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Lettera ai malati e sofferenti del mondo per l'Anno sacerdotale

Ultimo Aggiornamento: 14/10/2009 07:07
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Lettera ai malati e sofferenti del mondo per l'Anno sacerdotale

A firma del Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari



CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 9 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito la Lettera ai malati e sofferenti del mondo inviata, in occasione dell'Anno sacerdotale, dal Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, mons. Zygmunt Zimowski.

  * * *

Cari Fratelli e Sorelle Malati e Sofferenti

Venerati Fratelli Vescovi e Sacerdoti responsabili per la pastorale dei malati,
Stimate Associazioni dei Malati

Tutti Voi che prestate il prezioso servizio agli Infermi e ai Sofferenti

Siamo nel pieno svolgimento dell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI il 19 giugno 2009 in occasione del 150° anniversario della nascita di Giovanni Maria Vianney, il Santo Patrono di tutti i parroci del mondo. Nella Lettera per l’indizione dell’Anno Sacerdotale il Santo Padre scrive: «Tale anno vuole contribuire a promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi». In questo tempo di grazia tutta la comunità cristiana è chiamata a riscoprire la bellezza della vocazione sacerdotale e, quindi, a pregare per i sacerdoti.

Il sacerdote accanto al capezzale del malato rappresenta lo stesso Cristo, Medico Divino, al quale non è indifferente la sorte di chi soffre. Anzi, tramite i sacramenti della Chiesa, amministrati dal sacerdote, Gesù Cristo offre al malato una guarigione attraverso la riconciliazione e il perdono dei peccati, attraverso l’unzione con l’olio sacro e infine nell’Eucaristia, nel viatico in cui Egli stesso diventa, come soleva dire san Giovanni Leonardi, « “il Farmaco dell’immortalità” per il quale: “siamo confortati, nutriti, uniti, trasformati in Dio e partecipi della natura divina” (cf. 2Pt 1,4)». Nella persona del sacerdote è quindi presente, accanto al malato, lo stesso Cristo che perdona, guarisce, conforta, prende per mano e dice: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” (Gv 11,25).

L’Anno Sacerdotale si concluderà con la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù il prossimo mese di giugno 2010, anno in cui il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari celebrerà il 25° anniversario della sua istituzione. Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, di venerata memoria, ha infatti fondato questo Dicastero Pontificio l’11 febbraio 1985 nella memoria della Beata Maria Vergine di Lourdes, allo scopo di manifestare «la sollecitudine della Chiesa per gli infermi aiutando coloro che svolgono il servizio verso i malati e sofferenti, affinché l’apostolato della misericordia, a cui attendono, risponda sempre meglio alle nuove esigenze» (Pastor Bonus, art. 152).

A motivo di tale provvidenziale ricorrenza, sono vicino a ciascuno di Voi e Vi invito, cari fratelli e sorelle ammalati, a rivolgere incessantemente le vostre preghiere e l’offerta delle sofferenze al Signore della vita a favore della santità dei vostri beneamati sacerdoti, affinché svolgano con dedizione e carità pastorale il ministero a loro affidato da Cristo Medico del corpo e dell’anima. Vi esorto a riscoprire la bellezza della preghiera del Santo Rosario a beneficio spirituale dei sacerdoti, in particolar modo nel mese di ottobre. Oltre a ciò, il primo giovedì e il primo venerdì di ogni mese, rispettivamente dedicati alla devozione eucaristica e al Sacro Cuore di Gesù, sono giorni particolarmente adatti per la partecipazione alla Santa Messa e all’adorazione del Santissimo Sacramento.

Vorrei farvi presente che, pregando per i sacerdoti, si possono ottenere quest’anno speciali indulgenze. Il Decreto della Penitenzieria Apostolica prescrive:«Agli anziani, ai malati, e a tutti quelli che per legittimi motivi non possano uscire di casa, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato e con l’intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni, nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene, verrà ugualmente elargita l’Indulgenza plenaria se, nei giorni sopra determinati, reciteranno preghiere per la santificazione dei sacerdoti e offriranno con fiducia a Dio per mezzo di Maria, Regina degli Apostoli, le malattie e i disagi della loro vita. È anche concessa l’Indulgenza parziale a tutti i fedeli ogni qual volta reciteranno devotamente cinque Padre Nostro, Ave Maria e Gloria, o altra preghiera appositamente approvata, in onore del Sacratissimo Cuore di Gesù, per ottenere che i sacerdoti si conservino in purezza e santità di vita».

Vorrei affidare anche alle vostre preghiere il pellegrinaggio dei cappellani ospedalieri che, in occasione del 25° anniversario dell’istituzione del Pontificio Consiglio, si svolgerà nel prossimo mese di aprile, prima a Lourdes e dopo ad Ars. Esiste infatti uno stretto e profondo legame tra queste due cittadine francesi. Parlando proprio di questo provvidenziale nesso nella Lettera per l’indizione dell’Anno Sacerdotale, Benedetto XVI ha richiamato l’osservazione del beato Papa Giovanni XXIII che aveva scritto: «“Poco prima che il Curato d'Ars concludesse la sua lunga carriera piena di meriti, la Vergine Immacolata era apparsa, in un’altra regione di Francia, ad una fanciulla umile e pura, per trasmetterle un messaggio di preghiera e di penitenza, di cui è ben nota, da un secolo, l’immensa risonanza spirituale. In realtà la vita del santo sacerdote, di cui celebriamo il ricordo, era in anticipo un’illustrazione vivente delle grandi verità soprannaturali insegnate alla veggente di Massabielle” (…). Il Santo Curato ricordava sempre ai suoi fedeli che “Gesù Cristo dopo averci dato tutto quello che ci poteva dare, vuole ancora farci eredi di quanto egli ha di più prezioso, vale a dire della Sua Santa Madre”».

Infine a Voi, cari fratelli e sorelle malati e sofferenti, affido la Chiesa, che ha bisogno delle Vostre preghiere e dell’offerta delle vostre sofferenze, la persona del Santo Padre Benedetto XVI, i Vescovi e i sacerdoti di tutto il mondo, i quali si prodigano quotidianamente per la vostra santificazione. Vi chiedo una preghiera speciale per i sacerdoti ammalati e provati nel corpo i quali sperimentano ogni giorno come voi il peso del dolore, insieme alla forza della grazia salvifica che consola e risana l’anima. Pregate anche per la Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II. Pregate con insistenza per le sante vocazioni sacerdotali e religiose. Al riguardo Vi propongo una bella orazione di Giovanni Paolo II che potete recitare ogni giorno. Pregate anche per me! Anch’io, come sacerdote e Vescovo, conto su di Voi e sull’offerta delle vostre sofferenze affinché possa svolgere al meglio, nel timore di Dio, il compito di Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, affidatomi dal Santo Padre. Da parte mia, Vi assicuro che pregherò per Voi, insieme ai miei collaboratori del Pontificio Consiglio, ogni giorno nell’ora dell’ “Angelus” con le parole di Benedetto XVI:

Preghiamo per tutti i malati,
specialmente per quelli più gravi,

che non possono in alcun modo provvedere a se stessi,

ma sono totalmente dipendenti dalle cure altrui:

possa ciascuno di loro sperimentare,

nella sollecitudine di chi gli è accanto,

la potenza dell’amore di Dio e la ricchezza della sua grazia che salva.

Maria, salute degli infermi, prega per noi! (
Angelus, 8.02.2009)
Con questo spirito di reciproca preghiera impartisco a tutti Voi, ai Vostri cari e a coloro che si prendono cura di Voi la mia benedizione: nel nome del Padre e del Figlio, e dello Spirito Santo.

+ Zygmunt Zimowski

Presidente del Pontificio Consiglio

per gli Operatori Sanitari

Vaticano, 1 ottobre 2009

 PREGHIERA PER LE VOCAZIONI SACERDOTALI E RELIGIOSE

DI GIOVANNI PAOLO II

Spirito di Amore eterno,

che procedi dal Padre e dal Figlio,

Ti ringraziamo per tutte le vocazioni

di apostoli e santi che hanno fecondato la Chiesa.

Continua ancora, Ti preghiamo, questa tua opera.

Ricordati di quando, nella Pentecoste,

scendesti sugli Apostoli riuniti in preghiera

con Maria, la madre di Gesù,

e guarda alla tua Chiesa che ha oggi

un particolare bisogno di sacerdoti santi,

di testimoni fedeli e autorevoli della tua grazia;

ha bisogno di consacrati e consacrate,

che mostrino la gioia di chi vive solo per il Padre,

di chi fa propria la missione e l'offerta di Cristo,

di chi costruisce con la carità il mondo nuovo.

Spirito Santo, perenne Sorgente di gioia e di pace,

sei Tu che apri il cuore e la mente alla divina chiamata;

sei Tu che rendi efficace ogni impulso

al bene, alla verità, alla carità.

I tuoi 'gemiti inesprimibili'

salgono al Padre dal cuore della Chiesa,

che soffre e lotta per il Vangelo.

Apri i cuori e le menti di giovani e ragazze,

perché una nuova fioritura di sante vocazioni

mostri la fedeltà del tuo amore,

e tutti possano conoscere Cristo,

luce vera venuta nel mondo

per offrire ad ogni essere umano

la sicura speranza della vita eterna. Amen.

Castel Gandolfo, 24 settembre 1997
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14/10/2009 07:07

Soffrire con gli immigrati

Un giovane sacerdote colombiano riferisce la sua esperienza negli USA



di Carmen Elena Villa


ROMA, martedì, 13 ottobre 2009 (ZENIT.org).-

“Un sacerdote che non ama Maria non può seguire le virtù che Dio amò tanto in lei”, ricorda costantemente padre Ericson Orozco.

Nato a Manizales, in Colombia, 37 anni fa, è sacerdote da 10. Amministra la parrocchia di San Carlo Borromeo a Brigdeport, nel Connecticut (Stati Uniti). Si incarica anche della comunità ispanica, piuttosto consistente.

Uomini che emigrano, fede che rimane

“Qui c'è un lavoro che io definisco missionario”, ha confessato il sacerdote a ZENIT. E questo anche se la contea di Fairfield, in cui è situata la Diocesi, è una delle più ricche degli Stati Uniti.
Uno dei suoi compiti è quello di accogliere gli immigrati che sono stati costretti ad abbandonare la patria per le difficili condizioni economiche e sociali.
“Parlando dal punto di vista economico, la comunità è povera, lotta ogni giorno per sopravvivere; ora, con le leggi sull'immigrazione e la condizione di illegalità – anche se secondo me non esistono esseri umani illegali –, sperimentano una forte crisi di identità”, ha detto. “La Diocesi sta cercando di aprire le porte delle chiese per loro”.

Nel suo lavoro pastorale, padre Orozco cerca di sottolineare le devozioni di ogni Paese d'origine. “Celebriamo le invocazioni mariane di ogni Nazione. Questo mantiene viva la fede dei latinoamericani, così importante perché non perdano il ponte con la fede che hanno lasciato”.

"Cireneo" per gli immigrati
“A volte mi sento indifeso”, ha confessato il sacerdote, “perché le leggi sono severe e molti fratelli vivono il dramma della deportazione, di doversi nascondere ed essere giudicati”.

“La gente che soffre scopre un Gesù più intimo. E' l'opportunità che abbiamo di parlare del vero Gesù vivo e risorto che ci chiama a un cambiamento di vita, ad avvicinarci ai sacramenti come fonte di forza, salvezza e conversione”.

Padre Orozco è tuttavia consapevole del fatto che la sua missione va al di là dell'accompagnamento spirituale e ricorda l'aspetto più bello della sua vocazione: “Il sacerdote è colui che porta Cristo e lo rende presente, è colui che porta la grazia attraverso la consacrazione del pane e del vino”.“Il miracolo più grande non è che Dio ci salvi da un cancro o ci dia un impiego, ma che Cristo nell'Eucaristia si renda di nuovo presente vivo e risorto. Da ciò deriva il resto”.

La parrocchia di San Carlo è nota per essere molto attiva. I fedeli aiutano le famiglie bisognose, quando ci sono delle catastrofi naturali in America Latina organizzano collette di cibo e vestiario e lavorano nella pastorale carceraria. “A volte ci arrivano lettere di ringraziamento”, ha detto il sacerdote. Ci sono anche gruppi giovanili, la Messa dei bambini, la catechesi bilingue.

Ad ogni modo, per il sacerdote è fondamentale che non si tratti di mero assistenzialismo sociale e che quest'opera sia sempre accompagnata dalla preghiera.Per questo, promuove anche un gruppo della Divina Misericordia, un altro della Legione di Maria, giornate di adorazione del Santissimo per le vocazioni – soprattutto per i religiosi in crisi –, devozione al Sacro Cuore i primi venerdì del mese e la recita del Rosario di sabato.

“Se una comunità non prega per i suoi ministri non merita sacerdoti santi”, ha detto il presbitero. “La gente è molto rigida con il sacerdote, e ha ragione, perché è un altro Cristo, ma purtroppo i media amplificano e rendono morbosi gli scandali e la gente perde la fede”.

“Molti hanno fiducia nel sacerdote. E' una cosa positiva e negativa perché bisogna avere fede in qualcuno, ma quando arrivano questi errori la gente tende ad allontanarsi”.

“Un buon sacerdote può convertire dieci persone, ma uno che non vive la sua vocazione può perdere mille fedeli”, ha concluso. Per questa ragione, nell'Anno Sacerdotale “bisogna chiedere al Signore non tanto di inviarci molti servitori, ma che siano imitatori del suo amore. Sacerdoti buoni e santi”.


[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]
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