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VERSO IL SACERDOZIO a cura di mons. Massimo Camisasca

Ultimo Aggiornamento: 13/10/2009 09:47
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13/10/2009 09:47

Mons. Massimo Camisasca -

“Vita comune e silenzio: due punti che segnano una traiettoria”

Città del Vaticano (Agenzia Fides) -

La vita comune nella sua verità coincide con la verginità, perché questo è il metodo con cui Dio ha deciso di comunicarsi agli uomini: legandoli ad un popolo. Nella sua forma essenziale questa realtà è la famiglia.

La seconda modalità è la vita comune vista come vocazione di persone scelte a vivere assieme nel suo nome. Il punto da comprendere è però che la verginità e la possibilità di una vita comune (o fraternità) possono esistere soltanto in presenza di uno sguardo sull’altro in quanto segno di Cristo. Se non c’è questo, la vita comune è impossibile, perché diventa una contiguità di uomini che prima o poi rischiano di entrare in rivalità l’uno con l’altro. Se la verginità è vissuta, invece, la vita comune diventa esperienza di una grande libertà e anche di una grande facilitazione di vita. Realmente la verginità vissuta è l’alba del mondo nuovo.

Tra l’altro, c’è da aggiungere che nella nostra società assistiamo ad un paradosso: con i tempi che corrono diventa più difficile allevare dei figli, evitare che crescendo si smarriscano, piuttosto che vivere la responsabilità del sacerdozio. La storia ci insegna che nei secoli passati - in particolare nel ‘500, nel ‘600 e nel ‘700 - la vita da prete affascinava più per le facilitazioni materiali che offriva e non per la possibilità di essere portatori di Cristo. Oggi la principale minaccia è rappresentata dalla comodità di una vita facile, libera dalle incombenze della vita quotidiana familiare.

Il secondo aspetto su cui riflettere è il nesso esistente fra silenzio e vita comune. Il silenzio è la radice della vita comune, ma la vita comune è a sua volta è la radice del silenzio. E questo non è solo un gioco di parole. Se la vita comune è una vita dialettica anziché di ascolto, una vita piena di rumore anziché di pazienza, una vita di prevaricazioni anziché di perdono, il silenzio farà fatica ad attecchire. Anzi potrebbe diventare il tempo peggiore: quello in cui la vita ci aggredisce con una serie di domande che sembrano non avere risposta.

Il silenzio veramente vissuto accompagnato dalla meditazione e dalla preghiera, al contrario, fanno rinascere la vita comune. E con essa una vita nuova. Questi piccoli ma essenziali passi da compiere se vissuti nella loro verità sono in grado di generare grandi cose: creano la capacità di carità, ridimensionano la vanagloria, rendendo capaci di vedere il bene rappresentato dal fratello.

(Agenzia Fides 22/12/2006 - righe 27, parole 412)
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