi una vera e personale esperienza del Signore risorto. La distanza dei secoli viene superata e il Risorto si offre vivo e operante, per il nostro tramite, nell’oggi della Chiesa e del mondo. Questa è la nostra grande gioia.

Nel fiume vivo della Tradizione ecclesiale, Cristo non si trova a duemila anni di distanza, ma è realmente presente tra noi e ci dona la Verità, ci dona la luce che ci fa vivere e trovare la strada verso il futuro.

Presente nella sua Parola, nell’assemblea del popolo di Dio con i suoi Pastori e, in modo eminente, nel sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, Gesù è qui con noi. Saluto il Signor Cardinale Patriarca di Lisbona, che ringrazio per le affettuose parole che mi ha rivolto, all’inizio della celebrazione, a nome della sua comunità che mi accoglie e che io abbraccio nei suoi quasi due milione di figli e figlie; a tutti voi qui presenti – amati Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio, carissime donne e uomini consacrati e fedeli laici impegnati, care famiglie e giovani, battezzati e catecumeni – rivolgo il mio saluto fraterno e amico, che estendo a quanti si trovano uniti a noi attraverso la radio e la televisione. Ringrazio sentitamente il Signor Presidente della Repubblica per la sua presenza e le altre Autorità, in particolare il Sindaco di Lisbona, che ha avuto la cortesia di consegnarmi le chiavi della città.

Lisbona amica, porto e riparo di tante speranze che ti venivano affidate da chi partiva e che desiderava chi ti faceva visita, mi piacerebbe oggi servirmi di queste chiavi che mi hai consegnate perché tu possa fondare le tue umane speranze sulla Speranza divina.

Nella lettura appena proclamata, tratta dalla Prima Lettera di San Pietro, abbiamo sentito: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso». E l’Apostolo spiega: Avvicinatevi al Signore, «pietra viva, rifiutata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio» (1 Pt 2,6.4). Fratelli e sorelle, chi crede in Gesù non resterà deluso: è Parola di Dio, che non si inganna né può ingannarci. Parola confermata da una «moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua» e quali sono stati contemplati dall’autore dell’Apocalisse «avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palme nelle loro mani» (Ap 7,9). In questa moltitudine innumerevole non ci sono soltanto i Santi Verissimo, Massima e Giulia, qui martirizzati nella persecuzione di Diocleziano, o San Vincenzo, diacono e martire, patrono principale del Patriarcato; Sant’Antonio e San Giovanni di Brito che sono partiti da qui per seminare il buon seme di Dio presso altre terre e popoli, o San Nuno di Santa Maria che, da poco più di un anno, ho iscritto nel libro dei Santi. Ma viene formata dai «servi del nostro Dio» di tutti i tempi e luoghi, sulla cui fronte è stato tracciato il segno della croce con «il sigillo del Dio vivente» (Ap 7,2): lo Spirito Santo. Si tratta del rito iniziale compiuto su ognuno di noi nel sacramento del Battesimo, per mezzo del quale la Chiesa dà alla luce i «santi».

Sappiamo che non le mancano figli riottosi e persino ribelli, ma è nei Santi che la Chiesa riconosce i propri tratti caratteristici e, proprio in loro, assapora la sua gioia più profonda.

Li accomuna tutti la volontà di incarnare il Vangelo nella propria esistenza, sotto la spinta dell’eterno animatore del Popolo di Dio che è lo Spirito Santo. Fissando lo sguardo sui propri Santi, questa Chiesa locale ha giustamente concluso che oggi la priorità pastorale è quella di fare di ogni donna e uomo cristiani una presenza raggiante della prospettiva evangelica in mezzo al mondo, nella famiglia, nella cultura, nell’economia, nella politica.

Spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista. Si è messa una fiducia forse eccessiva nelle strutture e nei programmi ecclesiali, nella distribuzione di poteri e funzioni; ma cosa accadrà se il sale diventa insipido?

Affinché ciò non accada, bisogna annunziare di nuovo con vigore e gioia l’evento della morte e risurrezione di Cristo, cuore del cristianesimo, fulcro e sostegno della nostra fede, leva potente delle nostre certezze, vento impetuoso che spazza via qualsiasi paura e indecisione, qualsiasi dubbio e calcolo umano. La risurrezione di Cristo ci assicura che nessuna potenza avversa potrà mai distruggere la Chiesa.

Quindi la nostra fede ha fondamento, ma c’é bisogno che questa fede diventi vita in ognuno di noi. C’è dunque un vasto sforzo capillare da compiere affinché ogni cristiano si trasformi in un testimone in grado di rendere conto a tutti e sempre della speranza che lo anima (cfr 1Pt 3,15): soltanto Cristo può soddisfare pienamente i profondi aneliti di ogni cuore umano e dare risposte ai suoi interrogativi più inquietanti circa la sofferenza, l’ingiustizia e il male, sulla morte e la vita nell’Aldilà.

Carissimi Fratelli e giovani amici, Cristo è sempre con noi e cammina sempre con la sua Chiesa, la accompagna e la custodisce, come Egli ci ha detto: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Non dubitate mai della sua presenza! Cercate sempre il Signore Gesù, crescete nella amicizia con lui, ricevetelo nella comunione. Imparate ad ascoltare la sua parola e anche a riconoscerlo nei poveri. Vivete la vostra esistenza con gioia ed entusiasmo, sicuri della sua presenza e della sua amicizia gratuita, generosa, fedele fino alla morte di croce.

Testimoniate a tutti la gioia per questa sua presenza forte e soave, cominciando dai vostri coetanei. Dite loro che è bello essere amico di Gesù e vale la pena seguirlo. Con il vostro entusiasmo mostrate che, fra tanti modi di vivere che il mondo oggi sembra offrici – apparentemente tutti dello stesso livello –, l’unico in cui si trova il vero senso della vita e quindi la gioia vera e duratura è seguendo Gesù.

Cercate ogni giorno la protezione di Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità. Ella, la Tutta Santa, vi aiuterà ad essere fedeli discepoli del suo Figlio Gesù Cristo. Amen

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People stand during the Pope Benedict XVI's open-air mass in the Terreiro do Paco in Lisbon, on May 11, 2010. Tens of thousands of families, teenagers and the elderly gathered in the Portuguese capital to greet the 83-year-old pontiff, and in many cases offer support to the Catholic leader as he battles the Church's biggest crisis in decades.
Pope Benedict XVI waves to the crowd as he arrives for an open-air mass in the Terreiro do Paso in Lisbon, on May 11, 2010. Tens of thousands of massgoers gathered at the giant Terreiro do Paso square applauded and waved white handkerchiefs as the 83-year-old pontiff arrived to celebrate an open-air mass on the banks of the Tagus.
Pope Benedict XVI celebrates a mass at the Terreiro do Paco in Lisbon, May 11, 2010.
Pope Benedict XVI waves to the crowd as he leaves after a mass at Terreiro do Paco in Lisbon, May 11, 2010.
A woman holds pictures and a rosary near the Fatima's Sanctuary on May 11, 2010. Pope Benedict XVI landed in Lisbon to begin a four-day visit included Fatima and Porto. The pope will celebrate a giant open-air mass Thursday at Fatima, where three shepherd children reported seeing visions of the Virgin Mary in 1917.
Pope Benedict XVI waves after an open mass at the Terreiro do Paco square in Lisbon on Tuesday, May 11, 2010.
Pope Benedict XVI holds his staff during a mass at the Terreiro do Paco in Lisbon May 11, 2010.
A girl leaves the altar after receiving the communion from Pope Benedict XVI during a mass at the Terreiro do Paco in Lisbon, May 11, 2010.
People pray during an open-air mass given by Pope Benedict XVI at the Terreiro do Paso in Lisbon on May 11, 2010. Tens of thousands of families, teenagers and the elderly gathered in the Portuguese capital to greet the 83-year-old pontiff, and in many cases offer support to the Catholic leader as he battles the Church's biggest crisis in decades.
Pope Benedict XVI (C) gives communion to children duing an open-air mass in the Terreiro do Paco in Lisbon, on May 11, 2010. Tens of thousands of families, teenagers and the elderly gathered in the Portuguese capital to greet the 83-year-old pontiff, and in many cases offer support to the Catholic leader as he battles the Church's biggest crisis in decades.
Pope Benedict XVI (C) celebrates an open-air mass in the Terreiro do Paso in Lisbon on May 11, 2010. Tens of thousands of families, teenagers and the elderly gathered in the Portuguese capital to greet the 83-year-old pontiff, and in many cases offer support to the Catholic leader as he battles the Church's biggest crisis in decades.
Pope Benedict XVI (C) celebrates an open-air mass in the Terreiro do Paco in Lisbon, on May 11, 2010. Tens of thousands of families, teenagers and the elderly gathered in the Portuguese capital to greet the 83-year-old pontiff, and in many cases offer support to the Catholic leader as he battles the Church's biggest crisis in decades.
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INCONTRO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON I GIORNALISTI DURANTE IL VOLO VERSO IL PORTOGALLO (11 MAGGIO 2010), 12.05.2010

Ieri mattina, nel corso del viaggio aereo verso il Portogallo, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i giornalisti del Volo Papale. Pubblichiamo di seguito la trascrizione dell’intervista concessa dal Papa agli operatori dei media:


TESTO DELL’INTERVISTA


Padre Lombardi: Santità, quali preoccupazioni e sentimenti porta con sé sulla situazione della Chiesa in Portogallo? Che cosa si può dire al Portogallo, in passato profondamente cattolico e portatore della fede nel mondo, ma oggi in via di profonda secolarizzazione, sia nella vita quotidiana, sia a livello giuridico e culturale? Come annunciare la fede in un contesto indifferente e ostile alla Chiesa?


Papa
: Innanzitutto buona giornata a voi tutti e ci auguriamo buon viaggio, nonostante la famosa nuvola sotto la quale siamo.
Quanto al Portogallo, provo soprattutto sentimenti di gioia, di gratitudine per quanto ha fatto e fa questo Paese nel mondo e nella storia e per la profonda umanità di questo popolo, che ho potuto conoscere in una visita e con tanti amici portoghesi.
Direi che è vero, verissimo che il Portogallo è stato una grande forza della fede cattolica, ha portato questa fede in tutte le parti del mondo; una fede coraggiosa, intelligente e creativa; ha saputo creare grande cultura, lo vediamo in Brasile, nello stesso Portogallo, ma anche la presenza dello spirito portoghese in Africa, in Asia.
E d’altra parte la presenza del secolarismo non è una cosa del tutto nuova. La dialettica tra secolarismo e fede in Portogallo ha una lunga storia. Già nel ’700 c’è una forte presenza dell’Illuminismo, basti pensare al nome Pombal.
Così vediamo che in questi secoli il Portogallo ha vissuto sempre nella dialettica, che naturalmente oggi si è radicalizzata e si mostra con tutti i segni dello spirito europeo di oggi. E questa mi sembra una sfida e anche una grande possibilità. In questi secoli di dialettica tra illuminismo, secolarismo e fede, non mancavano mai persone che volevano creare dei ponti e creare un dialogo, ma purtroppo la tendenza dominante fu quella della contrarietà e dell’esclusione l’uno dell’altro.
Oggi vediamo che proprio questa dialettica è una chance, che dobbiamo trovare la sintesi e un foriero e profondo dialogo. Nella situazione multiculturale nella quale siamo tutti, si vede che una cultura europea che fosse solo razionalista non avrebbe la dimensione religiosa trascendente, non sarebbe in grado di entrare in dialogo con le grandi culture dell’umanità, che hanno tutte questa dimensione religiosa trascendente, che è una dimensione dell’essere umano.
E quindi pensare che ci sarebbe una ragione pura, anti-storica, solo esistente in se stessa e che sarebbe questa “la” ragione, è un errore; scopriamo sempre più che tocca solo una parte dell’uomo, esprime una certa situazione storica, non è la ragione come tale. La ragione come tale è aperta alla trascendenza e solo nell’incontro tra la realtà trascendente e la fede e la ragione l’uomo trova se stesso.


Quindi penso che proprio il compito e la missione dell’Europa in questa situazione è trovare questo dialogo, integrare fede e razionalità moderna in un’unica visione antropologica, che completa l’essere umano e rende così anche comunicabili le culture umane
.


Perciò direi che la presenza del secolarismo è una cosa normale, ma la separazione, la contrarietà tra secolarismo e cultura della fede è anomala e deve essere superata. La grande sfida di questo momento è che i due si incontrino e così trovino la loro vera identità. Questa, come ho detto, è una missione dell’Europa e la necessità umana in questa nostra storia.


Padre Lombardi: Grazie, Santità, e continuiamo allora sul tema dell’Europa. La crisi economica si è recentemente aggravata in Europa e coinvolge in particolare anche il Portogallo. Alcuni leaders europei pensano che il futuro dell’Unione Europea sia a rischio. Quali lezioni imparare da questa crisi, anche sul piano etico e morale? Quali le chiavi per consolidare l’unità e la cooperazione dei Paesi europei in futuro?


Papa
: Direi che proprio questa crisi economica, con la sua componente morale, che nessuno può non vedere, sia un caso di applicazione, di concretizzazione di quanto avevo detto prima, cioè che due correnti culturali separate devono incontrarsi, altrimenti non troviamo la strada verso il futuro. Anche qui vediamo un dualismo falso, cioè un positivismo economico che pensa di potersi realizzare senza la componente etica, un mercato che è sarebbe regolato solo da se stesso, dalle pure forze economiche, dalla razionalità positivista e pragmatista dell’economia – l’etica sarebbe qualcosa d’altro, estranea a questo. In realtà, vediamo adesso che un puro pragmatismo economico, che prescinde dalla realtà dell’uomo – che è un essere etico -, non finisce positivamente, ma crea problemi irresolubili.

Perciò, adesso è il momento di vedere che l’etica non è una cosa esterna, ma interna alla razionalità e al pragmatismo economico. D’altra parte, dobbiamo anche confessare che la fede cattolica, cristiana, spesso era troppo individualistica, lasciava le cose concrete, economiche al mondo e pensava solo alla salvezza individuale, agli atti religiosi, senza vedere che questi implicano una responsabilità globale, una responsabilità per il mondo. Quindi, anche qui dobbiamo entrare in un dialogo concreto
.

Ho cercato nella mia enciclica “Caritas in veritate” – e tutta la tradizione della Dottrina sociale della Chiesa va in questo senso – di allargare l’aspetto etico e della fede al di sopra dell’individuo, alla responsabilità verso il mondo, ad una razionalità “performata” dall’etica. D’altra parte, gli ultimi avvenimenti sul mercato, in questi ultimi due, tre anni, hanno mostrato che la dimensione etica è interna e deve entrare nell’interno dell’agire economico, perché l’uomo è uno, e si tratta dell’uomo, di un’antropologia sana, che implica tutto, e solo così si risolve il problema, solo così l’Europa svolge e realizza la sua missione.

Padre Lombardi: Grazie, e ora veniamo a Fatima, dove sarà un po’ il culmine anche spirituale di questo viaggio. Santità, quale significato hanno oggi per noi le Apparizioni di Fatima? E quando Lei presentò il testo del terzo segreto nella Sala Stampa Vaticana, nel giugno 2000, c’erano diversi di noi e altri colleghi di allora, Le fu chiesto se il messaggio poteva essere esteso, al di là dell’attentato a Giovanni Paolo II, anche alle altre sofferenze dei Papi. E’ possibile, secondo Lei, inquadrare anche in quella visione le sofferenze della Chiesa di oggi, per i peccati degli abusi sessuali sui minori?

Papa: Innanzitutto vorrei esprimere la mia gioia di andare a Fatima, di pregare davanti alla Madonna di Fatima, che per noi è un segno della presenza della fede, che proprio dai piccoli nasce una nuova forza della fede, che non si riduce ai piccoli, ma che ha un messaggio per tutto il mondo e tocca la storia proprio nel suo presente e illumina questa storia. Nel 2000, nella presentazione, avevo detto che un’apparizione, cioè un impulso soprannaturale, che non viene solo dall’immaginazione della persona, ma in realtà dalla Vergine Maria, dal soprannaturale, che un tale impulso entra in un soggetto e si esprime nelle possibilità del soggetto.

Il soggetto è determinato dalle sue condizioni storiche, personali, temperamentali, e quindi traduce il grande impulso soprannaturale nelle sue possibilità di vedere, di immaginare, di esprimere, ma in queste espressioni, formate dal soggetto, si nasconde un contenuto che va oltre, più profondo, e solo nel corso della storia possiamo vedere tutta la profondità, che era – diciamo – “vestita” in questa visione possibile alle persone concrete.

Così direi, anche qui, oltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in prima istanza riferire a Papa Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano.

Perciò è vero che oltre il momento indicato nella visione, si parla, si vede la necessità di una passione della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta per la Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano. Il Signore ci ha detto che la Chiesa sarebbe stata sempre sofferente, in modi diversi, fino alla fine del mondo.

L’importante è che il messaggio, la risposta di Fatima, sostanzialmente non va a devozioni particolari, ma proprio alla risposta fondamentale, cioè conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù cardinali: fede, speranza e carità. Così vediamo qui la vera e fondamentale risposta che la Chiesa deve dare, che noi, ogni singolo, dobbiamo dare in questa situazione.
 

Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia.

Con una parola, dobbiamo ri-imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza e le virtù teologali. Così rispondiamo, siamo realisti nell’attenderci che sempre il male attacca, attacca dall’interno e dall’esterno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che, alla fine, il Signore è più forte del male, e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia.

Padre Lombardi: Grazie, Santità, della chiarezza, della profondità delle sue risposte e di questa parola di speranza conclusiva che ci ha dato. Noi le auguriamo veramente di poter svolgere serenamente questo viaggio così impegnativo e di poterlo vivere anche con tutta la gioia e la profondità spirituale che l’incontro con il mistero di Fatima ci ispira. Buon viaggio a Lei e noi cercheremo di fare bene il nostro servizio e di diffondere obiettivamente quello che Lei farà.

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12/05/2010 12:47



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DEL 50° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DEL SANTUARIO DEL CRISTO REI DI ALMADA

Al termine della Celebrazione Eucaristica al Terreiro do Paço di Lisboa, in occasione del 50° anniversario di fondazione del Santuario del Cristo Rei di Almada (diocesi di Setúbal) il Papa legge un Messaggio e consegna in dono al Rettore del Santuario una casula con l’immagine del Sacro Cuore di Gesù. Pubblichiamo di seguito le parole del Santo Padre:

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Carissimi Fratelli e Sorelle,

In questo momento, rivolgo il mio sguardo verso l’altra riva del Tago, dove si erge il Monumento a Cristo Re, quasi nella chiusura delle celebrazioni per i suoi 50 anni. Nell’impossibilità di visitare il santuario – come desiderava Mons. Gilberto, Vescovo di Setúbal – vorrei da qui additare alle nuove generazione gli esempi di speranza in Dio e lealtà al voto fatto, che in esso ci hanno lasciato scolpiti i Vescovi e i fedeli cristiani di allora, in segno di amore e riconoscenza per la preservazione della pace in Portogallo. Di là l’immagine di Cristo stende le braccia all’intero Portogallo, quasi a ricordargli la Croce dove Gesù ha ottenuto la pace dell’universo e si è manifestato Re e servo, perché è il vero Salvatore dell’umanità.

Nella sua funzione di santuario, diventi sempre più un luogo in cui ogni fedele possa verificare come i criteri del Regno di Cristo siano impressi nella sua vita di consacrazione battesimale, per promuovere l’edificazione dell’amore, della giustizia e della pace con interventi nella società a favore dei poveri e degli oppressi, per focalizzare la spiritualità delle comunità cristiane in Cristo, Signore e Giudice della storia.

Su quanti operano e servono nel Santuario di Cristo Re, sui suoi pellegrini e su tutti i fedeli della diocesi di Setúbal imploro abbondanti benedizioni del Cielo, creatrici di speranza e di pace durature nei cuori, nelle famiglie e nella società.

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12/05/2010 12:50

 



VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA (11 – 14 MAGGIO 2010), 11.05.2010

SALUTO AI GIOVANI RIUNITI DAVANTI ALLA NUNZIATURA DI LISBOA

Numerosi giovani provenienti da diverse parrocchie e appartenenti a vari movimenti ecclesiali sono riuniti questa sera davanti alla Nunziatura Apostolica di Lisboa per cantare in onore del Papa e per ricevere la sua benedizione.
Dopo cena, il Santo Padre si affaccia al balcone della Nunziatura e rivolge ai giovani presenti il seguente saluto:

PAROLE DEL SANTO PADRE

Cari amici,

Ho apprezzato la viva e numerosa partecipazione dei giovani all’Eucaristia di questo pomeriggio sul Terreiro do Paço, dando prova della loro fede e della loro volontà di costruire il futuro sul Vangelo di Gesù Cristo. Grazie per la gioiosa testimonianza che offrite a Cristo, l’eternamente giovane, e per la premura manifestata al suo povero Vicario in terra con questo incontro serale. Siete venuti ad augurarmi la buona notte e di cuore vi ringrazio; ma adesso dovete lascarmi andare a dormire, altrimenti la notte non sarebbe buona, e ci aspetta il giorno di domani.

Provo una grande gioia nel potermi unire alla moltitudine dei pellegrini di Fatima in occasione del decimo anniversario della Beatificazione di Francesco e di Giacinta. Essi, con l’aiuto della Madonna, hanno imparato a vedere la luce di Dio nell’intimo dei loro cuori e ad adorarla nella loro vita. Che la Vergine Maria vi ottenga la stessa grazia e vi protegga! Continuo a contare su di voi e sulle vostre preghiere, affinché questa Visita in Portogallo sia ricolma di frutti.

E adesso con grande affetto vi imparto la mia Benedizione, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Buona notte! A domani.

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12/05/2010 12:55

Faithful attend the recitation of the Holy Rosary and the candles procession, on the eve of Pope Benedict XVI's visit, at the Shrine of Our Lady of Fatima, in Fatima, Portugal, Tuesday, May 11, 2010. The Pope arrived Tuesday for a four-day visit to Portugal.
A pilgrim lies prostrate at the Catholic shrine of Fatima May 11, 2010. Thousands of pilgrims are expected to visit the home of the three young shepherds who reported the 1917 apparition of the Virgin Mary, in Fatima, a day before Pope Benedict XVI's visit.
A pilgrim walks on her knees to fulfil her vows at the Catholic shrine of Fatima May 11, 2010. Thousands of pilgrims are expected to visit the home of the three young shepherds who reported the 1917 apparition of the Virgin Mary, in Fatima, a day before Pope Benedict XVI's visit.
Pope Benedict XVI waves to the crowd as he arrives for an open-air mass in the Terreiro do Paso in Lisbon, on May 11, 2010. Tens of thousands of massgoers gathered at the giant Terreiro do Paso square applauded and waved white handkerchiefs as the 83-year-old pontiff arrived to celebrate an open-air mass on the banks of the Tagus.
Pilgrims walk on their knees to fulfil their vows at the Catholic shrine of Fatima. May 11, 2010. Thousands of pilgrims are expected to visit the home of the three young shepherds who reported the 1917 apparition of the Virgin Mary, in Fatima, a day before Pope Benedict XVI's visit.
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12/05/2010 13:00

Pope Benedict XVI attends a meeting with representatives of the portuguese cultural world in Lisbon on May 12, 2010. Pope Benedict XVI heads for Fatima, the highlight of his visit to Portugal, hoping to have turned a corner on the sex scandals haunting the Church after making his strongest condemnation yet of paedophile priests.
Pope Benedict XVI waves gestures during a meeting with representant of the Portuguese culture, in the Belem Cultural center in Lisbon, on May 12, 2010. Pope Benedict XVI heads for Fatima on May 12, 2010 the highlight of his visit to Portugal, hoping to have turned a corner on the sex scandals haunting the Church after making his strongest condemnation yet of paedophile priests.
Pope Benedict XVI acknowledges applause next to Portuguese film director Manuel de Oliveira (R) during a visit to the Belem cultural centre in Lisbon May 12, 2010. Pope Benedict said on Tuesday that the greatest threat to Catholicism came from "sin within the Church", one if his most forthright comments so far on a sexual abuse scandal that has created turmoil in the church. The Church has "a very deep need" to recognise that it must do penitence for its sins and "accept purification", he said.
Pope Benedict XVI looks on during a visit to the Belem cultural centre in Lisbon, May 12, 2010. Pope Benedict said on Tuesday that the greatest threat to Catholicism came from "sin within the Church", one if his most forthright comments so far on a sexual abuse scandal that has created turmoil in the church. The Church has "a very deep need" to recognise that it must do penitence for its sins and "accept purification", he said.
Portuguese film maker Emanuel de Oliveira (R) kisses the hand of Pope Benedict XVI on his arrival for a meeting with representatives of the Portuguese cultural community, in the Belem Cultural center in Lisbon, on May 12, 2010. Pope Benedict XVI will head to Fatima, one of Christianity's most visited shrines, on the second day of a four-day visit to Portugal.
Portuguese film maker Emanuel de Oliveira (R) welcomes Pope Benedict XVI on his arrival for a meeting with representives  of the Portuguese cultural community, in the Belem Cultural center in Lisbon, on May 12, 2010. Pope Benedict XVI will head to Fatima, one of Christianity's most visited shrines, on the second day of a four-day visit to Portugal.
Pope Benedict XVI (C) waves as he arrives for a meeting with representatives of the Portuguese cultural world in Lisbon on May 12, 2010. Pope Benedict XVI will head to Fatima, one of Christianity's most visited shrines, on the second day of a four-day visit to Portugal.
Pope Benedict XVI waves as he leaves the diplomatic mission of the Holy See, the Apostolic Nunciature in Lisbon on Wednesday  May 12, 2010. Pope Benedict XVI has recalled Portugal's glorious past as a country of adventurers and missionaries in urging a rediscovery of its Christian heritage. Benedict echoed a key theme of his message to an increasingly secularized Europe during a meeting Wednesday with members of Portugal's cultural elite on the second day of a four-day visit.
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12/05/2010 13:27

 




VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA (11 – 14 MAGGIO 2010), 12.05.2010

INCONTRO CON IL MONDO DELLA CULTURA NEL CENTRO CULTURALE DI BELÉM A LISBOA

Questa mattina, dopo aver celebrato la Santa Messa in privato nella Nunziatura Apostolica di Lisboa, il Santo Padre Benedetto XVI si trasferisce in auto al Centro Culturale di Belém dove alle ore 10.00 ha luogo l’incontro con il mondo della Cultura.
Introdotto dagli indirizzi di saluto di S.E. Mons. Manuel Clemente, Vescovo di Porto e Presidente della Commissione episcopale per la Cultura, e del regista Manoel de Oliveira, dopo una breve esecuzione musicale il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Distinte Autorità,
Illustri Cultori del Pensiero, della Scienza e dell’Arte,
Cari amici,

Sento una grande gioia nel vedere qui radunato l’insieme multiforme della cultura portoghese, che voi così degnamente rappresentate: Donne e uomini impegnati nella ricerca e costruzione dei diversi saperi. A tutti rivolgo l’espressione della mia più alta amicizia e considerazione, riconoscendo l’importanza di ciò che voi fate e di ciò che siete. Il Governo, qui rappresentato dalla Signora Ministro della Cultura, alla quale rivolgo il mio deferente e grato saluto, pensa, con benemerito sostegno, alle priorità nazionali del mondo della cultura. Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questo nostro incontro, in particolare la Commissione Episcopale della Cultura con il suo Presidente, Mons. Manuel Clemente, a cui sono grato per le espressioni di cordiale accoglienza e la presentazione della polifonica realtà della cultura portoghese, qui rappresentata da alcuni dei suoi migliori protagonisti; dei loro sentimenti e delle loro attese si è fatto portavoce il cineasta Manoel de Oliveira, di veneranda età e carriera, al quale va il mio saluto pieno di ammirazione e affetto nonché di viva riconoscenza per le parole che mi ha rivolto, lasciando intravedere in esse le ansie e le disposizioni dell’anima portoghese in mezzo alle turbolenze della società di oggi.

Infatti, oggi la cultura riflette una «tensione», che alle volte prende forme di «conflitto», fra il presente e la tradizione. La dinamica della società assolutizza il presente, staccandolo dal patrimonio culturale del passato e senza l’intenzione di delineare un futuro.

Tale valorizzazione però del «presente» quale fonte ispiratrice del senso della vita, sia individuale che sociale, si scontra con la forte tradizione culturale del Popolo portoghese, profondamente segnata dal millenario influsso del cristianesimo e con un senso di responsabilità globale; essa si è affermata nell’avventura delle scoperte e nello zelo missionario, condividendo il dono della fede con altri popoli. L’ideale cristiano dell’universalità e della fraternità aveva ispirato quest’avventura comune, anche se gli influssi dell’illuminismo e del laicismo si erano fatti sentire. Detta tradizione ha dato origine a ciò che possiamo chiamare una «sapienza», cioè, un senso della vita e della storia di cui facevano parte un universo etico e un «ideale» da adempiere da parte del Portogallo, il quale ha sempre cercato di stabilire rapporti con il resto del mondo.

La Chiesa appare come la grande paladina di una sana ed alta tradizione, il cui ricco contributo colloca al servizio della società; questa continua a rispettarne e apprezzarne il servizio per il bene comune, ma si allontana dalla citata «sapienza» che fa parte del suo patrimonio.

Questo «conflitto» fra la tradizione e il presente si esprime nella crisi della verità, ma unicamente questa può orientare e tracciare il sentiero di una esistenza riuscita, sia come individuo che come popolo.

Infatti un popolo, che smette di sapere quale sia la propria verità, finisce perduto nei labirinti del tempo e della storia, privo di valori chiaramente definiti e senza grandi scopi chiaramente enunciati.

Cari amici, c’è tutto uno sforzo di apprendimento da fare circa la forma in cui la Chiesa si situa nel mondo, aiutando la società a capire che l’annuncio della verità è un servizio che Essa offre alla società, aprendo nuovi orizzonti di futuro, di grandezza e dignità. In effetti, la Chiesa ha «una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione. […] La fedeltà all’uomo esige la fedeltà alla verità che, sola, è garanzia di libertà (cfr Gv 8,32) e della possibilità di un sviluppo umano integrale. Per questo la Chiesa la ricerca, l’annunzia instancabilmente e la riconosce ovunque essa si palesi. Questa missione di verità è per la Chiesa irrinunciabile» (Enc. Caritas in veritate, 9). Per una società formata in maggioranza da cattolici e la cui cultura è stata profondamente segnata dal cristianesimo, si rivela drammatico il tentativo di trovare la verità al di fuori di Gesù Cristo. Per noi, cristiani, la Verità è divina; è il «Logos» eterno, che ha acquisito espressione umana in Gesù Cristo, il qual ha potuto affermare con oggettività: «Io sono la verità» (Gv 14,6). La convivenza della Chiesa, nella sua ferma adesione al carattere perenne della verità, con il rispetto per altre «verità», o con la verità degli altri, è un apprendistato che la Chiesa stessa sta facendo. In questo rispetto dialogante si possono aprire nuove porte alla trasmissione della verità.

«La Chiesa – scriveva il Papa Paolo VI – deve venire a dialogo con il mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola, la Chiesa si fa messaggio, la Chiesa si fa dialogo» (Enc. Ecclesiam suam, 67).

Infatti, il dialogo senza ambiguità e rispettoso delle parti in esso coinvolte è oggi una priorità nel mondo, alla quale la Chiesa non intende sottrarsi.

Ne dà testimonianza proprio la presenza della Santa Sede in diversi organismi internazionali, come, per esempio, nel Centro Nordsud del Consiglio dell’Europa, istituito 20 anni fa qui a Lisbona, che ha come pietra angolare il dialogo interculturale allo scopo di promuovere la cooperazione fra l’Europa, il sud del Mediterraneo e l’Africa e di costruire una cittadinanza mondiale fondata sui diritti umani e le responsabilità dei cittadini, indipendentemente dalla loro origine etnica e appartenenza politica, e rispettosa delle credenze religiose. Costatata la diversità culturale, bisogna far sì che le persone non solo accettino l’esistenza della cultura dell’altro, ma aspirino anche a venire arricchite da essa e ad offrirle ciò che si possiede di bene, di vero e di bello.

Questa è un’ora che richiede il meglio delle nostre forze, audacia profetica, rinnovata capacità per «additare nuovi mondi al mondo», come direbbe il vostro Poeta nazionale (Luigi di Camões, Os Lusíades, II, 45). Voi, operatori della cultura in ogni sua forma, creatori di pensiero e di opinione, «avete, grazie al vostro talento, la possibilità di parlare al cuore dell’umanità, di toccare la sensibilità individuale e collettiva, di suscitare sogni e speranze, di ampliare gli orizzonti della conoscenza e dell’impegno umano. […] E non abbiate paura di confrontarvi con la sorgente prima e ultima della bellezza, di dialogare con i credenti, con chi come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita» (Discorso agli artisti, 21 novembre 2009).

Proprio con lo scopo di «mettere il mondo moderno in contatto con le energie vivificanti e perenni del Vangelo» (Giovanni XXIII, Cost. ap. Humanae salutis, 3), si è realizzato il Concilio Vaticano II, nel quale la Chiesa, partendo da una rinnovata consapevolezza della tradizione cattolica, prende sul serio e discerne, trasfigura e supera le critiche che sono alla base delle forze che hanno caratterizzato la modernità, ossia la Riforma e l’Illuminismo.

Così da sé stessa la Chiesa accoglieva e ricreava il meglio delle istanze della modernità, da un lato superandole e, dall’altro evitando i suoi errori e vicoli senza uscita. L’evento conciliare ha messo i presupposti per un autentico rinnovamento cattolico e per una nuova civiltà – la «civiltà dell’amore» – come servizio evangelico all’uomo e alla società.

Cari amici, la Chiesa ritiene come sua missione prioritaria, nella cultura attuale, tenere sveglia la ricerca della verità e, conseguentemente, di Dio; portare le persone a guardare oltre le cose penultime e mettersi alla ricerca delle ultime. Vi invito ad approfondire la conoscenza di Dio così come Egli si è rivelato in Gesù Cristo per la nostra piena realizzazione. Fate cose belle, ma soprattutto fate diventare le vostre vite luoghi di bellezza. Interceda per voi Santa Maria di Betlemme, da secoli venerata dai navigatori dell’oceano e oggi dai navigatori del Bene, della Verità e della Bellezza.

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12/05/2010 18:09

Nella seconda giornata del viaggio in Portogallo il Papa ricorda che la missione dei cristiani è un servizio evangelico all'uomo e alla società

La Chiesa in dialogo con le verità degli altri


 Per la Chiesa è l'ora dell'"audacia profetica", della ritrovata capacità di additare "nuovi mondi al mondo":  il Papa cita il poeta nazionale Luís de Camões per ricordare al Portogallo che il dialogo senza ambiguità e nel rispetto delle altre "verità" è una priorità alla quale i cristiani non possono sottrarsi. Perché - spiega - le diversità etniche, culturali e religiose non sono un ostacolo ma una risorsa per costruire "una cittadinanza mondiale fondata sui diritti umani e la responsabilità dei cittadini".
L'incontro con il mondo della cultura lusitana - momento centrale della seconda giornata del viaggio - ha offerto a Benedetto XVI l'occasione per ribadire l'importanza del dialogo tra cristianesimo e modernità. Un'opportunità già evidenziata martedì mattina nella conferenza stampa in aereo, quando il Pontefice aveva parlato dell'incontro tra fede e secolarismo come di una "chance" per un mondo sempre più pluralista e multiculturale.
L'annuncio della verità - ha sottolineato parlando mercoledì a intellettuali e artisti portoghesi - è "un servizio" che la Chiesa "offre alla società", aprendole "nuovi orizzonti di futuro, di grandezza e dignità". In questa missione i cristiani devono imparare a vivere insieme a chi non condivide la loro fede:  "la convivenza della Chiesa con il rispetto delle altre "verità", o con la verità degli altri - ha precisato - è un apprendistato che la Chiesa stessa sta facendo". Vincendo la tentazione di alzare steccati o scavare fossati, essa comprende che "in questo rispetto dialogante si possono aprire nuove porte alla trasmissione della verità".
Per Papa Ratzinger la strada maestra resta quella del concilio Vaticano II, col quale la Chiesa - ha ricordato - "partendo da una rinnovata consapevolezza della tradizione cattolica, prende sul serio e discerne, trasfigura e supera le critiche che sono alla base delle forze che hanno caratterizzato la modernità". In questo modo essa accoglie "il meglio delle istanze della modernità, da un lato superandole e, dall'altro evitando i suoi errori e vicoli senza uscita". Non a caso il Vaticano II "ha messo i presupposti per un autentico rinnovamento cattolico e per una nuova civiltà - la "civiltà dell'amore" - come servizio evangelico all'uomo e alla società".
Anche alla luce di questo insegnamento, la priorità pastorale è oggi quella di "fare di ogni donna e uomo cristiani una presenza raggiante della prospettiva evangelica in mezzo al mondo, nella famiglia, nella cultura, nell'economia, nella politica". Non bastano le strutture e i programmi ecclesiali - ha avvertito Benedetto XVI durante la messa celebrata martedì sera a Lisbona - tantomeno la mera distribuzione di poteri e funzioni. "Bisogna annunziare di nuovo con vigore e gioia - ha esortato - l'evento della morte e risurrezione di Cristo, cuore del cristianesimo, fulcro e sostegno della nostra fede".



(©L'Osservatore Romano - 13 maggio 2010)
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12/05/2010 18:10

L'oceano e la tradizione


Gli occhi di Benedetto XVI guardano lontano. Come è avvenuto a Lisbona, celebrando la messa sulle rive dell'oceano - davanti a una folla gioiosa e davvero immensa che, nello stringersi con affetto intorno al Papa, ha richiamato quella descritta nella lettura dell'Apocalisse - e parlando al mondo della cultura. Un mondo che l'ha saputo accogliere con un calore e un rispetto impressionanti ed esemplari, espressi dal decano delle arti del Paese, l'ultracentenario regista Manoel de Oliveira, nell'evocare gli angeli e la nostalgia per il paradiso perduto. Spazzando via così, ancora una volta e proprio come il vento che soffiava sul mare, analisi mediatiche segnate troppe volte da pessimismi non del tutto disinteressati.
Con lo sguardo fisso su Cristo e immerso pienamente nel "fiume vivo" della tradizione cattolica, Benedetto XVI ha celebrato la storia del Portogallo e parlato al Paese di oggi con serenità e apertura. E "Lisbona amica" - come il Papa l'ha definita - ha compreso bene il senso della visita, festeggiando l'ospite con entusiasmo, trasparente e toccante soprattutto nell'accoglienza semplice di tantissimi bambini, anche molto piccoli, assiepati con le loro maestre ai bordi delle strade a sventolare bandierine rosse e verdi, i colori della Nazione.
Il Portogallo, erede di una storia forte e coraggiosa, anche oggi è chiamato ad "additare nuovi mondi al mondo", come cantava il suo grande poeta Camões esaltando l'avventura di scoperte e missioni cristiane che hanno segnato i cinque continenti. Così come nel mondo contemporaneo i suoi uomini di cultura, con una vocazione comune a tutti gli intellettuali, possono parlare al cuore dell'umanità. Con loro la Chiesa vuole parlare e confrontarsi, cosciente del conflitto tra società che assolutizzano il presente e il patrimonio della tradizione.
Nella crisi della verità prodotta appunto dal conflitto drammatico fra presente e tradizione, la Chiesa, chiamata da sempre a "una missione di verità", sta nello stesso tempo facendo "un apprendistato" nella rispettosa convivenza con la verità degli altri. Nel solco tracciato dal Vaticano II e dal colloquio amichevole e inesausto di Paolo vi con il mondo:  grazie dunque a un rinnovamento cattolico consapevole della tradizione e che è in grado di assumere le critiche della modernità, inaugurata dalla riforma protestante e dall'illuminismo.
Con questa nuova consapevolezza, la Chiesa di Cristo (Ecclesiam suam) mantiene ferma - e non potrebbe essere altrimenti - la sua missione:  persuadere le donne e gli uomini di oggi a guardare lontano, "oltre le cose penultime", per cercare le ultime. Come i navigatori che attraversarono l'oceano sotto la protezione di santa Maria di Belém. E anche oggi vale la pena non smettere questa ricerca e seguire Gesù, sapendo che nonostante la distanza dei secoli è possibile "una vera e personale esperienza del Signore risorto". Senza troppo preoccuparsi di strutture e programmi, ancora una volta Benedetto XVI l'ha ripetuto:  Cristo "cammina sempre con la sua Chiesa", che nessuna potenza avversa potrà distruggere.

g. m. v.


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La mattinata di mercoledì 12 trascorsa da Benedetto XVI a Lisbona

Un incontro voluto per scuotere le coscienze


dal nostro inviato Nicola Gori

Un prolungato applauso ha salutato l'arrivo di Benedetto XVI nel centro culturale di Belém di Lisbona, mercoledì mattina 12 maggio. Un incontro, quello con il mondo della cultura, voluto dalla Conferenza episcopale del Portogallo, in un momento di grandi sfide per i fedeli lusitani. A cominciare dalla secolarizzazione, per arrivare all'immigrazione nel Paese di persone di altre religioni, al rispetto per la vita umana, alla crisi economica. Erano circa 1.500 gli esponenti del teatro, del cinema, della musica, dello spettacolo, della letteratura che si sono dati appuntamento al Centro di Belém per ascoltare il Pontefice.
Un pubblico molto diverso da quello che l'aveva accolto la sera precedente nel Terreiro do Paço, ma che lo ha ascoltato attentamente, quando ha citato alcuni versi del poema "Os Lusiadas" del maggior poeta lusitano, Luis de Camoes, e ha parlato della costruzione di una cittadinanza mondiale, fondata su diritti umani e responsabilità dei cittadini. Un richiamo che ha scosso il mondo della cultura, di cui si è fatto interprete il famoso e anziano regista Manuel de Oliveira.
In rappresentanza della Conferenza episcopale era il vescovo di Porto, monsignor Manuel
Clemente, presidente della commissione che si occupa della cultura. Ha rivolto al Pontefice un breve saluto. Sia all'inizio dell'incontro, sia al termine, sono stati eseguiti alcuni brani musicali. In particolare, il coro Gulbenkian ha cantato il Magnificat, mentre il Pontefice salutava rappresentanti di comunità evangeliche e di altre religioni:  ebraica, hindù, islamica. Tra le numerose personalità presenti, il ministro della cultura, Isabel Alçada, il premio Pessoa Carrilho de Graça, il cantante di fado Carminho.
Il Centro culturale di Belém si trova nell'omonimo quartiere, tra il Mosteiro dos Jerónimos e la celebre Torre di Belém. La sua costruzione iniziò nel 1988; doveva essere uno spazio polivalente in previsione dei sei mesi di presidenza portoghese della Comunità Economica Europea. Vinsero il concorso per la realizzazione l'architetto italiano Vittorio Gregotti e il portoghese Manuel Salgado. Poi, nel 1993 fu trasformato in centro culturale e sede di conferenze. Attualmente ospita anche uno spazio espositivo e un museo del design con modelli risalenti al 1937.
Alla conclusione dell'incontro con il mondo della cultura, il Papa si è diretto alla nunziatura apostolica, dove l'attendevano il primo ministro José Sòcrates, i ministri degli esteri e della Repubblica oltre all'ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede. Durante il tragitto, moltissimi fedeli lo hanno salutato sventolando bandierine con i colori giallo e bianco del Vaticano e con calorosi applausi. Al suo arrivo il Papa ha ricevuto in omaggio da alcuni bambini un mazzo di fiori. All'incontro con i rappresentanti del governo portoghese hanno partecipato anche il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato e il nunzio apostolico, l'arcivescovo Rino Passigato.
La mattinata si è conclusa con un pranzo in nunziatura al quale hanno partecipato i membri del seguito stretto del Papa. Per brindare, il nunzio ha offerto un pregiato vino di Porto del 1815, anno della pace ritrovata con il Congresso di Vienna dopo un quarto di secolo di guerre. Alle 16 Benedetto XVI è partito alla volta di Fátima.


(©L'Osservatore Romano - 13 maggio 2010)
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12/05/2010 18:16

Grande entusiasmo per il Pontefice in tutte le strade attraversate dal corteo

I colori della festa per una grande manifestazione d'affetto


dal nostro inviato Nicola Gori

"Viva o Papa" era il grido della folla al passaggio della papamobile con la quale Benedetto XVI, nel pomeriggio di martedì 11 maggio, raggiungeva il Terreiro do Paço, la più grande piazza di Lisbona, dove lo attendevano circa 70.000 persone. Una festa di popolo, con migliaia di bandierine con i colori del Vaticano sventolate in una variegata coreografia. Striscioni augurali svettavano sulla gente che si era radunata per salutare il Pontefice. Per rendere ancora più suggestiva l'atmosfera, al suo arrivo, decine di palloncini bianchi e gialli sono stati lanciati verso il cielo. La forma della piazza a "u" terminante con due torri laterali, sembrava racchiudere in un abbraccio la grande folla che ha partecipato al primo incontro con il Papa a Lisbona. La presenza di Benedetto XVI ha coinvolto ogni quartiere della città. Si stima che circa 400.000 persone si siano riversate nelle strade e nelle piazze. Per capire le dimensioni dell'evento, basti ricordare che Lisbona conta circa 564.000 abitanti e tutta l'area metropolitana arriva a contarne 3.500.000.
Dal punto di vista scenografico, la città si è preparata in tempo per accogliere il Pontefice. Sui display posti agli angoli delle principali piazze e su quelli nei tram e negli autobus scorreva la scritta:  "Lisboa saúda o Papa", oppure "Bem-vindo Santo Pae". Su tutti i mezzi pubblici sventolavano anche due bandierine vaticane. Le barche sul fiume Tejo avevano issato il pavillon delle grandi parate. I traghetti salutavano il Pontefice con il suono delle sirene. Tutta la città è stata coinvolta in questo giorno di festa. Il sindaco Ántonio Costa ha espresso, a nome di tutti gli abitanti di Lisbona, la gioia e la stima per Benedetto XVI, consegnandogli le chiavi della città. Le autorità civili e le altre componenti della società hanno voluto esprimere la loro simpatia e presentare i loro omaggi al Papa. Si sono distinti i tre club calcistici della città:  i calciatori Rui Costa e Nuno Gomes, con il presidente del Benfica, gli hanno regalato una maglia della squadra con stampato il nome "Benedetto XVI" e firmata dai calciatori. La stessa cosa hanno fatto le squadre dello Sporting, con il presidente Bettencourt, e quella del Belenenses. Gli è stato poi offerto, in segno di ringraziamento, un dipinto raffigurante Nuno di Santa Maria, un santo molto amato dai portoghesi e da Benedetto XVI canonizzato il 26 aprile 2009.
Prima di celebrare la messa - l'altare era stato allestito in riva al fiume - il Pontefice ha fatto il giro della piazza in papamobile. Per salutare meglio i numerosi giovani e i fedeli ha aperto il finestrino del veicolo e si è affacciato. Un tappeto, composto da circa 10.000 fiori donati dai coltivatori dell'isola di Madeira, ha ornato l'altare. Circondato dai vescovi del Portogallo, con il patriarca di Lisbona, cardinale José da Cruz Policarpo, e dal seguito, il Pontefice ha guidato la processione introitale al canto del "Tu es Petrus", intonato dal coro composto da circa 300 persone provenienti dai vari cori di Lisbona e accompagnato da un centinaio di orchestrali. Anche qualche numero dei concelebranti può rendere l'idea della grande partecipazione della gente:  400 sacerdoti hanno distribuito più di 40.000 comunioni, 500 diaconi, 100 seminaristi, 400 accoliti, 300 cadetti delle forze armate hanno accompagnato i presbiteri nel distribuire le ostie consacrate.
Ogni particolare ricordava il coinvolgimento della città per la visita del Papa. L'altare, è stato ideato da Jorge Assis; si è ispirato ai ciottoli spaccati del Tejo, pietre caratteristiche di Lisbona. Nel linguaggio simbolico questo riferimento voleva rappresentare il significato che i lusitani annettono al legame con l'oceano, nel quale si apre il grande estuario del fiume, strada privilegiata per i navigatori portoghesi che proprio attraversando l'Oceano hanno scoperto nuove terre e permesso al Vangelo di raggiungere popoli lontani. Il tono blu del pavimento dell'altare richiamava il colore dell'acqua che scorreva alle spalle dei celebranti.
Prima dell'inizio della messa, il patriarca di Lisbona ha rivolto un breve saluto al Papa e gli ha offerto in omaggio una reliquia di san Vicente, a ricordo della visita. Il Pontefice ha ricambiato con un prezioso calice. Nell'omelia ha ricordato tra l'altro l'impegno missionario del Paese che nel passato ha diffuso la fede nei cinque continenti. Al termine della messa, Benedetto XVI ha pronunciato un breve discorso per commemorare i 50 anni della fondazione del santuario di Cristo Rei di Almada, sulla riva opposta del Tejo, proprio sulla collina che sovrasta la città. Un monumento che ricorda la statua di Cristo Re a Rio de Janeiro, in Brasile, visibile da ogni parte di Lisbona. Si tratta di una statua del Cristo con le braccia aperte, alta 28 metri, collocata su una base di cemento di 82 metri. Venne fatta scolpire negli anni Trenta dall'arcivescovo di Lisbona Manuel Gonçalves Cerejeira. Benedetto XVI - che ha donato al santuario una casula consegnata al vescovo di Setubal, monsignor Gilberto Délio Gonçalves Canavarro dos Reis, e al rettore Alberto Sezinando - sorvolerà il monumento lasciando la capitale per recarsi a Fátima mercoledì pomeriggio 12 maggio.
Il Terreiro do Paço, attuale praça do Comércio, è un luogo simbolico per i portoghesi:  al suo posto sorgeva il palazzo reale distrutto nel terribile terremoto del 1° novembre 1755 che spazzò via tre quarti di città. Gli abitanti di Lisbona la chiamano ancora con il nome di Terrazza del Palazzo in ricordo dell'antica dimora reale. La piazza venne ridisegnata nel XVIii secolo in stile pombalino, dal nome del celebre marchese di Pombal, al quale si deve la riqualificazione della città. Il 1° febbraio 1908 vi venne assassinato il penultimo re del Portogallo Carlo i, detto "O martirizado", prima che venisse proclamata la repubblica, due anni dopo. La nuova denominazione di piazza del commercio sottolinea il suo attuale ruolo nell'economia della città.
Terminata la celebrazione, il Pontefice è rientrato in nunziatura, dove si è affacciato al balcone per salutare i numerosi giovani che si erano radunati per cantare in suo onore. Il Papa ha rivolto loro un breve saluto e li ha benedetti.


(©L'Osservatore Romano - 13 maggio 2010)
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Benedetto XVI è arrivato a Fatima:

Pope Benedict XVI arrives aboard a helicopter to Fatima shrine in central Portugal, May 12, 2010.
Pope Benedict XVI stands by the statue of Our Lady of Fatima soon after arriving at the Roman Chatolic shrine in Fatima, central Portugal, Wednesday, May 12 2010. The Pope is on a four-day visit to Portugal.
Pope Benedict XVI waves to the crowd upon as he arrives at the Chapel of the Apparitions in Fatima's Sanctuary on May 12, 2010, in Fatima. Pope Benedict XVI arrived today at Fatima, one of Christianity's most popular shrines, cheered by tens of thousands of flag-waving pilgrims. Benedict, the third pope to visit Fatima, toured the shrine's vast esplanade, which turned into a sea of colour as the huge crowd waved yellow and white Vatican flags and hats, as well as the red and green of Portugal.
Pope Benedict XVI arrives at the Fatima's Sanctuary, Portugal, on Wednesday, May 12, 2010. The Pope is on a four-day visit to Portugal.
Pope Benedict XVI prays in front of the image of Our Lady of Fatima after arriving to Catholic Fatima shrine in central Portugal May 12, 2010.
Pope Benedict XVI waves inside the popemobile after arriving at the Catholic Fatima shrine in central Portugal, May 12, 2010.
Pope Benedict XVI (C) says a prayer in front of the image of Our Lady of Fatima (L) after arriving at the Catholic Fatima shrine in central Portugal, May 12, 2010.
Monks wait for the arrival of Pope Benedict XVI at the Basilica of the Catholic shrine of Fatima May 12, 2010. Pope Benedict XVI will visit the Catholic shrine of Fatima on Wednesday.
Pope Benedict XVI raises his hands to the crowd gathered outside the Apostolic Nunciature before leaving Lisbon on route to Fatima shrine, May 12, 2010.
Portuguese Prime Minister Jose Socrates (L) hands over a gift to Pope Benedict XVI (R) as the Pope's personal secretary Georg Gaenswein (C) looks during their meeting at Vatican Embassy in Lisbon on May 12, 2010. Pope Benedict XVI said Tuesday that the Church's 'truly terrifying' problems come from sin within the institution, in his strongest comments yet on sexual abuse by priests as he began a visit to Portugal.
Pope Benedict XVI (R) talks to Portuguese Prime Minister Jose Socrates during their meeting at Vatican Embassy in Lisbon on May 12, 2010. Pope Benedict XVI said on May 11 that the Church's 'truly terrifying' problems come from sin within the institution, in his strongest comments yet on sexual abuse by priests as he began a visit to Portugal.
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12/05/2010 20:17

Dunque il “quarto” segreto c’era...il commento di Antonio Socci

Clicca qui per leggere il commento di Antonio Socci
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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA (11 – 14 MAGGIO 2010), 12.05.2010

Celebrazione dei Vespri con sacerdoti, diaconi, religiosi, seminaristi e membri di alcuni movimenti ecclesiali nella Chiesa della SS.ma Trinità

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

«Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna […] perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4, 4.5). La pienezza del tempo è arrivata, quando l’Eterno irruppe nel tempo; per opera e grazia dello Spirito Santo, il Figlio dell’Altissimo fu concepito e si fece uomo nel seno di una donna: La Vergine Madre, tipo e modello eccelso della Chiesa credente. Essa non smette di generare nuovi figli nel Figlio, che il Padre ha voluto come primogenito di molti fratelli. Ognuno di noi è chiamato ad essere, con Maria e come Maria, un segno umile e semplice della Chiesa che continuamente si offre come sposa nelle mani del suo Signore.

A tutti voi che avete donato la vita a Cristo, desidero, questa sera, esprimere l’apprezzamento e la riconoscenza ecclesiale. Grazie per la vostra testimonianza spesso silenziosa e per niente facile; grazie per la vostra fedeltà al Vangelo e alla Chiesa. In Gesù presente nell’Eucaristia, abbraccio i miei fratelli nel sacerdozio e i diaconi, le consacrate e i consacrati, i seminaristi e i membri dei movimenti e delle nuove comunità ecclesiali qui presenti. Voglia il Signore ricompensare, come soltanto Lui sa e può fare, quanti hanno reso possibile trovarci qui presso Gesù Eucaristia, in particolare alla Commissione Episcopale per le Vocazioni e i Ministeri con il suo Presidente, Mons. Antonio Santos, che ringrazio per le parole piene di affetto collegiale e fraterno pronunciate all’inizio dei Vespri. In questo ideale «cenacolo» di fede che è Fatima, la Vergine Madre ci indica la via per la nostra oblazione pura e santa nelle mani del Padre.

Permettetemi di aprirvi il cuore per dirvi che la principale preoccupazione di ogni cristiano, specialmente della persona consacrata e del ministro dell’Altare, dev’essere la fedeltà, la lealtà alla propria vocazione, come discepolo che vuole seguire il Signore. La fedeltà nel tempo è il nome dell’amore; di un amore coerente, vero e profondo a Cristo Sacerdote. «Se il battesimo è un vero ingresso nella santità di Dio attraverso l’inserimento in Cristo e l’inabitazione del suo Spirito, sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalista e di una religiosità superficiale» (Giovanni Paolo II, Lettera ap. Novo millennio ineunte, 31). In quest’Anno Sacerdotale che volge al termine, scenda su tutti voi una grazia abbondante perché viviate la gioia della consacrazione e testimoniate la fedeltà sacerdotale fondata sulla fedeltà di Cristo. Ciò suppone evidentemente una vera intimità con Cristo nella preghiera, poiché sarà l’esperienza forte ed intensa dell’amore del Signore che dovrà portare i sacerdoti e i consacrati a corrispondere in un modo esclusivo e sponsale al suo amore.

Questa vita di speciale consacrazione è nata come memoria evangelica per il popolo di Dio, memoria che manifesta, certifica e annuncia all’intera Chiesa la radicalità evangelica e la venuta del Regno.

Ebbene, cari consacrati e consacrate, con il vostro impegno nella preghiera, nell’ascesi, nello sviluppo della vita spirituale, nell’azione apostolica e nella missione, tendete verso la Gerusalemme celeste, anticipate la Chiesa escatologica, salda nel possesso e nell’amorevole contemplazione del Dio Amore. Quanto grande è oggi il bisogno di questa testimonianza!

Molti dei nostri fratelli vivono come se non ci fosse un Aldilà, senza preoccuparsi della propria salvezza eterna. Gli uomini sono chiamati ad aderire alla conoscenza e all’amore di Dio, e la Chiesa ha la missione di aiutarli in questa vocazione. Sappiamo bene che Dio è padrone dei suoi doni; e la conversione degli uomini è grazia. Ma siamo responsabili dall’annuncio della fede, della totalità della fede e delle sue esigenze.

Cari amici, imitiamo il Curato d’Ars che così pregava il buon Dio: «Concedimi la conversione della mia parrocchia, e io accetto di soffrire tutto ciò che Tu vuoi per il resto della vita». E tutto ha fatto per strappare le persone alla propria tiepidezza per ricondurle all’amore.

C’è una solidarietà profonda fra tutti i membri del Corpo di Cristo: non è possibile amarlo senza amare i suoi fratelli. Fu per la salvezza di essi che Giovanni Maria Vianney ha voluto essere sacerdote: «Guadagnare le anime per il buon Dio» dichiarava nell’annunciare la sua vocazione a diciotto anni d’età, così come Paolo diceva: «Guadagnare il maggior numero» (1 Cor 9,19). Il Vicario generale gli aveva detto: «Non c’è molto amore di Dio nella parrocchia, voi lo introdurrete». E, nella sua passione sacerdotale, il santo parroco era misericordioso come Gesù nell’incontro con ogni peccatore. Preferiva insistere sull’aspetto affascinante della virtù, sulla misericordia di Dio al cui cospetto i nostri peccati sono «grani di sabbia».

Presentava la tenerezza di Dio offesa. Temeva che i sacerdoti diventassero «insensibili» e si abituassero all’indifferenza dei loro fedeli: «Guai al Pastore – ammoniva – che rimane zitto vedendo Dio oltraggiato e le anime perdersi».

Amati fratelli sacerdoti, in questo luogo che Maria ha reso tanto speciale, avendo davanti agli occhi la sua vocazione di discepola fedele del Figlio Gesù dal concepimento alla Croce e poi nel cammino della Chiesa nascente, considerate la grazia inaudita del vostro sacerdozio.

La fedeltà alla propria vocazione esige coraggio e fiducia, ma il Signore vuole anche che sappiate unire le vostre forze; siate solleciti gli uni verso gli altri, sostenendovi fraternamente. I momenti di preghiera e di studio in comune, la condivisione delle esigenze della vita e del lavoro sacerdotale sono una parte necessaria della vostra vita. Come è meraviglioso quando vi accogliete vicendevolmente nelle vostre case, con la pace di Cristo nei vostri cuori! Come è importante aiutarvi a vicenda per mezzo della preghiera e con utili consigli e discernimenti! Riservate particolare attenzione alle situazioni di un certo indebolimento degli ideali sacerdotali oppure al fatto di dedicarsi ad attività che non si accordano integralmente con ciò che è proprio di un ministro di Gesù Cristo. Quindi è il momento di assumere, insieme con il calore della fraternità, il fermo atteggiamento del fratello che aiuta il proprio fratello a “restare in piedi”.

Sebbene il sacerdozio di Cristo sia eterno (cfr Eb 5,6), la vita dei sacerdoti è limitata. Cristo vuole che altri perpetuino lungo il tempo il sacerdozio ministeriale da Lui istituito. Perciò mantenette, nel vostro intimo e intorno a voi, l’ansia di suscitare – assecondando la grazia dello Spirito Santo – nuove vocazioni sacerdotali tra i fedeli. La preghiera fiduciosa e perseverante, l’amore gioioso alla propria vocazione e un dedicato lavoro di direzione spirituale vi consentiranno di discernere il carisma vocazionale in coloro che sono chiamati da Dio.

Cari seminaristi, che avete già fatto il primo passo verso il sacerdozio e vi state preparando nel Seminario Maggiore oppure nelle Case di Formazione Religiosa, il Papa vi incoraggia ad essere consapevoli della grande responsabilità che dovrete assumere: verificate bene le intenzioni e le motivazioni; dedicatevi con animo forte e spirito generoso alla vostra formazione. L’Eucaristia, centro della vita del cristiano e scuola di umiltà e di servizio, dev’essere l’oggetto principale del vostro amore. L’adorazione, la pietà e la cura del Santissimo Sacramento, lungo questi anni di preparazione, faranno sì che un giorno celebriate il sacrificio dell’Altare con edificante e vera unzione.

In questo cammino di fedeltà, amati sacerdoti e diaconi, consacrati e consacrate, seminaristi e laici impegnati, ci guida e accompagna la Beata Vergine Maria. Con Lei e come Lei siamo liberi per essere santi; liberi per essere poveri, casti e obbedienti; liberi per tutti, perché staccati da tutto; liberi da noi stessi affinché in ognuno cresca Cristo, il vero consacrato del Padre e il Pastore al quale i sacerdoti prestano la voce e i gesti, essendo sua presenza; liberi per portare all’odierna società Gesù morto e risorto, che rimane con noi sino alla fine dei secoli e a tutti si dona nella Santissima Eucaristia.

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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA (11 – 14 MAGGIO 2010), 12.05.2010

VISITA ALLA CAPPELLINA DELLE APPARIZIONI PRESSO IL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI FÁTIMA

Nel pomeriggio, alle ore 15.45, il Santo Padre Benedetto XVI prende congedo dalla Nunziatura Apostolica e si trasferisce in auto all’aeroporto internazionale Portela di Lisboa da dove, verso le ore 16.30, si imbarca sull’elicottero che lo porta a Fátima. Subito dopo il decollo, l’elicottero del Papa sorvola il Santuario di Cristo Rei in Almada.
Al Suo arrivo all’eliporto di Fátima, previsto per le ore 17.10, il Papa è accolto dal Vescovo di Leiria-Fátima, S.E. Mons. António Augusto dos Santos Marto, dal Sindaco della città, dal Presidente della Giunta di Ourém e dalle autorità locali. Quindi raggiunge in auto alla Cappellina delle Apparizioni presso il Santuario di Nostra Signora di Fátima, dove è accolto dal Rettore del Santuario, P. Virgílio do Nascimento Antunes.
Dopo un momento di raccoglimento in ginocchio davanti all’immagine della Madonna, il Papa pronuncia la preghiera che pubblichiamo di seguito:

PREGHIERA DEL SANTO PADRE

Santo Padre:

Signora Nostra
e Madre di tutti gli uomini e le donne,
eccomi come un figlio
che viene a visitare sua Madre
e lo fa in compagnia
di una moltitudine di fratelli e sorelle.
Come successore di Pietro,
a cui fu affidata la missione
di presiedere al servizio
della carità nella Chiesa di Cristo
e di confermare tutti nella fede
e nella speranza,
voglio presentare al tuo
Cuore Immacolato
le gioie e le speranze
nonché i problemi e le sofferenze
di ognuno di questi tuoi figli e figlie
che si trovano nella Cova di Iria
oppure ci accompagnano da lontano.

Madre amabilissima,
tu conosci ciascuno per il suo nome,
con il suo volto e la sua storia,
e a tutti vuoi bene
con la benevolenza materna
che sgorga dal cuore stesso di Dio Amore.
Tutti affido e consacro a te,
Maria Santissima,
Madre di Dio e nostra Madre.

Cantori e assemblea: Noi ti cantiamo e acclamiamo, Maria (v.1)

Santo Padre:

Il Venerabile Papa Giovanni Paolo II,
che ti ha visitato per tre volte, qui a Fatima,
e ha ringraziato quella «mano invisibile»
che lo ha liberato dalla morte
nell’attentato del tredici maggio,
in Piazza San Pietro, quasi trenta anni fa,
ha voluto offrire al Santuario di Fatima
un proiettile che lo ha ferito gravemente
e fu posto nella tua corona di Regina della Pace.
È di profonda consolazione
sapere che tu sei coronata
non soltanto con l’argento
e l’oro delle nostre gioie e speranze,
ma anche con il «proiettile»
delle nostre preoccupazioni e sofferenze.

Ringrazio, Madre diletta,
le preghiere e i sacrifici
che i Pastorelli
di Fatima facevano per il Papa,
condotti dai sentimenti
che tu hai ispirato loro nelle apparizioni.
Ringrazio anche tutti coloro che,
ogni giorno,
pregano per il Successore di Pietro
e per le sue intenzioni
affinché il Papa sia forte nella fede,
audace nella speranza e zelante nell’amore.

Cantori e assemblea: Noi ti cantiamo e acclamiamo, Maria (v.2)

Santo Padre:

Madre diletta di tutti noi,
consegno qui nel tuo Santuario di Fatima,
la Rosa d’Oro
che ho portato da Roma,
come omaggio di gratitudine del Papa
per le meraviglie che l’Onnipotente
ha compiuto per mezzo di te
nei cuori di tanti che vengono pellegrini
a questa tua casa materna.

Sono sicuro che i Pastorelli di Fatima
i Beati Francesco e Giacinta
e la Serva di Dio Lucia di Gesù
ci accompagnano in quest’ora di supplica e di giubilo.

Cantori e assemblea: Noi ti cantiamo e acclamiamo, Maria (v.5)

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