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Le Università cattoliche promuovono lo sviluppo dell’Africa

Ultimo Aggiornamento: 13/10/2009 05:44
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Le Università cattoliche promuovono lo sviluppo dell’Africa

 di padre Paolo Scarafoni*


ROMA, giovedì, 8 ottobre 2009 (ZENIT.org).-
 
L’Africa è il continente con la maggiore varietà e la più grande quantità di materie prime del mondo. Petrolio, diamanti, oro, uranio, platino, legno pregiato ecc …. non c’è materia prima che in Africa manchi. Anche il coltan (columbite-tantalite), minerale che serve per le batterie dei telefonini è presente in Africa. Anche dal punto di vista delle terre da utilizzare in attività agricole e di allevamento l’Africa non ha pari al mondo.

Eppure l’Africa è il continente più povero del mondo. I dati ONU sullo sviluppo del  Pianeta ci dicono che tra i 50 paesi più poveri del mondo 35 sono africani. Sono molte ed articolate le cause che impediscono all’Africa di svilupparsi. Due in particolare sono decisive e cioè, la bassa densità demografica, e la scarsità di scuole e università.

Dal punto di vista demografico, l’Africa ha subito la grande emorragia dello schiavismo. Per secoli le persone più forti e valenti sono stati catturati e portati a lavorare in altri continenti. Gran parte dello sviluppo agricolo delle americhe non sarebbe stato possibile senza le braccia degli africani.

Nonostante che oggi il numero di nascite per ogni donna sia superiore alla crescita zero (2,1 figli per donna) e seppure in diverse parti dell’Africa si registrano tassi di crescita economica significativi, l’Africa rimane il continente con la più bassa densità demografica del pianeta.

Seppure le società abbiano un alto numero di giovani, la scarsa produttività agricola, la mancanza di infrastrutture, la povertà, le malattie e gli scontri armati, fanno sì che la parte più avanzata delle società africane emigrino senza tornare. Gli studenti che vengono inviati all’estero per studiare, rimangono nei paesi avanzati e non tornano in Africa. Così mancano anche gli insegnanti per le scuole africane.

Quelli che rimangono in Africa perchè non hanno il denaro per andare a studiare all’estero, appena raggiungono l’età per lavorare, emigrano nei paesi avanzati. Per invertire il trend che vede gli africani fuggire. Per sviluppare l’Africa e farla diventare, come ha detto il Pontefice Benedetto XVI, il continente della speranza. Per sviluppare quello che gli economisti chiamano capitale umano e noi cattolici chiamiamo persona, la prima cosa da fare è investire nelle istituzioni educative ed in particolare nelle università.

Il grave deficit in capitale umano dell’Africa deriva in primo luogo dalla scarsità di istituzioni scolastiche. L’Africa ha il più basso numero di scuole e università rispetto alla popolazione, del mondo. Gli unici che hanno veramente investito in Africa nel sistema scolastico sono i cattolici. Nel continente africano vi sono un totale di 110 tra Università cattoliche (istituite secondo la Costituzione Apostolica “Ex Corde Ecclesiae”), Istituti per gli Studi superiori e Seminari, e Università e Facoltà ecclesiastiche (istituite secondo la Costituzione Apostolica “Sapientia Christiana”). In particolare, le Università cattoliche sono 19, con 12 Facoltà ecclesiastiche (Teologia, Filosofia, Diritto Canonico e altro), a volte all’interno di un’università cattolica; vi sono poi 73 Istituti (affiliati, aggregati, incorporati o d’altro tipo).

Si calcola che le università cattoliche in Africa rappresentino circa il 70% del totale delle università del continente. E’ evidente che non basta solo trovare i fondi per costruire le università in Africa, ma creare le condizioni perchè ci sia un numero qualificato e sufficiente di corpo docenti e che possano vivere in condizioni di vita adeguate.

Però non ci sarà un reale sviluppo senza un radicale investimento nelle scuole e nelle università in Africa. In questo contesto la collaborazione con le Università Europee, ed in aprticolare con le università romene è decisiva. In Africa vi è un’Associazione delle Università Cattoliche e degli Istituti Superiori dell’Africa e del Madagascar (ACUHIAM, Association of Catholic Universities and Higher Institutes of Africa and Madagascar/ ASUNICAM, Association des Universiés et Instituts Catholiques d'Afrique et de Madagascar), organismo che riunisce le Università e gli Istituti superiori cattolici nel continente. Oggi, l’Associazione opera nello spirito della Federazione internazionale delle Università Cattoliche (FIUC), che si ispira alle Costituzioni Apostoliche "Sapientia Christiana" per gli istituti e le facoltà ecclesiastiche, ed “Ex Corde Ecclesiae”, per le università cattoliche in genere.

Credo che gli obbiettivi indicati dalla ACUHIAM possano essere di stimolo e di condivisione per tutti. Gli obiettivi dell’associazione sono: Promuovere una collaborazione accademica tra le università e le istituzioni coinvolte; promuovere un elevato livello di formazione e ricerca; favorire la circolazione di conoscenza attraverso pubblicazioni, e con lo scambio di programmi e docenti; promuovere insegnamento e ricerca attraverso il principio dell’inculturazione; condividere esperienze di auto-sostegno nelle strutture amministrative e finanziarie di università e istituti; sensibilizzare le Chiese locali e le Conferenze Episcopali in vista di un impegno più solido e di un sostegno deciso alle università e agli istituti di formazione; adoperarsi perché la formazione universitaria abbia un impatto sulla vita concreta della popolazione in Africa.

Dal punto di vista più laico, è evidente che lo sviluppo dell’Africa deve partire da una rivoluzione agricola. Infatti più del 70% della popolazione africana lavora in agricoltura, con risultati pessimi, vista la bassissima produttività e la scarsità alimentare che colpisce gran parte del continente. In questo contesto l’Università Europea di Roma sta sviluppando una proposta per un centro di ricerca in collaborazione con le università africane, che lavori sulle biotecnologie, vegetali, animali, per miglioramenti alimentari e la produzione di medicine e vaccini.

Un tale progetto, semplice da realizzare e subito operativo potrebbe contribuire in maniera significativa a sostenere una rivoluzione verde per l’Africa, e mettere i primi mattoni per uno sviluppo integrale del continente e dei popoli. Inoltre il centro romano in collaborazione con gli altri centri universitari africani potrebbe diventare subito punto di riferimento per tutti coloro che intendono investire in Africa, incentivando la ricerca e applicandola sul campo. In conclusione vorrei ricordare che la nascita e lo sviluppo delle università in Europa ha avuto origine grazie alla lungimiranza della Chiesa cattolica che sempre alla ricerca di verità e carità, ha realizzato nel Vecchio continente quell’Umanesimo cristiano che per secoli ha illuminato il mondo intero. In base a questa tradizione e insieme ai popoli africani rinnoviamo la nostra sfida a cercare verità, giustizia e bellezza.  

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* Padre Paolo Scarafoni è Rettore dell’Università Europea di Roma
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Le Università, luogo privilegiato di cooperazione con l'Africa

“Laboratori non solo del sapere ma anche e soprattutto dell’agire”




ROMA, lunedì, 12 ottobre 2009 (ZENIT.org).-

Le Università possono diventare un luogo privilegiato per la cooperazione con l'Africa. E' il messaggio diffuso al termine del Convegno svoltosi a Roma il 9 e il 10 ottobre sul tema “Per una nuova cultura dello sviluppo in Africa: il ruolo della cooperazione universitaria”.

Il meeting è stato organizzato dall'Ufficio diocesano per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma in collaborazione con la Cooperazione Italiana del Ministero Affari Esteri e ha visto partecipare, tra gli altri, il Segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica, monsignor Jean-Louis Bruguès, il Ministro degli Esteri Franco Frattini e quello dell'Istruzione, università e ricerca Mariastella Gelmini, così come rettori e professori di Università statali, private e pontificie italiane e africane.

La dichiarazione finale diffusa al termine del Convegno ricorda in primo luogo che la comunità internazionale è oggi alla ricerca di soluzioni e strategie per uscire dalla crisi che attraversa il pianeta, “di cui il continente africano risulta la parte più fragile e bisognosa”, e che lo Stato italiano ha bisogno di “aprire una stagione di rapporti strategici per il futuro con i Paesi del continente africano nell’era della globalizzazione”.

Per questo, “considerato il permanente ristagno di società, Stati e popoli d’Africa nonostante le numerose iniziative di cooperazione allo sviluppo a favore del continente negli ultimi cinquant’anni e degli innegabili segnali positivi nel rilancio del continente in termini di ownership e partnership” e tenuto conto dei “risultati positivi conseguiti dalle Università e dalla Chiesa Cattolica nel continente africano”, si sottolinea la necessità di aprire nuovi canali di cooperazione, visto che nonostante quella “classica”, “i cui attori principali e tradizionali sono gli Stati e le istituzioni internazionali”, resti valida, “l’evoluzione del mondo contemporaneo non ne garantisce più i risultati sperati per il continente africano”.

Nell’attuale mondo globalizzato ,“in cui l’Africa risulta il continente sempre marginalizzato dalle grandi potenze”, si ravvisa dunque “il bisogno di avviare nuove strategie e strade per uno sviluppo africano che sia umano e sostenibile nel lungo periodo, cioè integrale ed endogeno”, ricordano i firmatari della dichiarazione.

Nei processi di promozione di tale sviluppo, osservano, “le Università, laboratori non solo del sapere ma anche e soprattutto dell’agire liberante, perché fondato sul principio della libera razionalità, devono poter esercitare un ruolo cardine nella Cooperazione congeniale alla loro natura di 'universitas'”.A tale scopo, i rappresentanti delle Università italiane pubbliche, private e pontificie partecipanti al Convegno hanno convenuto che “le Università dovranno essere parte integrante nei processi di ideazione, pianificazione ed attuazione non solo delle iniziative bensì anche delle politiche riguardanti la cooperazione stessa”.

In Italia, le Università devono essere “soggetti di consulenza permanente e strutturale per le politiche e le strategie di cooperazione allo sviluppo”, in Africa “partner strutturali riconosciuti nei meccanismi di finanziamento dei progetti di cooperazione Nord – Sud a fianco agli Stati”.

Obiettivi immediati

Per far sì che questi progetti possano realizzarsi, i firmatari della dichiarazione hanno previsto in Italia la costituzione entro e non oltre la fine di questo mese di ottobre di un Comitato Permanente per la Cooperazione Interuniversitaria Italia-Africa, “quale struttura di pensiero, di pianificazione e di coordinamento delle varie iniziative cooperative tra Università italiane ed Università africane”.

Il Comitato sarà composto da esperti del Ministero degli Affari Esteri, del Vicariato di Roma e di alcune università africane e italiane presenti al Convegno e creerà un “network interuniversitario nazionale italiano pro Africa, quale struttura di scambi e di azioni multilaterali delle Università italiane a favore del continente africano, entro la fine del mese di dicembre 2009”.

Presso ogni Università italiana che ha partecipato al Convegno saranno poi costituiti un “Ufficio di cooperazione pro Africa”, che rappresenterà un “soggetto interno di interlocuzione con le altre Università in materia di promozione e coordinamento delle attività cooperative per l’Africa”, e corsi o Master di Africanistica, che avranno preferibilmente come docenti africani laureatisi nelle Università italiane.

Nei bilanci annuali del Ministero degli Esteri ci sarà poi l’istituzionalizzazione della voce “Fondo pro Università Africane”, prevedendo borse di studio, organizzazione di convegni, finanziamento di microprogetti, attività di ricerca scientifiche, mobilità dei docenti ed altri operatori per vari cooperativi, ecc.In Africa, in ogni Università partecipante al Convegno verrà creato un “Ufficio di cooperazione Italia-Africa; Africa-Africa” e sarà istituito un Comitato Permanente delle Università Africane per la Cooperazione Interuniversitaria.

Allo stesso modo, ogni due anni verrà organizzato un Convegno di studio della cooperazione universitaria Italia-Africa e si contribuirà presso le Università africane presenti all'incontro alla creazione di una “Cassa per la Cooperazione” quale “fondo permanente e stabile per una rapida attuazione delle varie iniziative cooperative in termini di ricerca scientifica, attività culturali ed attività didattiche ordinarie o straordinarie”.

Si tenterà infine di “agire nel sociale e nel culturale africano con microprogetti in collaborazione tra Università africane, università italiane ed istituzioni governative e non governative per dare risposte concrete ad alcune sfide dello sviluppo sociale”, come la promozione e la tutela della famiglia, della donna, dei diritti dell’infanzia, dell’educazione per la realizzazione degli Stati di diritto, democrazie e diritti umani.
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