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Viaggio Apostolico di Benedetto XVI in Portogallo 13 maggio 2010

Ultimo Aggiornamento: 30/05/2010 21:24
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ATTO DI AFFIDAMENTO E CONSACRAZIONE DEI SACERDOTI AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

PREGHIERA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Chiesa SS.ma Trinità – Fátima
Mercoledì, 12 maggio 2010

Madre Immacolata,
in questo luogo di grazia,
convocati dall’amore del Figlio tuo Gesù,
Sommo ed Eterno Sacerdote, noi,
figli nel Figlio e suoi sacerdoti,
ci consacriamo al tuo Cuore materno,
per compiere con fedeltà la Volontà del Padre.

Siamo consapevoli che, senza Gesù,
non possiamo fare nulla di buono (cfr Gv 15,5)
e che, solo per Lui, con Lui ed in Lui,
saremo per il mondo
strumenti di salvezza.

Sposa dello Spirito Santo,
ottienici l’inestimabile dono
della trasformazione in Cristo.
Per la stessa potenza dello Spirito che,
estendendo su di Te la sua ombra,
ti rese Madre del Salvatore,
aiutaci affinché Cristo, tuo Figlio,
nasca anche in noi.
Possa così la Chiesa
essere rinnovata da santi sacerdoti,
trasfigurati dalla grazia di Colui
che fa nuove tutte le cose.

Madre di Misericordia,
è stato il tuo Figlio Gesù che ci ha chiamati
a diventare come Lui:
luce del mondo e sale della terra
(cfr Mt 5, 13-14).

Aiutaci,
con la tua potente intercessione,
a non venir mai meno a questa sublime vocazione,
a non cedere ai nostri egoismi,
alle lusinghe del mondo
ed alle suggestioni del Maligno.

Preservaci con la tua purezza,
custodiscici con la tua umiltà
e avvolgici col tuo amore materno,
che si riflette in tante anime
a te consacrate
diventate per noi
autentiche madri spirituali.

Madre della Chiesa,
noi, sacerdoti,
vogliamo essere pastori
che non pascolano se stessi,
ma si donano a Dio per i fratelli,
trovando in questo la loro felicità.
Non solo a parole, ma con la vita,
vogliamo ripetere umilmente,
giorno per giorno,
il nostro “eccomi”.

Guidati da te,
vogliamo essere Apostoli
della Divina Misericordia,
lieti di celebrare ogni giorno
il Santo Sacrificio dell’Altare
e di offrire a quanti ce lo chiedono
il sacramento della Riconciliazione.

Avvocata e Mediatrice della grazia,
tu che sei tutta immersa
nell’unica mediazione universale di Cristo,
invoca da Dio, per noi,
un cuore completamente rinnovato,
che ami Dio con tutte le proprie forze
e serva l’umanità come hai fatto tu.

Ripeti al Signore
l’efficace tua parola:
“non hanno più vino” (Gv 2,3),
affinché il Padre e il Figlio riversino su di noi,
come in una nuova effusione,
lo Spirito Santo.

Pieno di stupore e di gratitudine
per la tua continua presenza in mezzo a noi,
a nome di tutti i sacerdoti,
anch’io voglio esclamare:
“a che cosa devo che la Madre del mio Signore
venga a me?” (Lc 1,43)

Madre nostra da sempre,
non ti stancare di “visitarci”,
di consolarci, di sostenerci.
Vieni in nostro soccorso
e liberaci da ogni pericolo
che incombe su di noi.
Con questo atto di affidamento e di consacrazione,
vogliamo accoglierti in modo
più profondo e radicale,
per sempre e totalmente,
nella nostra esistenza umana e sacerdotale.

La tua presenza faccia rifiorire il deserto
delle nostre solitudini e brillare il sole
sulle nostre oscurità,
faccia tornare la calma dopo la tempesta,
affinché ogni uomo veda la salvezza
del Signore,
che ha il nome e il volto di Gesù,
riflesso nei nostri cuori,
per sempre uniti al tuo!

Così sia!

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Pope Benedict XVI prays in front of the Madonna statue in Fatima, on May 12, 2010. Pope Benedict XVI arrived today at Fatima, one of Christianity's most popular shrines, cheered by tens of thousands of flag-waving pilgrims. Benedict, the third pope to visit Fatima, toured the shrine's vast esplanade, which turned into a sea of colour as the huge crowd waved yellow and white Vatican flags and hats, as well as the red and green of Portugal.
Pope Benedict XVI prays in front of the Madonna di Fatima statue in Fatima, on May 12, 2010. Pope Benedict XVI urged priests Wednesday to take a 'firm stand' for their vocation at a time when the Catholic Church is being rocked by a succession of scandals over paedophile priests. Benedict, the third pope to visit Fatima, one of Christianity's most popular shrines, addressed priests, deacons and seminarians after vespers at the Church of the Most Holy Trinity.
Pope Benedict XVI (C) arrives to celebrate Vespers at the Church of the Most Holy Trinity in Fatima, on May 12, 2010. ope Benedict XVI urged priests Wednesday to take a 'firm stand' for their vocation at a time when the Catholic Church is being rocked by a succession of scandals over paedophile priests. Benedict, the third pope to visit Fatima, one of Christianity's most popular shrines, addressed priests, deacons and seminarians after vespers at the Church of the Most Holy Trinity.
Pope Benedict XVI (C) sits to celebrate Vespers at the Church of the Most Holy Trinity in Fatima, on May 12, 2010. ope Benedict XVI urged priests Wednesday to take a 'firm stand' for their vocation at a time when the Catholic Church is being rocked by a succession of scandals over paedophile priests. Benedict, the third pope to visit Fatima, one of Christianity's most popular shrines, addressed priests, deacons and seminarians after vespers at the Church of the Most Holy Trinity.
Pope Benedict XVI (C) arrives to celebrate Vespers at the Church of the Most Holy Trinity in Fatima, on May 12, 2010. ope Benedict XVI urged priests Wednesday to take a 'firm stand' for their vocation at a time when the Catholic Church is being rocked by a succession of scandals over paedophile priests. Benedict, the third pope to visit Fatima, one of Christianity's most popular shrines, addressed priests, deacons and seminarians after vespers at the Church of the Most Holy Trinity.
Pope Benedict XVI (C) arrives to celebrate Vespers at the Church of the Most Holy Trinity in Fatima, on May 12, 2010. ope Benedict XVI urged priests Wednesday to take a 'firm stand' for their vocation at a time when the Catholic Church is being rocked by a succession of scandals over paedophile priests. Benedict, the third pope to visit Fatima, one of Christianity's most popular shrines, addressed priests, deacons and seminarians after vespers at the Church of the Most Holy Trinity.
Pope Benedict XVI prays in front of the Madonna statue in Fatima, on May 12, 2010. Pope Benedict XVI arrived today at Fatima, one of Christianity's most popular shrines, cheered by tens of thousands of flag-waving pilgrims. Benedict, the third pope to visit Fatima, toured the shrine's vast esplanade, which turned into a sea of colour as the huge crowd waved yellow and white Vatican flags and hats, as well as the red and green of Portugal.
Pope Benedict XVI kisses a child after arriving to Fatima shrine in central Portugal, May 12, 2010.
Pope Benedict XVI (C) carries a gold rose to the Madonna statue in Fatima, on May 12, 2010. Pope Benedict XVI arrived today at Fatima, one of Christianity's most popular shrines, cheered by tens of thousands of flag-waving pilgrims. Benedict, the third pope to visit Fatima, toured the shrine's vast esplanade, which turned into a sea of colour as the huge crowd waved yellow and white Vatican flags and hats, as well as the red and green of Portugal.
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BENEDIZIONE DELLE FIACCOLE, RECITA DEL SANTO ROSARIO

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Spianata del Santuario di Fátima
Mercoledì, 12 maggio 2010

Cari pellegrini,

tutti voi insieme, con la candela accesa in mano, sembrate un mare di luce intorno a questa semplice cappella, eretta premurosamente in onore della Madre di Dio e Madre nostra, la cui via di ritorno dalla terra al cielo era apparsa ai pastorelli come una striscia di luce.

Però sia Maria che noi stessi non godiamo di luce propria: la riceviamo da Gesù. La presenza di Lui in noi rinnova il mistero e il richiamo del roveto ardente, quello che un tempo sul monte Sinai ha attirato Mosè e non smette di affascinare quanti si rendono conto di una luce speciale in noi che arde però senza consumarci (cfr Es 3,2-5). Da noi stessi non siamo che un misero roveto, sul quale però è scesa la gloria di Dio.

A Lui dunque sia ogni gloria, a noi l’umile confessione del nostro niente e la sommessa adorazione dei disegni divini, che verranno adempiuti quando «Dio sarà tutto in tutti» (cfr 1 Cor 15,28). Serva incomparabile di tali disegni è la Vergine piena di grazia: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38).

Cari pellegrini, imitiamo Maria, facendo risuonare nella nostra vita il suo «avvenga per me»! A Mosè, Dio aveva ordinato: «Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è un suolo santo» (Es 3,5). E così ha fatto; calzerà nuovamente i sandali per andare a liberare il suo popolo dalla schiavitù d’Egitto e guidarlo alla terra promessa. Non si tratta qui semplicemente del possesso di un appezzamento di terreno o di quel territorio nazionale a cui ogni popolo ha diritto; infatti, nella lotta per la liberazione d’Israele e durante il suo esodo dall’Egitto, ciò che appare evidenziato è soprattutto il diritto alla libertà di adorazione, alla libertà di un culto proprio. Quindi lungo il corso della storia del popolo eletto, la promessa della terra va assumendo sempre di più questo significato: la terra è donata perché ci sia un luogo dell’obbedienza, affinché ci sia uno spazio aperto a Dio.


Nel nostro tempo, in cui la fede in ampie regioni della terra, rischia di spegnersi come una fiamma che non viene più alimentata, la priorità al di sopra di tutte è rendere Dio presente in questo mondo ed aprire agli uomini l’accesso a Dio.

Non a un dio qualsiasi, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; quel Dio il cui volto riconosciamo nell’amore portato fino alla fine (cfr Gv 13, 1), in Gesù Cristo crocifisso e risorto. Cari fratelli e sorelle, adorate Cristo Signore nei vostri cuori (cfr 1 Pt 3, 15)! Non abbiate paura di parlare di Dio e di manifestare senza vergogna i segni della fede, facendo risplendere agli occhi dei vostri contemporanei la luce di Cristo, come canta la Chiesa nella notte della Veglia Pasquale che genera l’umanità come famiglia di Dio.

Fratelli e sorelle, in questo luogo stupisce osservare come tre bambini si sono arresi alla forza interiore che li ha invasi nelle apparizioni dell’Angelo e della Madre del Cielo.

Qui, dove tante volte ci è stato chiesto di recitare il Rosario, lasciamoci attrarre dai misteri di Cristo, i misteri del Rosario di Maria. La recita del rosario ci consente di fissare il nostro sguardo e il nostro cuore in Gesù, come faceva sua Madre, modello insuperabile della contemplazione del Figlio. Nel meditare i misteri gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi mentre recitiamo le «Ave Maria», contempliamo l’intero mistero di Gesù, dall’Incarnazione fino alla Croce e alla gloria della Risurrezione; contempliamo l’intima partecipazione di Maria a questo mistero e la nostra vita in Cristo oggi, che pure si presenta tessuta di momenti di gioia e di dolore, di ombre e di luce, di trepidazione e di speranza. La grazia invade il nostro cuore suscitando il desiderio di un incisivo ed evangelico cambiamento di vita in modo da poter dire con san Paolo: «Per me il vivere è Cristo» (Fil 1,21), in una comunione di vita e destino con Cristo.

Sento che mi accompagnano la devozione e l’affetto dei fedeli qui convenuti e del mondo intero. Porto con me le preoccupazioni e le attese di questo nostro tempo e le sofferenze dell’umanità ferita, i problemi del mondo, e vengo a deporli ai piedi della Madonna di Fatima:

Vergine Madre di Dio e nostra Madre carissima, intercedi per noi presso il tuo Figlio perché tutte le famiglie dei popoli, sia quelle che si distinguono con il nome cristiano, sia quelle che ignorano ancora il loro Salvatore, vivano in pace e concordia fino a ricongiungersi in un solo popolo di Dio a gloria della santissima e indivisibile Trinità. Amen.

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13/05/2010 06:25

Pope Benedict XVI leads the recitation of the Holy Rosary during a candlelight vigil at the Catholic shrine of Fatima in central Portugal May 12, 2010. Thousands of pilgrims made their way to the Fatima Shrine to attend a mass by Pope Benedict XVI to mark the 93rd anniversary celebrations of the first appearance of the Virgin Mary to three shepherd children in 1917.
Pope Benedict XVI rides on the Popemobile as he leaves Fatima's Sanctuary, Wednesday, May 12, 2010 during a candle light vigil. The Pope arrived Tuesday for a four-day visit to Portugal.
Pilgrims hold candles as they attend a mass at the Catholic shrine of Fatima May 12, 2010. Thousands of pilgrims made their way to the Fatima Shrine to attend a mass by Pope Benedict XVI to mark the 93rd anniversary celebrations of the first appearance of the Virgin Mary to three shepherd children in 1917.
A statue of Our Lady of Fatima is carried during a candlelight vigil at the Catholic shrine of Fatima in central Portugal May 12, 2010. Thousands of pilgrims made their way to the Fatima Shrine to attend a mass by Pope Benedict XVI to mark the 93rd anniversary celebrations of the first appearance of the Virgin Mary to three shepherd children in 1917.
Pope Benedict XVI  leaves in the popemobile as pilgrims attend a candlelight vigil at the Catholic shrine of Fatima in central Portugal May 12, 2010. Thousands of pilgrims made their way to the Fatima Shrine to attend a mass by Pope Benedict XVI, to mark the 93rd anniversary celebrations of the first appearance of the Virgin Mary to three shepherd children in 1917.
A woman prays during the blessing of the candles ceremony conducted by Pope Benedict XVI at Fatima's Sanctuary, Portugal, on Wednesday, May 12, 2010.
Pope Benedict XVI waves as he arrives to lead the Rosary at the Chapel of the Apparitions in Fatima's Sanctuary on May 12, 2010. Up to 500,000 are expected to attend the mass in the sanctuary's esplanade early Thursday, when Benedict will mark the 93rd anniversary of the Virgin Mary's apparitions to three shepherd children. The incident in 1917 led to the founding of the shrine, one of Christianity's most popular.
Pope Benedict XVI holds a rosary as he prays at Fatima's Sanctuary, Wednesday, May 12, 2010 at a candle light vigil. The Pope arrived Tuesday for a four-day visit to Portugal.
Faithful gather at Fatima's Sanctuary, Wednesday, May 12 2010, for a candle light vigil presided over by Pope Benedict XVI. The Pope arrived Tuesday for a four-day visit to Portugal.
Pope Benedict XVI waves as he leaves after the recitation of the Holy Rosary during a candlelight vigil at the Catholic shrine of Fatima in central Portugal May 12, 2010. Thousands of pilgrims made their way to the Fatima Shrine to attend a mass by Pope Benedict XVI early on Thursday, to mark the 93rd anniversary celebrations of the first appearance of the Virgin Mary to three shepherd children in 1917.
Pope Benedict XVI prays in front of the statue of Our Lady of Fatima during the blessing of the candles at Fatima's Sanctuary, Portugal, on Wednesday, May 12, 2010.
Pilgrims await the arrival of Pope Benedict XVI for a candlelight vigil at the Catholic shrine of Fatima in central Portugal, May 12, 2010.
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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA (11 – 14 MAGGIO 2010)

SANTA MESSA SUL SAGRATO DEL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI FÁTIMA

Alle ore 9.40 di questa mattina, Solennità della Beata Maria Vergine di Fátima, il Santo Padre Benedetto XVI si reca alla Cappellina delle Apparizioni, da dove ha inizio la solenne processione fino al sagrato del Santuario. Il Papa si unisce alla processione a bordo della papamobile.
Alle ore 10.00, sulla spianata del Santuario, il Papa presiede la Santa Messa della Solennità, nella ricorrenza del 10° anniversario della Beatificazione di Giacinta e Francesco. Quest’anno ricorrono anche il 5° anniversario della morte di Suor Lucia e il 100° anniversario della nascita di Giacinta.
Nel corso della Celebrazione Eucaristica, introdotta dal saluto del Vescovo di Leiria-Fátima, S.E. Mons. António Augusto dos Santos Marto, dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Santo Padre pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari pellegrini,

«Sarà famosa tra le genti la loro stirpe, […] essi sono la stirpe benedetta dal Signore » (Is 61, 9). Così iniziava la prima lettura di questa Eucaristia, le cui parole trovano mirabile compimento in questa assemblea devotamente raccolta ai piedi della Madonna di Fatima. Sorelle e fratelli tanto amati, anch’io sono venuto come pellegrino a Fatima, a questa «casa» che Maria ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni. Sono venuto a Fatima per gioire della presenza di Maria e della sua materna protezione.

Sono venuto a Fatima, perché verso questo luogo converge oggi la Chiesa pellegrinante, voluta dal Figlio suo quale strumento di evangelizzazione e sacramento di salvezza. Sono venuto a Fatima per pregare, con Maria e con tanti pellegrini, per la nostra umanità afflitta da miserie e sofferenze. Infine, sono venuto a Fatima, con gli stessi sentimenti dei Beati Francesco e Giacinta e della Serva di Dio Lucia, per affidare alla Madonna l’intima confessione che «amo», che la Chiesa, che i sacerdoti «amano» Gesù e desiderano tenere fissi gli occhi in Lui, mentre si conclude quest’Anno Sacerdotale, e per affidare alla materna protezione di Maria i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, i missionari e tutti gli operatori di bene che rendono accogliente e benefica la Casa di Dio.

Essi sono la stirpe che il Signore ha benedetto… Stirpe che il Signore ha benedetto sei tu, amata diocesi di Leiria-Fatima, con il tuo Pastore Mons. Antonio Marto, che ringrazio per il saluto rivoltomi all’inizio e per ogni premura di cui mi ha colmato, anche mediante i suoi collaboratori, in questo santuario. Saluto il Signor Presidente della Repubblica e le altre autorità al servizio di questa gloriosa Nazione. Idealmente abbraccio tutte le diocesi del Portogallo, qui rappresentate dai loro Vescovi, e affido al Cielo tutti i popoli e le nazioni della terra. In Dio, stringo al cuore tutti i loro figli e figlie, in particolare quanti di loro vivono nella tribolazione o abbandonati, nel desiderio di trasmettere loro quella speranza grande che arde nel mio cuore e che qui, a Fatima, si fa trovare in maniera più palpabile. La nostra grande speranza getti radici nella vita di ognuno di voi, cari pellegrini qui presenti, e di quanti sono uniti con noi attraverso i mezzi di comunicazione sociale.

Sì! Il Signore, la nostra grande speranza, è con noi; nel suo amore misericordioso, offre un futuro al suo popolo: un futuro di comunione con sé. Avendo sperimentato la misericordia e la consolazione di Dio che non lo aveva abbandonato lungo il faticoso cammino di ritorno dall’esilio di Babilonia, il popolo di Dio esclama: «Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio» (Is 61,10).

Figlia eccelsa di questo popolo è la Vergine Madre di Nazaret, la quale, rivestita di grazia e dolcemente sorpresa per la gestazione di Dio che si veniva compiendo nel suo grembo, fa ugualmente propria questa gioia e questa speranza nel cantico del Magnificat: «Il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore». Nel frattempo Ella non si vede come una privilegiata in mezzo a un popolo sterile, anzi profetizza per loro le dolci gioie di una prodigiosa maternità di Dio, perché «di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono» (Lc 1, 47.50).

Ne è prova questo luogo benedetto. Tra sette anni ritornerete qui per celebrare il centenario della prima visita fatta dalla Signora «venuta dal Cielo», come Maestra che introduce i piccoli veggenti nell’intima conoscenza dell’Amore trinitario e li porta ad assaporare Dio stesso come la cosa più bella dell’esistenza umana. Un’esperienza di grazia che li ha fatti diventare innamorati di Dio in Gesù, al punto che Giacinta esclamava: «Mi piace tanto dire a Gesù che Lo amo! Quando Glielo dico molte volte, mi sembra di avere un fuoco nel petto, ma non mi brucio». E Francesco diceva: «Quel che m’è piaciuto più di tutto, fu di vedere Nostro Signore in quella luce che la Nostra Madre ci mise nel petto. Voglio tanto bene a Dio!» (Memorie di Suor Lucia, I, 42 e 126).

Fratelli, nell’udire queste innocenti e profonde confidenze mistiche dei Pastorelli, qualcuno potrebbe guardarli con un po’ d’invidia perché essi hanno visto, oppure con la delusa rassegnazione di chi non ha avuto la stessa fortuna, ma insiste nel voler vedere. A tali persone, il Papa dice come Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?» (Mc 12,24). Le Scritture ci invitano a credere: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20, 29), ma Dio – più intimo a me di quanto lo sia io stesso (cfr S. Agostino, Confessioni, III, 6, 11) – ha il potere di arrivare fino a noi, in particolare mediante i sensi interiori, così che l’anima riceve il tocco soave di una realtà che si trova oltre il sensibile e che la rende capace di raggiungere il non sensibile, il non visibile ai sensi.

A tale scopo si richiede una vigilanza interiore del cuore che, per la maggior parte del tempo, non abbiamo a causa della forte pressione delle realtà esterne e delle immagini e preoccupazioni che riempiono l’anima (cfr Commento teologico del Messaggio di Fatima, anno 2000). Sì! Dio può raggiungerci, offrendosi alla nostra visione interiore.

Di più, quella Luce nell’intimo dei Pastorelli, che proviene dal futuro di Dio, è la stessa che si è manifestata nella pienezza dei tempi ed è venuta per tutti: il Figlio di Dio fatto uomo. Che Egli abbia il potere di infiammare i cuori più freddi e tristi, lo vediamo nei discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,32). Perciò la nostra speranza ha fondamento reale, poggia su un evento che si colloca nella storia e al tempo stesso la supera: è Gesù di Nazaret. E l’entusiasmo suscitato dalla sua saggezza e dalla sua potenza salvifica nella gente di allora era tale che una donna in mezzo alla moltitudine – come abbiamo ascoltato nel Vangelo – esclama: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato». Tuttavia Gesù rispose: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11, 27.28). Ma chi ha tempo per ascoltare la sua parola e lasciarsi affascinare dal suo amore? Chi veglia, nella notte del dubbio e dell’incertezza, con il cuore desto in preghiera? Chi aspetta l’alba del nuovo giorno, tenendo accesa la fiamma della fede? La fede in Dio apre all’uomo l’orizzonte di una speranza certa che non delude; indica un solido fondamento sul quale poggiare, senza paura, la propria vita; richiede l’abbandono, pieno di fiducia, nelle mani dell’Amore che sostiene il mondo
.

«Sarà famosa tra le genti la loro stirpe, […] essi sono la stirpe benedetta dal Signore» (Is 61,9) con una speranza incrollabile e che fruttifica in un amore che si sacrifica per gli altri ma non sacrifica gli altri; anzi – come abbiamo ascoltato nella seconda lettura – «tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1Cor 13,7). Di ciò sono esempio e stimolo i Pastorelli, che hanno fatto della loro vita un’offerta a Dio e una condivisione con gli altri per amore di Dio. La Madonna li ha aiutati ad aprire il cuore all’universalità dell’amore. In particolare, la beata Giacinta si mostrava instancabile nella condivisione con i poveri e nel sacrificio per la conversione dei peccatori. Soltanto con questo amore di fraternità e di condivisione riusciremo ad edificare la civiltà dell’Amore e della Pace.

Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi: «Dov’è Abele, tuo fratello? […] La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!» (Gen 4, 9). L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo…

Nella Sacra Scrittura appare frequentemente che Dio sia alla ricerca di giusti per salvare la città degli uomini e lo stesso fa qui, in Fatima, quando la Madonna domanda: «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?» (Memorie di Suor Lucia, I, 162).

Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suo. In quel tempo erano soltanto tre, il cui esempio di vita si è diffuso e moltiplicato in gruppi innumerevoli per l’intera superficie della terra, in particolare al passaggio della Vergine Pellegrina, i quali si sono dedicati alla causa della solidarietà fraterna.

Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità.

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Pope Benedict XVI arrives with his popemobile to celebrate a mass at Fatima's sanctuary,Thursday, May 13, 2010. Tens of thousands of pilgrims flooded the famous shrine town of Fatima on Thursday for Pope Benedict XVI's Mass celebrating the anniversary of the day when three shepherd children reported having visions of the Virgin.
Pope Benedict XVI waves to the crowd as he arrives to lead an open-air mass at Fatima's Sanctuary on May 13, 2010. Half a million pilgrims are attending a giant open-air mass with Pope Benedict XVI in Fatima, a greater number than joined his predecessor John Paul II here in 2000, a Church spokesman said.
Pope Benedict XVI waves priest as he arrives at Fatima's Sanctuary, Portugal, to celebrate an open mass on Thursday, May 13, 2010. Tens of thousands of pilgrims flooded the famous shrine town of Fatima on Thursday for Pope Benedict XVI's Mass celebrating the anniversary of the day when three shepherd children reported having visions of the Virgin.
People gather in front of bishop's house in Krakow on April 2, 2010 were was displayed a poster on a window of late Pope's John Paul II where he was talking with people during his visits to Krakow, on the day of the fifth anniversary of his death.
Pope Benedict XVI's watches during the mass in memory of John Paul II on the 5th anniversary of his death in Saint Peter's Basilica at the Vatican on March 29, 2010. The Holy father, under increasing fire for the Roman Catholic Church's handling of paedophile priests, urged Christians Sunday not to be intimidated by idle 'chatter'.
Pope Benedict XVI waves as he arrives to lead the mass at Fatima's Sanctuary on May 13, 2010. The mass marked the 93rd anniversary of the Virgin Mary's reported apparitions to three shepherd children. The incident in 1917 led to the founding of the pilgrimage site.
Pope Benedict XVI, center, waves to faithful  prior to the start of an open mass at Fatima's  sanctuary,Thursday, May 13, 2010. Tens of thousands of pilgrims flooded the famous shrine town of Fatima on Thursday for Pope Benedict XVI's Mass celebrating the anniversary of the day when three shepherd children reported having visions of the Virgin.
Pope Benedict XVI (C) celebrates a mass at the Fatima's Sanctuary in Fatima on May 13, 2010. Half a million pilgrims are attending a giant open-air mass with Pope Benedict XVI in Fatima, a greater number than joined his predecessor John Paul II here in 2000, a Church spokesman said.
Pope Benedict XVI looks on as he celebrates a mass at Fatima's sanctuary,Thursday, May 13, 2010. Tens of thousands of pilgrims flooded the famous shrine town of Fatima on Thursday for Pope Benedict XVI's Mass celebrating the anniversary of the day when three shepherd children reported having visions of the Virgin.
Pope Benedict XVI looks at a baby as he arrives for a mass at the Catholic shrine of Fatima in central Portugal, May 13, 2010. Thousands of pilgrims made their way to the Fatima Shrine to attend a mass by Pope Benedict XVI to mark the 93rd anniversary celebrations of the first appearance of the Virgin Mary to three shepherd children in 1917.
Pope Benedict XVI kisses a child prior to celebrate an open mass at Fatima's sanctuary,Thursday, May 13, 2010. Tens of thousands of pilgrims flooded the famous shrine town of Fatima on Thursday for Pope Benedict XVI's Mass celebrating the anniversary of the day when three shepherd children reported having visions of the Virgin.
Pope Benedict XVI arrives with his popemobile to celebrate a mass at Fatima's sanctuary, in Fatima, Portugal, Thursday, May 13, 2010. The Pope arrived Tuesday for a four-day visit to Portugal.
Pope Benedict XVI greets the Bishop of Leiria-Fatima Antonio Marto (2nd L) during a mass at the Catholic shrine of Fatima in central Portugal, May 13, 2010. Thousands of pilgrims made their way to the Fatima Shrine to attend a mass by Pope Benedict XVI to mark the 93rd anniversary celebrations of the first appearance of the Virgin Mary to three shepherd children in 1917.
Pope Benedict XVI (C) celebrates a mass at the Fatima's Sanctuary in Fatima on May 13, 2010. Half a million pilgrims are attending a giant open-air mass with Pope Benedict XVI in Fatima, a greater number than joined his predecessor John Paul II here in 2000, a Church spokesman said.
Pope Benedict XVI looks on as he celebrates mass at Fatima's  sanctuary,Thursday, May 13, 2010. Tens of thousands of pilgrims flooded the famous shrine town of Fatima on Thursday for Pope Benedict XVI's Mass celebrating the anniversary of the day when three shepherd children reported having visions of the Virgin.
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Saluto agli ammalati (Sagrato del Santuario di Fátima, 13 maggio 2010)

SALUTO DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli e Sorelle malati,

Prima di avvicinarmi a voi qui presenti, portando nelle mani l’ostensorio con Gesù Eucaristia, vorrei rivolgervi una parola di incoraggiamento e di speranza, che estendo a tutti i malati che ci accompagnano mediante la radio e la televisione e a quanti non hanno neppure questa possibilità, ma sono uniti a noi tramite i vincoli più profondi dello spirito, ossia, nella fede e nella preghiera:

Fratello mio e Sorella mia, agli occhi di Dio hai «un valore così grande da essersi Egli stesso fatto uomo per poter com-patire con l’uomo, in modo molto reale, in carne e sangue, come ci viene dimostrato nel racconto della Passione di Gesù. Da lì in ogni sofferenza umana è entrato uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; da lì si diffonde in ogni sofferenza la con-solatio, la consolazione dell’amore partecipe di Dio e così sorge la stella della speranza» (Benedetto XVI, Enc. Spe salvi, 39).

Con questa speranza nel cuore, potrai uscire dalle sabbie mobili della malattia e della morte e rimanere in piedi sulla salda roccia dell’amore divino. In altre parole: potrai superare la sensazione di inutilità della sofferenza che consuma la persona nell’’intimo di se stessa e la fa sentire un peso per gli altri, quando, in verità, la sofferenza, vissuta con Gesù, serve per la salvezza dei fratelli.

Come è possibile? Le sorgenti della potenza divina sgorgano proprio in mezzo alla debolezza umana. E’ il paradosso del Vangelo. Perciò il divino Maestro, più che dilungarsi a spiegare le ragioni della sofferenza, ha preferito chiamare ciascuno a seguirlo, dicendo: «Prendi la tua croce e seguimi» (cfr Mc 8, 34). Vieni con me. Prendi parte, con la tua sofferenza, a quest’opera di salvezza del mondo, che si realizza mediante la mia sofferenza, per mezzo della mia Croce. Man mano che abbracci la tua croce, unendoti spiritualmente alla mia Croce, si svelerà ai tuoi occhi il significato salvifico della sofferenza. Troverai nella sofferenza la pace interiore e perfino la gioia spirituale.

Cari malati, accogliete questa chiamata di Gesù che passerà accanto a voi nel Santissimo Sacramento e affidategli ogni contrarietà e pena che affrontate, affinché diventino – secondo i suoi disegni – mezzo di redenzione per il mondo intero. Voi sarete redentori nel Redentore, come siete figli nel Figlio.

Presso la croce… si trova la Madre di Gesù, la nostra Madre.
 

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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA (11 – 14 MAGGIO 2010)

Incontro con le organizzazioni della Pastorale Sociale nella Chiesa della SS.ma Trinità (Fátima, 13 maggio 2010)

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Carissimi fratelli e amici,

Avete ascoltato Gesù dire: «Va’ e anche tu fa’ così» (Lc 10, 37). Egli ci esorta a fare nostro lo stile del buon samaritano, il cui esempio è stato appena proclamato, nell’accostarsi alle situazioni carenti di aiuto fraterno. E qual è questo stile? «È “un cuore che vede”.

Questo cuore vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente» (Benedetto XVI, Enc. Deus caritas est, 31). Così ha fatto il buon samaritano. Gesù non si limita ad esortare; come insegnano i Santi Padri, il Buon Samaritano è proprio Lui, che si fa vicino ad ogni uomo e «versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza» (Prefazio comune VIII) e lo conduce all’albergo, che è la Chiesa, dove lo fa curare, affidandolo ai suoi ministri e pagando di persona, in anticipo, per la sua guarigione. «Va’ e anche tu fa’ così».

L’amore incondizionato di Gesù che ci ha guarito dovrà ora trasformarsi in amore donato gratuitamente e generosamente, mediante la giustizia e la carità, se vogliamo vivere con un cuore di buon samaritano.

Provo grande gioia nell’incontrarvi in questo luogo benedetto che Dio si è scelto per ricordare all’umanità, attraverso la Madonna, i suoi disegni di amore misericordioso. Saluto con grande amicizia ogni persona qui presente nonché le istituzioni alle quali appartiene, nella diversità di volti che si trovano uniti nella riflessione sulle questioni sociali e soprattutto nella pratica della compassione verso i poveri, i malati, i detenuti, quelli che vivono da soli e abbandonati, le persone disabili, i bambini e i vecchi, i migranti, i disoccupati e quanti patiscono bisogni che ne turbano la dignità di persone libere. Grazie, Mons. Carlos Azevedo, per l’omaggio di comunione e fedeltà alla Chiesa e al Papa che mi ha voluto offrire sia da parte di quest’assemblea della carità che della Commissione Episcopale di Pastorale Sociale da Lei presieduta e che non smette di stimolare questa grande semina di opere di bene in tutto il Portogallo. Consapevoli, come Chiesa, di non essere in grado d’offrire soluzioni pratiche ad ogni problema concreto, ma sprovvisti di qualsiasi tipo di potere, determinati a servire il bene comune, siate pronti ad aiutare e ad offrire i mezzi di salvezza a tutti.

Cari fratelli e sorelle che operate nel vasto mondo della carità, «Cristo ci rivela che “Dio è amore” (1 Gv 4,8) e insieme ci insegna che la legge fondamentale della perfezione umana e quindi anche della trasformazione del mondo è il nuovo comandamento dell’amore. Dunque coloro che credono nella carità divina sono da Lui resi certi che la strada della carità è aperta a tutti gli uomini» (Cost. Gaudium et spes, 38). L’attuale scenario della storia è di crisi socio-economica, culturale e spirituale, e pone in evidenza l’opportunità di un discernimento orientato dalla proposta creativa del messaggio sociale della Chiesa. Lo studio della sua dottrina sociale, che assume come principale forza e principio la carità, permetterà di tracciare un processo di sviluppo umano integrale che coinvolga le profondità del cuore e raggiunga una più ampia umanizzazione della società (cfr Benedetto XVI, Enc. Caritas in veritate, 20).
 
Non si tratta di semplice conoscenza intellettuale, ma di una saggezza che dia sapore e condimento, offra creatività alle vie conoscitive ed operative tese ad affrontare una così ampia e complessa crisi. Possano le istituzioni della Chiesa, insieme a tutte le organizzazioni non ecclesiali, perfezionare le loro capacità di conoscenza e le direttive in vista di una nuova e grandiosa dinamica, che conduca verso «quella civiltà dell’amore, il cui seme Dio ha posto in ogni popolo, in ogni cultura» (ibid., 33).

Nella sua dimensione sociale e politica, questa diaconia della carità è propria dei fedeli laici, chiamati a promuovere organicamente il bene comune, la giustizia e a configurare rettamente la vita sociale (cfr Benedetto XVI, Enc. Deus caritas est, 29). Una delle conclusioni pastorali, emerse nel corso di vostre recenti riflessioni, è di formare una nuova generazione di leader servitori. L’attrarre nuovi operatori laici per questo campo pastorale meriterà sicuramente una particolare premura dei pastori, attenti al futuro.
 
Chi impara da Dio Amore sarà inevitabilmente una persona per gli altri. In effetti, «l’amore di Dio si rivela nella responsabilità per l’altro» (Benedetto XVI, Enc. Spe salvi, 28). Uniti a Cristo nella sua consacrazione al Padre, siamo afferrati dalla sua compassione per le moltitudini che chiedono giustizia e solidarietà e, come il buon samaritano della parabola, ci impegniamo ad offrire risposte concrete e generose.

Spesso, però, non è facile arrivare ad una sintesi soddisfacente tra la vita spirituale e l’attività apostolica. La pressione esercitata dalla cultura dominante, che presenta con insistenza uno stile di vita fondato sulla legge del più forte, sul guadagno facile e allettante, finisce per influire sul nostro modo di pensare, sui nostri progetti e sulle prospettive del nostro servizio, con il rischio di svuotarli di quella motivazione della fede e della speranza cristiana che li aveva suscitati. Le numerose e pressanti richieste di aiuto e sostegno che ci rivolgono i poveri e i marginalizzati della società ci spingono a cercare soluzioni che rispondano alla logica dell’efficienza, dell’effetto visibile e della pubblicità. Tuttavia, la menzionata sintesi è assolutamente necessaria, amati fratelli, per poter servire Cristo nell’umanità che vi attende. In questo mondo diviso, si impone a tutti una profonda e autentica unità di cuore, di spirito e di azione.

Tra tante istituzioni sociali al servizio del bene comune, vicine alle popolazioni bisognose, si contano quelle della Chiesa cattolica. Bisogna che sia chiaro il loro orientamento, perché assumano un’identità ben evidente: nell’ispirazione dei loro obiettivi, nella scelta delle loro risorse umane, nei metodi di attuazione, nella qualità dei loro servizi, nella seria ed efficace gestione dei mezzi.
 

La ferma identità delle istituzioni è un reale servizio, di grande giovamento per coloro che ne beneficiano. Oltre l’identità e ad essa collegata, è un passo fondamentale concedere all’attività caritativa cristiana autonomia e indipendenza dalla politica e dalle ideologie (cfr Benedetto XVI, Enc. Deus caritas est, 31 b), anche se in collaborazione con gli organi dello Stato per raggiungere scopi comuni.

Le vostre attività assistenziali, educative o caritative siano completate da progetti di libertà che promuovano l’essere umano, nella ricerca della fraternità universale. Si colloca qui l’urgente impegno dei cristiani nella difesa dei diritti umani, attenti alla totalità della persona umana nelle sue diverse dimensioni. Esprimo profondo apprezzamento a tutte quelle iniziative sociali e pastorali che cercano di lottare contro i meccanismi socio-economici e culturali che portano all’aborto e che hanno ben presenti la difesa della vita e la riconciliazione e la guarigione delle persone ferite dal dramma dell’aborto. Le iniziative che hanno lo scopo di tutelare i valori essenziali e primari della vita, dal suo concepimento, e della famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna, aiutano a rispondere ad alcune delle più insidiose e pericolose sfide che oggi si pongono al bene comune. Tali iniziative costituiscono, insieme a tante altre forme d’impegno, elementi essenziali per la costruzione della civiltà dell’amore.

Tutto ciò ben si integra con il messaggio della Madonna che risuona in questo luogo: la penitenza, la preghiera, il perdono che mirano alla conversione dei cuori. Questa è la via per edificare detta civiltà dell’amore, i cui semi Dio ha gettato nel cuore di ogni uomo e che la fede in Cristo Salvatore fa germinare.

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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA (11 – 14 MAGGIO 2010)

Incontro con i Vescovi del Portogallo nel Salone delle Conferenze della Casa Nossa Senhora do Carmo (Fátima, 13 maggio 2010)

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Venerati e cari Fratelli nell’Episcopato,

Rendo grazie a Dio per l’occasione che mi offre di incontrarvi tutti qui nel cuore spirituale del Portogallo, che è il Santuario di Fatima, dove moltitudini di pellegrini provenienti dai luoghi più vari della terra, cercano di ritrovare o di rafforzare in sé stessi le certezze del Cielo. Tra loro è venuto da Roma il Successore di Pietro, accogliendo i ripetuti inviti ricevuti e mosso da un debito di riconoscenza verso la Vergine Maria, la quale proprio qui ha trasmesso ai suoi veggenti e pellegrini un intenso amore per il Santo Padre che fruttifica in una vigorosa schiera orante con Gesù alla guida: Pietro, «io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli» (Lc 22, 32).

Come vedete, il Papa ha bisogno di aprirsi sempre di più al mistero della Croce, abbracciandola quale unica speranza e ultima via per guadagnare e radunare nel Crocifisso tutti i suoi fratelli e sorelle in umanità. Obbedendo alla Parola di Dio, egli è chiamato a vivere non per sé stesso ma per la presenza di Dio nel mondo.

Mi è di conforto la determinazione con cui anche voi mi seguite da vicino senza temere null’altro che la perdita della salvezza eterna del vostro popolo, come bene dimostrano le parole con cui Mons. Jorge Ortiga ha voluto salutare il mio arrivo in mezzo a voi e testimoniare l’incondizionata fedeltà dei Vescovi del Portogallo al Successore di Pietro. Di cuore vi ringrazio. Grazie inoltre per tutta la premura che avete avuto nell’organizzazione di questa mia Visita. Dio vi ricompensi, riversando in abbondanza su di voi e sulle vostre diocesi lo Spirito Santo, affinché possiate, in un cuor solo e un’anima sola, portare a termine l’impegno pastorale che vi siete proposti, quello, cioè, di offrire ad ogni fedele un’iniziazione cristiana esigente e affascinante, che comunichi l’integrità della fede e della spiritualità, radicata nel Vangelo e formatrice di operatori liberi in mezzo alla vita pubblica.

In verità, i tempi nei quali viviamo esigono un nuovo vigore missionario dei cristiani, chiamati a formare un laicato maturo, identificato con la Chiesa, solidale con la complessa trasformazione del mondo. C’è bisogno di autentici testimoni di Gesù Cristo, soprattutto in quegli ambienti umani dove il silenzio della fede è più ampio e profondo: i politici, gli intellettuali, i professionisti della comunicazione che professano e promuovono una proposta monoculturale, con disdegno per la dimensione religiosa e contemplativa della vita.

In tali ambiti non mancano credenti che si vergognano e che danno una mano al secolarismo, costruttore di barriere all’ispirazione cristiana. Nel frattempo, amati Fratelli, quanti difendono in tali ambienti, con coraggio, un vigoroso pensiero cattolico, fedele al Magistero, continuino a ricevere il vostro stimolo e la vostra parola illuminante, per vivere, da fedeli laici, la libertà cristiana.

Mantenete viva la dimensione profetica, senza bavagli, nello scenario del mondo attuale, perché «la parola di Dio non è incatenata!» (2Tm 2,9). Le persone invocano la Buona Novella di Gesù Cristo, che dona senso alle loro vite e salvaguarda la loro dignità. In qualità di primi evangelizzatori, vi sarà utile conoscere e comprendere i diversi fattori sociali e culturali, valutare le carenze spirituali e programmare efficacemente le risorse pastorali; decisivo, però, è riuscire ad inculcare in ogni agente evangelizzatore un vero ardore di santità, consapevoli che il risultato deriva soprattutto dall’unione con Cristo e dall’azione del suo Spirito.

Infatti, quando, nel sentire di molti, la fede cattolica non è più patrimonio comune della società e, spesso, si vede come un seme insidiato e offuscato da «divinità» e signori di questo mondo, molto difficilmente essa potrà toccare i cuori mediante semplici discorsi o richiami morali e meno ancora attraverso generici richiami ai valori cristiani.

Il richiamo coraggioso e integrale ai principi è essenziale e indispensabile; tuttavia il semplice enunciato del messaggio non arriva fino in fondo al cuore della persona, non tocca la sua libertà, non cambia la vita. Ciò che affascina è soprattutto l’incontro con persone credenti che, mediante la loro fede, attirano verso la grazia di Cristo, rendendo testimonianza di Lui. Mi vengono in mente queste parole del Papa Giovanni Paolo II: «La Chiesa ha bisogno soprattutto di grandi correnti, movimenti e testimonianze di santità fra i “christifideles” perché è dalla santità che nasce ogni autentico rinnovamento della Chiesa, ogni arricchimento dell’intelligenza della fede e della sequela cristiana, una ri-attualizzazione vitale e feconda del cristianesimo nell’incontro con i bisogni degli uomini, una rinnovata forma di presenza nel cuore dell’esistenza umana e della cultura delle nazioni» (Discorso per il XX della promulgazione del Decreto conciliare «Apostolicam actuositatem», 18 novembre 1985).
 
Qualcuno potrebbe dire: «la Chiesa ha bisogno di grandi correnti, movimenti e testimonianze di santità…», ma non ci sono!

A questo proposito, vi confesso la piacevole sorpresa che ho avuto nel prendere contatto con i movimenti e le nuove comunità ecclesiali. Osservandoli, ho avuto la gioia e la grazia di vedere come, in un momento di fatica della Chiesa, in un momento in cui si parlava di «inverno della Chiesa», lo Spirito Santo creava una nuova primavera, facendo svegliare nei giovani e negli adulti la gioia di essere cristiani, di vivere nella Chiesa, che è il Corpo vivo di Cristo. Grazie ai carismi, la radicalità del Vangelo, il contenuto oggettivo della fede, il flusso vivo della sua tradizione vengono comunicati in modo persuasivo e sono accolti come esperienza personale, come adesione della libertà all’evento presente di Cristo.

Condizione necessaria, naturalmente, è che queste nuove realtà vogliano vivere nella Chiesa comune, pur con spazi in qualche modo riservati per la loro vita, così che questa diventi poi feconda per tutti gli altri. I portatori di un carisma particolare devono sentirsi fondamentalmente responsabili della comunione, della fede comune della Chiesa e devono sottomettersi alla guida dei Pastori. Sono questi che devono garantire l’ecclesialità dei movimenti. I Pastori non sono soltanto persone che occupano una carica, ma essi stessi sono portatori di carismi, sono responsabili per l’apertura della Chiesa all’azione dello Spirito Santo. Noi, Vescovi, nel sacramento, siamo unti dallo Spirito Santo e quindi il sacramento ci garantisce anche l’apertura ai suoi doni. Così, da una parte, dobbiamo sentire la responsabilità di accogliere questi impulsi che sono doni per la Chiesa e le conferiscono nuova vitalità, ma, dall’altra, dobbiamo anche aiutare i movimenti a trovare la strada giusta, facendo delle correzioni con comprensione – quella comprensione spirituale e umana che sa unire guida, riconoscenza e una certa apertura e disponibilità ad accettare di imparare.

Iniziate o confermate proprio in questo i presbiteri. Nell’Anno sacerdotale che volge al termine, riscoprite, amati Fratelli, la paternità episcopale soprattutto verso il vostro clero. Per troppo tempo si è relegata in secondo piano la responsabilità dell’autorità come servizio alla crescita degli altri, e, prima di tutti, dei sacerdoti.
 

Questi sono chiamati a servire, nel loro ministero pastorale, integrati in un’azione pastorale di comunione o di insieme, come ci ricorda il Decreto conciliare Presbyterorum ordinis: «Nessun presbitero è quindi in condizione di realizzare a fondo la propria missione se agisce da solo e per proprio conto, senza unire le proprie forze a quelle degli altri presbiteri, sotto la guida di coloro che governano la Chiesa» (n. 7). Non si tratta di ritornare al passato, né di un semplice ritorno alle origini, ma di un ricupero del fervore delle origini, della gioia dell’inizio dell’esperienza cristiana, facendosi accompagnare da Cristo come i discepoli di Emmaus nel giorno di Pasqua, lasciando che la sua parola ci riscaldi il cuore, che il «pane spezzato» apra i nostri occhi alla contemplazione del suo volto. Soltanto così il fuoco della carità sarà ardente abbastanza da spingere ogni fedele cristiano a diventare dispensatore di luce e di vita nella Chiesa e tra gli uomini.

Prima di concludere, vorrei chiedervi, nella vostra qualità di presidenti e ministri della carità nella Chiesa, di rinvigorire in voi stessi e intorno a voi i sentimenti di misericordia e di compassione per essere in grado di rispondere alle situazioni di gravi carenze sociali. Si costituiscano organizzazioni e si perfezionino quelle già esistenti, perché siano in grado di rispondere con creatività ad ogni povertà, includendo quelle della mancanza di senso della vita e dell’assenza di speranza. È molto lodevole lo sforzo che fate per aiutare le diocesi più bisognose, soprattutto dei Paesi lusofoni. Le difficoltà, che adesso si fanno sentire di più, non vi facciano indebolire nella logica del dono. Continui ben viva, nel Paese, la vostra testimonianza di profeti della giustizia e della pace, difensori dei diritti inalienabili della persona, unendo la vostra voce a quella dei più deboli, che avete saggiamente motivato a possedere voce propria, senza temere mai di alzare la voce in favore degli oppressi, degli umiliati e dei maltrattati.

Mentre vi affido alla Madonna di Fatima, chiedendole di sostenervi maternamente nelle sfide in cui siete impegnati, perché siate promotori di una cultura e di una spiritualità di carità e di pace, di speranza e di giustizia, di fede e di servizio, di cuore vi imparto la mia Benedizione Apostolica, estendendola ai vostri familiari e alle comunità diocesane.

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14/05/2010 15:14

Nella seconda giornata del viaggio in Portogallo il Papa ricorda che la missione dei cristiani è un servizio evangelico all'uomo e alla società

La Chiesa in dialogo con le verità degli altri


 Per la Chiesa è l'ora dell'"audacia profetica", della ritrovata capacità di additare "nuovi mondi al mondo":  il Papa cita il poeta nazionale Luís de Camões per ricordare al Portogallo che il dialogo senza ambiguità e nel rispetto delle altre "verità" è una priorità alla quale i cristiani non possono sottrarsi. Perché - spiega - le diversità etniche, culturali e religiose non sono un ostacolo ma una risorsa per costruire "una cittadinanza mondiale fondata sui diritti umani e la responsabilità dei cittadini".
L'incontro con il mondo della cultura lusitana - momento centrale della seconda giornata del viaggio - ha offerto a Benedetto XVI l'occasione per ribadire l'importanza del dialogo tra cristianesimo e modernità. Un'opportunità già evidenziata martedì mattina nella conferenza stampa in aereo, quando il Pontefice aveva parlato dell'incontro tra fede e secolarismo come di una "chance" per un mondo sempre più pluralista e multiculturale.
L'annuncio della verità - ha sottolineato parlando mercoledì a intellettuali e artisti portoghesi - è "un servizio" che la Chiesa "offre alla società", aprendole "nuovi orizzonti di futuro, di grandezza e dignità". In questa missione i cristiani devono imparare a vivere insieme a chi non condivide la loro fede:  "la convivenza della Chiesa con il rispetto delle altre "verità", o con la verità degli altri - ha precisato - è un apprendistato che la Chiesa stessa sta facendo". Vincendo la tentazione di alzare steccati o scavare fossati, essa comprende che "in questo rispetto dialogante si possono aprire nuove porte alla trasmissione della verità".
Per Papa Ratzinger la strada maestra resta quella del concilio Vaticano II, col quale la Chiesa - ha ricordato - "partendo da una rinnovata consapevolezza della tradizione cattolica, prende sul serio e discerne, trasfigura e supera le critiche che sono alla base delle forze che hanno caratterizzato la modernità". In questo modo essa accoglie "il meglio delle istanze della modernità, da un lato superandole e, dall'altro evitando i suoi errori e vicoli senza uscita". Non a caso il Vaticano II "ha messo i presupposti per un autentico rinnovamento cattolico e per una nuova civiltà - la "civiltà dell'amore" - come servizio evangelico all'uomo e alla società".
Anche alla luce di questo insegnamento, la priorità pastorale è oggi quella di "fare di ogni donna e uomo cristiani una presenza raggiante della prospettiva evangelica in mezzo al mondo, nella famiglia, nella cultura, nell'economia, nella politica". Non bastano le strutture e i programmi ecclesiali - ha avvertito Benedetto XVI durante la messa celebrata martedì sera a Lisbona - tantomeno la mera distribuzione di poteri e funzioni. "Bisogna annunziare di nuovo con vigore e gioia - ha esortato - l'evento della morte e risurrezione di Cristo, cuore del cristianesimo, fulcro e sostegno della nostra fede".



(©L'Osservatore Romano - 13 maggio 2010)
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14/05/2010 15:15

L'oceano e la tradizione


Gli occhi di Benedetto XVI guardano lontano. Come è avvenuto a Lisbona, celebrando la messa sulle rive dell'oceano - davanti a una folla gioiosa e davvero immensa che, nello stringersi con affetto intorno al Papa, ha richiamato quella descritta nella lettura dell'Apocalisse - e parlando al mondo della cultura. Un mondo che l'ha saputo accogliere con un calore e un rispetto impressionanti ed esemplari, espressi dal decano delle arti del Paese, l'ultracentenario regista Manoel de Oliveira, nell'evocare gli angeli e la nostalgia per il paradiso perduto. Spazzando via così, ancora una volta e proprio come il vento che soffiava sul mare, analisi mediatiche segnate troppe volte da pessimismi non del tutto disinteressati.
Con lo sguardo fisso su Cristo e immerso pienamente nel "fiume vivo" della tradizione cattolica, Benedetto XVI ha celebrato la storia del Portogallo e parlato al Paese di oggi con serenità e apertura. E "Lisbona amica" - come il Papa l'ha definita - ha compreso bene il senso della visita, festeggiando l'ospite con entusiasmo, trasparente e toccante soprattutto nell'accoglienza semplice di tantissimi bambini, anche molto piccoli, assiepati con le loro maestre ai bordi delle strade a sventolare bandierine rosse e verdi, i colori della Nazione.
Il Portogallo, erede di una storia forte e coraggiosa, anche oggi è chiamato ad "additare nuovi mondi al mondo", come cantava il suo grande poeta Camões esaltando l'avventura di scoperte e missioni cristiane che hanno segnato i cinque continenti. Così come nel mondo contemporaneo i suoi uomini di cultura, con una vocazione comune a tutti gli intellettuali, possono parlare al cuore dell'umanità. Con loro la Chiesa vuole parlare e confrontarsi, cosciente del conflitto tra società che assolutizzano il presente e il patrimonio della tradizione.
Nella crisi della verità prodotta appunto dal conflitto drammatico fra presente e tradizione, la Chiesa, chiamata da sempre a "una missione di verità", sta nello stesso tempo facendo "un apprendistato" nella rispettosa convivenza con la verità degli altri. Nel solco tracciato dal Vaticano II e dal colloquio amichevole e inesausto di Paolo vi con il mondo:  grazie dunque a un rinnovamento cattolico consapevole della tradizione e che è in grado di assumere le critiche della modernità, inaugurata dalla riforma protestante e dall'illuminismo.
Con questa nuova consapevolezza, la Chiesa di Cristo (Ecclesiam suam) mantiene ferma - e non potrebbe essere altrimenti - la sua missione:  persuadere le donne e gli uomini di oggi a guardare lontano, "oltre le cose penultime", per cercare le ultime. Come i navigatori che attraversarono l'oceano sotto la protezione di santa Maria di Belém. E anche oggi vale la pena non smettere questa ricerca e seguire Gesù, sapendo che nonostante la distanza dei secoli è possibile "una vera e personale esperienza del Signore risorto". Senza troppo preoccuparsi di strutture e programmi, ancora una volta Benedetto XVI l'ha ripetuto:  Cristo "cammina sempre con la sua Chiesa", che nessuna potenza avversa potrà distruggere.

g. m. v.


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La mattinata di mercoledì 12 trascorsa da Benedetto XVI a Lisbona

Un incontro voluto per scuotere le coscienze


dal nostro inviato Nicola Gori

Un prolungato applauso ha salutato l'arrivo di Benedetto XVI nel centro culturale di Belém di Lisbona, mercoledì mattina 12 maggio. Un incontro, quello con il mondo della cultura, voluto dalla Conferenza episcopale del Portogallo, in un momento di grandi sfide per i fedeli lusitani. A cominciare dalla secolarizzazione, per arrivare all'immigrazione nel Paese di persone di altre religioni, al rispetto per la vita umana, alla crisi economica. Erano circa 1.500 gli esponenti del teatro, del cinema, della musica, dello spettacolo, della letteratura che si sono dati appuntamento al Centro di Belém per ascoltare il Pontefice.

Un pubblico molto diverso da quello che l'aveva accolto la sera precedente nel Terreiro do Paço, ma che lo ha ascoltato attentamente, quando ha citato alcuni versi del poema "Os Lusiadas" del maggior poeta lusitano, Luis de Camoes, e ha parlato della costruzione di una cittadinanza mondiale, fondata su diritti umani e responsabilità dei cittadini. Un richiamo che ha scosso il mondo della cultura, di cui si è fatto interprete il famoso e anziano regista Manuel de Oliveira.
In rappresentanza della Conferenza episcopale era il vescovo di Porto, monsignor Manuel Clemente, presidente della commissione che si occupa della cultura. Ha rivolto al Pontefice un breve saluto. Sia all'inizio dell'incontro, sia al termine, sono stati eseguiti alcuni brani musicali. In particolare, il coro Gulbenkian ha cantato il Magnificat, mentre il Pontefice salutava rappresentanti di comunità evangeliche e di altre religioni:  ebraica, hindù, islamica. Tra le numerose personalità presenti, il ministro della cultura, Isabel Alçada, il premio Pessoa Carrilho de Graça, il cantante di fado Carminho.
Il Centro culturale di Belém si trova nell'omonimo quartiere, tra il Mosteiro dos Jerónimos e la celebre Torre di Belém. La sua costruzione iniziò nel 1988; doveva essere uno spazio polivalente in previsione dei sei mesi di presidenza portoghese della Comunità Economica Europea. Vinsero il concorso per la realizzazione l'architetto italiano Vittorio Gregotti e il portoghese Manuel Salgado. Poi, nel 1993 fu trasformato in centro culturale e sede di conferenze. Attualmente ospita anche uno spazio espositivo e un museo del design con modelli risalenti al 1937.
Alla conclusione dell'incontro con il mondo della cultura, il Papa si è diretto alla nunziatura apostolica, dove l'attendevano il primo ministro José Sòcrates, i ministri degli esteri e della Repubblica oltre all'ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede. Durante il tragitto, moltissimi fedeli lo hanno salutato sventolando bandierine con i colori giallo e bianco del Vaticano e con calorosi applausi. Al suo arrivo il Papa ha ricevuto in omaggio da alcuni bambini un mazzo di fiori. All'incontro con i rappresentanti del governo portoghese hanno partecipato anche il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato e il nunzio apostolico, l'arcivescovo Rino Passigato.
La mattinata si è conclusa con un pranzo in nunziatura al quale hanno partecipato i membri del seguito stretto del Papa. Per brindare, il nunzio ha offerto un pregiato vino di Porto del 1815, anno della pace ritrovata con il Congresso di Vienna dopo un quarto di secolo di guerre. Alle 16 Benedetto XVI è partito alla volta di Fátima.


(©L'Osservatore Romano - 13 maggio 2010)
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14/05/2010 15:45

Grande entusiasmo per il Pontefice in tutte le strade attraversate dal corteo

I colori della festa per una grande manifestazione d'affetto


dal nostro inviato Nicola Gori

"Viva o Papa" era il grido della folla al passaggio della papamobile con la quale Benedetto XVI, nel pomeriggio di martedì 11 maggio, raggiungeva il Terreiro do Paço, la più grande piazza di Lisbona, dove lo attendevano circa 70.000 persone. Una festa di popolo, con migliaia di bandierine con i colori del Vaticano sventolate in una variegata coreografia. Striscioni augurali svettavano sulla gente che si era radunata per salutare il Pontefice. Per rendere ancora più suggestiva l'atmosfera, al suo arrivo, decine di palloncini bianchi e gialli sono stati lanciati verso il cielo. La forma della piazza a "u" terminante con due torri laterali, sembrava racchiudere in un abbraccio la grande folla che ha partecipato al primo incontro con il Papa a Lisbona. La presenza di Benedetto XVI ha coinvolto ogni quartiere della città. Si stima che circa 400.000 persone si siano riversate nelle strade e nelle piazze. Per capire le dimensioni dell'evento, basti ricordare che Lisbona conta circa 564.000 abitanti e tutta l'area metropolitana arriva a contarne 3.500.000.

Dal punto di vista scenografico, la città si è preparata in tempo per accogliere il Pontefice. Sui display posti agli angoli delle principali piazze e su quelli nei tram e negli autobus scorreva la scritta:  "Lisboa saúda o Papa", oppure "Bem-vindo Santo Pae". Su tutti i mezzi pubblici sventolavano anche due bandierine vaticane. Le barche sul fiume Tejo avevano issato il pavillon delle grandi parate. I traghetti salutavano il Pontefice con il suono delle sirene. Tutta la città è stata coinvolta in questo giorno di festa. Il sindaco Ántonio Costa ha espresso, a nome di tutti gli abitanti di Lisbona, la gioia e la stima per Benedetto XVI, consegnandogli le chiavi della città. Le autorità civili e le altre componenti della società hanno voluto esprimere la loro simpatia e presentare i loro omaggi al Papa. Si sono distinti i tre club calcistici della città:  i calciatori Rui Costa e Nuno Gomes, con il presidente del Benfica, gli hanno regalato una maglia della squadra con stampato il nome "Benedetto XVI" e firmata dai calciatori. La stessa cosa hanno fatto le squadre dello Sporting, con il presidente Bettencourt, e quella del Belenenses. Gli è stato poi offerto, in segno di ringraziamento, un dipinto raffigurante Nuno di Santa Maria, un santo molto amato dai portoghesi e da Benedetto XVI canonizzato il 26 aprile 2009.

Prima di celebrare la messa - l'altare era stato allestito in riva al fiume - il Pontefice ha fatto il giro della piazza in papamobile. Per salutare meglio i numerosi giovani e i fedeli ha aperto il finestrino del veicolo e si è affacciato. Un tappeto, composto da circa 10.000 fiori donati dai coltivatori dell'isola di Madeira, ha ornato l'altare. Circondato dai vescovi del Portogallo, con il patriarca di Lisbona, cardinale José da Cruz Policarpo, e dal seguito, il Pontefice ha guidato la processione introitale al canto del "Tu es Petrus", intonato dal coro composto da circa 300 persone provenienti dai vari cori di Lisbona e accompagnato da un centinaio di orchestrali. Anche qualche numero dei concelebranti può rendere l'idea della grande partecipazione della gente:  400 sacerdoti hanno distribuito più di 40.000 comunioni, 500 diaconi, 100 seminaristi, 400 accoliti, 300 cadetti delle forze armate hanno accompagnato i presbiteri nel distribuire le ostie consacrate.

Ogni particolare ricordava il coinvolgimento della città per la visita del Papa. L'altare, è stato ideato da Jorge Assis; si è ispirato ai ciottoli spaccati del Tejo, pietre caratteristiche di Lisbona. Nel linguaggio simbolico questo riferimento voleva rappresentare il significato che i lusitani annettono al legame con l'oceano, nel quale si apre il grande estuario del fiume, strada privilegiata per i navigatori portoghesi che proprio attraversando l'Oceano hanno scoperto nuove terre e permesso al Vangelo di raggiungere popoli lontani. Il tono blu del pavimento dell'altare richiamava il colore dell'acqua che scorreva alle spalle dei celebranti.

Prima dell'inizio della messa, il patriarca di Lisbona ha rivolto un breve saluto al Papa e gli ha offerto in omaggio una reliquia di san Vicente, a ricordo della visita. Il Pontefice ha ricambiato con un prezioso calice. Nell'omelia ha ricordato tra l'altro l'impegno missionario del Paese che nel passato ha diffuso la fede nei cinque continenti. Al termine della messa, Benedetto XVI ha pronunciato un breve discorso per commemorare i 50 anni della fondazione del santuario di Cristo Rei di Almada, sulla riva opposta del Tejo, proprio sulla collina che sovrasta la città. Un monumento che ricorda la statua di Cristo Re a Rio de Janeiro, in Brasile, visibile da ogni parte di Lisbona. Si tratta di una statua del Cristo con le braccia aperte, alta 28 metri, collocata su una base di cemento di 82 metri. Venne fatta scolpire negli anni Trenta dall'arcivescovo di Lisbona Manuel Gonçalves Cerejeira. Benedetto XVI - che ha donato al santuario una casula consegnata al vescovo di Setubal, monsignor Gilberto Délio Gonçalves Canavarro dos Reis, e al rettore Alberto Sezinando - sorvolerà il monumento lasciando la capitale per recarsi a Fátima mercoledì pomeriggio 12 maggio.

Il Terreiro do Paço, attuale praça do Comércio, è un luogo simbolico per i portoghesi:  al suo posto sorgeva il palazzo reale distrutto nel terribile terremoto del 1° novembre 1755 che spazzò via tre quarti di città. Gli abitanti di Lisbona la chiamano ancora con il nome di Terrazza del Palazzo in ricordo dell'antica dimora reale. La piazza venne ridisegnata nel XVIii secolo in stile pombalino, dal nome del celebre marchese di Pombal, al quale si deve la riqualificazione della città. Il 1° febbraio 1908 vi venne assassinato il penultimo re del Portogallo Carlo i, detto "O martirizado", prima che venisse proclamata la repubblica, due anni dopo. La nuova denominazione di piazza del commercio sottolinea il suo attuale ruolo nell'economia della città.

Terminata la celebrazione, il Pontefice è rientrato in nunziatura, dove si è affacciato al balcone per salutare i numerosi giovani che si erano radunati per cantare in suo onore. Il Papa ha rivolto loro un breve saluto e li ha benedetti.


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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA (11 – 14 MAGGIO 2010)

Santa Messa nel Grande Piazzale di Avenida dos Aliados (Porto, 14 maggio 2010)

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli e Sorelle,

«Sta scritto […] nel libro dei Salmi: […] il suo incarico lo prenda un altro. Bisogna dunque che […] uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione» (At 1, 20-22). Così disse Pietro, leggendo ed interpretando la parola di Dio in mezzo ai suoi fratelli, radunati nel Cenacolo dopo l’Ascensione di Gesù al Cielo. Fu scelto Mattia, che era stato testimone della vita pubblica di Gesù e del suo trionfo sulla morte, restandogli fedele sino alla fine, nonostante l’abbandono di molti. La «sproporzione» tra le forze in campo che oggi ci spaventa, già duemila anni fa stupiva coloro che vedevano e ascoltavano Cristo. C’era soltanto Lui, dalle sponde del Lago di Galilea fino alle piazze di Gerusalemme, solo o quasi solo nei momenti decisivi: Lui in unione con il Padre, Lui nella forza dello Spirito. Eppure è avvenuto che, alla fine, dallo stesso amore che ha creato il mondo, la novità del Regno è spuntata come piccolo seme che germina dalla terra, come scintilla di luce che irrompe nelle tenebre, come alba di un giorno senza tramonto: È Cristo risorto. Ed è apparso ai suoi amici, mostrando loro la necessità della croce per giungere alla risurrezione.

Un testimone di tutto ciò cercava Pietro in quel giorno. Presentati due, il Cielo ha designato «Mattia, che fu associato agli undici apostoli» (At 1,26). Oggi celebriamo la sua gloriosa memoria in questa «Città Invitta», che si è rivestita di festa per accogliere il Successore di Pietro. Rendo grazie a Dio per avermi portato in mezzo a voi, incontrandovi attorno all’altare.

Il mio cordiale saluto va a voi, fratelli e amici della città e diocesi di Porto, a quelli che sono venuti dalla provincia ecclesiastica del nord di Portogallo e anche dalla vicina Spagna, e a quanti altri sono in comunione fisica o spirituale con questa nostra assemblea liturgica. Saluto il Vescovo di Porto, Mons. Manuel Clemente, che ha desiderato con grande sollecitudine la mia visita, che mi ha accolto con grande affetto e si è fatto interprete dei vostri sentimenti all’inizio di quest’Eucaristia. Saluto i suoi Predecessori e gli altri Fratelli nell’Episcopato, i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, e i fedeli laici, con un pensiero particolare verso quanti sono coinvolti nel dare dinamicità alla Missione diocesana e, più in concreto, nella preparazione di questa mia Visita. So che essa ha potuto contare sull’effettiva collaborazione del Sindaco di Porto e di altre Autorità pubbliche, molte delle quali mi onorano con la loro presenza; approfitto di questo momento per salutarle e augurare ad esse, e a quanti rappresentano e servono, i migliori successi per il bene di tutti.

«Bisogna che uno divenga testimone, insieme a noi, della risurrezione», diceva Pietro. E il suo attuale Successore ripete a ciascuno di voi: Miei fratelli e sorelle, bisogna che diventiate con me testimoni della risurrezione di Gesù. In effetti, se non sarete voi i suoi testimoni nel vostro ambiente, chi lo sarà al vostro posto? Il cristiano è, nella Chiesa e con la Chiesa, un missionario di Cristo inviato nel mondo. Questa è la missione improrogabile di ogni comunità ecclesiale: ricevere da Dio e offrire al mondo Cristo risorto, affinché ogni situazione di indebolimento e di morte sia trasformata, mediante lo Spirito Santo, in occasione di crescita e di vita. A tale scopo, in ogni celebrazione eucaristica, ascolteremo più attentamente la Parola di Cristo e gusteremo assiduamente il Pane della sua presenza. Ciò farà di noi testimoni e, più ancora, portatori di Gesù risorto nel mondo, recandolo ai diversi settori della società e a quanti in essi vivono e lavorano, diffondendo quella «vita in abbondanza» (cfr Gv 10,10) che Egli ci ha guadagnato con la sua croce e risurrezione e che sazia i più legittimi aneliti del cuore umano.
 

Nulla imponiamo, ma sempre proponiamo, come Pietro ci raccomanda in una delle sue lettere: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3,15). E tutti, alla fine, ce la domandano, anche coloro che sembrano non domandarla.

Per esperienza personale e comune, sappiamo bene che è Gesù colui che tutti attendono. Infatti le più profonde attese del mondo e le grandi certezze del Vangelo si incrociano nell’irrecusabile missione che ci compete, poiché «senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia. Di fronte agli enormi problemi dello sviluppo dei popoli che quasi ci spingono allo sconforto e alla resa, ci viene in aiuto la parola del Signore Gesù Cristo che ci fa consapevoli: “Senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5), e c’incoraggia: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20)» (Benedetto XVI, Enc. Caritas in veritate, 78).

Tuttavia, se questa certezza ci consola e ci tranquillizza, non ci esime dall’andare incontro agli altri.

Dobbiamo vincere la tentazione di limitarci a ciò che ancora abbiamo, o riteniamo di avere, di nostro e di sicuro: sarebbe un morire a termine, in quanto presenza di Chiesa nel mondo, la quale, d’altronde, può soltanto essere missionaria nel movimento diffusivo dello Spirito. Sin dalle sue origini, il popolo cristiano ha avvertito con chiarezza l’importanza di comunicare la Buona Novella di Gesù a quanti non lo conoscevano ancora.

In questi ultimi anni, è cambiato il quadro antropologico, culturale, sociale e religioso dell’umanità; oggi la Chiesa è chiamata ad affrontare nuove sfide ed è pronta a dialogare con culture e religioni diverse, cercando di costruire insieme ad ogni persona di buona volontà la pacifica convivenza dei popoli. Il campo della missione ad gentes si presenta oggi notevolmente ampliato e non definibile soltanto in base a considerazioni geografiche; in effetti ci attendono non soltanto i popoli non cristiani e le terre lontane, ma anche gli ambiti socio-culturali e soprattutto i cuori che sono i veri destinatari dell’azione missionaria del popolo di Dio.

Si tratta di un mandato il cui fedele compimento «deve procedere per la stessa strada seguita da Cristo, la strada, cioè, della povertà, dell’obbedienza, del servizio e dell’immolazione di se stesso fino alla morte, da cui uscì vincitore con la sua risurrezione» (Decr. Ad gentes, 5). Sì! Siamo chiamati a servire l’umanità del nostro tempo, confidando unicamente in Gesù, lasciandoci illuminare dalla sua Parola: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» (Gv 15,16). Quanto tempo perduto, quanto lavoro rimandato, per inavvertenza su questo punto! Tutto si definisce a partire da Cristo, quanto all’origine e all’efficacia della missione: la missione la riceviamo sempre da Cristo, che ci ha fatto conoscere ciò che ha udito dal Padre suo, e siamo investiti in essa per mezzo dello Spirito, nella Chiesa. Come la Chiesa stessa, opera di Cristo e del suo Spirito, si tratta di rinnovare la faccia della terra partendo da Dio, sempre e solo da Dio!

Cari fratelli e amici di Porto, alzate gli occhi verso Colei che avete scelto come patrona della città, l’Immacolata Concezione.
L’Angelo dell’annunciazione ha salutato Maria come «piena di grazia», significando con quest’espressione che il suo cuore e la sua vita erano totalmente aperti a Dio e, perciò, completamente invasi dalla sua grazia. Che Ella vi aiuti a fare di voi stessi un «sì» libero e pieno alla grazia di Dio, affinché possiate essere rinnovati e rinnovare l’umanità attraverso la luce e la gioia dello Spirito Santo.

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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA (11 – 14 MAGGIO 2010)

SALUTO AI FEDELI DI PORTO AL TERMINE DELLA SANTA MESSA

Conclusa la Celebrazione Eucaristica, il Papa si affaccia al balcone del palazzo del Municipio di Porto per salutare i fedeli presenti nell’Avenida dos Aliados.
Pubblichiamo di seguito le parole di saluto del Santo Padre:

SALUTO DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli e Amici,

Sono felice di trovarmi in mezzo a voi e vi ringrazio per la festosa e cordiale accoglienza che mi avete riservata nella città di Porto, la «Città della Vergine». Alla sua materna protezione affido le vostre vite e famiglie, le vostre comunità e strutture al servizio del bene comune, in particolare le università di questa città i cui studenti si sono dati appuntamento qui e mi hanno manifestato la loro gratitudine e la loro adesione al magistero del Successore di Pietro. Grazie per la presenza e per la testimonianza della vostra fede. Voglio ancora una volta ringraziare tutti quelli che hanno collaborato, in diverse maniere, alla preparazione e alla realizzazione di questa mia visita, per la quale vi siete preparati soprattutto con la preghiera.
Volentieri avrei accettato l’invito a prolungare la mia permanenza nella vostra città, ma non mi è possibile. Permettetemi, dunque, di partire, abbracciandovi tutti affettuosamente in Cristo, nostra Speranza, mentre vi benedico nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

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14/05/2010 16:08

Pope Benedict XVI salutes faithfuls from the Council balcony on Aliados Avenue in Porto on May 14, 2010 after leading a mass on the last day of his official visit to Portugal. Pope Benedict XVI celebrated mass in Portugal's northern city of Porto on May 14, wrapping up a four-day visit where huge crowds have shown support for the pontiff as he battles a paedophile priest scandal.
A woman at a window follows the mass celebrated by Pope Benedict XVI in Porto Friday, May 14 2010, closing his four-day visit to Portugal. Pope Benedict XVI wrapped up a trip to Portugal on Friday with an appeal to spread the faith, capping a pilgrimage marked by an explicit admission of church guilt in the clerical abuse scandal with a fresh bid to move beyond the crisis.
Pope Benedict XVI (C) is assisted as he prays during a mass held on Aliados Avenue in Porto on May 14, 2010 on the last day of his official visit to Portugal. Pope Benedict XVI celebrated mass in Portugal's northern city of Porto on May 14, wrapping up a four-day visit where huge crowds have shown support for the pontiff as he battles a paedophile priest scandal.
Pope Benedict XVI participates at a mass on Aliados Avenue in Porto on May 14, 2010 on the last day of his official visit to Portugal. Pope Benedict XVI celebrated mass in Portugal's northern city of Porto on May 14, wrapping up a four-day visit where huge crowds have shown support for the pontiff as he battles a paedophile priest scandal.
Pope Benedict XVI leaves the Porto council at the Aliados Avenue in Porto, on May 14, 2010, after celebrating a mass on the last day of a four-day visit where huge crowds have shown support for the pontiff as he battles a paedophile priest scandal.
CROPPED VERSION Pope Benedict XVI salutes faithfuls from the Council balcony on Aliados Avenue in Porto on May 14, 2010 after leading a mass on the last day of his official visit to Portugal. Pope Benedict XVI celebrated mass in Portugal's northern city of Porto on May 14, wrapping up a four-day visit where huge crowds have shown support for the pontiff as he battles a paedophile priest scandal.
People in downtown Porto, Portugal watch a video screen showing the arrival of Pope Benedict XVI  to celebrate a mass closing his four-day visit to Portugal Friday May 14, 2010. Pope Benedict XVI wrapped up a trip to Portugal on Friday with an appeal to spread the faith, capping a pilgrimage marked by an explicit admission of church guilt in the clerical abuse scandal with a fresh bid to move beyond the crisis.
People follow form balconies the mass celebrated by Pope Benedict XVI in Porto Friday, May 14, 2010, closing his four-day visit to Portugal. Pope Benedict XVI is wrapping up a trip to Portugal that has been marked by an explicit admission of church guilt in the clerical abuse scandal and efforts to move beyond the crisis.
People wait for the arrival of Pope Benedict XVI  in downtown Porto Friday, May 14, 2010, to celebrate a mass closing his four-day visit to Portugal. Pope Benedict XVI is wrapping up a trip to Portugal that has been marked by an explicit admission of church guilt in the clerical abuse scandal and efforts to move beyond the crisis.
Pope Benedict XVI blesses the faithful as he arrives at Avenida dos Aliados to celebrate a mass in Porto, Portugal, Friday, May 14, 2010. Pope Benedict XVI is wrapping up a trip to Portugal that has been marked by an explicit admission of church guilt in the clerical abuse scandal and efforts to move beyond the crisis.
A priest uses his mobile phone to take pictures of Pope Benedict XVI as he arrives to celebrate a mass in Porto Friday, May 14 2010, closing his four-day visit to Portugal.
Pope Benedict XVI talks with Portuguese President Anibal Cavaco Silva and his wife Maria Cavaco Silva, left, after celebrating a mass in Porto Friday, May 14, 2010, closing his four-day visit to Portugal.
A child attends Pope Benedict XVI's  mass ceremony at Avenida dos Aliados in Downtown Porto, on May 14, 2010, on the last day of his four-day visit to Portugal. By forthrightly recognising the Roman Catholic Church's responsibility in the paedophile priest scandal on a trip to Portugal, the pope signalled a clear shift in the Vatican's handling of the crisis, analysts said.
Pope Benedict XVI wipes his nose during an outdoor mass in the Avenida dos Aliados square in Porto, northern Portugal, May 14, 2010. The Pope is in Portugal on a four-day pastoral visit.
Pope Benedict XVI (C) looks on during an outdoor mass in the Avenida dos Aliados square in Porto, northern Portugal May 14, 2010. The Pope is in Portugal on a four-day pastoral visit.
Pope Benedict XVI (2L) celebrates mass at the Aliados Avenue in Port on May 14, 2010 during the last day of his official visit to Portugal. Greeted by huge supportive crowds during his trip, Pope Benedict XVI faced unambiguously the Church's responsibility in the paedophile priest scandal.
Pope Benedict XVI (2R) walks to the altar upon his arrival to celebrates mass in Port on May 14, 2010. Pope Benedict XVI holds the last outdoor mass of his landmark tour to Portugal where massive crowds have shown support for the pontiff as he battles a priest abuse scandal.
Pope Benedict XVI arrives in his Popemobile to lead a mass on the Aliados Avenue in Porto on May 14, 2010 on the last day of his official visit to Portugal. Pope Benedict XVI on May 14 holds the last outdoor mass of his landmark tour to Portugal where massive crowds have shown support for the pontiff as he battles a priest abuse scandal.
Pope Benedict XVI arrives in the Popemobile to celebrate mass in Porto on May 14, 2010. Pope Benedict XVI on Friday holds the last outdoor mass of his landmark tour to Portugal where massive crowds have shown support for the pontiff as he battles a priest abuse scandal.
People hold up banners welcoming Pope Benedict XVI as he arrives in his Popemobile to celebrate a mass at the Aliados Avenue in Porto on May 14, 2010, during the last day of his official visit to Portugal. Wrapping up a four-day visit, huge crowds have shown support for the pontiff as he battles a paedophile priest scandal.
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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN PORTOGALLO NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA (11 – 14 MAGGIO 2010)

CERIMONIA DI CONGEDO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI PORTO

Alle ore 13.30, all’aeroporto internazionale di Porto, ha luogo la Cerimonia di congedo. Dopo gli onori militari e l’esecuzione degli inni e prima del discorso del Presidente della Repubblica del Portogallo, S.E. il Sig. Aníbal Cavaco Silva, il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Presidente della Repubblica,
Illustri Autorità,
Amati Fratelli nell’Episcopato
Cari amici,

Al termine della mia visita, rivive nel mio spirito la densità di tanti momenti vissuti in questo pellegrinaggio in Portogallo. Custodita nell’anima porto la cordialità della vostra affettuosa accoglienza, la forma tanto calorosa e spontanea con la quale si sono cementati i vincoli di comunione con i gruppi che ho potuto contattare, l’impegno che ha significato la preparazione e la realizzazione del programma pastorale.

In questo momento di congedo, esprimo a tutti la mia sincera gratitudine: al Signor Presidente della Repubblica, che mi ha onorato con la sua presenza da quando sono arrivato qui, ai miei fratelli Vescovi con i quali ho rinnovato la profonda unione nel servizio del Regno di Cristo, al Governo e a tutte le autorità civili e militari, che si sono prodigate con visibile dedizione lungo l’intero viaggio. Vi auguro ogni bene! I mezzi di comunicazione sociale mi hanno permesso di arrivare a molte persone, alle quali non era possibile vedermi da vicino. Anche a loro mi sento molto grato.

A tutti i portoghesi, cattolici o no, agli uomini e alle donne che vivono qui, anche se non sono nati qui, va il mio saluto nel momento di congedarmi da voi. Non cessi di crescere tra voi la concordia, che è essenziale per una salda coesione, via necessaria per affrontare con responsabilità comune le sfide che vi stanno dinnanzi. Continui questa gloriosa Nazione a manifestare la grandezza d’animo, il profondo senso di Dio, l’apertura solidale, retta da principi e valori impregnati di umanesimo cristiano. A Fatima, ho pregato per il mondo intero chiedendo che il futuro porti maggiore fraternità e solidarietà, un maggiore rispetto reciproco e una rinnovata fiducia e confidenza in Dio, nostro Padre che è nei cieli.

È stata per me una gioia essere testimone della fede e della devozione della comunità ecclesiale portoghese. Ho potuto vedere l’entusiasmo dei bambini e dei giovani, la fedele adesione dei presbiteri, dei diaconi e dei religiosi, la dedizione pastorale dei Vescovi, la voglia di ricercare la verità e la bellezza evidente nel mondo della cultura, la creatività degli operatori della pastorale sociale, il vibrare della fede dei fedeli nelle diocesi che ho visitato. Il mio desiderio è che la mia visita divenga incentivo per un rinnovato ardore spirituale e apostolico. Che il Vangelo venga accolto nella sua integralità e testimoniato con passione da ogni discepolo di Cristo, affinché esso si riveli come lievito di autentico rinnovamento dell’intera società!

Scenda sul Portogallo e su tutti i suoi figli e le sue figlie la mia Benedizione Apostolica, portatrice di speranza, di pace e di coraggio, che imploro da Dio per l’intercessione di Nostra Signora di Fatima, alla quale vi rivolgete con tanta fiducia e saldo amore. Continuiamo a camminare nella speranza! Addio!

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14/05/2010 20:21

Pope Benedict XVI (R) and Portuguese President Anibal Cavaco Silva (L) attend the farewell ceremony at Sa Carneiro airport in Porto on May 14, 2010. Pope Benedict XVI wrapped up today a four-day visit to Portugal, buoyed by massive public support after he signalled an important shift in the Vatican's handling of the paedophile priest scandal. Benedict celebrated the last of three giant open air masses in the northern city of Porto, arriving from Fatima where authorities about 500,000 people packed the small shrine town.
Pope Benedict XVI (R) and Portuguese President Anibal Cavaco Silva (L) descend from the raised platform during the fairwell ceremony at Sa Carneiro airport in Porto on May 14, 2010. Pope Benedict XVI flew out of Porto airport Friday, wrapping up a four-day visit to Portugal where huge crowds have shown support for the pontiff as he battles a paedophile priest scandal.
Pope Benedict XVI (L) and Portuguese President Anibal Cavaco Silva (R) attend the farewell ceremony at Sa Carneiro airport in Porto on May 14, 2010. Pope Benedict XVI wrapped up on May 14 a four-day visit to Portugal, buoyed by massive public support after he signalled an important shift in the Vatican's handling of the paedophile priest scandal.
Pope Benedict XVI prepares to read his speech during the farewell ceremony attended Portuguese President Anibal Cavaco Silva (unseen) at Sa Carneiro airport in Porto on May 14, 2010. Pope Benedict XVI wrapped up Friday a four-day visit to Portugal, buoyed by massive public support after he signalled an important shift in the Vatican's handling of the paedophile priest scandal.
Pope Benedict XVI (C) walks under an umbrello held by his personal secretary Georg Gaenswein as he disembarks from an Air Portugal plane, at the end of his  visit to Portugal on May 14, 2010 at Ciampino airport in Rome. Pope Benedict XVI touched down in Rome after a four-day visit to Portugal where huge crowds showed support for the pontiff as he battles a paedophile priest scandal.
Pope Benedict XVI (C) boards his helicopter after leaving an Air Portugal plane, at the end of his  visit to Portugal on May 14, 2010 at Ciampino airport in Rome. Pope Benedict XVI touched down in Rome after a four-day visit to Portugal where huge crowds showed support for the pontiff as he battles a paedophile priest scandal.
Pope Benedict XVI boards a helicopter for his Vatican residence after arriving at the end of his pastoral visit to Portugal, at Ciampino international airport in Rome May 14, 2010.
Pope Benedict XVI waves from the door of the airplane as he boards at Sa Carneiro airport in Porto on May 14, 2010. Pope Benedict XVI flew out of Porto airport Friday, wrapping up a four-day visit to Portugal where huge crowds have shown support for the pontiff as he battles a paedophile priest scandal.
People hold up banners welcoming Pope Benedict XVI as he arrives in his Popemobile to celebrate a mass at the Aliados Avenue in Porto on May 14, 2010, during the last day of his official visit to Portugal. Wrapping up a four-day visit, huge crowds have shown support for the pontiff as he battles a paedophile priest scandal.
People wave flags and banners reading in Portuguese 'Welcome Pope Benedict XVI ' as Pope Benedict XVI arrives in his Popemobile to celebrate a mass at the Aliados Avenue in Porto on May 14, 2010, during the last day of his official visit to Portugal. Pope Benedict XVI celebrated mass in Portugal's northern city of Porto, wrapping up a four-day visit where huge crowds have shown support for the pontiff as he battles a paedophile priest scandal.
Faithfuls wave at Pope Benedict XVI (L) as he arrives on Aliados Avenue in Porto to lead a mass on May 14, 2010 on the last day of his official visit to Portugal. Pope Benedict XVI celebrated mass in Portugal's northern city of Porto on May 14, wrapping up a four-day visit where huge crowds have shown support for the pontiff as he battles a paedophile priest scandal.
An army helicopter circles above the Aliados Avenue in Porto as Pope Benedict XVI arrives to lead a mass on May 14, 2010. Pope Benedict XVI on May 14 holds the last outdoor mass of his landmark tour to Portugal where massive crowds have shown support for the pontiff as he battles a priest abuse scandal.

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Benedetto XVI conclude il viaggio in Portogallo
ribadendo che la Chiesa è pronta a dialogare con culture e religioni

Rinnovati dall'amore per trasformare il mondo


L'attualità della missione profetica di Fátima di fronte ai gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo o individuo

Solo cristiani che imparano da Dio a essere persone "per gli altri" possono toccare il cuore degli uomini e trasformare il mondo. Nel lasciare il Portogallo venerdì 14 maggio, a conclusione del viaggio iniziato lo scorso martedì, il Papa conferma la concretezza profetica del messaggio di Fátima.  E ribadisce che il compito della Chiesa oggi è quello di "dialogare con culture e religioni diverse, cercando di costruire insieme a ogni persona di buona volontà la pacifica convivenza dei popoli". Si tratta - spiega nell'omelia della messa celebrata in mattinata a Porto - di "rinnovare la faccia della terra partendo da Dio, sempre e solo da Dio". Perché nella missione dei credenti al servizio dell'umanità - assicura - "tutto si definisce a partire da Cristo".
Di concordia Benedetto XVI torna a parlare al momento del congedo dal Paese, ricordando che essa è "essenziale per una salda coesione" e "necessaria per affrontare con responsabilità comune le sfide" che attendono la popolazione lusitana. Nell'ultimo discorso prima della partenza il Pontefice raccomanda ai portoghesi di coniugare sempre "il profondo senso di Dio" con "l'apertura solidale" ai valori dell'umanesimo cristiano. E rivela:  "A Fátima ho pregato per il mondo intero chiedendo che il futuro porti maggiore fraternità e solidarietà, un maggiore rispetto reciproco e una rinnovata fiducia e confidenza in Dio".
Proprio dalla cittadina portoghese legata alle apparizioni mariane del 1917 il Papa aveva rilanciato l'attualità della "missione profetica" del messaggio della Vergine di fronte ai "gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo" ancora prevalenti nella storia dell'umanità. La fede in Dio - aveva sottolineato nella messa celebrata giovedì mattina sulla spianata del santuario - "apre all'uomo l'orizzonte di una speranza certa":  a patto che egli si abbandoni "pieno di fiducia nelle mani dell'Amore che sostiene il mondo".
Forza di trasformazione e "legge fondamentale della perfezione umana", l'amore - aveva poi ribadito incontrando gli organismi della pastorale sociale - è alla radice della "proposta creativa" della Chiesa di fronte alle esigenze dello "sviluppo umano integrale". Da qui la necessità di "formare una nuova generazione di leader servitori" capaci di sottrarre l'attività caritativa alla logica dell'efficienza e della visibilità o agli influssi della politica e delle ideologie, per guardare unicamente al bene comune e ai bisogni delle persone. Un impegno, questo, che il Papa non considera monopolio esclusivo dei laici. Tanto che ai presuli del Paese, incontrati giovedì sera a Fátima, ha ricordato che autorità, responsabilità e paternità episcopale non vanno mai separate dal compito di essere "profeti della giustizia e della pace" e "voce dei più deboli", in particolare "degli oppressi, degli umiliati e dei maltrattati".



(©L'Osservatore Romano - 14-15 maggio 2010)
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