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Intervento della Santa Sede alla 12ª sessione ordinaria del Consiglio dei diritti dell'uomo

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2009 06:37
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26/09/2009 06:37

Intervento della Santa Sede alla 12ª sessione ordinaria del Consiglio dei diritti dell'uomo

La persona umana al centro delle politiche economiche e sociali


Pubblichiamo una traduzione italiana dell'intervento pronunciato il 22 settembre dall'arcivescovo Silvano M. Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Ufficio delle Nazioni Unite e Istituzioni Specializzate a Ginevra, in occasione della dodicesima sessione ordinaria del Consiglio dei diritti dell'uomo.

Signor Presidente,
l'attuale crisi finanziaria mostra il grado d'interdipendenza globale delle economie nazionali. Rischia anche di mettere a repentaglio gli sforzi della comunità internazionale per soddisfare il Millennio e altri obiettivi di sviluppo in numerosi Paesi. Inoltre, potrebbe causare una riduzione del finanziamento pubblico e privato di reti nazionali di previdenza sociale e minare quindi il godimento dei diritti umani non solo da parte dei segmenti più poveri e deboli della popolazione, ma anche da parte di altri gruppi colpiti negativamente dalla crisi. Riteniamo che un fattore chiave per mitigare gli effetti avversi della crisi sia porre la persona umana al centro delle politiche economiche e sociali a livello internazionale e nazionale.
La Delegazione della Santa Sede considera l'attuale dibattito sul diritto allo sviluppo, che si svolge in questo Consiglio e nei suoi organismi, un'occasione opportuna per rafforzare l'impegno internazionale per l'esercizio di questo diritto e per trasformare questa volontà politica in azione concreta. Il raggiungimento dello sviluppo non implica solo l'eliminazione della povertà materiale, ma anche principi e valori a guida di economie e società in tutti i Paesi indipendentemente dal loro livello di reddito procapite. Inoltre, nella maggior parte dei Paesi, inclusi quelli ad alto reddito, si corre il rischio di un deterioramento della situazione economica e sociale a causa del crescente numero di persone colpite da nuove forme di povertà, esclusione sociale ed emarginazione. Inutile dire che queste ineguaglianze economiche e sociali fra Paesi rischiano di divenire significativamente più profonde a causa della crisi finanziaria. Per questi motivi, la mia Delegazione osserva con interesse l'opera svolta dalla Task Force per creare una lista di criteri del diritto allo sviluppo e di sottocriteri operativi relativi a tre elementi principali:  sviluppo incentrato sull'uomo, un ambiente adatto nonché giustizia sociale ed equità. Riteniamo che un accordo globale su tali criteri possa costituire un passo fondamentale non solo verso l'attuazione della Dichiarazione del 1986, ma anche verso la considerazione sistematica della persona umana e della sua dignità e dei suoi diritti intrinseci nella elaborazione di politiche di sviluppo a tutti i livelli.
Nel contesto del processo di sviluppo, la persona umana non è solo un fruitore di aiuto, ma anche un autore reale del proprio sviluppo e dei rapporti fra popolazioni e fra persone. Come riaffermato dalla recente Enciclica Caritas in Veritate:  "l'uomo infatti è l'autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale" (n. 25). Sosteniamo l'approccio della Task Force basato su uno sviluppo totale e incentrato sull'uomo, che implichi l'indivisibilità e l'interdipendenza di tutti i diritti umani così come l'importanza non solo dei risultati dello sviluppo, ma anche del processo stesso di realizzazione dello sviluppo e della sua sostenibilità. La mia Delegazione ritiene anche che l'elemento culturale del diritto allo sviluppo, definito nella Dichiarazione del 1986, non può essere completo senza includervi le dimensioni etiche e spirituali della persona. Queste dimensioni qualitative dovrebbero essere presenti fra i criteri incentrati sull'uomo di questo diritto elaborati dalla Task Force.
È importante sostenere l'idea della Task Force del dovere degli Stati di creare, individualmente e collettivamente, un ambiente adatto alla realizzazione del diritto allo sviluppo. Quindi gli Stati sono chiamati a rimuovere gli ostacoli allo sviluppo consistenti nella violazione dei diritti umani e la comunità internazionale è esortata a sostenere il processo di sviluppo, in particolare nei Paesi più poveri. In questo contesto, uil principio di soladarietà è particolarmente rilevante. La solidarietà e la sussidiarietà si possono considerare complementari. Sebbene la prima riguardi la mobilitazione di risorse economiche e umane per lo sviluppo, la seconda contribuisce a identificare il livello più appropriato di decisionalità di intervento. Il principio di sussidiarietà può, dunque, essere visto come un criterio trasversale per la creazione di un ambiente idoneo al diritto allo sviluppo. Infatti permette la partecipazione dei beneficiari dell'aiuto al processo di sviluppo attraverso il responsabile esercizio della loro libertà e delle loro doti.
Infine, sosteniamo l'adozione di criteri di giustizia sociale e di equità che implichino imperativi morali promotori che inducono azioni a tutela dei diritti umani e una condivisione equa dei benefici dello sviluppo, inclusi, fra gli altri, l'accesso al cibo, l'educazione abitativa, la sanità e l'impiego. Seguiamo con interesse anche l'opera generale della Task Force e del Gruppo di Lavoro volti a identificare criteri operativi per il diritto allo sviluppo e a dialogare con chi si occupa di riduzione della povertà, trasferimento del debito, trasferimento di tecnologie e altri partenariati globali. Riteniamo che quest'opera stia preparando il terreno per far sì che gli Stati e la comunità internazionale riducano concretamente le disparità sociali ed economiche che sono troppo spesso causa di violazioni della dignità e dei diritti umani.


(©L'Osservatore Romano - 26 settembre 2009)
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