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Il discernimento. Teoria e prassi; Un volume del gesuita Pietro Schiavone

Ultimo Aggiornamento: 14/10/2009 19:01
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Un volume del gesuita Pietro Schiavone

Il discernimento palestra dello spirito


"Il discernimento. Teoria e prassi" (Milano, Paoline, 2009, pagine 642, euro 30) è il titolo dell'ultimo lavoro del gesuita Pietro Schiavone. Pubblichiamo la presentazione al volume a firma del rettore dei collegi della Pontificia Università Gregoriana e, qui di seguito, la prefazione del cardinale arcivescovo emerito di Palermo, presidente della Federazione italiana esercizi spirituali (Fies).

di Salvatore De Giorgi

"Degno discepolo di sant'Ignazio e insigne maestro di esercizi spirituali". Così  ho voluto presentare padre Pietro Schiavone al Santo Padre Benedetto XVI nell'udienza speciale concessa alla Fies il 9 febbraio 2008.
Lo dicevo con motivata convinzione e con gratitudine per il notevole e prezioso contributo che padre Pietro ha dato, dà e darà alla promozione degli esercizi spirituali secondo sant'Ignazio e all'azione della Fies nel campo della spiritualità, anima di ogni pastorale. Il presente volume ne costituisce la convincente dimostrazione. Esso, infatti, raccoglie gli articoli apparsi su "Tempi dello Spirito", rivista trimestrale della Fies. Mi consta che non soltanto i nostri abbonati, ma anche seminaristi, sacerdoti, religiosi e religiose li hanno seguiti e apprezzati con indubbio vantaggio spirituale personale e pastorale.

Adesso padre Schiavone, autore di due commenti:  Esercizi Spirituali e Magistero ed Esercizi Spirituali. Ricerca sulle fonti - anche con l'approvazione del precedente presidente della Fies, il cardinale Silvano Piovanelli e su suggerimento di monsignor Piergiorgio Silvano Nesti, segretario della stessa Fies negli anni precedenti - riprende e rivede, per arricchirli e dare unitarietà, gli articoli della nostra rivista. E io plaudo a questa sapiente decisione.

Nello studio, come si legge nella presentazione di José Adolfo González s.i., docente della Pontificia Università Gregoriana, l'autore attinge "ai padri del monachesimo dei primi secoli della Chiesa, ai grandi dottori e ai mistici della storia della spiritualità", ma riserva particolare spazio agli Esercizi Spirituali di Ignazio di Loyola, nostro patrono (cfr. costituzione apostolica di Pio XI Summorum Pontificum, 25 luglio 1922).

Piace, anzi, evidenziare che lo stesso Pio XI nell'enciclica (di sorprendente attualità!) Mens Nostra (20 dicembre 1929) ne ha parlato come di libro "piccolo di mole ma grande e prezioso di contenuto", che, dopo l'approvazione di Paolo III, "quasi subito si affermò e impose [...] quale il più sapiente e universale codice di governo spirituale delle anime".

Il più sapiente e universale codice di governo spirituale, grazie, anche e soprattutto, alle regole del discernimento degli spiriti. Faccio, a questo proposito, mia ancora un'affermazione del padre González:  "La spiegazione e il magistrale commento delle regole del discernimento degli spiriti, in particolare, riempiono un vuoto che si riscontra in vari manuali di teologia spirituale".

Subito dopo il convegno ecclesiale di Loreto, monsignor Gaetano Bonicelli (Tempo di discernimento, in "Orientamenti pastorali" 35 [1987] 3-8) ha annotato che "la parola "discernimento" è stata una delle più fortunate tra quelle diffuse" durante il convegno, che "padre e maestro era stato il cardinale Martini", che "non è senza significato che sia stato un biblista e un gesuita a farlo". Dopo averlo citato, padre Schiavone ricorda che non pochi santi "o hanno fatto gli esercizi ignaziani sotto la guida di gesuiti o sono stati da loro diretti", ed elenca, tra gli altri, Teresa d'Avila, Teresa di Lisieux e Teresa di Calcutta. Per quanto riguarda quest'ultima, in particolare, è noto che i padri Perrier e Picachy, futuri arcivescovi di Calcutta, con i padri Van Exem e Neuner, furono tra i pochissimi che seppero "dell'oscurità" in cui viveva la beata.

Si tratta di studio che i maestri di spirito, in generale e, in particolare, le guide degli esercizi e quanti attendono allo studio della teologia spirituale, sia docenti che alunni, non possono non tenere presente.
Auguro, anzi e ancora con lo stesso padre González, "la diffusione del libro anche in altre lingue ".

Ricordo, prima di concludere, che Benedetto XVI, nel discorso a noi tenuto nel febbraio 2008, in occasione della xxiii assemblea generale della Fies, dopo avere letto la definizione degli esercizi, riportata nel preambolo del nostro statuto, ha aggiunto:  "Accanto ad altre pur lodevoli forme di ritiro spirituale è bene che non venga meno la partecipazione agli Esercizi Spirituali, caratterizzati da quel clima di silenzio completo e profondo che favorisce l'incontro personale e comunitario con Dio e la contemplazione del volto di Cristo. Su questa esigenza, che i miei Predecessori e io stesso abbiamo più volte richiamato, non si insisterà mai sufficientemente".

È anche e soprattutto in tempo di esercizi fatti come vuole il Papa che, aggiungo io, si può esperimentare e, quindi, impadronirsi dell'arte del discernimento, oggi particolarmente necessario per non cedere alle subdole aggressioni del soggettivismo e del relativismo che confondono, offuscano e anestetizzano le coscienze e impediscono la ricerca della verità che conduce alla vita dell'unica via che è Cristo.


(©L'Osservatore Romano - 15 ottobre 2009)
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Sulle orme di Ignazio di Loyola


di José Adolfo González

Approfondire il significato del vocabolo teologico "discernimento", in un mondo globalizzato e culturalmente impregnato di relativismo filosofico, si rende sempre più necessario.

Scritti sul discernimento, soprattutto a partire dagli anni Settanta, appaiono nelle librerie, sia religiose che laiche, sotto forma d'articoli o di libri. Oltre che negli studi sulla rivelazione cristiana in generale, il termine ricorre, infatti e sempre più frequentemente, in quelli di teologia spirituale, considerata come materia teologica. Da vari anni, anzi, occupa un suo posto anche negli studi di carattere antropologico, filosofico, sociale e perfino politico. Basta pensare che il silenzio imposto dai Governi ai partiti nella vigilia delle elezioni, è denominato "giorno di discernimento politico". In simili casi, caratterizzati da confusione, complessità e anche oscurità, si cerca la soluzione "politica" di astenersi dalla propaganda per riflettere e "fare discernimento", come se questo potesse, facilmente e quasi per magia, dileguare le ambiguità verbali, concettuali o ideologiche delle "nuove proposte" e renderle chiare e convincenti.

Nelle discipline umanistiche e nella stessa teologia, considerata come "scienza divina", diventa, poi, ogni giorno più necessario chiarire il senso e i contenuti dell'espressione "discernimento degli spiriti" e la differenza con parole simili, in uso nella teologia spirituale, come "discrezione". Vari autori, per evitare confusioni, errate interpretazioni o radicali deviazioni concettuali, adottano, forse acriticamente, l'una o l'altra. Nel libro che presentiamo - frutto di anni di ricerca e d'insegnamento, di direzione spirituale e di pratica pastorale - padre Pietro Schiavone offre, fin dalle prime pagine, un'ampia chiarificazione dell'espressione discernimento degli spiriti (preferita dalla gran parte dei cultori della spiritualità ignaziana), si sofferma, a suo tempo, sul significato del termine discrezione e, con grande abilità e proprietà di linguaggio teologico, propri di un veterano e di un maestro versato nella materia, espone le finalità, l'importanza e l'attualità dell'argomento, sia per la vita spirituale personale che per l'opera di evangelizzazione. 

Lo studio si sviluppa in cinque parti, di cui le prime tre riguardano soprattutto la teoria, le altre due la pratica. Sono ricorrenti i riferimenti al magistero, anche dei nostri giorni, ad alcuni teologi contemporanei, che hanno trattato del discernimento orante e teologico, ai padri del monachesimo dei primi secoli della Chiesa, ai grandi dottori e ai mistici della storia della spiritualità.

Posto particolare occupa Ignazio di Loyola, con i suoi Esercizi Spirituali e i Direttòri, soprattutto nelle parti riservate alle regole sul discernimento, ma anche con il Diario spirituale, l'Autobiografia (dettata al segretario Luis Gonçálves da Câmara e nota pure come Racconto del pellegrino), le Costituzioni e le Lettere. Non pochi teologi "sistematici" o "dogmatici", esperti in teologia pastorale e impegnati nel campo dell'evangelizzazione, riconoscono in lui il "grande maestro classico del discernimento". Anche perché il santo non perde mai di vista l'intento apostolico ed evangelizzatore di "portare a vivere nella divina volontà". Nasce da qui l'impegno di dimostrare la coerenza e l'armonia tra la teoria e la prassi della ricerca e della scoperta della volontà salvifica e redentrice delle tre divine Persone (cfr. Esercizi [107]).

Un'affermazione audace e densa del teologo gesuita tedesco Karl Rahner fa da fondamento allo studio:  le regole del discernimento degli spiriti costituiscono la "scoperta più autentica" dell'autore degli Esercizi. Questi, poi, sono originali non tanto per il loro contenuto quanto per l'esperienza cui sollecitano, il modo di viverla, il dialogo tra "chi li dà" e "chi li fa", il rapporto diretto tra Creatore-creatura. E il volume raccoglie in unità dinamica elementi che troviamo sparsi in altre opere di spiritualità e negli studi sul metodo ignaziano. La spiegazione e il magistrale commento delle regole del discernimento degli spiriti (Esercizi [313-336]), in particolare, riempiono un vuoto che si riscontra in vari manuali di teologia spirituale.

Con un ben articolato e approfondito lavoro, grazie alle appropriate citazioni, alle note illuminatrici e alle necessarie spiegazioni d'ordine anche dogmatico e pastorale, l'autore ci conduce, anzi, per mano a conseguire una personale assimilazione dell'arte del discernimento spirituale per una conseguente applicazione nel nostro mondo.

Questo pregevole testo può, inoltre, essere punto di riferimento per coloro che scoprono negli Esercizi ignaziani un metodo d'evangelizzazione in un mondo globalizzato e relativistico, ma ricco di promesse e di valori, di desiderio di scoprire la Verità, vivere nella speranza e realizzare l'incontro con il Dio che continua a chiamare e ad attrarre (cfr. Giovanni, 6, 45).

Chi, infine, desidera avere a portata di mano un testo sul tema del discernimento sarà grato al padre Schiavone per questo contributo. Anche noi che abbiamo vari anni di ministero presbiterale, apostolico e teologico possiamo trovarvi un apprezzabile strumento di consultazione e di cultura spirituale.
Per queste ragioni, mi permetterei di sognare la diffusione del libro anche in altre lingue.


(©L'Osservatore Romano - 15 ottobre 2009)
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