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L'«Autobiografia del primo Papa» di Angelo Comastri

Ultimo Aggiornamento: 16/10/2009 18:26
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16/10/2009 18:26



L'«Autobiografia del primo Papa» di Angelo Comastri

Quel primato importante anche per chi non crede


di Silvia Guidi

"Tante volte ho pensato: perché non ha scelto Giovanni? Avrebbe fatto fare alla Chiesa una figura migliore".
Il cardinale Angelo Comastri sta spiegando come è nata l'idea di raccontare la storia di Pietro dalla parte del protagonista, un uomo impulsivo che non nasconde dubbi e paure ma accetta di lottare con Dio - come Giacobbe e l'angelo, fino allo "slogamento dell'anca", e nel cuore della notte - e segue il suo Signore fino alle estreme conseguenze. Il vicario generale del Papa per la Città del Vaticano ha davanti una sala strapiena (l'auditorium della Curia generalizia agostiniana, che sorge a un passo dal luogo dove il primo vescovo di Roma fu martirizzato); accanto a lui ci sono Elio Guerriero, della casa editrice che ha pubblicato il suo libro, Giuseppe Lepore, presidente del Centro europeo per il turismo e la cultura, e Giuliano Ferrara, direttore de "Il Foglio", mentre la colonna sonora dell'incontro è assicurata da Andrea Bocelli e dal coro del Vicariato della Città del Vaticano. "
Ti chiamerai Pietro. Autobiografia del primo Papa (Cinisello Balsamo, San Paolo, 2009, 126 pagine, euro 11,50; in abbinamento con una "visita guidata" per immagini e schede di approfondimento alla Basilica, euro 23) si dipana come un film in cui Simone di Betsaida racconta l'incontro che gli ha cambiato la vita.
Pietro è l'apostolo dell'"assolutamente no!" gridato sull'onda di un'emozione, della reazione scandalizzata davanti a Gesù che si piega fino a terra, con il bacile e l'asciugatoio in mano, del passo deciso sull'acqua che al primo soffio di vento affonda subito nella paura, del rinnegamento ripetuto tre volte - più grave di quello che sembra, spiega Comastri: non è solo un momento di debolezza, è un giudizio, significa "non ho niente a che spartire con questo fallimento, se Gesù muore così non può essere il Figlio di Dio" - del "sì" detto di slancio ma frenato dalla resistenza ad accettare il metodo del suo Signore, un'onnipotenza indifesa, paradossale e incomprensibile.
Il mistero della "decisione insindacabile di Gesù, che ha voluto sfidare l'orgoglio di tutti i tempi impegnandosi a costruire la sua Chiesa sulle fragili spalle di un uomo, alle quali ha dato la solidità della roccia" come scrive il cardinale Tarcisio Bertone nella prefazione, non affascina solo i cristiani. È un fenomeno storico unico, "un deposito di cultura, un segno di universalismo che è patrimonio della civiltà, anche politica" - chiosa il direttore de "Il Foglio" dopo aver esordito definendosi "papista come Oscar Wilde" e prendendo a prestito una battuta del cardinale Comastri per ironizzare sul proprio stile "curiale": ""Lei ha fatto un discorso da vescovo, io da laico" mi disse a Loreto, durante un incontro organizzato dal Movimento per la vita".
"Il successore di Pietro - continua Ferrara - resta il riferimento costante di un'istanza di libertà, documentata da duemila anni di storia". "L'io non è proprietà dello Stato, non coincide con ciò che il potere si aspetta da lui" - continua Elio Guerriero citando oltre agli esempi del cardinale Pole e Thomas More una frase dell'allora cardinale Ratzinger. "Il passo sulla "struttura martirologica del primato di Pietro" mi aveva colpito per la sua solennità: significa che la vocazione è sempre personale, dall'io di Cristo all'io del chiamato, anche nel caso del ministero petrino".
Al termine dell'incontro, il latino semplice e solenne del Panis angelicus - la musica è di César Franck, il testo è di san Tommaso d'Aquino - volteggia in sala, descrivendo esattamente lo sconcerto di Pietro davanti a un Dio che gli chiede se vuole essere suo amico: "La leggerezza e la piacevolezza si possono sposare con la profondità; la teologia assimilata, goduta e compresa da uno spirito bambino è l'atto più adulto che ci sia" conclude Ferrara, incuriosito dalla compresenza di familiarità e mistero, dall'alternarsi di registro "alto" e quotidianità che caratterizza da sempre la vita della Chiesa.

(©L'Osservatore Romano - 17 ottobre 2009)
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