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ECUMENISMO: DIALOGO CATTOLICO-ORTODOSSO, A CIPRO SU VESCOVO DI ROMA

Ultimo Aggiornamento: 27/10/2009 23:18
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12/10/2009 15:24

ECUMENISMO: DIALOGO CATTOLICO-ORTODOSSO, A CIPRO SU VESCOVO DI ROMA

Torna ad incontrarsi a Cipro dal 16 al 23 ottobre la Commissione Mista Internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme.
Il tema della sessione plenaria sarà la continuazione di quello concluso a Ravenna nel 2007 e un suo approfondimento: “Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio”. La Commissione mista è composta da 60 membri: 30 ortodossi e 30 cattolici ed è moderata da due co-presidenti: il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, e S.Em. il Metropolita di Pergamo, Ioannis (Patriarcato Ecumenico).
La Commissione ha anche due co-segretari: sono mons. Eleuterio Fortino e S.Em. il metropolita di Sassima, Gennadios. All’ultima sessione plenaria della Commissione mista di dialogo a Ravenna nel 2007, la delegazione ortodossa russa lasciò i lavori per la presenza al tavolo del dialogo della Chiesa di Estonia, invitata dal Patriarcato Ecumenico.
Questa Chiesa è stata dichiarata autonoma da Costantinopoli, ma non è riconosciuta come tale dal Patriarcato di Mosca. Tra le novità dell’incontro di Cipro – fa sapere al Sir mons. Eleuterio Fortino – c’è la presenza dei membri russi della Commissione Mista: “Vi è stata – spiega mons. Fortino - una chiarificazione e un accordo fra Costantinopoli e Mosca e con le altre Chiese ortodosse”.
“La completezza formale della rappresentanza delle Chiese ortodosse – aggiunge mons. Fortino - è essenziale per la riuscita del dialogo. Questo dialogo infatti, per la prima volta nella storia, dalla divisione in poi avviene fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme. Talvolta questa complessità rende il dialogo e il suo progresso più lento, ma il suo scopo giustifica la necessità di una chiarificazione e di un consenso che comprenda tutti”. Mons. Fortino prosegue: “Le più intense relazioni fraterne fra le Chiese sono indispensabili per il progresso vero del dialogo. Nel passato si è giustamente molto parlato del dialogo della carità come presupposto del dialogo teologico. Il dialogo della carità da una parte fa vedere di fronte un fratello anche questi ispirato dalla fede e attento alla propria coscienza e dall’altro libera le questioni dottrinali da appesantimenti eterogenei alla fede. Un simile atteggiamento è particolarmente necessario nel lavoro che la Commissione svolgerà a Cipro dove prenderà in esame il ruolo del vescovo di Roma nella vita della Chiesa nel primo millennio. In questo tema vi si trovano depositati giudizi e pregiudizi storici che vanno esaminati con rigore e serenità. E con apertura all’avvenire. Sarebbe vano cercare la soluzione piena nel passato”.

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16/10/2009 18:44

 

Riunita a Cipro la Commissione mista internazionale per il dialogo teologico

Cattolici e ortodossi a confronto sul ruolo del vescovo di Roma


Nicosia, 16. La Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa riparte oggi da Cipro, con la sua xi sessione plenaria, per studiare in modo più approfondito la questione del ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio. Si riparte, cioè, dalla conclusione del Documento di Ravenna (13 ottobre 2007), là dove, al punto 45, si chiede di rispondere a "interrogativi cruciali per il nostro dialogo e per le nostre speranze di ristabilire la piena comunione tra di noi". Le domande alle quali i partecipanti al vertice di Cipro dovranno rispondere sono essenzialmente queste:  qual è la funzione specifica del vescovo della "prima sede" in un'ecclesiologia di koinonía, in riferimento alla conciliarità e all'autorità; e in che modo l'insegnamento sul primato universale dei concili Vaticano I e Vaticano II può essere compreso e vissuto alla luce della pratica ecclesiale del primo millennio.

Se a Ravenna, in occasione della X sessione plenaria, la Commissione mista aveva riflettuto sulle conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa (comunione ecclesiale, conciliarità e autorità), a Cipro cercherà di trovare un accordo sul ruolo del vescovo di Roma nella vita della Chiesa nel primo millennio, prima cioè del grande scisma del 1054. E inoltre su come il contenuto del primato del successore di Pietro si sia evoluto nel secondo millennio, dopo la divisione tra le due confessioni, e dopo i concili Vaticano I e Vaticano II. Due anni fa erano già stati individuati dei punti fermi. "Entrambe le parti - si legge al n. 41 del Documento di Ravenna - concordano sul fatto che Roma, in quanto Chiesa che "presiede nella carità", secondo l'espressione di sant'Ignazio d'Antiochia (Ai Romani, Prologo), occupava il primo posto nella taxis", ovvero nell'ordine canonico testimoniato dalla Chiesa antica. Il vescovo di Roma "è pertanto il protos (primo) tra i patriarchi". Ma, a Ravenna, cattolici e ortodossi non trovarono l'accordo "sull'interpretazione delle testimonianze storiche di quest'epoca per ciò che riguarda le prerogative del vescovo di Roma in quanto protos", tema tradotto in modi diversi già nel primo millennio.

All'XI sessione plenaria, che si concluderà venerdì 23, verrà esaminato il progetto di documento elaborato dal Comitato di coordinamento riunitosi a Creta dal 27 settembre al 4 ottobre 2008. In quell'occasione - spiega monsignor Francesco Eleuterio Fortino, co-segretario della Commissione mista nonché sotto-segretario del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani - "il Comitato ha dato avvio a una lettura comune dei fatti storici, a un inizio di ermeneutica dei dati scritturistici e di esame delle varie opzioni teologiche". La questione del primato del vescovo di Roma - sottolinea Fortino - ha depositati in sé "giudizi e pregiudizi storici che vanno esaminati con rigore e serenità, e con apertura all'avvenire".

Un risultato, a Cipro, è già stato comunque raggiunto:  all'incontro è prevista la partecipazione di una delegazione della Chiesa ortodossa russa che, due anni fa a Ravenna, aveva abbandonato i lavori per la presenza al tavolo di dialogo dei membri della Chiesa di Estonia, la cui autonomia è riconosciuta dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ma non dal Patriarcato di Mosca.

Dirigono la riunione il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, e il metropolita di Pergamo, Ioannis (Zizioulas), del Patriarcato ecumenico.


(©L'Osservatore Romano - 17 ottobre 2009)
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23/10/2009 10:28

A Paphos ortodossi e cattolici dialogano, con qualche screzio

di Paolo Rodari

A Paphos, la spiaggia cipriota dalla cui spuma nacque Afrodite, c’è il bellissimo hotel Saint George: affaccio sul mare, piscina, spiaggia privata, piano bar e camerieri in livrea che, bello e malinconico assieme, provano a far rivivere ai turisti (tantissimi gli inglesi) i fasti di Famagosta la bella, la città fino agli inizi degli anni Settanta meta indiscussa della movida mediorientale e oggi tragicamente ridotta a fantasma dall’indebita occupazione dei militari turchi.
A Paphos, all’hotel Saint George, è il Patriarca ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, il padrone di casa. E’ lui che in questi giorni, come fosse un preparativo dell’attesissima visita papale di giugno nella Cipro situata al di qua (ovvero nella parte meridionale) dell’ultimo muro d’Europa (quello che spezza in due la capitale Nicosia), accoglie i confratelli delle diverse chiese ortodosse e, con loro, i cattolici (sessanta delegati in tutto) appartenenti alla commissione mista di dialogo incaricata di continuare i lavori svoltisi a Ravenna nel 2007. Lo scopo è uno: trovare motivi d’unità tali da arrivare all’abbattimento delle divisioni. Scopo arduo ma non impossibile, soprattutto in questi tempi nei quali altri separati e altri scismatici (anglicani e lefebvriani) non sono poi così lontani dal tornare sotto Pietro. Soprattutto se si osserva, per quanto rigurda i rapporti ortodossi-cattolici (l’hanno fatto a Ravenna e lo stanno facendo a Cipro), l’ecclesiologia del Primo millennio, quando lo scisma non era ancora stato consumato e le due chiese erano, pur con qualche divergenza, in piena comunione.
Già, le divergenze. Le chiese ortodosse non sono nuove a screzi. Anche tra loro. A Ravenna fu la chiesa russa che s’impuntò e non firmò il documento finale: lo fece per ripicca verso il patriarcato ecumenico di Costantinopoli che aveva voluto ai lavori la chiesa estone, chiesa che i russi non riconoscono. Acqua passata, viene da dire. Ma poi mica tanto. Perché gli screzi sono sempre all’ordine del giorno. L’ha ricordato in questi giorni a Paphos il metropolita di Pergamo Giovanni Zizioulas. Questi, copresidente assieme al cardinale Walter Kasper della commissione mista, eminente teologo e figura carismatica, ha detto che non solo nel mondo dell’ortodossia, ma pure nella chiesa cattolica, vi sono esponenti imbrigliati in un “eccessivo razionalismo dogmatico, e vogliono che nulla sia cambiato”. Parole pesanti. Che, forse, si riferiscono anche a quella decisione di Roma poco digerita in Oriente, almeno dalle chiese che si riconoscono nella pentarchia: l’annullamento del titolo di patriarca d’occidente per il Papa.
Paphos, dunque. Qui vi sono anche i monaci ortodossi tradizionalisti e i sacerdoti ortodossi di Larnaca – città cipriota – che proprio in questi giorni si sono palesati a Paphos per disturbare l’incontro della commissione mista domandando all’arcivescovo Chrysostomos di fermarla. Essi reputano che il dialogo fra le due chiese miri esclusivamente a “sottomettere l’ortodossia al Papa di Roma”. Un discorso, questo, fatto proprio anche dai monaci del Monte Athos. Anche loro contestano, anzitutto al patriarcato ecumenico, di cedere a Roma sulla questione del primato petrino.
Non solo primato petrino, a Paphos. Si parla pure di ecumenismo. Al centro la domanda delle domande: è un’eresia? Zizioulas, ad AsiaNews, ha risposto così: “Da parte di chi fra gli ortodossi partecipa al dialogo ecumenico non mi risulta alcuna deviazione dai princìpi della fede. Saper dialogare con chi è contrario al proprio credo non ti rende eretico. Il dialogo non ha nulla da nascondere e il cammino è ancora lungo”.

Pubblicato sul Foglio giovedì 22 ottobre 2009

© Copyright Il Foglio, 22 ottobre 2009 consultabile online anche
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24/10/2009 06:42

La Commissione cattolico-ortodossa analizza il ruolo del Vescovo di Roma

In una riunione a Cipro tra le proteste dei radicali


di Jesús Colina

PAPHOS (Cipro), venerdì, 23 ottobre 2009 (ZENIT.org).-

La riunione della Commissione Congiunta Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, svoltasi dal 16 al 23 ottobre a Paphos (Cipro), ha fatto passi avanti nella riflessione comune sull'argomento decisivo per ritrovare l'unità: il ruolo del Vescovo di Roma.

L'ambiente cordiale della riunione è stato alterato dalle manifestazioni di protesta di alcuni radicali ortodossi contro il dialogo con la Chiesa cattolica. Di fronte alla violenza delle protesta, la Polizia di Cipro ha arrestato quattro cittadini e due monaci del Monastero di Stavrovuni, secondo quanto ha confermato Amen.gr.

Un comunicato congiunto inviato dagli organizzatori dopo la riunione conferma che nell'incontro si è andati avanti nella redazione di un documento congiunto sul tema "Il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio".

Il documento si basa su una "bozza preparata dal Comitato Congiunto di Coordinamento, che si è riunito a Elounda (Creta, Grecia) lo scorso anno".

"Durante questa plenaria, la Commissione ha preso in considerazione e ha emendato la bozza del Comitato Congiunto di Coordinamento, e ha deciso di completare la sua opera sul testo il prossimo anno, convocando un altro incontro della Commissione Congiunta", segnala la nota.

Il documento risponde alla richiesta rivolta da Giovanni Paolo II nella sua Enciclica "Ut unum sint" sull'"impegno ecumenico" (25 maggio 1995), in cui proponeva di "trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all'essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova" (n. 95).

Ciò, aggiungeva, è possibile perché "per un millennio i cristiani erano uniti dalla fraterna comunione della fede e della vita sacramentale, intervenendo per comune consenso la sede romana, qualora fossero sorti fra loro dissensi circa la fede o la disciplina".

Lo stesso Papa ha invitato a cercare, "evidentemente insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri".

Alla riunione hanno partecipato 20 membri cattolici ed erano rappresentate tutte le Chiese ortodosse, con l'eccezione del Patriarcato di Bulgaria.La Commissione ha lavorato sotto la direzione dei suoi due co-presidenti, il Cardinale Walter Kasper e il Metropolita Ioannis Zizioulas di Pergamo.

Sabato 17 ottobre i co-presidenti e altri partecipanti, tra i quali il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, sono stati ricevuti al Palazzo Presidenziale dal Presidente di Cipro, Dimitris Christofias, che ha espresso la speranza che questo importante dialogo continui in un mondo ancora diviso, come la stessa Cipro, e ha porto i suoi auguri per il progresso sulla via della comunione tra le due Chiese in futuro.

Secondo quanto si è spiegato nel comunicato finale, i rappresentanti ortodossi "hanno discusso tra le altre cose le reazioni negative al dialogo da parte di certi circoli ortodossi, e le hanno unanimemente ritenute infondate e inaccettabili, dicendo che diffondono informazioni false e fuorvianti".

"Tutti i membri ortodossi della Commissione hanno ribadito che il dialogo continua per decisione di tutte le Chiese ortodosse e viene perseguito con fedeltà alla Verità e alla Tradizione della Chiesa".

Secondo Amen.gr, il rappresentante stampa della Polizia, il Commissario superiore Michele Katsunotos, ha dichiarato che gli arrestati erano entrati e avevano occupato la cappella di San Giorgio, che si trova nella sede di Paphos, dove si sono svolti i lavori della Commissione Mista.

Precedentemente si era recato alla cappella il Metropolita di Paphos Giorgio, accompagnato da un gruppo di poliziotti per dissuadere i manifestanti. Da parte loro, aggiunge il comunicato, i rappresentanti cattolici hanno considerato la bozza sul primato del Vescovo di Roma "una buona base per il nostro lavoro" e hanno confermato "l'intenzione di portare avanti il dialogo con fiducia reciproca, in obbedienza alla volontà del Signore".

La Commissione Mista, istituita da Papa Giovanni Paolo II e dal Patriarca ecumenico Demetrio I a Istanbul il 30 novembre 1979, festa di Sant'Andrea (patrono di Costantinopoli), ha iniziato il suo operato nel 1980 e ha ripreso i lavori nel 2006 dopo una parentesi di sei anni dovuta ad alcune divergenze.
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25/10/2009 09:27

Kasper: con gli ortodossi «piccoli passi in avanti»

DAL NOSTRO INVIATO A PAFOS (CIPRO)

LUIGI GENINAZZI

Si va avanti. Sia pure a piccoli passi.
Ce lo dice l’infaticabile tessitore del dialogo ecumenico sul fronte dell’ortodossia, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Occasione per tastare il polso al cammino ecumenico è la settimana di lavori, appena conclusa, della Commissione mista per il dialogo teologico.

Eminenza, in questi giorni, insieme con gli ortodossi, avete affrontato la questione del primato del Papa. Ci sono dei risultati?

Posso dire che abbiamo fatto dei piccoli passi in avanti. Non ci sono grandi risultati ma dobbiamo tener presente che in discussione c’era un argomento difficile e delicato la cui sola evocazione, fino a poco tempo fa, bastava a scatenare polemiche negli ambienti dell’ortodossia. La cosa più importante è che tutti i membri della Commissione mista, sia cattolici che ortodossi, hanno ribadito la loro ferma volontà di continuare nel dialogo e di ricercare un accordo sulla dottrina del primato. Certo, ci vorrà tempo ma la strada è segnata e nessuno vuole tornare indietro.

Proviamo a spiegare, anche a chi non è teologo, a che punto è la discussione...

In queste riunioni abbiamo esaminato la questione del primato del vescovo di Roma nel primo millennio. Mi sembra che sia emerso un accordo unanime sul fatto che non si trattava semplicemente di un primato onorifico. È qualcosa di più. Al momento però non c’è accordo su come definire esattamente questa forma d’autorità. Dobbiamo andare avanti a discutere.

Un autorevole membro della Commissione, il vescovo ortodosso Gennadios, dice che i lavori procedono troppo lentamente.

Ed io sono totalmente d’accordo con lui! Ma dobbiamo chiederci il perché. Il nostro metodo di lavoro risale a trent’anni fa, quando venne costituita la Commissione mista per il dialogo teologico con gli ortodossi nel loro insieme. Il che implica la partecipazione di tutte le Chiese autocefale, ognuna coi suoi delegati e con le sue posizioni. Se c’è una proposta per snellire i lavori sarà ben accetta.

Recentemente lei ha affermato che tra cattolici e ortodossi è finita la stagione del grande freddo. Vuole dire che le relazioni sono diventate molto calorose?

Con gli ortodossi siamo in alta stagione. Ma anche d’estate a volte scoppiano dei grossi temporali. Qui a Cipro ne abbiamo visto uno, improvviso ma per fortuna passeggero. La plateale contestazione di un gruppo di fanatici contrari al dialogo con la Chiesa cattolica è stata subito condannata dall’arcivescovo Chrysostomos II ( numero uno della Chiesa ortodossa cipriota, ndr) ed anche dal Santo Sinodo della Chiesa di Grecia.

Le contestazioni hanno turbato i vostri lavori?

Assolutamente no. Certo, hanno creato un po’ d’imbarazzo in chi ci ospitava.
Ma io ho detto loro che in Occidente siamo abituati alle minoranze rumorose. Sono stato decano dell’università dopo il ’ 68 e mi ricordo che le contestazioni erano all’ordine del giorno.

Eminenza, la Chiesa cattolica apre le porte al rientro degli anglicani. Che impatto avrà questa storica decisione sul dialogo ecumenico?

La trattativa non è stata condotta dal Consiglio per l’unità dei cristiani ma dalla Congregazione per la dottrina della fede. Noi ovviamente ne eravamo informati. Mi preme sgomberare il campo da errate interpretazioni: non si tratta di proselitismo, non abbiamo rubato fedeli ad un’altra Chiesa. Il Papa ha risposto ad una richiesta pressante di alcuni settori della Chiesa anglicana. Un gesto di grande apertura ed accoglienza compiuto in spirito di dialogo. In questo senso avrà un influsso positivo sull’ecumenismo.

© Copyright Avvenire, 24 ottobre 2009
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26/10/2009 17:57



La Commissione mista internazionale dopo Cipro si riunirà nel 2010 a Vienna

Sulla via giusta il dialogo teologico fra cattolici e ortodossi


di Eleuterio F. Fortino

A Cipro, nella storica città di Paphos, dove ha predicato san Paolo, si è tenuta l'xi sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme. La nuova fase iniziata con la ix sessione di Belgrado (2006) procede a passo lento su una via irta all'interno della decisiva tematica di questa fase su "Le conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa:  cattolicità e autorità nella Chiesa". Fondandosi sul documento che su questo tema era stato pubblicato a Ravenna nella x sessione plenaria (2007), e su mandato di questa, l'attuale sessione plenaria (Paphos, 16-23 ottobre) ha cominciato ad affrontare il tema de "Il vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio". La Commissione si è avviata così a discutere la questione centrale del contenzioso storico fra Oriente e Occidente. Nel momento attuale si cerca di individuare un'oggettiva identificazione della problematica coinvolta nell'argomento per poter tentare una comune ermeneutica che aiuti a far raggiungere una sostanziale convergenza sulle conseguenze dottrinali.
La Commissione a Cipro ha lavorato su un progetto elaborato dopo la sessione di Ravenna seguendo il metodo di preparazione concordato all'inizio delle attività di questa Commissione (Patmos-Rodi, 1980).

Nella prima parte del 2008 hanno lavorato due sottocommissioni miste con il compito di raccogliere gli elementi storici più attinenti al periodo in esame. Quindi si è incontrato il Comitato misto di coordinamento (Elounda, Creta, 27 settembre-4 ottobre 2008) che ne ha elaborato la sintesi organica come progetto di discussione sottoposto alla sessione plenaria di Cipro. Tanto la ricerca delle sottocommissioni quanto la sintesi del Comitato di coordinamento hanno avuto presente l'orientamento concordato a Ravenna il quale rilevava che "conciliarità e autorità sono interdipendenti" e che tanto a livello diocesano, quanto regionale, quanto a livello universale vi è un pròtos, primus (vescovo, metropolita o patriarca, vescovo di Roma). Il documento, entrando più direttamente nella problematica del pròtos a livello universale, afferma che "entrambe le parti (cattolici e ortodossi) concordano sul fatto che Roma, in quanto Chiesa che presiede nella carità, occupava il primo posto nella tàxis e che il vescovo di Roma era pertanto il pròtos tra i patriarchi" (Ravenna, n. 41).

Alla conclusione di quel documento si sottolinea l'importanza di questo risultato raggiunto e i membri della Commissione si dicono convinti che la dichiarazione citata "fornisce una solida base per la discussione futura sulla questione del primato a livello universale" (Ravenna, n. 46).

L'xi sessione sul tema "Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio" si è concentrata sull'esame di alcune significative testimonianze storiche sul ruolo avuto dal vescovo di Roma in quell'epoca. In realtà questi elementi sono alla base della dichiarazione del documento di Ravenna e toccano varie tematiche come:  la Chiesa di Roma nella comunione delle Chiese, il rapporto del vescovo di Roma con san Pietro, il ruolo esercitato dal vescovo di Roma in tempi di crisi (arianesimo, monofisismo, monotelismo, iconoclasmo), ma anche alcune decisioni dei concili ecumenici tanto nei confronti di Roma quanto del Patriarcato di Costantinopoli. Si dovranno anche affrontare i fattori non teologici che hanno influito sulla mentalità e sulle strutture ecclesiali come l'idea dell'impero romano, il trasferimento della capitale a Costantinopoli e il declino dell'impero in Occidente, le difficoltà di comunicazione create dall'islam fra est e ovest, la creazione dell'impero di Carlo Magno, la progressiva reciproca ignoranza, il mutuo allontanamento pratico e alcuni atteggiamenti polemici.

L'esame della materia implicata richiederà uno studio prolungato. Per il momento la Commissione ha affrontato gli elementi iniziali partendo dalla predicazione di Pietro e Paolo a Roma, del loro martirio e delle loro tombe e proseguendo attraverso i padri apostolici:  testimonianze importanti sono la Lettera della Chiesa di Roma ai cristiani di Corinto, lettera attribuita a Papa Clemente per la riconciliazione dei fedeli di Corinto con i loro presbiteri, la Lettera di sant'Ignazio di Antiochia che indica Roma come la Chiesa che "presiede nella carità" (prokathemène tès agàpes), l'affermazione di sant'Ireneo secondo cui ogni Chiesa deve concordare (convenire) con essa, a causa della sua origine e della sua grande autorità (propter potentiorem principalitatem), così come la vertenza sulla data di Pasqua tra Aniceto e Policarpo, Victor e i vescovi dell'Asia, il pensiero di Cipriano e così via. Per tutti gli elementi che si riferiscono al tema e che si prendono in esame va concordata l'esatta identificazione e una desiderabile e possibile comune interpretazione. Lo studio pertanto è esigente e delicato e sarà continuato nella prossima sessione plenaria del prossimo anno. La discussione avuta nella sessione di Cipro dovrebbe facilitare un percorso più spedito nel prossimo stadio.

Erano presenti venti delegati da parte cattolica con alcune assenze a causa di impegni nel Sinodo dei vescovi per l'Africa o per ragioni di salute. Ventiquattro delegati ortodossi rappresentavano tutte le Chiese ortodosse ad eccezione del Patriarcato di Bulgaria. Il comunicato rilasciato alla conclusione della riunione presenta l'elenco secondo la taxis delle Chiese ortodosse:  Patriarcato Ecumenico, quindi i Patriarcati di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Mosca, Serbia, Romania, Georgia, le Chiese autocefale di Cipro, Grecia, Polonia, Albania, e delle Terre di Cechia e di Slovacchia. Veniva ricomposta sostanzialmente la completezza della rappresentanza ortodossa con la partecipazione del Patriarcato di Mosca che a Ravenna aveva abbandonato la sessione a causa della presenza dei rappresentanti della Chiesa di Estonia, invitata dal Patriarcato ecumenico in quanto Chiesa autonoma, non però riconosciuta dal Patriarcato di Mosca. La vertenza è stata risolta nell'incontro dei primati delle Chiese ortodosse che, su invito del Patriarca ecumenico Bartolomeo, ha avuto luogo al Fanar (12 ottobre 2008), in cui si è concordato di invitare solo e tutte le Chiese autocefale.

I lavori della Commissione mista sono stati diretti dai due co-presidenti, il cardinale Walter Kasper da parte cattolica e il metropolita di Pergamo, Ioannis Zizoulas, da parte ortodossa.

Sabato 17 la delegazione cattolica ha concelebrato la messa nella chiesa cattolica della Santa Croce a Nicosia. Vi ha preso parte anche il parroco e il segretario della nunziatura apostolica di Cipro, reverendo Paolo Borgia. Come al solito vi presenziava l'intera delegazione ortodossa. La concelebrazione era presieduta dal cardinale Walter Kasper che ha tenuto l'omelia sulla pericope evangelica del giorno. Ha aggiunto un fervido ringraziamento alla Chiesa ortodossa di Cipro per l'ospitalità offerta alla Commissione e ha chiesto la preghiera per i lavori della Commissione accennando al tema in discussione in questi termini:  "Nell'ultimo documento pubblicato dalla nostra Commissione due anni fa, abbiamo affermato che vi può essere un primo, un pròtos come si dice in greco, o come diciamo noi in latino primas, in ogni livello della vita della Chiesa. Pertanto il primato non è cosa proibita o impropria nella vita della Chiesa. In questo incontro noi ci chiederemo cosa ciò significhi per il vescovo di Roma". La chiesa della Santa Croce è al limite tra la parte greca dell'isola e la parte occupata dai turchi (37 per cento del territorio complessivo dell'isola). L'esigenza di porre rimedio alla divisione dell'isola è stata più volte ribadita dalle autorità della Chiesa ortodossa, e in modo forte dallo stesso arcivescovo Chrysostomos.

Domenica 18 ha avuto luogo la concelebrazione dei membri ortodossi della delegazione. La divina liturgia, nella chiesa di Phaneromèni, sempre a Nicosia, è stata presieduta dall'arcivescovo Chrysostomos, primate della Chiesa di Cipro. Era presente al completo la delegazione cattolica della Commissione. L'arcivescovo, riferendosi "con senso di responsabilità verso il mondo cristiano" al fatto che "la Chiesa di Cipro, la più antica d'Europa", ospitava quest'anno il dialogo tra ortodossi e cattolici, affermava:  "Questo dialogo teologico è il più importante nel contesto dei dialoghi teologici ufficiali tra la Chiesa ortodossa e gli altri cristiani, che sono coordinati dal Patriarcato ecumenico". Ha ricordato l'importanza della preghiera per il dialogo e, rivolgendosi direttamente, contestava "quel piccolo segmento di ortodossi" che, mal fondandosi su canoni letti fuori contesto, rifiutano la preghiera comune. Ha invocato lo Spirito santo sui lavori della Commissione. La sessione è stata chiusa con i vespri della festa di san Giacomo apostolo nella cattedrale di Paphos dallo stesso arcivescovo.

La Commissione è stata ospitata con grande generosità e spirito di calorosa fraternità dalla Chiesa ortodossa di Cipro. È stata ricevuta nel palazzo arcivescovile, dove Chrysostomos ha offerto un pranzo. La Commissione ha visitato il museo arcivescovile ricco di straordinarie icone. Una delegazione ha fatto visita al presidente della Repubblica. Tutti i membri sono stati accompagnati a visitare alcuni monasteri con antiche icone e affreschi bizantini.

È stato pure registrato un piccolo episodio di segno contrario. Un limitato gruppo di una decina di persone, il primo giorno dell'incontro, si è appostato davanti all'albergo con striscioni di protesta contro il dialogo considerato come rischio di tradimento da parte dei membri ortodossi e di cedimento alle pretese dei cattolici. Le autorità ortodosse, l'arcivescovo di Cipro e il metropolita di Paphos, hanno duramente condannato l'evento e minacciato di sanzioni canoniche i chierici che vi hanno preso parte.

Il comunicato della sessione rilasciato a conclusione dell'incontro riporta che i membri ortodossi nel loro incontro del primo giorno "hanno discusso tra l'altro le reazioni negative al dialogo da alcune frange ortodosse, e unanimemente le hanno considerate totalmente infondate e inaccettabili, dando false e ingannevoli informazioni. Tutti i membri ortodossi della Commissione riaffermano che il dialogo continua con la decisione di tutte le Chiese ortodosse e sarà continuato con fedeltà alla verità e alla Tradizione della Chiesa".

Quasi contemporaneamente la Chiesa di Grecia prendeva posizione contro le frange critiche all'ecumenismo. L'assemblea della gerarchia, nella riunione del 16 ottobre 2009, dichiarava:  "Il dialogo bisogna che sia continuato, però nell'ambito della normativa ecclesiologica e canonica ortodossa, sempre poi in accordo con il Patriarcato ecumenico, come con decisione pan-ortodossa è stato stabilito. I rappresentanti della nostra Chiesa in questo dialogo hanno chiara conoscenza della teologia ortodossa, dell'ecclesiologia e della Tradizione ecclesiastica".

La discussione sulla bozza preparata dal Comitato misto di coordinamento sarà continuata nella prossima sessione plenaria del prossimo anno. È stato deciso che la sessione avrà luogo dal 20 al 27 settembre 2010 a Vienna, ospitata dall'arcivescovo, il cardinale Christoph Schönborn.

Così questo importante dialogo procede a passo lento, ma sempre orientato alla meta della piena comunione come concordato nel documento preparatorio per l'avvio del dialogo fra cattolici e ortodossi.



(©L'Osservatore Romano - 26-27 ottobre 2009)
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Il metropolita Ioannis di Pergamo sulla questione del primato nella Chiesa

Il dialogo tra cattolici e ortodossi deve andare avanti


Roma, 27. "La questione del primato è un problema ecclesiologico", come lo è ogni cosa riguardante la struttura canonica e l'amministrazione della Chiesa. E poiché l'ecclesiologia fa parte della dogmatica, essa è "una questione di fede".

Quando "esaminiamo oggi" un tale argomento nel contesto del dialogo, "studiamo di conseguenza una differenza dogmatica". Nessuna intenzione di "affrontare altre questioni, come ad esempio il filioque", disputa che fu tra le ragioni del grande scisma d'oriente.

In un'intervista all'Apa-Apm (agenzia di stampa ateniese e macedone), il metropolita di Pergamo, Ioannis Zizioulas, parla del tema che è stato al centro dell'undicesima sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, svoltasi dal 16 al 23 ottobre a Pafos, nell'isola di Cipro. "Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio", e la connessa questione del primato del Papa, sono dunque visti da Ioannis, delegato dal Patriarcato ecumenico a co-presidente della Commissione mista, come soggetti fondamentali dell'ecclesiologia, sui quali è doveroso cercare e trovare un accordo.

"Altre nostre esperienze di dialogo teologico, con i precalcedonesi o i vetero-cattolici ad esempio, ci mostrano - spiega il metropolita - che un'intesa su altre questioni dogmatiche non serve a niente se non c'è una concordanza sui fondamenti dell'ecclesiologia". Per ciò che riguarda le relazioni fra ortodossi e cattolici, "è la questione del primato che ha giocato il più tragico dei ruoli e che ha creato i problemi maggiori (crociate, uniatismo). Come si può credere che tale, serio problema sia secondario?".

Secondo Zizioulas, "la conciliarità è una condizione preliminare del primato" e tale posizione è stata quella sostenuta dagli ortodossi due anni fa a Ravenna, in occasione della decima sessione plenaria della Commissione mista.

Nell'intervista, il metropolita di Pergamo respinge con fermezza le accuse, venute da alcuni ambienti ortodossi, di "cedimento" nei confronti della Chiesa cattolica per il semplice fatto di dialogare con essa. Accuse formulate anche dalla comunità del Monte Athos e legate, in particolare, al tema emerso a Ravenna e affrontato a Cipro, ovvero la questione del primato.

Ioannis sottolinea che è "ingiusto e sbagliato" prendersela con il Patriarcato ecumenico e con la sua persona, poiché "il dialogo si svolge con la decisione unanime di tutte le Chiese ortodosse". Anche la questione del primato "è stata decisa a livello panortodosso" ed esiste, al riguardo, "l'accordo scritto di tutte le Chiese ortodosse".

Il dialogo teologico tra l'ortodossia e il cattolicesimo - sottolinea Zizioulas - è il più importante di tutti i dialoghi intrapresi ufficialmente dalla Chiesa ortodossa con gli eterodossi "ma, allo stesso tempo, per certe situazioni, il più tormentato". Ma non sussiste alcuna concessione, alcun tradimento:  "Tutti noi che partecipiamo a questi dialoghi - afferma - rendiamo testimonianza dell'ortodossia, parlando con franchezza e molti sforzi", con la consapevolezza della difficoltà del compito.

Il metropolita difende il testo di Ravenna perché stabilisce che "il primato non può essere concepito al di fuori del quadro della conciliarità a tutti i livelli della sua pratica", che è poi ciò che la Chiesa ortodossa "sostiene e attua con il 34° canone degli apostoli" (i primati ortodossi non hanno l'autorità di decidere senza il sinodo né il sinodo senza i primati).

Inoltre, nel documento, "il primato di Roma è legato alla sua posizione nella pentarchia dei patriarchi. Era il caso del primo millennio - spiega Ioannis - e così dovrebbe restare anche se dovessero ripresentarsi le altre condizioni esistenti durante il primo millennio, come la fede comune". Il testo di Ravenna, quindi, "non cede in nulla rispetto a ciò che era in vigore nel primo millennio". Al contrario, "adotta i principi fondamentali dell'ecclesiologia di tale periodo" e "noi ortodossi saremmo felici se il Papa si accordasse alla fede e alla struttura canonica del primo millennio".

Il metropolita di Pergamo chiude l'intervista all'Apa-Apm con un appello "a lavorare senza cedimenti in direzione della fede che ci è stata trasmessa per compiere la preghiera quotidiana "per l'unione di tutti noi"". Se "non lo facciamo o se lo facciamo a detrimento della fede dei nostri Padri - spiega Zizioulas - siamo debitori davanti a Dio". Perché "è Dio che dirige la storia" e "coloro che proclamano che l'unione della Chiesa è impossibile si appropriano del futuro dalle mani di Dio". Sarà Dio a trovare il modo "affinché la sua volontà regni" e "perché tutti siano una sola cosa". Noi "siamo obbligati a operare per questo", conclude Ioannis.



(©L'Osservatore Romano - 28 ottobre 2009)
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