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Il Patriarca Bartolomeo e il lungo viaggio dell'unità della Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2009 19:06
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Il metropolita Gennadios alla sessione plenaria di Fede e costituzione del Wcc

Rinnovamento ecclesiologico e ricerca dell'unità


Kolympari, 12. Un nuovo tipo di approccio ecclesiologico per promuovere una dottrina "più di convergenza", che dia maggiore spazio alla discussione, allo studio e all'arricchimento reciproco. In sintesi, un "rinnovamento ecclesiologico" sia nell'ecumenismo sia nel lavoro teologico che, partendo dall'elaborazione dei documenti fin qui prodotti sulla materia, eviti "il rischio di ripetere semplicemente posizioni già note". È ciò che propone il metropolita di Sassima, Gennadios, del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, docente di teologia ortodossa e di diritto canonico in varie università. Intervenuto all'Accademia ortodossa di Kolympari (Creta) per la sessione plenaria della commissione "Fede e costituzione" del Consiglio ecumenico delle Chiese (commissione della quale è stato vicepresidente dal 1998 al 2006), Gennadios ha sottolineato che, oggi, "l'ecclesiologia resta il problema cruciale della teologia cristiana in una prospettiva ecumenica". Nei sempre più numerosi dialoghi teologici fra le Chiese, questa disciplina particolare "diviene sempre più il punto focale della ricerca teologica moderna".

Gennadios è uno dei massimi esperti in materia. Co-presidente del Dialogo teologico misto internazionale fra ortodossi e luterani e co-segretario della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico fra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa, il metropolita di Sassima è anche membro del presidium e del comitato centrale della Conferenza delle Chiese europee, nonché vicepresidente del comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese o World council of Churches (Wcc).

L'imperativo di intensificare le relazioni fra Chiese o di rendere la teologia più esplicitamente pertinente e concreta per il mondo moderno fa sì - spiega Gennadios - che "l'ecclesiologia divenga il punto di incontro dell'ecumenismo ecclesiocentrico e della teologia ecclesiocentrica". Come valutare l'eredità ecumenica, estremamente ricca a livello documentale? Come utilizzarla in maniera appropriata, allo stesso tempo globale e sintetica, non tanto per redigere nuove dichiarazioni che esprimano posizioni ecclesiologiche confessionali, ma piuttosto per riflettere sulla necessità di un rinnovamento ecclesiologico? Il punto di partenza potrebbe essere la Dichiarazione sull'ecclesiologia adottata dalla ix Assemblea generale del Wcc, svoltasi a Porto Alegre nel febbraio 2006. Questo documento - ha ricordato Gennadios - indica precisamente dove ci troviamo oggi quando parliamo di ecumenismo e di ricerca dell'unità della Chiesa. "Occorre domandarsi quale genere di unità, quale natura della Chiesa possa corrispondere alla volontà di Dio e al suo disegno di salvarci", ha detto il responsabile ortodosso, per il quale non si può dimenticare che "il principale ostacolo a un accordo dottrinale fra le differenti Chiese rimane la diversità di vedute sui fondamenti ecclesiologici dell'unità".

Tuttavia, nonostante le divergenze sulla natura dell'unità, sul ruolo della Chiesa, sulla sua struttura interna e la sua tradizione ecclesiale ed ecclesiologica, il metropolita di Sassima sottolinea che "esiste un certo numero di tratti comuni che sono propri della teologia che ha la sua fonte nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica":  ovvero un quadro storico comune, a volte una continuità nella tradizione, un'influenza globale della filosofia greco-romana (in particolare in Europa) e, talora, una similarità nel culto così come una coscienza comune di preservare, alimentare e sviluppare la tradizione teologica della Chiesa.

"Chiamati a essere la Chiesa una" (il tema della sessione plenaria che si sta svolgendo a Kolympari) è un invito che contiene due "appelli" o "vocazioni". Il primo - spiega Gennadios - è un imperativo per tutti, che afferma "la nostra fede e il nostro credo in colui che costituisce la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica". Il secondo invito, "che ci viene dalla Chiesa in quanto Ekklèsia", è una prerogativa autentica che conferma che "siamo tutti membri per eccellenza di questa Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, e attraverso la quale confermiamo la nostra appartenenza a nostro Signore Gesù Cristo". La Chiesa una, oggi, è "la continuazione della comunità apostolica dei primi giorni. Se le Chiese - afferma il metropolita ortodosso - vogliono superare il loro attuale stadio di divisione, bisogna che sia restaurata fra esse la comunione originale. Devono trovare le radici comuni della loro fede, la tradizione vivente, che è concretamente vissuta nella vita sacramentale della Chiesa una. Per la potenza dello Spirito Santo, la comunione deve realizzarsi dal principio in ogni epoca, in ogni momento". La Chiesa esiste in quanto essa è in permanenza chiamata a proclamare il disegno di Dio per il mondo, e a vivere concretamente questo appello nei contesti e nelle situazioni storiche.

Ma è realmente possibile l'unità visibile in questo mondo diviso? Malgrado la divisione - risponde Gennadios - "la promessa di Dio resta". Cristo ha pregato per l'unità dei suoi discepoli:  è sulla base di questa preghiera che "si può ricercare l'unità con fiducia e con la certezza che tale aspirazione si realizzerà in maniere sempre nuove e con prospettive concrete". Gli ortodossi sperano "che si arrivi a una situazione dove, tenuto conto del loro spazio ecclesiologico e della loro concezione dell'ecclesiologia nei limiti della loro Chiesa, sarà possibile riconoscere la tradizione ecclesiale degli "altri" e di confessare insieme le verità della fede e della tradizione nella comunione di una "spaziatura ecclesiologica"". Oggi - ha detto ancora il rappresentante del Wcc - "siamo chiamati a un nuovo "spazio ecclesiale di coesistenza" ecumenico nella prospettiva di celebrare insieme, un giorno, alla tavola del Signore, condividendo il suo corpo e il suo sangue".

Questa diversità non solo riavvicina differenti tradizioni ecclesiali ma anche le loro rispettive culture, essendo inteso che tutte, insieme, saranno "chiamate a essere la Chiesa una". Questa realtà - conclude Gennadios - è una lotta permanente in seno al movimento ecumenico. È "una "croce" su un cammino lungo e doloroso, una "croce" con degli ostacoli da superare e delle divergenze teologiche da risolvere", non solo perché "l'unità trascende la capacità della mente umana" ma anche perché "essa è la volontà di Dio". È un processo teso a una nuova trasformazione e a una nuova trasfigurazione dell'umanità intera.


(©L'Osservatore Romano - 12-13 ottobre 2009)
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